Calore

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From the series: Legami Di Sangue #4
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Si avvolse le braccia intorno, sentendosi improvvisamente più sola di quanto si aspettasse e desiderò disperatamente che lui non fosse andato via. Doveva dirgli che le dispiaceva...voleva dirgli grazie e in realtà voleva colpirlo di nuovo per non averle detto che era ferito. Dove stava andando? Cosa facevano i vampiri quando erano feriti?

Lui voleva che restasse lì e facesse quello che Michael aveva chiesto. Con un sospiro, decise di obbedire per una volta...ma non lo faceva per Michael.

Dando le spalle al balcone, Alicia tornò nella sua stanza e si sedette sul letto. Fissò il telefono per qualche istante, chiedendosi cosa avrebbe dovuto se avesse squillato. Avrebbe dovuto rispondere? E se non fosse Michael? Cosa sarebbe successo se qualcuno come Warren o Quinn avesse chiamato Michael e avesse risposto lei al telefono?

Damon aveva ragione...doveva abbastanza ad entrambi da dover aspettare almeno la mattina, prima di prendere decisioni o fare qualcosa che non avrebbe dovuto. Ricordò il tono della voce di Michael quando aveva detto a Damon di portarla a casa. Nessuno la voleva lì stanotte, tranne Damon forse...un’altra cosa di cui avrebbe potuto ringraziarlo.

Desiderando che il tempo passasse più in fretta, si alzò e indossò una maglietta sottile. Tirando le coperte sul letto, si distese e cercò di mettersi a dormire. Presto iniziò a fare troppo caldo, anche se aveva lasciato il balcone aperto per far entrare la brezza fresca. Per quasi un’ora si girò e si rigirò, e alla fine alzò una mano per asciugarsi il sudore sulla fronte.

La sua pelle era più calda di quanto avrebbe dovuto essere, così allontanò le coperte nel tentativo di raffreddarsi. Frustrata, sistemò le coperte finché non furono come un lungo cuscino poi rotolò su un fianco, abbracciandolo e poggiandoci una gamba sopra. Iniziò a muoversi contro la coperta, gradendo quella sensazione tra le cosce e le strinse ancora più forte.

Gli occhi di Alicia si spalancarono quando improvvisamente riconobbe i sintomi di quello che le stava accadendo. Aveva letto a riguardo e lo aveva visto con una delle sue compagne di scuola.

“No...” sussurrò, sentendo la paura assalirla a quel pensiero. “Ti prego, fa’ che io non sia in calore.”

*****

Damon attraversava la città tra le ombre, dirigendosi verso i quartieri più malfamati in cerca di qualcosa o qualcuno da uccidere. Cercò di allontanare Alicia dalla sua mente, ma sembrava che più tempo passava accanto a lei, più profondamente lei si infiltrava sotto la sua pelle. La cosa più strana era che...a lui questo piaceva.

Aveva basato la propria vita sul non preoccuparsi di niente...e di nessuno. Era anche orgoglioso di averla usata come regola per prendere quello che voleva. Lui voleva lei e lei doveva smetterla di tentare il diavolo. Quando era saltato dal balcone, pregò che lei fosse abbastanza intelligente da non seguirlo. Fortunatamente, la ragazza aveva un po’ di auto-conservazione.

Finalmente lui raggiunse il suo obiettivo: una zona degradata di Los Angeles. Damon rimase sul ciglio buio del marciapiede, sorridendo quando le auto della polizia passavano e tutti sparivano. Non appena i poliziotti furono lontani, la feccia sarebbe uscita dal nascondiglio e si sarebbe rimessa all’opera come al solito.

Damon sogghignò verso due donne poco vestite e continuò a camminare mentre loro cercavano di attirarlo con i loro corpi. Forse qualche settimana prima avrebbe potuto prendere la cosa in considerazione, ma adesso...non voleva avere niente a che fare con l’altro sesso. Il pensiero di prosciugare una di loro gli diede un po’ il voltastomaco.

