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Son House

Molti considerarono Charlie Patton un grande intrattenitore più che un Bluesman. Decisamente l’impatto visivo sul palco era notevole: pensate forse che il primo a coniare esibizioni Shock, con tanto di rogo di chitarra e sfumazzate di spinelli, sia storia recente e che sia patrimonio di Jimmi Hendrix negli anni ’70? Se è così vi sbagliate di brutto. Patton saliva su un palco con l’atteggiamento di un clown triste e aggressivo, che prendeva a calci i tavoli, aggrediva i clienti e suonava la chitarra in tutti i modi possibili: di schiena, bendato, ponendola tra le gambe, con una sola mano e a testa in giù. A volte il respiro affannoso miscelato alla voce gutturale calamitava le donne e atterriva gli uomini, che vedevano in lui un ”posseduto”. Probabilmente era così. Non sappiamo se la figura ammaliatrice di Sloan lo abbia condizionato al punto da ritenersi un ”perduto” o se invece il suo mentore non abbia invece ”liberato” le ossessioni naturali della sua psiche. Non conosciamo molto della primissima giovinezza di Patton, tranne quello che riferirono le sorelle all’ indomani della sua morte. Sappiamo quindi che non amava andare a scuola e che non si recava mai in chiesa. Che era un bambino obbediente sul lavoro quanto scapestrato coi compagni di gioco. E, soprattutto, sappiamo che fino all’ incontro col temuto Sloan NON SAPEVA SUONARE LA CHITARRA. Quando approfondiremo altri personaggi del Blues vedremo che QUESTO è uno dei fulcri su cui si innestano moltissime delle leggende metropolitane che hanno ampliato e corroso la fama degli artisti del periodo. Comunque sia, se l’influenza artistica di Sloan è documentata, è probabile che anche tutto il contorno ne venga di conseguenza. Patton era un donnaiolo incallito, un bevitore eccezionale e un attaccabrighe incorreggibile. In più fumava come un turco, era dedito all’ oppio e maltrattava le donne. Malgrado ciò si sposò 8 volte, ebbe innumerevoli amanti e numerosi figli, dei quali quasi nessuno gli sopravvisse. Qualcosa su di lui la riportò, tanti anni dopo, una vecchissima Rosetta Patton cresciuta anch’ ella nel ricordo del malefico padre: ma il ritratto che ne viene fuori non è affatto confortante.


Rosetta Patton, unica figlia sopravvissuta dell'artista, negli anni '60 con in mano la fotografia del padre.

In tutta la sua follia ( vera o costruita?) Patton scrisse testi che fecero storia.

Accanto alle commercialissime canzoni d’ amore commissionate dalla Paramount al solo scopo di vendere dischi, troviamo brani crudi e suggestivi che ci parlano di emigrazione (Pony Blues), di carcere (High Sheriff Blues), e di vita (Oh,Death! ).

Era un cantore delle piaghe sociali spesso volutamente sottovalutato e ostracizzato, proprio perché poneva l’accento sulle mancanze del Governo.

Ma imbavagliarlo non era facile. Se gli si poneva un veto Patton faceva di tutto per abbatterlo e, quando proprio non gli era possibile, egli partiva lasciando a metà delle sessioni di registrazione, facendo perdere le sue tracce per mesi. Aveva uno stile chitarristico molto particolare, ruvido e duro, e utilizzava spesso lo slide che con lui raggiunse vette liriche ed espressive fino ad allora impensate. Benché non sia stato l’ inventore del Delta Blues, tuttavia ne fu il più grande interprete e l’appellativo ”Padre del Blues” gli rende giustizia. Dopo di lui, a parte l’influenza che BLIND LEMMON JEFFERSON esercitava sui musicisti dello steso periodo, TUTTI GLI ALTRI venuti dopo (e questo mi attirerà le ire di moltissimi estimatori) son stati ESECUTORI VIRTUOSI, Robert Johnson compreso. Ognuno dei grandi Bluesmen, chi più chi meno, attingerà alla grande scuola di Patton, apportandovi modifiche personali che non incideranno mai sulla STRUTTURA del Delta Blues, anche se meravigliose e appassionate. Qualche critico ha addirittura considerato Patton come il Primo Rock and Roller della storia…ma questo, francamente, non posso sottoscriverlo


