Adescamento

Text
From the series: Gli Inizi di Riley Paige #3
Read preview
Mark as finished
How to read the book after purchase
Adescamento
Font:Smaller АаLarger Aa

ADESCAMENTO

(GLI INIZI DI RILEY PAIGE—LIBRO 3)

B L A K E P I E R C E

TRADUZIONE ITALIANA

A CURA

DI

IMMACOLATA SCIPLINI

Blake Pierce

Blake Pierce è l’autore della serie di successo dei misteri di RILEY PAGE, che si compone (al momento) di tredici libri. Blake Pierce è anche autore della serie dei misteri di MACKENZIE WHITE, composta (al momento) da nove libri; della serie dei misteri di AVERY BLACK, composta da sei libri; della serie dei misteri di KERI LOCKE, composta da cinque libri; della serie di gialli GLI INIZI DI RILEY PAIGE, composta (al momento) da tre libri; della serie dei misteri di KATE WISE, composta (al momento) da due libri; della serie dei thriller-psicologici di CHLOE FINE, composta (al momento) da tre libri; della serie dei thriller-psicologici di JESSE HUNT, composta (al momento) da tre libri.

Avido lettore e appassionato da sempre di gialli e thriller, Blake riceve con piacere i vostri commenti, perciò non esitate a visitare la sua pagina www.blakepierceauthor.com per saperne di più e restare in contatto con l’autore.

Copyright © 2019 di Blake Pierce. Tutti i diritti sono riservati. Fatta eccezione per quanto consentito dalla Legge sul Copyright degli Stati Uniti d'America del 1976, nessuno stralcio di questa pubblicazione potrà essere riprodotto, distribuito o trasmesso in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo, né potrà essere inserito in un database o in un sistema di recupero dei dati, senza che l'autore abbia prestato preventivamente il consenso. La licenza di questo ebook è concessa soltanto ad uso personale. Questa copia del libro non potrà essere rivenduta o trasferita ad altre persone. Se desiderate condividerlo con altri, vi preghiamo di acquistarne una copia per ogni richiedente. Se state leggendo questo libro e non l'avete acquistato, o non è stato acquistato solo a vostro uso personale, restituite la copia a vostre mani ed acquistatela. Vi siamo grati per il rispetto che dimostrerete alla fatica di questo autore. Questa è un'opera di fantasia. Nomi, personaggi, aziende, società, luoghi, eventi e fatti sono il frutto dell'immaginazione dell'autore o sono utilizzati per mera finzione. Qualsiasi rassomiglianza a persone reali, viventi o meno, è frutto di una pura coincidenza. L’immagine di copertina è di proprietà di Artem Korionov, usata su licenza di Shutterstock.com.

LIBRI DI BLAKE PIERCE

UN’EMOZIONANTE SERIE PSICOLOGICA DI JESSIE HUNT

LA MOGLIE PERFETTA (Libro #1)

IL QUARTIERE PERFETTO (Libro #2)

LA CASA PERFETTA (Libro #3)

L’EMOZIONANTE SERIE PSICOLOGICA DI CHLOE FINE

LA PORTA ACCANTO (Libro #1)

LA BUGIA DI UN VICINO (Libro #2)

VICOLO CIECO (Libro #3)

SUN VICINO SILENZIOSO (Libro #4)

I GIALLI DI KATE WISE

SE LEI SAPESSE (Libro #1)

SE LEI VEDESSE (Libro #2)

SE LEI SCAPPASSE (Libro #3)

LA SERIE DEGLI INIZI DI RILEY PAIGE

LA PRIMA CACCIA (Libro #1)

IL KILLER PAGLIACCIO (Libro #2)

ADESCAMENTO (Libro #3)

CATTURA (Libro #4)

LA SERIE DI GIALLI DI RILEY PAIGE

IL KILLER DELLA ROSA (Libro #1)

IL SUSSURRATORE DELLE CATENE (Libro #2)

OSCURITÀ PERVERSA (Libro #3)

IL KILLER DELL’OROLOGIO (Libro #4)

KILLER PER CASO (Libro #5)