Girando un angolo, Damon notò due teppisti più avanti ed entrambi lo guardavano mentre si avvicinava. Adesso era questo di cui aveva più voglia.

“Come va?” chiese uno con voce profonda. Infilò le mani nelle tasche della giacca, in attesa di vendergli un po’ di roba. Quando vide lo sguardo nei suoi occhi selvaggi lasciò perdere, pensando che questo ragazzo avesse già preso la sua roba altrove.

Damon non rispose e continuò a camminare. Sapeva cosa stava per accadere e aspettava con ansia. Questi due ragazzi erano probabilmente i re di questa strada, con muscoli possenti e scuri occhi inespressivi. Poteva sentire l’odore di sangue vecchio sui loro vestiti e vide le nocche rovinate, proprie dei bulli. Sì, probabilmente si consideravano delle leggende.

“Ehi.” gridò il secondo “Il mio amico ti ha fatto una domanda.”

“E il mio silenzio avrebbe dovuto fargli capire che non ero dell’umore adatto.” lo avvertì Damon, poi girò la testa per guardarli. Fece un sorriso malvagio, con le zanne che brillarono alla luce soffusa del lampione, quando essi videro le iridi rosse nei suoi occhi. “Tuttavia, una cena con entrambi mi sta bene.”

Damon si mosse rapidamente, afferrando il primo e prosciugandolo in meno di un minuto. Iniziò a sudare per il dolore quando altri proiettili iniziarono ad uscire più velocemente e caddero a terra con udibili tintinnii metallici. Inclinando la testa, rise senza fiato prima di lasciar cadere l’uomo morto.

L’eco del secondo uomo che scappava attirò la sua attenzione e Damon corse dietro di lui, avvolgendosi di nuovo nelle tenebre per nascondersi nell’inseguimento. Il dolore e l’adrenalina mantenevano i propri livelli.

Raggiunse il robusto delinquente e lo seguì per qualche istante, godendo dell’odore della paura. Quando l’uomo iniziò a rallentare Damon ridacchiò nell’oscurità, portando l’uomo a correre di nuovo. Sì, era questo quello di cui aveva bisogno...liberare il mondo da un paio di delinquenti mentre si nutriva del sangue necessario per guarire.

Iniziando ad annoiarsi dell’inseguimento, Damon raggiunse l’uomo e lo scagliò in un vicolo. C’è da dire che la lotta dell’umano fu valorosa, ma in confronto alla forza superiore di Damon...il risultato fu inevitabile.

Alla fine, la lotta dell’uomo cessò e Damon lo lasciò cadere sul cemento. Durante la lotta, piccoli pacchetti di polvere bianca erano caduti dalle tasche dell’uomo insieme ad una mazzetta di soldi abbastanza spessa e ad una pistola. Damon si inginocchiò accanto al cadavere e, usando un angolo della camicia, si ripulì il viso da qualsiasi prova, prima di prendere i soldi e infilarseli nella tasca posteriore, poi si allontanò.

Raggiungendo l’ingresso del vicolo, Damon infilò le mani in tasca ed iniziò a camminare lungo il marciapiede come se non gli importasse di nulla. Ora che il suo bisogno di uccidere e di nutrirsi era stato parzialmente soddisfatto, poteva scegliere la sua prossima vittima con un gusto più piacevole.

Misery aveva osservato l’intera scena tra il vampiro e i due esseri umani che lui aveva scelto come vittime. Voleva avvicinarsi a lui ma era troppo debole per farlo. Invece, si soddisfò alimentandosi con la paura dei due umani mentre il vampiro li prosciugava. La loro morte era stata deliziosa.

L’incontro con Kane quella sera l’aveva costretta ad usare a tutto il potere che aveva accumulato da quando era fuggita dalla grotta. Quando aveva combinato il proprio potere con il sangue di Kane, aveva usato quasi tutto quello che aveva. Creare crepe nelle pareti dimensionali di questo mondo era un processo noioso e ci sarebbe voluto molto più potere di quello che aveva al momento. Poteva sentire il male in questa zona e sapeva di aver risvegliato alcuni dei demoni più deboli che dormivano qui.

