Cane Nero - Un Racconto Della Justice Security

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Cane Nero - Un Racconto Della Justice Security
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Cane Nero

Un Racconto Della Justice Security

Di

T. M. Bilderback

Traduzione Di

Patrizia Barrera

Copyright © 2020 by T. M. Bilderback

Design di copertina di Christi L. Bilderback

Foto di copertina di © Can Stock Photo / danielbarquero

Tutti i diritti riservati.

INDICE DEI CONTENUTI

Copyright

Capitolo 1

Capitolo 2

Capitolo 3

Capitolo 4

Capitolo 5

Capitolo 6

Capitolo 7

Capitolo 8

Capitolo 9

Capitolo 10

Capitolo 11

Note sull’Autore

Altri Libri

Sommario

Titolo Pagina

Copyright Pagina

Capitolo 1

Capitolo 2

Capitolo 3

Capitolo 4

Capitolo 5

Capitolo 6

Capitolo 7

Capitolo 8

Capitolo 9

Capitolo 10

Capitolo 11




Capitolo 1


Charlie Li portava il fucile con calma, mentre Jessica Queen componeva il numero della Justice Security sul suo cellulare e correvano fuori dell`ufficio.

”Justice Security, Tony Armstrong.”

“Tony, Jessica Queen. Siamo alla mostra canina. Abbiamo bisogno di rinforzi adesso. E agenti ... tanti agenti! ” Riattaccò.

”Charlie, quanto è forte quel tranquillante?”

”Abbastanza da tramortire quel mostro.”

”Allora non è abbastanza forte. Tieniti pronto a ucciderlo se è necessario. ”

”Sì, signora Queen.” Jessica estrasse la pistola mentre lei e Charlie si fermavano e scivolavano davanti alla porta dello spogliatoio. La porta si apriva in quella stanza, quindi non erano preoccupati che il mastino scappasse ... malgrado quel cane avesse usato uno strumento - un bastone di pelle grezza - per aprire la sua gabbia, un bastone che da solo non sarebbe bastato per far leva sulla porta ed aprirla. Si posizionarono ai due lati dell’uscio.

“Charlie, prendi il fucile. Tu mira in alto, io mirerò in basso. Sparagli se lo vedi. Se siamo costretti a entrare, facciamo due passi indietro, in modo da poter osservare tutto quello che abbiamo attorno.” esclamò Jessica.

”Non mi vergogno di confessare che questo cane mi spaventa, signora Queen. Dimostra un`intelligenza superiore a quella di un cane normale.”

Jessica annuì. “Sono d`accordo con te, Charlie. Agisce come se fosse una persona. Tieniti pronto a tutto. ”

Charlie annuì. ”Pronto?” chiese Jessica.

Charlie annuì di nuovo. ”Facciamolo.”

Jessica si accovacciò, afferrando la pistola con due mani e puntandola verso la porta. Charlie spalancò con un gomito la porta dello spogliatoio, e puntò il fucile all`interno. Jessica abbassò la pistola, mirando verso il buio. Il mastino non era in vista. Jeff Ladd giaceva sul pavimento a circa tre metri da loro. Aveva la gola squarciata e le sue viscere erano sparse tutte intorno a lui. Giaceva in una pozza del suo stesso sangue. Jessica chiuse gli occhi e fece un profondo respiro, poi mormorò una preghiera per l`uomo ucciso. Combatté nuovamente contro la voglia di vomitare. Un altro uomo morto a causa sua ... ci avrebbe pensato più tardi.

”Vedi nulla?” chiese a Charlie.

”No.”

Jessica si alzò. “Va bene, Charlie. Dentro, lentamente ma con decisione. Stai all`erta, amico mio. ”

”Anche lei, signora.” Penetrarono all’interno della stanza, schiena contro schiena, camminando in diagonale.

***


IL MASTINO LI OSSERVAVA dal suo nascondiglio. Respirò piano, attraverso il naso, per non farsi sentire. Prima avrebbe preso la donna. L`uomo sarebbe stato più difficile.