CORSA CONTRO LA FOLLIA (Libro #6)

MORTE AL COLLEGE (Libro #7)

UN CASO IRRISOLTO (Libro #8)

UN KILLER TRA I SOLDATI (Libro #9)

IN CERCA DI VENDETTA (Libro #10)

LA CLESSIDRA DEL KILLER (Libro #11)

MORTE SUI BINARI (Libro #12)

MARITI NEL MIRINO (Libro #13)

IL RISVEGLIO DEL KILLER (Libro #14)

IL TESTIMONE SILENZIOSO (Libro #15)

LA SERIE DI GIALLI DI MACKENZIE WHITE

PRIMA CHE UCCIDA (Libro #1)

UNA NUOVA CHANCE (Libro #2)

PRIMA CHE BRAMI (Libro #3)

PRIMA CHE PRENDA (Libro #4)

PRIMA CHE ABBIA BISOGNO (Libro #5)

PRIMA CHE SENTA (Libro #6)

PRIMA CHE COMMETTA PECCATO (Libro #7)

PRIMA CHE DIA LA CACCIA (Libro #8)

PRIMA CHE AFFERRI LA PREDA (Libro #9)

LA SERIE DI GIALLI DI AVERY BLACK

UNA RAGIONE PER UCCIDERE (Libro #1)

UNA RAGIONE PER CORRERE (Libro #2)

UNA RAGIONE PER NASCONDERSI (Libro #3)

UNA RAGIONE PER TEMERE (Libro #4)

SERIE DI GIALLI DI KERI LOCKE

TRACCE DI MORTE (Libro #1)

TRACCE DI OMICIDIO (Libro #2)

TRACCE DI PECCATO (Libro #3)

TRACCE DI CRIMINE (Libro #4)

TRACCE DI SPERANZA (Libro #5)

INDICE

PROLOGO

CAPITOLO UNO

CAPITOLO DUE

CAPITOLO TRE

CAPITOLO QUATTRO

CAPITOLO CINQUE

CAPITOLO SEI

CAPITOLO SETTE

CAPITOLO OTTO

CAPITOLO NOVE

CAPITOLO DIECI

CAPITOLO UNDICI

CAPITOLO DODICI

CAPITOLO TREDICI

CAPITOLO QUATTORDICI

CAPITOLO QUINDICI

CAPITOLO SEDICI

CAPITOLO DICIASSETTE

CAPITOLO DICIOTTO

CAPITOLO DICIANNOVE

CAPITOLO VENTI

CAPITOLO VENTUNO

CAPITOLO VENTIDUE

CAPITOLO VENTITRÉ

CAPITOLO VENTIQUATTRO

CAPITOLO VENTICINQUE

CAPITOLO VENTISEI

CAPITOLO VENTISETTE

CAPITOLO VENTOTTO

CAPITOLO VENTINOVE

CAPITOLO TRENTA

CAPITOLO TRENTUNO

CAPITOLO TRENTADUE

CAPITOLO TRENTATRÉ

CAPITOLO TRENTAQUATTRO

PROLOGO

Hope Nelson dette un’ultima occhiata al negozio, mentre si preparava a chiudere per la notte. Era stanca: era stata una lunga ed interminabile giornata di lavoro. Era passata la mezzanotte ed era entrata in negozio quella mattina, di buon’ora.

Ormai era rimasta sola: aveva mandato l’ultimo dei suoi dipendenti brontoloni a casa un po’ prima. A nessuno di loro piaceva lavorare fino a tardi al sabato sera. Durante la settimana, il negozio chiudeva sempre alle 5 del pomeriggio, un orario più gradito da tutti.

Non che si trovasse in gran sintonia con i suoi aiutanti.

Era proprietaria del negozio insieme al marito Mason: questo significava dover trascorrere all’interno più ore di chiunque altro, arrivare per prima ed andarsene per ultima la maggior parte delle volte. Hope sapeva bene che la gente del luogo non sopportava lei e Mason, proprio perché erano le persone più ricche nella piccola e insignificante cittadina di Dighton.