Inondazione del Mississippi del 1935. Patton si ispirava a scene di vita vere nelle sue canzoni, e parla di una delle tante esondazioni del fiume proprio In HIGH WATER BLUES. Inondazione del Mississippi del 1935. Patton si ispirava a scene di vita vere nelle sue canzoni,e parla di una delle tante esondazioni del fiume proprio In HIGH WATER BLUES.

Uno dei più grandi musicologi del settore, ROBERT PALMER, lo descrive come un ”jack-of-all-trades bluesman”, cioè un tuttofare della musica, capace di suonare con la stessa maestria il Blues quanto le ballate folk, l’Hillibilly e tutto ciò che era in circolazione nel periodo, senza fare distinzioni tra musica White o Black. Oltretutto Patton era un grande imprenditore di se stesso, in grado di abbinare senza sforzo l'Arte con il denaro arricchendosi smisuratamente, il che non fece che gonfiare la sua fama oscura. (Tutto ciò che lui tocca diventa oro.) Troppo bravo, troppo capace, troppo furbo e troppo ”perduto” per non essere stato toccato dal Maligno! Possiamo definire il suo personaggio come la prima grande Rock Star che si ricordi: a differenza degli altri Bluesmen tutte le sue esibizioni erano studiate e progettate a tavolino, organizzate fin nei minimi dettagli e sempre in pompa magna, nei locali di lusso quanto nelle bettole. Amava intrattenere il pubblico con la sua voce rumorosa e le sue porcate da bordello, e resisteva a qualsiasi fatica bevendo, fumando e litigando con tutti. Malgrado la protezione della Paramount finì in galera almeno un paio di volte, per rissa e lesioni nonché per vilipendio alle forze dell’ Ordine, e ogni volta ficcava le esperienze personali nelle proprie canzoni. Questa è la sua ingente discografia, realizzata in poco più di cinque anni:

Mississippi Boweavil Blues

Screamin’ and Hollerin’ The Blues

Down The Dirt Road Blues

Banty Rooster Blues

Pea Vine Blues

It Won’t Be Long

Tom Rushen Blues

A Spoonful Blues

“Shake It And Break It (But Don’t Let It Fall Mama)”

“Prayer Of Death Part 1 & 2”

“Lord I’m Discouraged”

“I’m Goin’ Home”

1929, Grafton

“Going To Move To Alabama”

“Elder Greene Blues”

“Circle Round The Moon”

“Devil Sent The Rain Blues”

“Mean Black Cat Blues”

“Frankie And Albert”

“Some These Days I’ll Be Gone”

“Green River Blues”

“Hammer Blues”

“Magnolia Blues”

“When Your Way Gets Darl”

“Heart Like Railroad Street”

“Some Happy Day”

“You’re Gonna Need Somebody When You Die”

“Jim Lee Blues Part 1”

“Jim Lee Blues Part 2”

“High Water Everywhere Part 1”

“High Water Everywhere Part 2”

“Jesus Is A Dying-Bed Maker”

“I Shall Not Be Moved”

“Rattlesnake Blues”

“Running Wild Blues”

“Joe Kirby”

“Mean Black Moan”

“Farrell Blues”

“Come Back Corrina”

“Tell Me Man Blues”

“Be True Be True Blues”

1930, Grafton

“Dry Well Blues”

“Some Summer Day ”

“Moon Going Down”

“Bird Nest Bound”

1934, New York City

“Jersey Bull Blues”

“High Sheriff Blues”

“Stone Pony Blues”

“34 Blues”

“Love My Stuff”

“Revenue Man Blues”

“Oh Death”

“Troubled ‘Bout My Mother”

“Poor Me”

“Hang It On The Wall”

“Yellow Bee”

“Mind Reader Blues”

La sua morte, avvenuta il 28 aprile 1934, resta ancora avvolta dal mistero.