***


MENTRE ENTRAVANO NELLA stanza, camminando in diagonale e cercando di guardarsi intorno in tutte le direzioni, si avvicinarono al corpo di Ladd.

”Va bene, Charlie, chi dovrebbe controllare per vedere se Ladd è ancora vivo?” “Normalmente, l`ufficiale anziano in servizio. Ma lo farò io. ”

”Grazie. Dov`è quel mostro? ”

”Non lo so, ma ora mi abbasso per vedere se c’è polso.” Charlie si mise il fucile da un lato, mentre si chinava sul corpo di Ladd. Jessica era in piedi accanto a lui, cercando disperatamente di guardare dappertutto per scovare l`enorme bestia. Si bloccò. Un piccolo rumore, quasi impercettibile, la spinse ad alzare lo sguardo. Il mastino era in cima alla fila di armadietti alta quasi due metri. Quando gli occhi di Jessica incrociarono quelli del cane, l`enorme mastino balzò verso di lei da una distanza di pochi metri. Jessica si abbassò, veloce. Il mastino, che aveva mirato al suo torace, la mancò per meno di un centimetro. Superò Charlie, che era ancora accovacciato accanto a Ladd, e atterrò sul pavimento dello spogliatoio. Quando arrivò giù, scivolò sul sangue che ristagnava sul pavimento e andò a sbattere pesantemente contro gli armadietti che si trovavano dall`altro lato della stanza.

)Jessica gridò: "Attento, Charlie! Sparagli!" mentre Charlie gridava "Che diavolo?" Il mastino ritrovò l'equilibrio, ma, prima che potesse voltarsi e scagliarsi di nuovo verso di loro, Charlie mirò e sparò il dardo tranquillante sull'animale. Il dardo colpì il cane alla spalla, ma l’animale era così enorme che il tranquillante non sembrò avere alcun effetto. Jessica puntò la pistola puntata alla testa del cane. Il cane si voltò di scatto, a testa bassa, e la fissò. Jessica scorse un lume di intelligenza umana nei suoi occhi.

Notò anche che i suoi occhi brillavano ... di un rosso ardente.

"Buona notte, cane.” disse Charlie.

"Dovrò colpirlo, Charlie." disse Jessica.

Charlie annuì. "Allora uccidi quel figlio di puttana, signora Queen."

Il cane, come se avesse capito le parole, voltò la testa verso Charlie, prese la rincorsa e gli balzò addosso.

Mentre il cane saltava, la porta dello spogliatoio si spalancò, Burt Oakley vide Jessica puntare la pistola contro il mastino e gridò "Noooo!". Jessica premette il grilletto, ma dalla pistola non uscì alcun colpo.

Il cane aveva ormai completato il suo balzo e aveva afferrato Charlie Li per la gola, lo morse con rabbia e poi si allontanò dall'uomo sanguinante. Jessica continuò a premere disperatamente il grilletto, ma la pistola non sparava. Burt Oakley, dimenticato in un angolo, guardò con orrore Charlie Li che cercava di respirare attraverso la sua gola lacerata e sanguinante.

Il mastino rivolse i suoi scintillanti occhi rossi a Jessica e disse con una voce profonda, bassa e demoniaca: "Adesso è il tuo turno, puttana!" Poi balzò su Jessica, con le fauci spalancate.

Jessica sussultò e si sedette di scatto sul letto, mentre l'incubo si dissolveva lentamente dalla sua mente...

 

Quando si rese conto che stava sognando e che si trovava al sicuro nel suo letto, nell’appartamento riservato ai soci nell'edificio della Justice Security, iniziò a piangere a singhiozzi... e dal profondo della sua anima. Perché quel mastino enorme - il "cattivo ragazzo" del suo primo caso come partner a pieno titolo, un caso passato a lei da Dexter Beck - aveva gli occhi rosso fuoco che brillavano a quel modo?