E anche lei non sopportava i suoi concittadini.

Il suo motto personale era …

Il denaro è responsabilità.

Prendeva la maggior parte dei suoi doveri con serietà, come suo marito del resto, che ricopriva l’incarico di sindaco della cittadina. Non erano persone abituate ad andare in vacanza o a prendere dei giorni di festa dal lavoro.

A volte Hope aveva la sensazione di essere l’unica, insieme al marito, a prendere tutto sul serio.

Osservò il materiale ben ordinato: le ferramenta e le attrezzature elettriche, i cavi di alimentazione, i semi ed i fertilizzanti; e si ritrovò a pensare, come faceva spesso …

 

Dighton non durebbe un giorno senza di noi.

In effetti pensava lo stesso dell’intera contea.

Talvolta, sognava che lei ed il marito facessero le valigie e se ne andassero via, solo per dimostrarlo.

Servirebbe a tutti di lezione.

Spense le luci con un sospiro. Poi, fece per andare ad inserire il sistema d’allarme, prima di andarsene, quando vide una figura attraverso la porta a vetro: era un uomo che si trovava sul marciapiede, sotto un lampione, a circa nove metri di distanza.

Sembrava guardare proprio lei.

La donna rimase scioccata vedendo che il volto era brutalmente sfregiato e butterato: forse dalla nascita o per via di un terribile incidente, non ne aveva idea. Indossava una t-shirt e la donna si rese conto del fatto che aveva mani e braccia sfregiate allo stesso modo.

Dev’essere difficile per lui, vivere così, pensò.

Ma che cosa ci faceva lì fuori a quell’ora di sabato notte? Era venuto prima nel negozio? In quel caso, doveva averlo servito uno dei suoi dipendenti. Certamente, la donna non si aspettava di vedere lui o chiunque altro lì dopo la chiusura.

Ma ora era lì, intento a fissarla sorridente.

Che cosa voleva?

Di qualunque cosa si trattasse, Hope avrebbe dovuto parlargli personalmente e questo la infastidiva. Avrebbe dovuto sforzarsi di fingere di non notare il volto.

Chiaramente a disagio, Hope digitò il codice dell’allarme, uscì fuori e chiuse a chiave la porta. La calda aria notturna era piacevole, nonostante tutto, dopo che era stata all’interno del negozio per tutto il giorno, immersa in odori sgradevoli, specie quello di fertilizzante.

Mentre si avvicinava all’uomo, si costrinse a sorridere e disse …

“Mi spiace, siamo chiusi.”

L’uomo alzò le spalle, continuò a sorridere e mormorò qualcosa d’inudibile.

Hope soffocò un sospiro. Avrebbe voluto chiedergli di alzare la voce. Ma pensava che qualsiasi cosa gli avesse detto, sarebbe sembrato un comando o una richiesta, per quanto gentile. Temeva irrazionalmente di ferire i suoi sentimenti.

L’uomo sorrise apertamente, mentre la donna si dirigeva verso di lui. Ancora una volta, disse qualcosa che lei non riuscì a sentire. Si fermò ad un metro di fronte a lui.

“Mi scusi, ma siamo chiusi durante la notte” ripeté.

Di nuovo, l’uomo borbottò qualcosa d’inudibile. Hope scosse il capo, facendo cenno di non riuscire a sentirlo.

Allora, lo sconosciuto alzò leggermente la voce, e stavolta, le sue parole furono comprensibili …

“Ho un problemino con qualcosa.”

Hope chiese: “Di che cosa si tratta?”

La risposta fu un’altra frase inudibile.

Forse vuole restituire qualcosa che ha comprato oggi, pensò.

L’ultima cosa che voleva, in quel momento, era aprire la porta, già chiusa a chiave, disattivare il sistema d’allarme, riportare in negozio un acquisto e restituirgli il denaro.

Hope disse: “Se vuole restituire qualcosa, temo che dovrà ritornare domani.”