Se ne conoscono molte versioni, alcune delle quali ci parlano di infarto, altre addirittura che ”fosse stato colpito da un fulmine”, cosa del resto molto in linea con il suo personaggio.

In realtà fu una morte sicuramente ”provvidenziale” per la Paramount, che aveva investito moltissimo nella sua figura Dark e nelle sue canzoni oscure. Sembrava infatti che negli ultimi tempi Patton, oppresso dalle conseguenze nefaste di una sifilide contratta in gioventù, si fosse in certo senso redento e avesse iniziato a frequentare la Chiesa di Re Salomone, molto amata dagli Afro-Americani del periodo. Qui egli sembrava felice di cantare salmi e addirittura predicava ai confratelli. Sembra anzi che si era messo in testa ( lo dice sempre SON HOUSE ) di scrivere un album Gospel, genere tra l’altro che cantava piacevolmente anche in gioventù. Una sua nipote presente al capezzale di un Patton malato MA NON MORENTE afferma di averlo sentito ripetere in modo ossessivo diversi capitoli della Rivelazione, sermoni della Bibbia. E qui inizia il vero mistero sulla sua morte, con versioni, personaggi e date che non collimano tra loro.

Cercherò di riassumere in breve.


Certificato di morte di Charlie Patton

Versione Ufficiale: Infarto dovuto a un difetto congenito della valvola mitralica. Una conseguenza molto frequente della sifilide, per cui sembrerebbe tutto a posto. Eppure il vizio della mitrale era facilmente riconoscibile anche a quei tempi mediante una semplice auscultazione: come mai il suo medico curante, imposto peraltro dalla sua casa discografica, NON SE NE ERA MAI ACCORTO? Come mai non gli furono somministrati i farmaci atti a contrastare un eventuale prolasso? E soprattutto…se il difetto era così grave da condurlo alla morte, COME MAI NON GLI FU PROIBITO di lavorare fino alla fine? Inoltre il mezzadro JIM EDWARDS, suo amico d’infanzia, riferisce che la veglia funebre si svolse a Longswitch vicino a Leland. Tuttavia nel certificato di morte si parla di Sunflower Count come luogo del decesso. Ancora più strano è il fatto che Charlie non abitasse in nessuno di questi due posti bensì al 350 di Heatman Street in Indianola, dove conviveva con la sua ultima amante BERTHA LEE, che tuttavia non viene mai menzionata come presente al fatto. Si registra invece come testimone oculare della morte di Patton tale WILLIE CALVIN, altro personaggio misterioso ignoto a chiunque frequentasse Patton, amici e parenti compresi. CHI ERA COSTUI? E perché citarlo nel certificato di morte a dispetto di testimonianze più autorevoli come quella della convivente o dei parenti stretti?

 