"E perché ti sogno ancora, brutto mostro?" si chiese, cercando di mantenere la calma. Aveva fatto quell’incubo parecchie volte, nell’ultimo anno, anche se da quando lei e il mastino geneticamente modificato avevano avuto un...incontro ravvicinato era passato parecchio tempo. Aveva la brutta sensazione che la cosa non era finita tra lei, quel cane e Charlie.

Ma il cane era morto. La sua pistola alla fine aveva sparato e il cane era stato colpito alla testa.

Quel caso l’aveva praticamente terrorizzata. Burt Oakley, il promotore della mostra canina e proprietario del mastino, affermò che aveva fatto nascere il cane da seme modificato geneticamente per aumentare la sua intelligenza e renderla quasi umana, in modo da comprendere meglio i comandi del padrone. Il genetista che si era occupato del caso gli aveva detto che quel cane aveva anche dei fratelli, nati dalla stessa cucciolata, e che stavano tutti bene.

Purtroppo quel mastino aveva avuto una reazione collaterale alla manipolazione genetica, ed era presto diventato aggressivo e pericoloso. Quando la Justice Security era riuscita ad individuare i proprietari degli altri cuccioli, tutti i cani erano ormai scomparsi, chi per un motivo, chi per un altro.

In tutto, tre mastini giganti e geneticamente manipolati...scomparsi. Tre bombe ad orologeria.

Jessica rabbrividì al solo pensiero.

Uno di quei cani aveva quasi ucciso lei e Charlie, e aveva fatto fuori il povero Jeff Ladd.

Che disastro potevano combinare gli altri tre?

La Justice Security avrebbe dovuto escogitare qualcosa per rintracciarli e levarli di mezzo, così lei non avrebbe avuto più quei maledetti incubi!

Jessica fece oscillare i piedi oltre il bordo del letto e si alzò. Salì i tre gradini fino alla sua cabina armadio per prendere la vestaglia. Quando aprì la porta dell'armadio, il grosso mastino era lì, con gli occhi fiammeggianti di fuoco. Jessica urlò mentre indietreggiava e rotolava per gli scalini, atterrando ai piedi del letto.

"Eccoci di nuovo, cagna!" urlò il mastino, con la sua voce roca e demoniaca. Poi scattò verso di lei, le mascelle spalancate, le fauci aperte e gocciolanti...

Jessica si svegliò di nuovo, urlando.

***


CON UN FORTE RUGGITO, i demoni ripresero il loro attacco.

"Lasciatemi andare, dannazione!"

Tutti si voltarono per vedere cosa stava succedendo.

Il demone alto che camminava curvo aveva afferrato Megan e se l’era gettata sopra la spalla. Si stava allontanando velocemente mentre Megan lo schiaffeggiava e lo prendeva a pugni sulla schiena. Erano ormai fuori tiro e si allontanavano velocemente.

Louie gettò le braccia al collo di Dexter proprio mentre lui si preparava a correre dietro al demone che aveva rapito Magan. Dexter aveva insegnato a Louie molto bene le arti marziali, e adesso Louie era in grado di fermarlo, se Dexter aveva in mente di fare delle stronzate... ed è inutile che Dexter provò tutto ciò che poteva per liberarsi dalla sua stretta micidiale, ma Louie tenne duro.

“Lasciami andare, Louie! L'hanno presa, dannazione! "

"No, amico, non posso farlo! Devo tenerti! Non posso perdervi entrambi, amico! "

"Posso salvarla!"

“No, puoi farti solo uccider, ecco cosa puoi fare! Calmati, Dexter!"

Poco prima che il demone scomparisse dalla loro vista con Megan, Madeline si sporse in avanti per lanciargli dietro un'esplosione di potere bianco. Se non si fosse sporta in avanti, il fulmine nero che le aveva sfiorato la schiena e la testa l'avrebbe colpita in pieno. L’esplosione la investì ancora con violenza, e lei fu scaraventata nel mucchio. Il colore della sua aura sbiadì. Il suo potere quasi si annullò. La bambina rimase immobile.