L’uomo sfigurato borbottò …

“No, ma …”

Poi, alzò le spalle e la guardò silenziosamente, ancora sorridendo. Hope trovò difficile mantenere il contatto visivo con lui. Guardare direttamente il suo volto era complesso. E, in qualche modo, comprese che lui lo sapeva.

A giudicare dal suo sorriso, forse a lui piaceva persino.

La donna ebbe un sussulto, al pensiero che lui potesse trarre piacere dal senso di disagio che provocava nelle persone.

Improvvisamente, alzando un po’ di più la voce, l’uomo pronunciò con chiarezza …

“Venga a guardare.”

Indicò il suo vecchio pick-up, parcheggiato accanto al bordo del marciapiede a una breve distanza da lì. Poi, si voltò e cominciò a camminare verso il veicolo. Hope restò lì per un momento. Non intendeva seguirlo, anche se non era sicura del motivo per cui fosse preoccupata …

Qualunque cosa sia, senz’altro può aspettare fino a domani.

Ma non riuscì a voltarsi ed allontanarsi.

Ancora una volta, temeva di sembrare scortese con lui.

Quindi lo seguì fino alla parte posteriore del pick-up.

L’uomo aprì e lei vide cumuli di filo spinato, srotolato e ammassato in tutto il veicolo.

Improvvisamente, l’uomo l’afferrò da dietro, e le mise uno straccio bagnato su bocca e naso.

Hope scalciò e provò a divincolarsi, ma lui era più alto e più forte.

La donna non riuscì neanche a liberarsi dallo straccio per gridare. Era imbrattato da un liquido viscoso che aveva un forte odore e un sapore disgustosamente dolce.

Dopo qualche istante, una strana sensazione cominciò a farsi strada dentro di lei: un senso di vertigine ed euforia, come se avesse assunto un qualche tipo di droga.

Per alcuni secondi, quell’euforia impedì ad Hope di rendersi conto appieno del terribile pericolo in cui si trovava. Infine, provò di nuovo a lottare, ma si rese conto che gli arti erano più deboli e sembravano quasi elastici.

Qualunque cosa l’uomo stesse provando a farle, la donna non poteva opporsi in alcun modo.

Per quanto si sentisse quasi al di fuori del proprio corpo, riuscì però a rendersi conto di essere stata presa e messa nel retro del suo pick-up in mezzo al groviglio di filo spinato. Nel frattempo, aveva sempre lo straccio sul viso e non riusciva a respirare altro che quelle orride esalazioni.

Hope Nelson era solo vagamente consapevole dei lancinanti dolori che le pervadevano il corpo, mentre perdeva ogni forza e sprofondava lentamente nell’incoscienza.

CAPITOLO UNO

Impegnata a grigliare due costate di manzo, Riley Sweeney pensò di nuovo …

Voglio che stasera sia speciale.

Lei ed il suo fidanzato, Ryan Paige, erano stati troppo occupati per godersi davvero la vita negli ultimi tempi. L’estenuante impegno di Riley nel Programma d’Internato dell’FBI e il nuovo lavoro di Ryan, che muoveva i primi passi come avvocato, avevano assorbito tutto il loro tempo ed ogni energia. Ryan aveva dovuto lavorare molte ore anche quel giorno, sabato.

Il ventiduesimo compleanno di Riley era passato da quasi due settimane ormai, e non c’era stato proprio il tempo per festeggiare. Ryan le aveva comprato una graziosa collana, ed era stato tutto: nessuna festa, nessuna cena, nessuna torta. Sperava che la cena speciale di quella sera sarebbe servita a rimediare.

Inoltre, era quasi una questione di “ora o mia più”, quasi l’ultima occasione di una bella cena insieme. Proprio il giorno prima, Riley aveva completato con successo il suo internato, e l’indomani sarebbe andata all’Accademia dell’FBI di Quantico. Ryan sarebbe rimasto a Washington D.C. Sebbene la distanza potesse essere coperta in un’ora di auto o treno, avrebbero entrambi lavorato molto sodo. Perciò non sapeva quando avrebbero avuto di nuovo del tempo insieme.

