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Un Amore come il Nostro

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From the series: Le Cronache Dell’amore #1
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CAPITOLO DODICI

Non poteva più negarlo. Keira si era innamorata di Shane, e c’era dentro fino al collo. Tornata nella sua stanza del Bed & Breakfast quella notte, sentiva ancora le sue labbra contro le proprie. Il ricordo del loro bacio era ancora vivo sulla sua pelle, le stuzzicava la mente. Tutte le sue ansie sul fatto che Shane fosse un dongiovanni sembravano essere svanite. Che cosa ne sapeva Bryn? Lei non era stata lì, non aveva sentito ciò che aveva provato lei. L’emozione in quel bacio era stata travolgente.

Keira si sentiva come se stesse camminando sulle nuvole mentre si preparava per i festeggiamenti di quella notte. Si asciugò i capelli e diede loro una piega più vivace del solito. Si dipinse le labbra di rosso, circondò gli occhi con il kohl e allungò le ciglia con il mascara. Non si era mai impegnata tanto con il suo aspetto da quando era arrivata lì, e si rese conto con sorpresa che si stava facendo bella per Shane. Voleva fare colpo, stordirlo con la sua bellezza. Voleva gettarsi in quella storia, qualsiasi cosa fosse, e vedere dove l’avrebbe portata.

Si spruzzò il profumo e uscì con passo allegro dalla stanza. Quando Orin la vide emergere nel pub sgranò gli occhi.

“Hai un appuntamento?” chiese.

Keira scrollò timidamente le spalle. “Forse.” E ridacchiò.

E in quel momento Shane entrò nel pub. Keira sentì tutto il corpo tendersi e pizzicare, quasi come se nelle vene le scorresse l’elettricità.

Shane si diresse con sicurezza verso di lei, le fece scivolare un braccio attorno alla vita e l’attirò a sé. Le depositò un bacio magnifico e profondo sulle labbra. Keira si sentì sciogliere contro di lui, l’intero mondo svanì dalla sua visuale mentre la sua concentrazione si restringeva sulla sensazione delle labbra di Shane.

Quando si separarono Orin sembrava sorpreso. Le sue guance avevano assunto un lieve color rosato. Ma non disse niente e invece si dedicò a versare pinte, cercando di comportarsi come se non avesse visto niente.

“Sei bellissima,” sussurrò Shane all’orecchio di Keira, facendole il solletico con il respiro.

“Anche tu,” rispose lei con voce sensuale.

Shane le tenne il braccio attorno alla vita, stringendola a sé con aria protettiva. Poi la condusse attraverso il pub, aprì la porta per lei e le fece cenno di uscire. Keira si godette moltissimo la scena del cortese gentiluomo. Adorava un certa cavalleria provocante.

In strada, la festa era già iniziata. Gruppi allegri e rumorosi di gente ubriaca li superarono barcollando, cantando ad alta voce, con le braccia sulle spalle gli uni degli altri. Ma Keira quasi non li vide. Era completamente assorbita nel suo mondo, un mondo che non conteneva altro che Shane e il suo sguardo ardente che la faceva sentire nuda.

Si diressero verso una delle bancarelle e Shane comprò una bottiglia di vino. Versò due bicchieri e ne tese uno a Keira.

“Pensavo che i ragazzi irlandesi non bevessero vino,” lo provocò lei.

“I ragazzi irlandesi berrebbero qualsiasi cosa per fare colpo su una bella dama,” rispose Shane.

Il cuore di Keira palpitò a quel complimento. Si accomodarono a un tavolo e scivolarono uno accanto all’altra, con le teste chine insieme.

Proprio allora, Keira si rese conto che lo spazio vuoto accanto a Shane era stato occupato. Rimproverò silenziosamente la persona indelicata che si sedeva vicino a una coppia così presa dalla reciproca lussuria. Doveva essere così ubriaca da non rendersi conto di essere di troppo.

Ma poi la persona nella sedia disse qualcosa che fece raddrizzare Keira per la sorpresa.

“Shane?”