Seconda versione: colpito da un fulmine. Lo riferisce HAYES McCULLAN, amicissimo di WILLIE BROWN e dello stesso Patton. In realtà alcuni parlarono di infarto o comunque di una morte improvvisa. Non ci sono ulteriori testimonianze su questa versione, che scarterei. Terza versione: parotite. Lo sostiene SON HOUSE, che disse di aver ricevuto un telegramma da Bertha Lee in cui veniva avvertito della sua morte. Stranissimo visto che la parotite, anche se trascurata, ha dei tempi abbastanza lunghi di azione. Visto lo stretto rapporto tra i due amici E’ IMMAGINABILE che Son House fosse rimasto a casa sua o anche in tournèe senza correre al capezzale dell’ amico? Inoltre vari dati rendono sospetta questa morte. Il medico (che NON viene nominato e la cui firma appare illeggibile) che aveva in cura Patton specifica che l’agonia di Patton durò…92 giorni. Ma esistono anche altre testimonianze scritte dallo stesso medico in cui la durata della malattia scende a ..13 giorni. Come mai queste incongruenze? E comunque…Patton NON FU MAI trasportato in ospedale. 13 o 92 giorni che siano NON si trattò di una morte rapida. E allora COSA FECERO TUTTI in quel lasso di tempo in cui Patton moriva? Ancora più interessante è che, malgrado Bertha Lee abbia spergiurato che Patton sia morto tra le sue braccia, si fa menzione a una certa MINNIE FRANKLIN WASHINGTON come sua ultima moglie, la quale viene anche indicata nel certificato di morte dell’artista. Considerando i trascorsi di Patton non ci stupirebbe che fosse una ennesima consorte occasionale. Tuttavia il certificato di matrimonio dei due NON E’ MAI stato trovato. E volete l’ ultima ciliegina sulla torta? Si sussurra che l’oscuro Willie Calvin di cui sopra fosse in realtà…una DONNA, ultima amante di Patton e l’ UNICA PERSONA (cosa invece sicurissima) che informò le Autorità della morte dell’artista. Si, ma …a distanza di 24 ore precise dal decesso. C’è da chiedersi COME MAI questo ritardo e COSA STESSE FACENDO in quelle stesse ore il medico che firmò il certificato di morte! Probabilmente non sapremo mai come realmente andarono le cose... e in fondo ogni grande artista porta con sé nella tomba un alone di mistero. Purtroppo devo aggiungere con amarezza che la morte di Charlie Patton passò quasi in sordina in un mondo trasformato per sempre dalla sua musica. NIENTE annunci ufficiali, NIENTE cortei funebri e NESSUNA commemorazione pubblica. Neanche i giornali ne parlarono. Soprattutto….NESSUNA LAPIDE. Charlie Patton finì all’ossario comune di Holly Ridge. Solo nel 1990 il musicista JOHN FOGERTY dei CREEDENCE CLEARWATER depose una pietra tombale nel punto in cui il vecchio guardiano del cimitero, tale C. HOWARD, ricordava di avere seppellito l’artista. La grafia del nome Patton e l’epitaffio furono invece coniati da Jim O’ Neal. E questo fu tutto. E SLOAN…che fine fece? Pare che morì, settantenne, nel marzo del 1948 in Arkansas…ma anche qui NON esiste la certezza assoluta che i due Sloan siano la stessa persona. Come in ogni buona leggenda Blues su questa ultima vicenda è impossibile scrivere la parola FINE.


Lapide dell’artista

Blind" Lemon Jefferson
Era davvero cieco?


Tra i personaggi emblematici del Blues un rilievo a parte merita la figura di “BLIND” LEMON JEFFERSON, (ove BLIND sta per CIECO, forse più legata alla storia del Blues Texano che al quello del Delta. Un personaggio sotto molti aspetti dimenticato, forse trascurato, tanto è vero che quando una decina di anni fa si risolse il mistero della sua vera data di nascita ( fine 1894 e non 1893) e soprattutto della sua formazione musicale (Deep Ellum a Dallas) nessuno dei giornali del settore ne parlò.Eppure egli fu uno degli esponenti più importanti del Blues popolare e tradizionale, e la sua influenza è percepibile in alcuni dei ”mostri sacri” che lui stesso contribuì a generare, come il grande LEADBELLY, che amò definirsi suo discepolo, o Sam ”Lightnin” Hopkins.

Ma molti, anzi moltissimi dei grandi artisti che conosciamo riconobbero in lui un maestro, a cominciare da T. Bone Walker, a Bessie Smith a Louis Armstrong…fino a colpire, per loro stessa ammissione, il cuore dei Beatles.

E allora, come si spiega la coltre di silenzio che lo ha accompagnato per decenni, relegandolo nell’ oblio degli Dei Ignoti? Vediamo d scoprirlo.

Figlio di Alec e Clarissy Bench, il piccolo Lemon nacque a Couchman, nel Texas, il 24 ottobre 1894 e visse nella fattoria dei genitori fino a circa i 10 anni.