Louie aveva ancora Dexter stretto tra le sue braccia, quando Megan riapparve davanti a loro.

Gli occhi di Megan erano di un rosso acceso e sorrideva così malignamente che il suo viso sembrava una maschera di terrore. I suoi denti erano simili a zanne, tutti appuntiti.

“Vieni con me, Dexter. Lascia che ti mostri l'inferno." sussurrò Megan.

Megan alzò le mani e colpì Dexter e Louie con un fulmine nero di puro potere malvagio.

Dexter non urlò quando si svegliò dall'incubo, ma era vicino a farlo.

Si guardò intorno nel suo appartamento.

Megan non era più lì.

La sua adorata moglie era stata portata via dal demone, mentre tutti loro erano riusciti a sfuggire all'Inferno.

Dexter iniziò a piangere. Di nuovo, per quel giorno.

***


"DONNA?" DISSE JESSICA ad alta voce. "Possiamo parlarne civilmente, adesso?"

Ci fu quasi un intero minuto di silenzio, con Jessica e Mark che si scambiavano delle occhiate.

Con voce calma la donna rispose: "Come lo hai capito?"

"Onestamente? Era solo una buona ipotesi. - rispose Jessica - Posso alzarmi adesso, Donna?"

Silenzio per qualche secondo. "Sì."

"Prometti di non uccidermi?"

"Per ora, sì."

"Bene." disse Jessica. Facendo dei segali con le mani, secondo un codice della Justice Security, diede degli ordini a Mark.

Jessica fece un respiro profondo, poi si alzò, guardando verso gli ascensori.

Donna Yarbrough si era tolta il passamontagna e si trovava a circa sei metri dal banco della reception. Teneva un coltello a serramanico in ogni mano e una pistola Glock in una fondina sul fianco destro. C'era un coltello da caccia dall'aspetto malvagio in un fodero, sul suo fianco sinistro. Sembrava tranquilla e padrona di sé. Indossava pantaloni da tuta aderenti e una canottiera, con una giacca con cappuccio che aveva lasciato aperta. C'erano degli schizzi di sangue sulla giacca e sui pantaloni. Indossava anche dei guanti, probabilmente di lattice, che aderivano perfettamente alle sue mani.

Jessica quasi sussultò quando vide gli schizzi di sangue. Poi cominciò a realizzare: quella donna aveva ucciso o ferito venti persone in pochi minuti, e aveva piazzato degli esplosivi al quinto piano, presumibilmente per distruggere l’ala superiore dell'edificio. Gli occhi di Jessica si strinsero sulla donna. Era tutto ciò che poteva fare per controllarsi ed evitare di farle un buco in fronte.

"Allora, cosa vuoi sapere, Jessica?" disse Donna beffarda. "Perché l’ho fatto? Di solito è questa la grande domanda. "

"Per cominciare credo che vada bene.” disse Jessica, con tono asciutto.

Donna fece un paio di passi in avanti, cosa che la allontanò dagli ascensori e dalle scale.

"Ho solo eseguito degli ordini. Esteban Fernandez voleva che questo fosse un attacco su due fronti. L’idea era di eliminare il vostro capo - Joey Justice - e uccidere tutti i suoi soci, e infine far saltare in aria l’intero edificio, in modo da cancellare la Justice Security dalla faccia della terra.” Fece un altro passo avanti, le braccia libere lungo i fianchi. “Anche l'idea di usare l’esplosivo è sua. Mi ha ordinato di piazzarlo al quinto piano, per fare più danno e causare il crollo di tutto...un effetto Torri Gemelli, per essere più chiari." Guardò Jessica, con una piccola espressione di dolore sul viso. "Uccidere queste persone non mi fa sentire bene, signora... ma sicuramente è meglio trovarmele morte ai miei piedi piuttosto che vive con una pistola puntata su di me.”