Era la voce di una donna. Keira guardò la sua proprietaria, studiando i folti e mossi capelli biondi, il volto abbronzato coperto di lentiggini, il mascara raggrumato sulle ciglia. Shane si lanciò uno sguardo alle spalle, e Keira notò il modo in cui il suo corpo si tese quando identificò la donna.

“Non hai intenzione di presentarci?” aggiunse lei, guardando Keira con aria indifferente.

La mente di Keira prese subito una pessima direzione, piena di paranoia. Era un’altra Tessa? Un’altra delle conquiste di Shane?

“Che cosa ci fai tu qui?” disse Shane, ignorando la richiesta di essere presentata a Keira, cosa che la fece sentire peggio. Non riusciva a ricordare nemmeno il nome di quella donna? O ancora più grave, stava scegliendo di non presentarla per non rovinare una possibile futura relazione con lei?

“Sono venuta sperando di rivederti,” disse la sconosciuta.

Shane incrociò le braccia. Sembrava teso e a disagio, come se due mondi che non avrebbero mai dovuto incontrarsi lo avessero appena fatto. Keira si sentì ribollire di panico.

Si alzò.

“Dovrei tornare nella mia stanza,” annunciò. “Andare avanti con l’articolo.”

“Non andare,” la supplicò Shane.

“No,” si rifiutò lei. “Devo.”

Si allontanò in fretta, lasciando Shane con la donna sogghignante, che sembrava trionfante per essere riuscita a farla scappare via.

Sentendosi una stupida, Keira si affrettò tra le strade acciottolate fino a tornare al Bed & Breakfast. Entrò di colpo dentro il pub affollato, spintonando via la gente da davanti a sé nella sua furia di arrivare al piano di sopra.

Non appena non ci fu più nessuno intorno a lei, Keira lasciò che le lacrime scendessero. Corse su per le scale sentendosi una totale idiota per essersi fidata di Shane, per aver ignorato il proprio istinto, per dover piangere sull’ennesimo maledetto uomo!

Piombò nella camera e chiuse la porta con uno strattone, togliendosi le sue stupide scarpe ed emergendo dall’abito attillato. Li lanciò per terra e si bloccò, ansante, con le lacrime che le riempivano gli occhi, furiosa con se stessa e con Shane.

Si avvolse nella vestaglia e attraversò la camera a grandi passi, avanti e indietro. Poi all’improvviso, per la prima volta dopo settimane, sentì una vera scintilla di ispirazione. Si sedette alla scrivania, afferrò il portatile e iniziò a scrivere. Diresse tutto il suo dolore e rabbia nelle punte delle dita. Parole furiose e acide scorsero fuori da lei e sul documento aperto sullo schermo.

Che cosa succede nella città dell’amore se sei un veterano? Il sensale si è mai soffermato a riflettere sugli incontri imbarazzanti che potrebbero avvenire, quando vecchie fiamme incontrano quelle nuove, o quando i suoi servigi vengono sfruttati non dai solitari in cerca d’amore ma da dongiovanni alla ricerca di esperienze simultanee? Escludendo le applicazioni per gli incontri, non esiste di certo un posto migliore per fornire un flusso continuo di prede ingenue e vulnerabili del mercato della carne del sensale.

Keira continuò a scrivere al computer fino a quando le sue dita non diventarono quasi insensibili, pigiate sui tasti come da un pianista durante un concerto appassionato.

E poi fu interrotta dal suono di qualcuno che bussava alla sua porta.

“Sono occupata, Orin!” gridò.

“Sono Shane,” disse la voce dall’altro capo.

Keira smise di scrivere. Ma solo per un momento. Non si sarebbe lasciata strappare dall’ispirazione che aveva finalmente trovato dalle sue paroline dolci. E pensare che aveva quasi rovinato la sua carriera per uno stupido uomo! L’ultima cosa che era preparata a fare in quel momento era lasciarlo entrare. Riprese a scrivere, sbattendo le dita sui tasti con furia crescente.

“Mi puoi far entrare?” insistette Shane. “Vorrei parlare con te.”

“NO!” gridò lei. “Vai via!”

Chiaramente Shane non aveva intenzione di rispettare i suoi desideri. Keira udì la sua voce soffocata filtrare di nuovo dalla porta.