Doveva essere più forte per assottigliare le pareti a sufficienza affinché i demoni dall’altra parte se ne accorgessero e ne approfittassero. Se i demoni erano abbastanza potenti...avrebbero completato la crepa dall’altro lato e si sarebbero uniti a lei in questo mondo.

Mentre la sua dimostrazione non era sufficiente per fare ciò che voleva, il male in questa città stava prolificando e non ci sarebbe voluto molto per riportare il proprio potere al livello necessario. Una volta raggiunto quel livello...avrebbe cercato di rompere nuovamente le pareti di questa dimensione. L’aura di questo vampiro non era gustosa come quella di Kane, ma la somiglianza e il potenziale del rito del sangue c’erano sicuramente.

Questo vampiro...anche se aveva mostrato un lato sadico che piaceva a Misery...il suo potere era completamente diverso da quello di Kane. Lei sapeva già come sfruttare il vero potere di Kane, ma più guardava l’anima di questo, più vedeva la pericolosa verità. Il potere che questo possedeva poteva essere rilasciato solo proteggendo qualcosa che ama. Era un potere inutile poiché la creatura reprimeva tale emozione.

Dopo aver studiato il vampiro per qualche istante, Misery decise che era meglio se egli rimanesse senza amore, perché semmai avesse sfruttato tale emozione...il suo potere sarebbe stato illimitato.

Damon sentiva odore di vampiri senz’anima svolazzare intorno a lui e nei vicoli bui. Per un attimo pensò di liberare la città da alcuni di loro, ma decise che aveva già fatto la sua buona azione quel giorno. Se volevano nutrirsi della gentaglia di quest’area, allora chi era lui per fermarli? Non che lui non avesse fatto la stessa cosa. Mentre continuava a camminare, altri proiettili caddero dalla camicia e colpirono il terreno, tintinnando sul marciapiede come ricordi dimenticati.

I peli sulla nuca di Damon si rizzarono e lui smise di camminare, girando la testa da un lato all’altro...si sentiva osservato. Alla fine, girando la testa indietro, i suoi occhi si restrinsero quando vide una sagoma informe, in agguato sul tetto dell’edificio accanto.

Tornando indietro nelle ombre, Damon avvolse l’oscurità attorno a sé, odiando che in questa città non ci fosse privacy con tutti quei dannati esseri paranormali in giro. Prima di venire qui, non era mai stato a contatto con mutanti né caduti. Nel suo paese, i mutanti erano stati scacciati nell’antichità ed erano abbastanza intelligenti da non tornare. Non si era mai reso conto di quanto patriottico fosse mentre ripuliva una terra.

 

Non era mai stato un viaggiatore del mondo come Kane e Michael...non quando si divertiva così tanto lì dov’era. Ma non era un mutante quello sul tetto...era un caduto, e non era uno degli uomini che aveva visto in chiesa. Questo doveva essere quello fuggito.

*****

Zachary fece un sospiro di sollievo quando l’ultimo giornalista finalmente si annoiò e lasciò la sua, tra virgolette, scena del crimine. Riportò la propria attenzione sui vigili del fuoco coperti di fuliggine e fece una smorfia apatica. Poverini, non avevano avuto la possibilità di domare quell’incendio, anche se sembravano grati che non fosse divampato oltre i confini della tenuta di Anthony Valachi. Zachary sorrise quando vide quello per cui stava aspettando.

Aveva creato un incendio così potente che sapeva che non ci avrebbe messo molto a bruciare tutto quello che c’era. Lo aveva fatto per due motivi. Uno era per pietà degli umani che sacrificavano la propria vita quotidianamente giocando con il fuoco, e l’altro era per distruggere ogni prova che gli umani non dovevano trovare...incluso corpi per l’autopsia o ossa da esaminare.