Mark, obbedendo agli ordini muti di Jessica, stava trasmettendo ogni parola attraverso il sistema radio della Justice Security. I microfoni sensibili nella hall captarono ogni parola, e le telecamere posizionate nei punti strategici stavano registrando tutto. Il feed dal sistema di sicurezza era stato cablato nella scheda di trasmissione radio presso la regia centrale. Tutto ciò che Mark doveva fare era premere un paio di pulsanti, e l'audio si sarebbe sentito in tutta la città. Ogni dipendente della Justice Security con una radio privata in quel momento stava ascoltando cosa succedeva alla sede centrale..

La mente di Jessica vacillò alle parole di Donna. “Fernandez? Ma pensavo ... non eri la ragazza di Louie? Non capisco!"

Donna ridacchiò. “Ho finto di innamorarmi di Louie. Quando sei una modella famosa è facile avere tutti i maschi che vuoi, non credi? Ho pensato che, non essendo una figura di primo piano dell’Organizzazione, sarebbe stato meno in guardia e quindi più facile da adescare. E a quanto pare...non mi sono sbagliata..."

"E ... Fernandez? Come lo hai conosciuto?"

“Ebbi dei piccoli problemi di droga alcuni anni fa, durante un servizio fotografico in Messico. Alcuni membri dello staff mi coinvolsero in affari poco leciti e così alla fine mi hanno arrestata. Dato che ero bella e famosa le mie compagne di cella hanno pensato di avvertirmi subito che non sarei stata lasciata in pace dai secondini, ed ero atterrita. Poi Esteban Fernandez chiese un incontro con me e si offrì di pagare per la mia cauzione e farmi uscire subito dalla galera...sa patto che eseguissi degli ordini. Mi disse che, per ripagarlo, avrei dovuto apprendere alcune abilità speciali che mi avrebbero aiutato a fargli dei "favori personali", di tanto in tanto. Sono stato addestrata da uno dei migliori maestri di arti marziali."

"Era il maestro Li Ke? - esclamò una voce alle loro spalle - Lo conosco di fama. Non è bravo come il Maestro Kim Po, quello che ha addestrato me, ma sa fare bene il suo lavoro."

Donna si bloccò. Non si era accorta per niente dell’arrivo di Dexter.

“Dexter! Sono contenta che hai deciso di unirti a noi! "

"Non è solo, piccola. -– esclamò un’altra voce, che Donna conosceva benissimo - Perché non ti arrendi? Davvero non voglio spararti."

"Louie, amore mio! So che mi ami, e so anche che dici la verità. E io non ho molta voglia di farmi sparare da te!” Mentre diceva le ultime tre parole, si girò di scatto e lanciò due coltelli più forte e più velocemente possibile lì dove pensava che si trovasse Louie. Lo aveva localizzato perfettamente, ma Louie schivò i coltelli e si lanciò come un razzo verso di lei.

Dexter si tuffò davanti al suo amico e afferrò entrambi i coltelli mentre passava davanti a Louie, poi atterrò violentemente sul pavimento. Louie sparò due colpi. Il primo colpì Donna alla spalla, e non sarebbe stato fatale, se lei non si fosse voltata proprio in quel momento; quindi le trapassò il braccio e andò a ficcarsi nel suo petto, maciullandole un polmone. Donna crollò al suolo, uccisa all’istante.

Jessica scavalcò la scrivania, parlando concitatamente. “Mark, chiama ambulanze e assistenza medica! Se il dottor Bishop crede di potersi allontanare dall’ospedale, allora digli che abbiamo bisogno di lui qui. Dexter, tu e Louie mi aiutate a vedere se c’è qualcuno ancora vivo? Credo che ne troveremo solo su questo piano! "

Dexter si allontanò per iniziare il suo sopralluogo, mentre Jessica si muoveva nella direzione opposta.