“Per favore?” chiese.

“Ho detto di NO!”

Per un momento ci fu silenzio. Keira sperò che significasse che Shane se ne era andato. Ma poi sentì ancora una volta la sua voce patetica e supplichevole.

“Se sei gelosa di quella donna o qualcosa del genere, non devi. Quella era Caroline. La mia ex.”

Lei si voltò furibonda e si diresse a passi pesanti versi la porta. Girò la chiave e la aprì di scatto.

Ed ecco Shane, con un’espressione imbarazzata e le sopracciglia sollevate a metà della fronte. Anche se era infuriata con lui, Keira non riuscì a fermare i sentimenti che nascevano dentro di lei ogni volta che vedeva il suo volto attraente.

“Non sono gelosa!” gridò. “Perché dovrei essere gelosa?”

“Non intendevo dire che dovresti esserlo,” rispose Shane, facendo marcia indietro. I suoi lineamenti si contorsero mentre rifletteva. “Ho solo pensato che potevi esserlo perché sei corsa via quando lei si è seduta.”

Si grattò il collo nervosamente e la guardò come una pecorella smarrita. Keira emise un grugnito di irritazione verso la sua totale inettitudine.

“Beh, non lo sono,” scattò. “Contrariamente a quanto si crede, le donne non sono costantemente in gara le une contro le altre per l’attenzione di stupidi uomini… pelosi.”

Shane sembrò deliziato del suo commento. Strinse insieme le labbra, in un chiaro tentativo di non ridere.

“Stupidi uomini pelosi come me, vuoi dire?” disse, mentre la solita arroganza ritornava nella sua voce.

“Sì. Come te.”

“Capisco,” commentò diplomaticamente lui. “Quindi non eri gelosa di Caroline perché non sei in gara per la mia attenzione perché sono stupido. E peloso.”

Keira si imbronciò. “Non prendermi in giro.”

Shane premette insieme le labbra. “Mi dispiace. È solo che sei carina quando sei arrabbiata. Mi fa venire voglia di rimediare.” Si allungò e toccò il colletto della sua vestaglia.

Keira indietreggiò di scatto e colpì la sua mano per allontanarla. “Oh, scommetto che è vero. Scommetto che qualsiasi cosa ti fa venire voglia di… lo sai. Conosco gli uomini come te. So come operate.”

 

Shane apparve esageratamente offeso. “Non sono un robot!” dichiarò. “Non opero secondo un manuale.”

“Sei un dongiovanni!” gridò Keira. “Un utilizzatore. Uno dalla botta e via seriale!”

Shane scoppiò a ridere. “Ma di che cosa stai parlando?” disse, con le spalle che tremavano per il divertimento.

Quella visione servì solo a far crescere la rabbia di Keira. Prima l’attirava in quella trappola in cui la convinceva di desiderarlo, e poi la derideva perché lei aveva capito la verità!

“Questa notte Caroline, poi Tessa! Quante altre ce ne sono, Shane?”

“Altre cosa, donne? L’ultima volta che ho controllato circa tre miliardi.”

“Altre donne con cui sei andato a letto!” urlò Keira.

Shane sembrò perplesso. O divertito. Keira non riusciva a capirlo.

“Beh,” iniziò Shane, tamburellando le dita. “C’è Deirdre, la mia moglie morta…”

“Shane,” lo interruppe Keira. Farla sentire in colpa per la storia della moglie morta era l’ultima cosa che serviva.

“Che c’è?” esclamò, continuando a ridere ma con un tocco iniziale di esasperazione. “Ti stai comportando come una matta. Non so nemmeno chi sia questa Tessa di cui continui a parlare!”

Keira lo guardò con occhi stretti. “Davvero? Non te la ricordi? Esattamente quello di cui parlavo.” Incrociò le braccia. “Tessa. Sarebbe a dire la donna con cui sei andato a letto la prima notte del festival.”

Shane rimase praticamente a bocca spalancata per la forza del suo shock e divertimento. Prese Keira per le spalle.