“Sembra che si stia spegnendo.” disse Chad avvicinandosi a Zachary. “Mi sorprende che Trevor non sia qui.”

“Oh, c’era.” Zachary sorrise. “L’ultima volta che l’ho visto stava trascinando tua sorella fuori di qui, così io ho potuto accendere il fuoco.”

“Cosa?” urlò Chad, poi si avvicinò in modo che nessuno potesse sentirlo. “Sono qui da una dannata ora e solo adesso mi stai accennando che mia sorella è stata quasi uccisa stasera?”

“Il proiettile l’ha solo sfiorata.” Zachary amava prendersi gioco del nuovo arrivato. Si sentì un po’ in colpa quando Chad sbiancò in viso. “Rilassati, sta bene.”

“Sei un coglione.” gli disse Chad senza rimorso.

“Mi è stato detto di peggio.” Zachary scrollò le spalle. “Ma per adesso puoi chiamarmi ‘capo’. Ho velocizzato la tua pratica quindi è fatta. Non lavori più per il dipartimento di polizia. Loro lavorano per te e tu lavori per la CIA, per quanto gli riguarda. E questo rientra sotto la giurisdizione della CIA, poiché si tratta di un caso di mafia.”

“Quindi cosa dovrei fare adesso?” chiese Chad, sentendosi un po’ perso e pensando segretamente a come picchiare il giaguaro per aver messo di nuovo in pericolo sua sorella.

“Goditi la promozione perché ti lascio gestire questo per stanotte.” Zachary gli diede una pacca sulla spalla, prima di aprire la portiera dell’auto e scivolare dentro. Contò fino a tre prima che Chad bussasse al finestrino. Abbassandolo, inarcò un sopracciglio.

“Che cosa gli dico?” Chad chiese Chad.

“Qui sta il colpo di genio. Non puoi fornire informazioni in questo momento.” Zachary rise e rialzò il finestrino, poi rise di nuovo quando Chad diede un calcio al suo pneumatico mentre lui sgommava.

Il suo sorriso svanì quando fu solo con i propri pensieri. Sapeva che buona parte del branco di lupi era innocua e che era solo agli ordini dell’alfa, ma il resto potrebbe volersi vendicare per la morte di Anthony Valachi. Alcuni avrebbero additato i soccorritori di Micah, altri avrebbero accusato Steven e la fidanzata infedele. In entrambi i casi, ciò avrebbe messo il Night Light sulla lista nera di ciò che rimaneva della mafia in città.

Estraendo il suo cellulare, Zachary fece una chiamata al membro del PIT che era sotto copertura nella sezione più pericolosa del branco di lupi. Se stavano preparando quello che pensava, allora sarebbe stato saggio continuare e mandare un paio di minacce di morte al Night Light, solo per mantenere i puma in guardia, o ancora meglio...fargli chiudere il club per un po’.

*****

Angelica guardò fuori dalla finestra verso la città sottostante, pensando all’incubo che l’aveva svegliata. Vedere tutte le luci e la vita della città, anche nel bel mezzo della notte, le ridiede sicurezza ed era difficile distogliere lo sguardo.

Non aveva mai avuto un incubo prima d’ora...non aveva mai fatto un solo sogno ed era questo che la turbava di più. Strofinò le dita sul marchio sul suo palmo, incolpandolo dell’incubo. Era così persa nei pensieri morbosi che quando la porta dietro di lei sbatté, le venne quasi un colpo.

Zachary aveva aperto la porta in silenzio, nel caso in cui Angelica stesse ancora dormendo. Quando la vide lì assorta, non poté resistere alla tentazione e sbatté la porta. La sua reazione fu addirittura migliore di quanto lui avesse sperato.

“Se io fossi un demone, ti avrei morso.” la derise lui, poi abbassò lo sguardo sul pugnale che lei teneva così stretto da avere le nocche bianche. “O forse no.” si corresse lui accigliato. “Cos’ha smosso la tua gabbia?”