Louie rimase fermo, le braccia lungo i fianchi, la pistola ancora in mano, fissando Donna. Dopo pochi istanti, iniziò a muoversi lentamente verso di lei. Quando le fu accanto si inginocchiò. Una lacrima si formò nell'angolo di un occhio e cominciò a scivolare lentamente lungo una guancia. Non vide Jessica a pochi metri da lui che gli si avvicinava.

Quando Louie tirò su col naso, Donna estrasse il coltello da caccia dal fodero e lo ficcò di scatto nel petto dell’uomo. Sorrideva, mentre lo faceva, e i suoi denti erano simili a delle zanne aguzze. Stava sbavando. I suoi occhi erano di un rosso brillante. Louie, che si era allenato per anni con Dexter, a quella vista rimase spiazzato. Quell’attimo contribuì alla sua fine: Donna spinse il manico del coltello nel cuore di Louie.

Louie si sedette di scatto sul letto, annaspando alla ricerca di aria, come se stesse affogando. Sudava copiosamente.

 

***


TURK WENDELL, IL SEGRETARIO esecutivo della Justice Security, stava aprendo la posta che era stata appena portata al quarto piano da Tony Armstrong. Tony era il "soldato" in uniforme responsabile di tutti gli altri soldati dell’Organizzazione. Tony si occupava anche di piantonare la reception durante il turno di giorno e controllava tutta la posta in arrivo, prima di smistarla ai piani. Di tanto in tanto, Tony controllava anche i clienti, per valutare l’operato dei vari collaboratori.

Turk era un uomo di colore, forte e massiccio. Non era molto loquace, quindi era estremamente breve e coinciso se apriva bocca. Le sue mani facevano impallidire la tastiera del suo computer, ma era così formidabile nel suo lavoro da stupire tutti...lui compreso. Superava in altezza di trenta centimetri Percival "King Louie" Washington, uno dei soci fondatori della Justice Security, e molti dei dipendenti della compagnia discutevano se Turk fosse più forte di Louie. Turk sapeva di essere il più forte, ma ammetteva anche che Louie era più veloce. Quindi alla fine erano pari.

Mancavano solo pochi minuti alla riunione dei partner delle nove del mattino nella sala operativa, e Turk aveva già preparato diversi dolci e panini per la colazione dei soci che non si preparavano niente da soli, o che non avevano una cucina nei loro alloggi. Al quinto e al sesto piano della Justice Security c’erano gli appartamenti per i soci e i collaboratori esterni, che avevano bisogno di un posto dove rimanere per alcuni giorni, e i capi disponevano di vere e proprie suite.

Turk aveva smistato la posta privata dei soci e l’aveva già distribuita ai diretti interessati prima della consueta riunione mattutina. Otto soci costituivano i funzionari della Justice Security: Joey Justice, l'uomo da cui la compagnia aveva preso il nome. La sua fidanzata, Misty Wilhite, bellissima e letale. Louie Washington, tutto muscolo e cervello. Dexter Beck, maestro di arti marziali e programmatore e hacker informatico, con sua moglie Megan Fisk Beck, anche lei rinomata programmatrice soprannominata "Rambo" dai suoi partner, a causa del suo zelo nelle imprese più disperate. Jim Dandy, l'ex rivale dell’Organizzazione, che somigliava a un giovane Tom Selleck. Nicholas Turner, un ex investigatore privato specializzato in casi che coinvolgevano bambini. E Jessica Queen, l'ex segretaria esecutiva. Quando Jessica aveva accettato la partnership offerta, Patti Hoehn era diventata segretaria esecutiva al posto suo. Ma Patti era stata rapita, torturata, violentata e smembrata da Estaban Fernandez, il pazzo generale messicano che dirigeva anche il più grande cartello della droga messicano ... ora nemico mortale della Justice Security. Turk aveva accettato il lavoro dopo la tragica morte di Patti.