“Non sono andato a letto con lei!” esclamò. “Ci siamo bevuti qualcosa insieme, abbiamo flirtato e ballato. Ecco tutto. Se mi vuoi accusare di qualcosa puoi solo dare la colpa al mio fascino naturale. Perché un dongiovanni è l’ultima cosa che sono. Accidenti, ti ho persino detto che una volta sono stato sposato. Non è abbastanza per farti capire che non sono un seduttore? Perché lo sai che di solito quella non è gente che mette su famiglia.”

“È stato anni fa,” lo respinse lei. “Puoi essere cambiato.”

Il fatto che Shane sembrasse più divertito che arrabbiato per le sue accuse la intestardì ancora di più. Rimase lì a fissarlo, rabbiosa, non volendo cedere. Ma anche se era furiosa con lui, Shane era irresistibile. Quanto sarebbe stato meglio credergli, cedere, arretrare. Lo desiderava più di qualsiasi altra cosa.

“Ma non l’ho fatto,” la implorò Shane. “Ho avuto tre partner sessuali in tutta la mia vita.”

Keira credette che stesse minimizzando la sua storia sessuale per rafforzare la sua argomentazione. Tre sembravano davvero pochi. Pensò vagamente colpevole che erano molto meno dei suoi. Si accorse che stava iniziando a cedere.

Come se avesse capito che si stava indebolendo, Shane le passò le mani dalle spalle alle braccia, poi si interruppe alle sue dita. Gliele strinse e le lanciò uno sguardo rassicurante.

Il contatto fisico risvegliò tutti i sensi di Keira. Sentì la propria determinazione che vacillava.

“Pensavo davvero che fossi andato a letto con Tessa,” disse.

Shane scosse la testa. “No, in realtà sono molto attento con i miei partner sessuali. Non salto a letto con chiunque. E non ho mai dato corda a due ragazze allo stesso tempo. Quando mi piace qualcuno, sono completamente concentrato. Al cento percento. E ti avevo già incontrata prima di Tessa, quindi non avrei mai fatto niente insieme a lei.”

Keira sentì il calore che si irradiava dalle sue mani. Si fermò, per assorbire fino in fondo quelle parole.

“Aspetta. Che cosa vuoi dire?”

Un sorriso incurvò le labbra di Shane. “Voglio dire che mi stavo già innamorando di te, sciocca.”

Keira lo guardò accigliata, incapace di contemplare ciò che le stava dicendo. “Mi hai odiata quando ci siamo conosciuti,” disse lei. “Pensavi che fossi una snob. Una principessina. Mi hai chiamata piccola miss New York City.”

Shane sogghignò. “Nah, sono abbastanza certo che tu odiassi me. Io ho pensato che fossi una bellezza sin dall’inizio. Solo che non volevo fare niente perché avevi un ragazzo. Ci ero rimasto davvero male. Ho pensato che fosse tipico di me, incontrare una bella ragazza sexy come te e scoprire che era già impegnata.”

“Ma sei andato al cimitero perché ti sentivi in colpa per Tessa.”

“Mi sentivo in colpa per te.”

“Oh,” disse Keira, sbalordita da quelle parole. Non sapeva più come rispondergli. Se la stava solamente circuendo, allora era molto abile! E lei ci stava cascando completamente!

Con le mani ancora strette insieme, Keira indietreggiò dalla porta, facendo un passo verso la stanza e attirando a sé Shane. Notò il portatile ancora aperto sulla scrivania, con la furiosa filippica sullo schermo. Lasciò andare Shane e corse a chiuderlo prima che lui avesse l’occasione di vedere che cosa aveva scritto.

Quando si rigirò lui era lì, proprio al centro della stanza, a mezzo metro di distanza. Era la prima volta che entrava nella sua camera, e Keira sentì un brivido vedendolo nel proprio spazio. Sentì lo stomaco che le si torceva, e qualcosa dentro di lei che lo desiderava.

Shane la guardava adorante, nella sua maglietta grigia e aderente che gli metteva in risalto il fisico. Come se fosse stata posseduta, Keira non si trattenne più. Si lanciò verso di lui, stringendogli le braccia attorno al collo, attirando il suo corpo al proprio e premendo la bocca alla sua. Shane rispose con uguale passione, infilando le mani sotto il cotone della sua vestaglia, trovando la sua schiena nuda e muovendo le dita sui suoi fianchi. Lei gli infilò le mani nei capelli, attorcigliandogli in mezzo le dita.