“Incubi.” disse Angelica sinceramente mentre allentava la presa. Nessuna bugia a riguardo... …non con lui comunque. Lei inspirò profondamente cercando di allentare la tensione delle sue spalle, poi storse il naso “Puzzi di toast bruciato.”

“Mi vuoi lavare la schiena?” Zachary fece un cenno con le sopracciglia mentre si dirigeva verso il bagno.

Angelica lanciò un’altra occhiata fuori dalla finestra prima di allontanarsi. Sentendo l’acqua della doccia si sedette sul divano, prese il taccuino accanto al portatile e cominciò a disegnare l’uomo che aveva visto nella grotta. Visto che lui l’aveva marchiata, allora l’incubo doveva essere opera sua. Iniziò dai suoi occhi e ammorbidì i tratti della matita mentre il volto prendeva forma sulla carta.

Zachary uscì dal bagno tamponandosi i capelli con l’asciugamani. Andando dietro Angelica, guardò il ritratto dell’uomo con cui l’aveva vista nella grotta. Vide la delicatezza con cui disegnava i lunghi capelli neri dell’uomo...come se il vento stesse ancora soffiando. Per essere un demone, era sicuro che sembrasse un diavolo affascinante agli occhi di lei.

“Adesso hai un odore migliore.” commentò Angelica mentre lo guardava. Tamburellando sul disegno, gli chiese “Possiamo metterci in contatto con Dean in modo da potergli mostrare questa immagine?”

“Stasera l’ho intravisto alla villa del lupo alfa. Ma sembra che vada e venga così in fretta che sarebbe più facile mostrarlo a Kane.” suggerì Zachary, girandosi sullo schienale del divano, e si sedette accanto a lei, prendendo in mano l’immagine per esaminarla. “Kane ha detto che Misery è una donna.”

“È quello che temevo.” sospirò Angelica. “Se non è lo stesso demone che hanno liberato dalla grotta...allora temo che Misery non sia l’unico demone in città.”

“Cosa te lo fa pensare?” le chiese Zachary.

Invece di rispondergli, Angelica fece l’unica cosa che non avrebbe mai pensato di fare. Girandosi sul cuscino, si protese verso Zachary e si sporse verso di lui. Quando Zachary provò subito a baciarla, lei inclinò la testa e lui finì per baciarle la fronte. Poi lasciò che il sogno si svelasse attraverso i suoi ricordi.

Zachary trasalì mentre il paesaggio cambiava e fu circondato dall’incubo di Angelica. Quando le immagini tremolanti alla fine sbiadirono e Angelica si scostò lentamente da lui, Zachary aprì gli occhi e sussurrò “Wow...era un sogno spaventoso.”

Angelica annuì “Sì, soprattutto per chi non ha mai fatto un sogno, non una sola volta in tutta la sua vita.”

*****

Kriss aveva cercato nei luoghi in cui pensava si sarebbe potuto nascondere un caduto spaventato, rimasto imprigionato a lungo. In realtà non stava cercando il caduto...ma Dean. Dopo aver finito con tutte le chiese e le piccole aree della città che il male evitava, gli venne in mente che forse stava cercando nei luoghi sbagliati. Non che conoscesse la sua preda intimamente.

Andando da un estremo all’altro, Kriss si diresse verso il cuore della città. Dopo poche ore fu ricompensato quando intravide la creatura che correva sui tetti e saltava da un edificio all’altro.

Seguendolo a distanza, Kriss notò il colore chiaro del caduto insieme ad ali bianche come la neve, nascoste alla vista umana ma non alla sua. Inclinò la testa quando il caduto guardò dietro di sé, come se percepisse di essere seguito.

Quando il caduto rivolse la sua attenzione alle strade sottostanti, Kriss ebbe la sensazione di non essere l’unico a caccia, stasera.

“Chi stai cercando?” sussurrò Kriss sottovoce, seguendolo per diversi isolati. Seguendolo dietro un angolo, Kriss si fermò di colpo quando l’altro uomo fu improvvisamente in piedi sul cornicione dell’edificio...di fronte a lui. Furono l’atteggiamento aggressivo e lo sguardo feroce nei suoi occhi argentati a frenare Kriss.