Stranamente non esistono (o si sono persi) i censimenti del periodo, per cui non sappiamo se abbia mai frequentato la scuola pubblica e se davvero, come si riporta, fosse nato cieco. Si suppone che abbia perso la vista da piccolo, dato il diabete giovanile che lo perseguitava e che egli non ha mai curato. Tesi inoltre confortata dal medico della Paramount che lo ebbe in cura per circa tre anni proprio per conto della casa discografica.


Ecco come appariva il Texas rurale nel 1894,data della nascita di Lemon. Qui siamo nella Contea di Olivia

Siamo però sicuri che da bambino Lemon abbia cantato nel coro Gospel della chiesetta di provincia e che, a dispetto della tradizione maledetta del Blues che vuole che i suoi Miti siano oscuri e maligni, abbia manifestato una certa propensione per la missione di predicatore. Non è un mistero che iniziò la sua collaborazione con la Paramount firmandosi con lo pseudonimo DEACON LJ BATES e che i primi due brani di successo furono appunto due salmi in Gospel, He arose from the dead e I want to be like Jesus in my heart, entrambi del 1926.

D’altra parte il piccolo Jefferson non amava la vita tranquilla. Approdato giovanissimo a Dallas nella zona dei musicisti black, il DEEP ELLUM, sulle orme dei grandi (e dimenticati) HENRY ”RAGTIME TEXAS” THOMAS e TEXAS ALEXANDER… aveva già esplorato l’ intero EAST COAST portando musica Blues e Dance per le strade. Un’ accoppiata che non deve meravigliare, visto che la maggior parte degli artisti del periodo, sia bianchi che neri, si adattavano a suonare alle feste di piazza o in quelle private, dove l’allegria era un imperativo! Il fatto che Lemon fosse anche cieco concedeva inoltre quel pizzico di attrattiva che non guastava. In realtà essere cieco, agli inizi del 1900 in America, era sotto molti aspetti un vantaggio. La gente Nera non era ben vista negli Stati del Sud, ancora legati all’ idea della schiavitù come condizione ”naturale” per l’ Afro-Americano. Il fatto che il Governo Centrale e la politica degli Stati del nord ne appoggiassero i principi costituzionali di uguaglianza e libertà e avesse, almeno sulla carta, abbattuto le barriere socio-culturali di subordinazione del nero rispetto al bianco, era per la maggioranza della popolazione degli Stati del sud un’ ERESIA SOCIALE che avrebbe nel tempo sconvolto l’equilibrio dell’intera nazione.

Oltre ai nostalgici del Ku KLUX KLAN, c he comunque non era affatto morto ( e che sarebbe tornato in auge alla fine della seconda guerra mondiale) molti politici, tutori dell’ Ordine e magistrati aggiravano la legge per impedire la libera circolazione dei neri sul territorio nazionale, ostacolarne l’ integrazione e relegarli al ruolo di poveracci affamati e ignoranti, arrivando a vietarne l'accesso alle scuole pubbliche. Tutte attività sommerse e nascoste, che tuttavia davano i loro frutti. Fu solo con la grande depressione del 1915 e poi il Proibizionismo e l’avvento della prima Guerra Mondiale che un’ondata inarrestabile di Afro-Americani sciamò al nord alla ricerca di lavoro, approfittando della allentata ”difesa del territorio”, essendo ormai l' America intera impegnata a combattere per la PROPRIA sopravvivenza! Ma anche qui non si parla di gente comune, dei braccianti, degli operai, che non avevano i soldi per imbarcarsi in un’avventura tanto ignota e pericolosa come l’emigrazione, ancor di più se bloccati da una famiglia a carico. Chi partì per primo e in certo senso spianò la strada furono GLI ARTISTI, gente folle e priva di vincoli e dei quali si perdonava in partenza la ”diversità”, espressa in molti casi come omosessualità, travestitismo ma anche come menomazione fisica.