Si separarono, ansimando entrambi, lo sguardo tra di loro bollente come il fuoco. Poi le mani di Keira gli andarono alle spalle, spingendolo gentilmente verso il letto, desiderandolo più di quanto avesse mai voluto chiunque altro nella sua vita. Le loro labbra si incontrarono bramose, e i due si lasciarono cadere sul materasso.

CAPITOLO TREDICI

Keira si svegliò il mattino seguente in un groviglio di membra. Shane la stringeva vicino a sé, come a proteggerla. Era caldo e confortevole.

Lei sorrise tra sé e sé ripensando al sesso appassionato che avevano condiviso la notte prima. Era stato l’incontro più incredibile della sua vita. Il sesso con Zach era stato piacevole all’inizio, ma poi si era trasformato in routine. Non si era nemmeno resa conto di quanto il fuoco tra di loro si fosse indebolito, fino a quando non era stato riacceso dal potere del Shane!

Mentre guardava la sua magnifica forma addormentata, non riuscì a evitare di riflettere sul futuro. Il suo viaggio non sarebbe durato per sempre. Significava che anche quella cosa magnifica che aveva trovato con Shane sarebbe finita? Era irrealistico pensare che avrebbero continuato a vedersi una volta che fosse tornata a New York. I voli costavano più di quanto avrebbero potuto permettersi con i loro stipendi, e una relazione poteva davvero resistere senza un contatto fisico nemmeno occasionale? Il pensiero che ci fosse un limite di tempo al loro amore la riempiva di orrore.

Allora si mosse, e Shane si stirò, socchiudendo un occhio.

“‘Giorno,” disse assonnato, facendo un sorriso alla sua vista. Le strinse le braccia attorno alla vita. “Dove credi di andare?”

Keira sorrise a sua volta. “Volevo fare un po’ di caffè.”

Shane annuì e la lasciò libera. “Hai il permesso.”

Keira scoppiò a ridere e si alzò dal letto, con gambe stranamente tremanti sotto di sé. Si avvicinò al ripiano dove aveva una caffettiera e un barattolo di caffè istantaneo in granuli. Non era niente di lussuoso, ma a Keira non importava. Quel giorno camminava sulle nuvole.

Preparò il caffè e tornò a letto.

“Quindi,” iniziò Shane, prendendo la tazza dalle sue mani. “Ora che sai che non sono un dongiovanni, significa che stiamo insieme?”

Keira sgranò gli occhi. Non si aspettava che Shane andasse così dritto al punto. Ma l’idea non la spaventava. Piuttosto la emozionava. E anche se riusciva già a immaginare la reazione di Bryn, che le avrebbe detto che era solo una storia per vendicarsi di Zach, non le importava. Se le storie iniziate per ripicca erano tutte così avrebbe dovuto averne più spesso!

Piegò di lato la testa e scrutò Shane. “Certo.”

Lui rise. “Certo? È tutto quello che mi merito?”

Keira batté le ciglia. “Che cosa preferiresti? ‘Oh, sì, s’, ti prego, dimmi che posso essere la tua amata!’”

“Così va molto meglio,” scherzò Shane. “E sì, te lo concedo.”

Keira ghignò divertita. “Quindi oggi come è il piano? Dove mi porti?”

Shane fece una smorfia. “Mi sembrerebbe strano se ora mi comportassi come la tua guida turistica, a te no?”

“Beh, la mia società ti ha pagato…” ribatté Keira.

“Sono abbastanza certo che paghino anche te,” rispose Shane con un sorrisetto sarcastico. “E non sembra che questo ti spinga a voler lavorare.”

“Touché!” acconsentì Keira.

Scoppiarono a ridere. Keira era ottimista. Anche la luce del giorno che filtrava attraverso le tende sottili sembrava più luminosa. Nemmeno lo strato onnipresente di nuvole grigie nel cielo poteva deprimerla.