Per un momento, nessuno dei due si mosse. Kriss usò quel tempo per concentrare i propri poteri e scrutare l’anima dell’uomo. Quando l’immagine della sua anima si delineò, Kriss si aspettò di vedere l’argento scintillante di un’anima pura, ma con sua grande sorpresa l’anima di questo caduto era contaminata. I suoi occhi si spalancarono realizzando che quest’uomo era un ibrido.

Quindi questo era ciò che aveva percepito quando la creatura era esplosa via dalla chiesa. Kriss cercò di stabilire se questo ibrido fosse cattivo quanto il demone effettivo con cui era stato imprigionato. Sentì un colpo mentre la sua visione fu respinta e Kriss sbatté le palpebre. L’unica persona che avesse mai incontrato, in grado di impedirgli di vedere la propria anima, era Dean.

Inalando profondamente e poi espirando lentamente, Kriss decise che c’era solo un modo per scoprirlo. Proprio quando si mosse, il caduto gli rivolse un sorriso tutt’altro che amichevole e fece un passo indietro, scomparendo mentre saltava dal bordo del tetto e fuori dalla vista.

Riconoscendo un invito quando ne riceveva uno, Kriss annuì e, con un salto in corsa, fece una capriola giù dal cornicione dell’edificio. Prima di atterrare al suolo quattro piani più sotto, qualcosa lo colpì al fianco e sentì delle braccia stringersi intorno a sé.

“No.” disse Dean, placcando Kriss a mezz’aria.

“Pensavo che volessi trovarlo e catturarlo.” urlò Kriss, improvvisamente furioso. Cercava Dean da giorni e lo faceva incazzare che Dean fosse ovviamente abbastanza vicino da sapere che era lì, ma che non sarebbe uscito allo scoperto.

“Non è un coniglio.” disse Dean mentre cambiavano direzione e salivano sul tetto dell’edificio. “E poi, lo osservo da un po’, non vuoi sapere cosa sta facendo?”

“Cosa?” Kriss si accigliò.

Dean si allontanò immediatamente per mettere distanza tra loro. “Sta seguendo Misery, il demone che lo teneva intrappolato nella grotta.”

In quel momento, le nuvole sottili sopra di loro si dissiparono, permettendo alla luce della luna di proiettarsi su di loro, e creare ombre sul tetto che rivelarono la loro vera identità. Dean dovette distogliere lo sguardo dalla perfezione di Kriss...doveva sempre distogliere lo sguardo.

“Beh, forse ci permetterà di aiutarlo ad ottenere una piccola vendetta.” suggerì Kriss. “È passato un po’ di tempo, ma insieme potremmo probabilmente sconfiggerla.”

“Ne dubito.” Dean guardò nella direzione in cui era andato il caduto. “Ogni volta che mi avvicino a lui, sento la sua rabbia e la sua paura.”

Kriss fissò nella stessa direzione comprendendo la verità. “Forse ha un buon motivo per avere paura di noi.” Iniziò a dirgli che era un ibrido...non un caduto a tutti gli effetti, ma Dean lo interruppe.

“Non importa, perché non si fida di noi.” Dean si avvicinò al cornicione e guardò la città.

Sapeva che Kriss pensava di aver capito tutto. Quindi questo caduto non era un purosangue... …era abbastanza vicino ed era quello che contava. Negli ultimi giorni Dean aveva guardato diverse volte nella sua anima e non aveva visto il male che etichettava la maggior parte degli ibridi come demoni. Agli occhi di Dean, questo lo rendeva uno di loro. A pensarci bene...forse era ora di far notare a Kriss quel piccolo particolare.

 

“È più puro di quanto pensi, non un ibrido. La sua anima è diversa dalla nostra, ma non c’è il male in essa...adesso è piena di paura, sfiducia e desiderio. Spero che tu non sia cambiato così tanto da non riuscire a vedere il bene in lui.”