Seguendo una ricetta dettagliata, Riley finì di condire le bistecche con sale, pepe, cipolla in polvere, senape macinata, origano e timo secchi. Poi, si guardò intorno in cucina, osservando quello che aveva realizzato. Lì accanto faceva bella mostra di sé l’insalata, aveva tagliato i funghi per poi grigliarli con la carne, e due patate erano già in forno a cuocere. In frigo, c’era il dessert: una cheesecake pronta, che aveva comprato in pasticceria.

Il piccolo tavolo della cucina era apparecchiato in modo ordinato, incluso un vaso pieno di fiori che aveva comprato, quando era andata a fare la spesa. Una bottiglia di vino rosso, economico ma molto buono, aspettava di essere aperta.

Riley dette un’occhiata al suo orologio. Ryan aveva detto che sarebbe arrivato a casa proprio da un momento all’altro, e sperava che non tardasse. Non voleva scottare e grigliare le bistecche prima del suo arrivo.

Nel frattempo, non riusciva a pensare ad altro che potesse fare. Aveva passato l’intera giornata a fare il bucato, pulire il loro minuscolo appartamento, fare spese e preparare da mangiare: lavori domestici che aveva avuto a malapena il tempo di fare, da quando lei e Ryan erano andati a vivere insieme all’inizio dell’estate. Aveva trovato quelle ore da casalinga un piacevole cambiamento dai suoi studi.

Nonostante tutto, non riusciva a fare a meno di chiedersi …

Sarà così la vita da sposata?

Se fosse riuscita a realizzare l’obiettivo di diventare agente dell’FBI, avrebbe davvero passato intere giornate a rendere tutto perfetto per quando Ryan fosse tornato a casa dal lavoro? Non le sembrava probabile.

Ma, al momento, Riley aveva difficoltà a visualizzare quel futuro, o un qualsiasi specifico futuro.

Sprofondò allora sul divano.

Chiuse gli occhi e si rese conto di essere molto stanca.

Abbiamo entrambi bisogno di una vacanza, pensò.

Ma una vacanza non era in programma a breve.

Si sentì un po’ assonnata e quasi si addormentò, quando un ricordo si palesò nella sua mente …

Era legata mani e piedi da un folle che indossava un costume ed era truccato da clown.

L’uomo le tenne uno specchio davanti al volto e disse …

“Ora è tutto pronto. Guarda!”

Vide che l’uomo le aveva dipinto tutto il viso con il trucco, così che anche lei apparisse come un clown.

Poi, mise una siringa davanti ai suoi occhi e Riley sapere bene che, se le fosse stato iniettato il suo mortale contenuto, sarebbe morta di assoluto terrore …

Riley spalancò gli occhi, scossa da un violento tremore.

Erano trascorsi soltanto un paio di mesi da quando era riuscita a sfuggire alla morte, per mano del noto “Killer Pagliaccio”, come era stato soprannominato, ed era ancora vittima di dolorosi flashback sulla sua disavventura.

Mentre provava a scuotersi di dosso quel ricordo, sentì qualcuno chiamare dal fondo delle scale che conducevano al corridoio del pianterreno, dell’edificio.

Ryan! E’ a casa!

Saltò giù dal divano e andò a controllare il forno, per assicurarsi che fosse impostato alla massima temperatura. Poi, spense le luci dell’appartamento, ed accese le candele che aveva disposto sul tavolo. Infine, si precipitò verso la porta, ed accolse Ryan al suo ingresso in casa.

Gli mise le braccia intorno al collo e lo baciò. Ma lui non ricambiò il bacio, e sentì il suo corpo afflosciarsi per lo sfinimento. Ryan dette un’occhiata all’interno dell’appartamento illuminato dalle candele e parlò d’impulso …

“Riley, che cosa diavolo sta succedendo?”

Riley si sentì morire ma rispose. “Sto preparando qualcosa di carino per cena.”

Ryan entrò, mise a terra la valigetta e crollò sul divano.

“Non è il caso” replicò. “E’ stata una giornata tremenda. E non ho molta fame.”

Riley sedette accanto a lui e gli massaggiò le spalle.