“Perché non decidiamo insieme dove dovremmo andare, in questo caso,” propose a Shane.

“Vuoi dire come un appuntamento? Un appuntamento vero e proprio? Con un’attività?”

Keira fece di sì con la testa. “Che ne dici di una galleria?”

“Certo. Ci sono molti artisti in Irlanda, sai. La Limerick City Gallery of Art è la più vicina, è a un’ora di viaggio. Ti va?”

“Mi sembra fantastico,” disse Keira.

“Attraverseremo un paio di città con dei nomi buffi, così puoi spedire le loro foto a tua sorella.”

“Hai visto che lo facevo?” chiese lei, sorpresa dalla sua attenzione.

“Noto molte cose che fai,” rispose Shane.

Finirono il loro caffè e si vestirono per la giornata. Al piano di sotto scoprirono che Orin aveva preparato un buffet per la loro colazione, ma l’uomo non si vedeva da nessuna parte. Probabilmente ci sta lasciando un po’ di privacy, pensò Keira. O così, o era in imbarazzo e li stava evitando!

Dopo una rapida colazione uscirono dal Bed & Breakfast, mano nella mano. Shane andò verso sinistra e Keira verso destra. Rimbalzarono insieme come un elastico.

“L’auto è da questa parte,” disse Keira.

Shane scosse la testa. “No. La mia auto è da quella parte. La tua è laggiù.” Indicò la direzione verso cui si era diretto.

“Non voglio guidare!” balbettò lei. “Guidi sempre tu!”

“Lo facevo,” sogghignò Shane, “quando ero la tua guida turistica. Ma ora sono il tuo ragazzo, che significa che condividiamo delle cose. Non ti ho mai vista guidare prima. Non credi che sia il tipo di cosa che un fidanzato dovrebbe provare?”

“Ma sono terribile su queste strade!” protestò Keira. “Sono troppo strette. Ci ucciderò entrambi.”

“Ho fiducia in te,” disse Shane.

La tirò per mano e Keira si arrese. Il pensiero di guidare più del necessario in quel posto la terrorizzava.

La macchina a noleggio era parcheggiata lungo il lato del Bed & Breakfast. Keira salì dal lato del guidatore, sentendosi subito fuori posto.

“Se guido io, tu dovrai essere il fotografo ufficiale,” disse Keira. Gli tese il telefono.

“Nessun problema. Farò la foto ai segnali stradali di Bunratty, Cratloe e Dooradoyle.”

Keira rise. “Grazie. Mi sembra perfetto.”

Avviò l’auto e cercò di calmare i suoi nervi, poi uscì in retro dal parcheggio.

Fortunatamente c’era poco traffico.

Raggiunsero il primo segnale stradale della lista di Shane e lui scattò una foto mentre lo superavano.

“A chi lo devo mandare?” chiese.

“Nina,” rispose Keira. “È il suo turno.”

“Nessun problema,” commentò Shane.

Lo guardò mentre scorreva la rubrica alla ricerca del nome di Nina e le mandava la foto.

Un momento più tardi si girò verso di lei. “Dice che Joshua le sta dando il tormento per te. Le vuoi dire qualcosa?”

Keira sospirò. Ma poi si ricordò della filippica che aveva scritto il giorno prima. Sarebbe stato ingiusto usarla? Era sicura che a Joshua sarebbe piaciuta e glielo avrebbe levato di dosso per un giorno o due di certo. Ma non si sentiva più in quella maniera. In effetti, provava esattamente l’opposto! Se avesse mandato quello sproloquio a Joshua e lui lo avesse voluto nel pezzo finale Shane si sarebbe arrabbiato, se lo avesse letto. Ma d’altra parte, erano un sacco di se.

 

“Sarà meglio che mi fermi e le mandi un aggiornamento,” decise.

“Posso farlo io,” si offrì Shane.

Keira scosse la testa mentre parcheggiava a lato della strada. “Assolutamente no.” Si tese per prendere la borsa nel sedile di dietro e ne estrasse il portatile. Scrisse rapidamente una mail a Nina e mandò il documento. Almeno così avrebbe potuto rilassarsi.