Sapeva che Kriss non aveva mai dato la caccia agli ibridi distruggendoli senza una buona ragione. Kriss era uno degli ultimi caduti ad essere mandato qui, molto tempo dopo che le guerre demoniache erano finite...banditi in questo mondo solo per sbarazzarsi di una parte della popolazione maschile. Kriss non lo sapeva, ma Dean era molto più vecchio.

Dean era stato uno dei capi della ribellione che pose fine alla guerra tra demoni...sebbene inviando alcuni purosangue sottoterra per aver massacrato senza motivo ibridi che non erano demoniaci. Alcune cose erano peccaminose...non importa cosa si pensa.

Kriss ebbe un flashback di quando voleva uccidere Kane e poi aveva trovato un’anima lacera, ma stranamente pura, che lo fissava. Non aveva mai visto una tale stranezza. Se Kane era umano o demone con un’anima così danneggiata...lui sarebbe stato male puro. Lui sarebbe stato male puro. Si chiese se Dean avesse ragione...se forse aveva perso la propria capacità di giudizio.

Vivere tra gli umani da così tanto tempo gli aveva insegnato che anche le migliori intenzioni hanno sempre un lato oscuro. Aveva deciso molto tempo fa che avrebbe serbato la morte solo per la forma più concreta del male, il resto lo avrebbe lasciato risolversi da sé.

“Per quanto tempo intendi seguirlo?” chiese Kriss con curiosità.

“Finché non capisce che non sono una minaccia.” rispose Dean misteriosamente.

Kriss inclinò la testa e guardò Dean, notando diversi fori di proiettile sui suoi vestiti. “Che diavolo hai combinato? Puzzi di fumo e quelli sui tuoi vestiti non sono buchi di tarme.”

“Lascia che ti chieda una cosa.” Dean non guardò Kriss. “Sei davvero qui per me? O hai solo bisogno di una distrazione perché stai evitando i tuoi sentimenti per Tabatha?”

Kriss si allungò, strattonando il braccio di Dean e girandolo, per guardarlo in faccia. “Perché è sempre guerra con te?” gli chiese.

Dean scosse il braccio dalla presa di Kriss “Forse perché posso vedere nella tua anima quello che tu non vedi.”

Kriss distolse lo sguardo e quando si girò Dean se n’era andato.

*****

Kane aprì silenziosamente la finestra della camera da letto di Tabatha e sgattaiolò dentro. La stava osservando attraverso le finestre ma sentire la sua agitazione non gli piaceva, e il fatto che non riuscisse a leggere i suoi pensieri lo stava facendo impazzire. Tutto quello che poteva sentire erano sussurri quasi silenziosi provenienti dalla sua mente.

Guardò il soffitto, chiedendosi di chi fosse stata la brillante idea di fare di lei l’unica persona che lui non poteva ascoltare, quando poi era l’unica che volesse davvero sentire. Kane mantenne l’oscurità attorno a sé mentre si appoggiava alla porta aperta e la vide alzarsi dal divano nel salotto.

Tabatha spense la radio. Aveva pensato che la musica di sottofondo avrebbe reso l’appartamento meno vuoto, invece le dava solo fastidio. Le mancava il suo coinquilino.

Kriss era sparito da settimane e sapeva che era in grado di badare a se stesso, ma questo non le impediva mai di preoccuparsi. Quel demone, la sua pelle rabbrividì al ricordo, era stato capace di intrappolare Dean, anche se solo per un paio d’ore. Era difficile accettare che là fuori ci fossero cose che potrebbero fare del male a Kriss.

Si passò le dita sulla spalla e sul petto dove era stata ferita, non sentendo altro che la pelle morbida intatta. Pensava di essere stata un genio, facendo credere a Kane di essere sotto il suo incantesimo...lo scherzo le si era ritorto contro. Inoltre, lui le aveva detto di non ricordare di aver visto Misery...ma lei la ricordava ancora. Alzando lentamente le dita si toccò le labbra, desiderando ricordare esattamente quello che Kane le aveva fatto.