Poi spiegò: “Ma tutto è praticamente pronto. Non hai abbastanza fame per le costate di manzo?”

“Costate di manzo?” Ryan esclamò con sorpresa. “Possiamo permettercele?”

Soffocando un moto di irritazione, Riley non rispose. Era lei a gestire i pagamenti delle bollette, e sentiva di sapere piuttosto bene che cosa potessero permettersi oppure no.

Percependo con chiarezza lo sgomento di Riley, Ryan disse …

“Le costate vanno bene. Dammi qualche minuto per darmi una sciacquata.”

Ryan si alzò e si diresse in bagno. Riley si precipitò di nuovo in cucina, tolse le patate dal forno, scottò e grigliò le bistecche, così che fossero entrambe a media cottura.

Ryan sedette nel momento in cui lei metteva le pietanze in tavola. Lui, invece, versò del vino per entrambi.

“Grazie” Ryan disse, sorridendo debolmente. “Così va bene.”

Mentre tagliava la sua bistecca, aggiunse: “Temo di aver portato del lavoro a casa. Dovrò occuparmene dopo cena.”

Riley soffocò un sospiro di profonda delusione. Aveva sperato che la cena terminasse più romanticamente.

Lei e Ryan mangiarono in silenzio per qualche istante. Poi, Ryan cominciò a lamentarsi della sua giornata …

“Questo lavoro da praticante è praticamente pari al lavoro di uno schiavo. Dobbiamo svolgere tutte le mansioni più pesanti per i soci: facciamo ricerche, dobbiamo scrivere degli atti ed assicurarci che tutto sia pronto per il tribunale. E lavoriamo più ore dei soci finora. Sembra una sorta di umiliazione da fratellanza, tranne per il fatto che non smette mai.”

“Andrà meglio” Riley disse.

Poi, fece una risata forzata ed aggiunse …

 

“Un giorno, sarai socio anche tu. Ed avrai una squadra di praticanti, che andranno a casa e si lamenteranno di te.”

Ryan non rise, e Riley non poté certo biasimarlo. Sembrava una barzelletta mal riuscita, ora che l’aveva detta.

Ryan continuò a brontolare durante la cena, e Riley non sapeva se sentirsi più ferita o infuriata.

Non apprezzava lo sforzo che aveva fatto per rendere tutto il più perfetto possibile per quella serata?

E non comprendeva quali cambiamenti le loro vite stessero per affrontare?

Quando Ryan restò in silenzio per qualche istante, Riley disse …

“Sai, domani ci sarà un incontro all’edificio dell’FBI, per festeggiare la fine dell’internato. Potrai venire, non è vero?”

“Temo di no, Riley. Lavorerò per tutta la settimana.”

Riley quasi sussultò.

“Ma domani è domenica” replicò.

Ryan alzò le spalle, bofonchiando: “Sì, beh, è come ho detto…. lavoro da schiavi.”

Riley ribatté: “Ascolta, non ci vorrà tutto il giorno. Ci saranno un paio di discorsi, il vicedirettore e il supervisore del nostro addestramento vorranno dire qualche parola. E poi, ci sarà da mangiare e …”

Ryan la interruppe: “Riley, mi dispiace.”

“Ma partirò per Quantico domani, subito dopo. Porterò la mia valigia con me. Pensavo che mi accompagnassi alla stazione degli autobus.”

“Non posso” Ryan aggiunse un po’ bruscamente. “Dovrai arrivarci in qualche altro modo.”

Mangiarono in silenzio per qualche istante.

Riley faticava a comprendere che cosa stesse accadendo. Perché Ryan non poteva andare con lei l’indomani? Ci sarebbero volute soltanto un paio d’ore della sua giornata. Infine, un’intuizione si fece strada nella sua mente.

Osservò: “Disapprovi ancora la mia decisione di andare a Quantico.”

Ryan emise un lamento di fastidio.

“Riley, non ricominciamo” le rispose.

Riley sentì il viso arrossarsi per la rabbia.

Disse: “Beh, è ora o mai più, non è così?”

Ryan disse: “Hai preso la tua decisione. Pensavo che fosse una cosa chiarita.”