Ripresero il viaggio. Il telefono di Keira vibrò per l’arrivo di un altro messaggio.

“Nina dice grazie, e che è fantastico,” riportò Shane. Poi scattò una foto del cartello di Cratloe.

“Questa è per Bryn,” gli disse Keira.

Lui le spedì l’immagine.

“Ha risposto con delle emoji. Il gatto che ride. Il fantasma che ride. La rana sorridente. Credo che possiamo dire con sicurezza che è divertita.”

Raggiunsero Limerick e si fermarono nel parcheggio della galleria. Keira esalò un respiro teso mentre parcheggiava l’auto e spegneva il motore.

“Come sono andata?” chiese. “Siamo entrambi vivi, che è la cosa più importante.”

Shane scrutò fuori dal finestrino del passeggero come per controllare se avesse parcheggiato diritta. “Nonostante tutto guidi abbastanza bene,” disse.

“Nonostante tutto, cosa?” rispose Keira, alzando un sopracciglio. “Che sono una donna? O che sono un’americana?”

“L’hai detto tu, non io,” scherzò Shane.

Uscirono dall’auto ed entrarono nella galleria. Era molto romantico passeggiare insieme ammirando opere d’arte. Keira dovette costringersi a guardare i dipinti perché il suo sguardo continuava a vagare verso Shane. Era lui il vero capolavoro lì, per quel che la riguardava.

Andarono al bar della galleria e ordinarono qualcosa per pranzo. Era uno spazio interessante, un open plan moderno, pieno di piante alte. Il tetto di vetro lasciava entrare tutta la luce che il cielo coperto concedeva.

“Questo posto è davvero bello,” disse Keira, guardandosi attorno.

Proprio allora arrivò il cameriere con i loro piatti di couscous, pita, humus piccante e olive, un banchetto multiculturale che Keira non si era aspettata di trovare nel cuore dell’Irlanda.

“L’arte è molto apprezzata qui,” spiegò Shane. “In tutte le sue forme. Ceramiche, dipinti, musica.”

“Sì, avevo notato il fatto che tutti sanno suonare uno strumento,” commentò Keira, ricordando la prima volta che aveva messo gli occhi su Shane, mentre era sul palco con il suo violino. “Anche se devo ancora vedere qualcuno con un’arpa, e sono piuttosto delusa.”

“Davvero?” chiese Shane, sorpreso. “Ne conosco almeno dieci. Ricordami di portarti all’Hope and Anchor un mercoledì sera. La mia amica Claire ci fa uno spettacolo alla settimana.”

Keira sorrise tra sé e sé, sentendo che Shane la voleva interamente immersa nella sua vita. Non solo nella parte turistica, ma anche insieme ai suoi amici.

Ma più ci pensava e più provava un senso di pesantezza. Non avevano una quantità infinita di mercoledì tra cui scegliere. In effetti ne rimaneva solo un altro prima che lasciasse dall’Irlanda. Le possibilità che incontrasse Claire l’arpista erano inesistenti, perché la realtà dei fatti era che Keira era una turista. Non importava che intenzioni avesse lei, o che intenzioni avesse Shane, presto se ne sarebbe andata. Il pensiero la rattristava immensamente.

“Mi sembri triste,” notò all’improvviso Shane.

Keira si irrigidì. Non aveva avuto l’intenzione di mostrare quelle emozioni sul proprio volto. Era convinta che non avesse senso discutere del fatto che fosse temporaneo, perché avrebbe solo rovinato le cose. Ma allo stesso tempo la sua partenza era già decisa, e non avrebbero potuto nascondere la testa nella sabbia per sempre.

“Stavo solo pensando che non ci rimane molto tempo,” disse. “Lo sai, perché incontri Claire o qualunque altro dei tuoi amici. Quel genere di cosa.”

“Oh. Sì,” rispose cupo Shane. Si tese dall’altra parte del tavolo e le strinse la mano. “Anche io ci ho pensato.”

Lei lo guardò. “Davvero? E nello specifico che cosa hai pensato?”

Voleva sentire l’opinione di Shane sulla situazione dato che erano giorni che rimuginava sulla propria.