Forse era stata sotto il suo incantesimo per tutto il tempo e per qualche motivo ne ricordava solo una parte. Le aveva detto che avrebbe vegliato su di lei...l’avrebbe seguita. Tabatha sentì i peli sulla nuca drizzarsi e la stanza sembrò rimpicciolirsi.

Allontanando le dita dalle labbra sussurrò “Kane, sei qui?”

Kane afferrò il telaio della porta per non andare verso di lei, ma nessun potere sulla terra poté impedirgli di rispondere “Sì.”

La sua voce era spettrale, portando Tabatha a girarsi intorno alla ricerca di lui. Fu presa dalla delusione e dalla paura quando non lo vide in piedi dietro di lei. “Sono così cattiva che devi nasconderti da me?” Il suo respiro stava divenendo un po’ più veloce e si chiese in silenzio se stessa giocando con il fuoco.

Kane lasciò che l’oscurità intorno a sé si diradasse e la guardò mentre gli occhi di lei si posarono su di lui. “Forse sono io quello cattivo.”

Tabatha deglutì. Lui sembrava quasi malvagio, stagliato sulla porta della sua camera da letto...lei doveva ammetterlo. “Forse non sembreresti così malvagio se avessi bussato alla porta d’ingresso.” disse lei, chiedendosi da quanto tempo fosse nel suo appartamento. Sentendo una leggera debolezza nelle ginocchia si voltò, si sforzò di camminare tranquillamente verso il divano e si sedette.

“Mi avresti fatto entrare?” chiese Kane curioso, mentre entrava nella stanza. Notò il modo in cui lei si voltò e sollevò i piedi sul divano, stringendoli a sé mentre si appoggiava al bracciolo imbottito.

“Non ne sono sicura.” rispose Tabatha. “È la prima volta che vieni qui?”

“No.” Kane non si preoccupò di mentirle. Perché mentire quando poteva farle dimenticare di essere stato qui?

“Allora ti invito ad entrare. Siediti.” indicò il divano. Se fosse qui per farmi del male, allora lo avrebbe già fatto...no? Lei osservò il modo in cui lui si muoveva lentamente, mentre faceva come gli aveva chiesto. Era una farsa...aveva visto la velocità con cui lui si muoveva quando voleva. Stava attento a non spaventarla e questo la rendeva ancora più nervosa.

Kane alzò un sopracciglio “È così che tratti i tuoi stalker?” chiese lui in tutta serietà. “Invitandoli per tè e pasticcini?”

Tabatha scosse la testa “Io non bevo tè e odio i pasticcini. Una tazza di caffè e un bagel andranno bene.”

Kane le sorrise debolmente. “Come fai a sapere che non ti farò del male?”

“Se avessi voluto farmi del male, lo avresti già fatto.” rispose Tabatha, dando voce al pensiero che aveva avuto solo poco prima. Pensandoci meglio, aggiunse rapidamente “Anche se tendo ad essere ferita quando tu sei nei paraggi.”

Kane trasalì dentro di sé e alla fine si sedette all’altra estremità del divano che lei aveva indicato, voltandosi verso di lei e appoggiandosi al bracciolo opposto. Alzò la gamba destra, piegandola sul ginocchio, e si sedette in uno stile mezzo indiano con un braccio piegato sullo stomaco.

“Allora dimmi, cara, perché mi hai invitato?” le chiese Kane.

“Tu perché sei qui?” Tabatha evitò la domanda.

Kane sorrise. “Sai che è da maleducati rispondere ad una domanda con una domanda.”

Per un attimo Tabatha fu sorpresa dal modo in cui il sorriso cambiò leggermente i contorni del suo volto, facendolo apparire altrettanto pericoloso e seducente come lei riteneva che fosse.

“Può darsi.” disse Tabatha pensierosa. “Ma sono io quella che stai seguendo e voglio sapere perché.”