Ryan spalancò gli occhi.

“La mia decisione?” rispose. “Pensavo che fosse una nostra decisione.”

Ryan sospirò. “Non voglio discuterne” disse. “Finiamo solo di mangiare, Ok?”

Riley se ne restò seduta a fissarlo, mentre lui continuava il suo pasto.

Si ritrovò a chiedersi …

Ryan ha ragione?

Ho spinto entrambi in tutto questo?

Ripensò dunque alle loro conversazioni, provando a ricordare ed a rimettere insieme i pezzi. Ricordò quanto Ryan fosse stato orgoglioso di lei, quando aveva fermato il Killer Pagliaccio …

“Hai salvato almeno la vita di una donna. Risolvendo il caso, potresti aver salvato anche altre vite. E’ folle, penso che forse tu sia folle. Ma sei anche un’eroina.”

Allora, aveva pensato che fosse ciò che lui volesse, che lei seguisse una carriera nell’FBI, per continuare a fare l’eroina.

Ma, riflettendoci, Riley non riusciva a ricordare che lui avesse detto quelle parole precise. Ryan non le aveva mai detto …

“Voglio che tu vada all’accademia. Voglio che tu segua il tuo sogno.”

Riley fece dei respiri lunghi e profondi.

Dobbiamo discuterne con calma, pensò.

Infine, tentò …

“Ryan, che cosa vuoi? Intendo per noi due.”

Ryan inclinò il capo e la guardò.

“Vuoi davvero saperlo?” le chiese.

La gola di Riley si strinse improvvisamente.

“Voglio saperlo” rispose. “Dimmi che cosa vuoi.”

Uno sguardo addolorato attraversò il volto di Ryan. Riley ebbe paura di quello che il fidanzato avrebbe detto.

Furono solo poche, laconiche parole: “Voglio soltanto una famiglia.”

Poi, alzò le spalle e mangiò un altro boccone di bistecca.

Provando un barlume di sollievo, Riley disse: “La voglio anch’io.”

“Davvero?” Ryan chiese.

“Ma certo. Sai che è così.”

Ryan scosse il capo e disse: “Non sono sicuro che tu sappia cosa vuoi davvero.”

Per Riley fu come ricevere un pugno nello stomaco. Per un momento, semplicemente non seppe che cosa dire.

Poi, riprese: “Non pensi che io possa avere una carriera ed una famiglia?”

“Certo” fu la risposta del fidanzato. “Le donne lo fanno di questi tempi. Si chiama ‘avere tutto’, ho sentito dire. E’ dura ed occorrono organizzazione e sacrificio, ma si può fare. E mi piacerebbe tanto poterti aiutare a farlo. Ma …”

La sua voce s’interruppe.

“Ma che cosa?” Riley chiese.

L’uomo respirò profondamente, poi proseguì: “Forse sarebbe diverso se volessi diventare avvocato, proprio come me. O un medico o uno strizzacervelli. Oppure entrare nel campo immobiliare. O iniziare una tua attività. O diventare insegnante di college. Potrei gestirmi con qualunque di queste professioni. Potrei farlo. Ma il fatto che tu voglia andare all’Accademia, insomma, resterai a Quantico per 18 settimane! Quanto riusciremo a vederci per tutto quel tempo? Credi che una relazione possa sopravvivere restando tanto a lungo separati? E inoltre …”

Fissò Riley per un momento.

Poi, aggiunse: “Riley, sei quasi stata uccisa due volte da quando ti conosco.”

Riley deglutì forte.

Il fidanzato aveva ragione, naturalmente. L’ultima volta che era stata sfiorata dalla morte era stato a causa del Killer Pagliaccio. Ma, prima di allora, durante il loro ultimo semestre al college, era quasi stata uccisa da un professore di psicologia sociopatico, ancora in attesa di condanna per aver ucciso altre due studentesse. Riley conosceva entrambe le vittime. Una era stata la sua coinquilina e migliore amica.