“Stavo pensando che sarà orribile quando dovremo salutarci,” rispose lui.

Salutarci. Ecco il punto di vista di Shane. Non pensava a una relazione a distanza o di rimanere in contatto con dei video messaggi. Nemmeno a organizzare una futura data per incontrarsi di nuovo. Andava dritto alla dura realtà di un addio definitivo.

“Già, immagino che non sia realistico pensare di continuare la relazione quando me ne sarò andata,” disse Keira, spingendosi i capelli dietro un orecchio e cercando di apparire noncurante, anche se si sentiva esattamente l’opposto. “Voglio dire, c’è l’intero oceano Atlantico in mezzo.”

La mano di Shane attorno alla sua la strinse con più forza. “Beh, non che questo abbia fermato i nostri antenati, giusto?”

Keira non aveva voglia di scherzare. Si era fatta coinvolgere troppo da quella faccenda dei fidanzati per il suo stesso bene. Ma come sempre, Shane sembrava riuscire a vedere un lato buffo.

All’improvviso a disagio, Keira tolse la mano da sotto la sua. Fu un gesto sgraziato che non passò inosservato a Shane.

“Keira, sto dicendo che se la gente ha superato l’Atlantico in barca, noi lo possiamo fare con l’aereo. Che cosa sono sette ore di questi tempi? Possiamo vedere il volo come un’occasione per guardare un’intera serie TV.”

Ma era troppo tardi perché le sue parole la consolassero. Anche se Shane avesse voluto mantenere vivo il loro rapporto, anche se l’idea delle lunghe ore di volo non lo infastidiva, come avrebbero potuto permetterselo? Nessuno dei due era particolarmente ricco. Con il suo stipendio attuale, Keira avrebbe potuto tenere da parte i soldi per fare un solo viaggio all’anno in Irlanda per poterlo vedere. Per lui doveva essere lo stesso, se non peggio.

“Non so se le maratone TV ci potranno aiutare,” disse depressa.

Shane la guardò con un’espressione addolorata negli occhi. “Sembra che tu ti stia arrendendo.”

“No,” ribatté Keira, scuotendo la testa. “Sono solo realista.”

“Mi viene in mente un’altra parola invece di realista,” fu la reazione di Shane. “Che ne dici di poco avventurosa, o noiosa.”

“Carino,” borbottò lei.

Ma sapeva che Shane la stava prendendo in giro perché stava sorridendo. Non riusciva ugualmente a esserne divertita.

“Keira, siamo entrambi abbastanza giovani. Non dovremmo pensare a quando siano realiste o logiche le nostre decisioni. Preferirei spendere ogni centesimo a mia disposizione per volare dall’altra parte del mondo per vederti che risparmiare per una pensione o qualcosa di altrettanto noioso. Andiamo, su col morale.” Le sorrise incoraggiante. “Quando succederà, vedremo che cosa fare.”

Keira aveva un groppo alla gola. Anche se in parte concordava con le parole di Shane, non riuscì a gestire il senso improvviso di finalità che l’aveva colta. Era arrivato come un’onda, come se lo avesse lasciato indietro nella mente e finalmente l’avesse raggiunta.

Non volendo piangere davanti a Shane, Keira si alzò per andare in bagno, lasciando a lui la borsa. Allo specchio, si guardò in faccia, chiedendosi in che cosa si fosse cacciata. Da una parte era emozionante. Lasciare indietro ogni cautela era stimolante. Ma d’altra parte si sentiva come se si stesse preparando per un brutto colpo. Che era una sciocca e che non era stato saggio decidere di lasciare che le cose con Shane progredissero fino a quel punto. Non poteva finire bene, giusto? Ma non era anche vero che niente durava per sempre? Forse il limite era parte del suo fascino. Lui non avrebbe mai dovuto vederla al suo peggio, né lei a sua volta. Avrebbe potuto essere perfetto nella sua durata.

Pronta a tutto, Keira uscì dalla toilette e ritornò in sala. Quando fu lì scoprì che il suo portatile era aperto sul tavolo.

“Che cosa stai facendo?” esclamò sconvolta, correndo verso Shane.