Fernandez aveva fatto recapitare ai soci la macchina fotografica di Patti...con alcune fotografie. Turk non aveva visto le foto scattate da Fernandez, ma qualcuno gli aveva detto che Fernandez aveva violentato Patti mentre altri le stavano tagliando braccia e gambe. Alla fine Fernandez stesso l’aveva decapitata, per far arrivare la testa mozzata di Patti alla Justice Security.

“Mi piacerebbe avere quel figlio di puttana tra le mani per cinque minuti! - stava pensando Turk, in quel momento - Gli caverei gli occhi ... poi gli strapperei il cazzo e lo userei per scopargli la testa!”

Jim Dandy e Nicholas Turner erano nella contea di Sardis, a dirigere i lavori del nuovo edificio della Justice Security.

Megan era ormai perduta, da qualche parte nell'Inferno.

L'ascensore arrivò al piano, proprio di fronte alla scrivania di Turk. L’uomo mise la mano sotto la scrivania e afferrò la sua Glock calibro 45 che era nascosta nella fondina. Poteva sparare perfettamente, da lì sotto, e ficcare un proiettile in bocca a chiunque fosse uscito da quell’ascensore.

Le porte si aprirono e Jessica uscì. Turk ritirò la mano dalla pistola. Guardò la donna fisso negli occhi.

"Ancora quegli incubi, Jess?" le chiese piano.

Jessica incontrò gli occhi di Turk, poi annuì. "Non so cosa fare, ormai.” rispose stancamente.

"Hmph - grugnì Turk - Potresti parlarne con Caleb." Caleb Mitchell era lo psichiatra del personale della Justice Security. Insieme all'ex medico dell'FBI Orval Eugene "chiamami Buddy" Bishop, Caleb aveva il suo ufficio e un reparto medico completamente funzionante al primo piano. Lì poteva eseguire quasi tutte le procedure mediche necessarie, a parte il trapianto di organi, senza mai lasciare l'edificio.

"Sai quanto sarebbe imbarazzante, per me?"

"Non è imbarazzante se può aiutarti."

Maledizione! pensò Jessica. Con solo sette parole, Turk aveva riassunto tutto il problema.

Turk osservò Jessica che si dirigeva alla sala operativa. Girò la testa verso l'ascensore, che si aprì di nuovo, e Dexter ne uscì. L'uomo sembra davvero devastato.

"’Giorno, Dexter.” lo salutò Turk.

Dexter lo salutò senza entusiasmo mentre continuava a camminare lungo il corridoio.

L'attenzione di Turk si rivolse alla porta delle scale. Entrò Louie.

"Buongiorno, fratello!" disse Turk.

"Nessun buongiorno, amico!" rispose Louie.

Turk lanciò un'occhiata all'uomo. "Ancora incubi?"

Louie annuì.

"Non sei il solo."

"Cosa intendi?"

"Anche Jessica e Dexter li hanno ancora. Dovreste andare tutti a parlare con Caleb. " Turk abbassò lo sguardo e mormorò: "Forse così potremo dimenticare tutti quello che è successo e tornare a una vita normale.”

Louie sbuffò e andò nella sala operativa.

L'ascensore si fermò ancora una volta e le porte si aprirono, facendo uscire Joey Justice e Misty Wilhite. Si tenevano per mano e camminavano vicini, sorridendosi teneramente. Erano fidanzati da una vita, ma non avevano ancora deciso di sposarsi. Turk salutò anche loro. "”Giorno, capi."

Entrambi guardarono Turk.

"Buongiorno, Turk!" disse Misty sorridendo con calore.

"Buongiorno, signor segretario. - disse Joey - Qualcosa di urgente?"

Turk avrebbe voluto parlargli degli incubi dei vari soci, ma si trattenne...per il momento. Magari glielo avrebbe detto più tardi.

“Nulla, capo. Forse nel pomeriggio verrò a scambiare qualche parola con lei. Devo rifletterci su."

Joey annuì. “Quando vuoi, Turk. Sai dove trovarmi."

Turk annuì in risposta. "Grazie, capo.”

Joey e Misty si diressero anche loro nella sala operativa.

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