L’aiuto dato da Riley a risolvere quell’orribile caso di omicidio era stata la ragione per cui era entrata nel programma d’internato estivo, ed era uno dei motivi principali per cui stava pensando di diventare agente dell’FBI.

Con voce rotta, Riley chiese: “Vuoi che lasci perdere? Vuoi che non vada a Quantico domani?”

Ryan replicò: “Non importa ciò che voglio.”

Ora Riley faticava a trattenere le lacrime.

“Invece sì, Ryan” lei disse. “Importa molto.”

Ryan e Riley si fissarono per quello che sembrò un lungo istante.

Poi, lui aggiunse: “Immagino di sì. Voglio che tu smetta, voglio dire. So che l’hai trovato emozionante. E’ stata una grande avventura per te. Ma è ora che noi due ci sistemiamo entrambi. E’ ora che proseguiamo con le nostre vere vite.”

Improvvisamente, a Riley parve di essere precipitata in un incubo, da cui non riusciva a svegliarsi.

Le nostre vere vite! pensò.

Che cosa significava quell’espressione?

E perché lei non ne conosceva il significato?

Ma c’era una cosa soltanto che sapeva per certa …

Non vuole che vada a Quantico.

Poi, Ryan disse: “Ascolta, puoi fare ogni genere di lavoro qui a Washington D.C. E hai molto tempo per pensare che cosa intendi fare nel lungo termine. Dopo tutto, non importa se guadagni molto. Non ci stiamo arricchendo con il mio lavoro allo studio legale, ma ce la stiamo cavando, e, alla fine, per me andrà molto bene.”

Ryan riprese a mangiare; sembrava stranamente sollevato, come se avessero appena risolto ogni cosa.

Ma era proprio così? Riley aveva trascorso tutta l’estate a sognare l’Accademia dell’FBI. Non riusciva ad immaginare di arrendersi e rinunciare proprio ora.

No, pensò. Non posso proprio farlo.

Avvertì la rabbia montare dentro di sé.

Con voce tesa, replicò: “Mi spiace che tu ti senta in quel modo. Ma non cambio idea. Domani andrò a Quantico.”

Ryan la guardò, come se non riuscisse a credere alle proprie orecchie.

Riley si alzò da tavola e disse: “Goditi il resto della cena. C’è una cheesecake in frigo. Sono stanca. Vado a farmi una doccia e poi a letto.”

Prima che Ryan potesse rispondere, Riley si precipitò in bagno. Pianse per qualche minuto, poi fece una lunga doccia calda. Infilò le pantofole, indossò l’accappatoio, ed uscì dal bagno. Vide Ryan seduto in cucina: aveva sparecchiato la tavola e stava lavorando al computer; non sollevò lo sguardo.

Riley andò in camera, si infilò a letto, e ricominciò a piangere.

Mentre si asciugava le lacrime e si soffiava il naso, si chiese …

Perché sono così arrabbiata?

Ryan si sbaglia?

E’ lui il colpevole di questo?

I suoi pensieri erano un tale caos, che non riusciva a riflettere lucidamente. E un terribile ricordo cominciò a farsi strada nella sua mente: quando si era svegliata nel suo letto in preda ad un dolore acuto e aveva visto che era impregnata di sangue …

Il mio aborto.

Si trovò a chiedersi se quella fosse una delle ragioni per cui Ryan non voleva che entrasse a far parte dell’FBI. Nei giorni in cui si era verificato, era stata sottoposta a grande stress per il caso del Killer Pagliaccio. Ma la dottoressa dell’ospedale le aveva assicurato che quello non aveva nulla a che fare con l’aborto.

Invece, aveva detto che era stato causato da “anomalie cromosomiche.”

Ripensandoci, quella parola la disturbava …

Anomalie.

Si chiese se lei fosse in qualche modo, anormale, nel profondo, dove davvero contava?

Era incapace di avere una relazione duratura, figurarsi una famiglia?

Mentre scivolava nel sonno, ripensò all’unica cosa di cui aveva consapevolezza …

Andrò a Quantico domani.

Dormiva prima ancora di poter pensare a ciò che sarebbe potuto accadere in seguito.