Qui siamo nel DEEP ELLUM, nel 1920. Precisamente in ELM STREET dove Lemon Jefferson si esibì a lungo

Persone di serie B, per intenderci, che lungi dall’ essere ostracizzati come invece avverrà nella benpensante America degli anni ’50, era richiesta e ben pagata. I ciechi per primi. La leggenda li precedeva e apriva porte generalmente chiuse. Il pubblico si deliziava ad ammirarne l’ abilità sulla chitarra, si chiedeva come facessero ad accarezzare i tasti del pianoforte, e ne applaudiva l’instancabile capacità di intrattenimento. Si dice che molti Bluesman, per sbarcare il lunario e concedersi una indipendenza altrimenti irrealizzabile, si accecassero volutamente…Altri meno radicali FINSERO di essere ciechi. E’ forse il caso del nostro Lemon?

L’unico censimento che fa menzione alla sua cecità è quello del 1900, dove il bambino viene siglato come BS, cioè figlio cieco. Ci sono anche le testimonianze di molti suoi discepoli, che lo accompagnavano in giro per le strade. Ma ce ne sono molte altre discordanti che ci parlano di una sua breve attività sportiva da lottatore quando era ancora a Couchman, di sue peregrinazioni per il Paese da solo, cioè senza bastone o cani o accompagnatori di sorta, e perfino di come riuscisse a distinguere le banconote di taglio diverso senza ricorrere all’ utilizzo del tatto! (?) Ma la cosa più sorprendente (e documentata) è il fatto che…girasse con una pistola carica e che sapesse anche usarla!


Molti erano gli artisti non vedenti che firmarono contratti con le case discografiche. Da BLIND WILLIE MC TELL, che prese il posto di Lemon nella Paramount Records, all’ indomani della sua improvvisa morte…

Inoltre ci sono le fotografie: due, molto simili tra loro, che ce lo mostrano sobrio, dimessamente vestito, basso e paffutello e con due occhi chiusi su cui troneggiano lenti trasparenti dichiaratamente…da vista! L’usanza del tempo imponeva ai ciechi l’ utilizzo di lenti scure, un po’per non disgustare le persone con l'esibizione di cornee bianche o catarrose, un po’ come segno di riconoscimento sociale, soprattutto in un’America razzista dal grilletto facile! Altri musicisti del periodo sono stati fotografati per conto delle Case Discografiche, come ad esempio BLIND WILLIE MC TELL, ma MAI con gli occhiali.


..a BLIND BLAKE qualche anno dopo…

In genere anche le case discografiche si attenevano a questa regola, sfumando l’ immagine nell’ ombra, tagliandone la visuale o ritraendo i musicisti con gli occhi chiusi. PERCHE’ allora queste lenti chiare per il nostro buon Lemon? Probabilmente non lo sapremo mai. Ogni possibile prova giace ormai con lui nella tomba, ma questi particolari contribuiscono a rendere maggiormente emblematica la sua figura. La cecità tra gli Afro-Americani era una condizione molto frequente, e lo rimarrà fino a quasi tutti gli anni ’50. Le scarse condizioni igienico-sanitarie favorivano la comparsa di congiuntiviti recidivanti che, se non curate, intaccavano ben presto la retina portando alla perdita totale o parziale della vista. Nei sobborghi rurali un bambino su 4 nasceva cieco, vuoi per la sifilide o a causa di altre malattie a carattere sessuale spesso contratte dalla madre, ma anche a causa della carente alimentazione durante la gravidanza. La minorazione era frequentissima anche in età adulta: operai, braccianti, muratori, minatori, spaludatori, i Neri d’America incorrevano spessissimo in incidenti sul lavoro che, anche per cause banali come lo spruzzo di calce sulla cornea, portavano alla perdita di uno o entrambi gli occhi. Insomma, un universo di ciechi a cui non rimaneva altra strada per sopravvivere che l’ accattonaggio o l’ arte del suonare.

 



...a Blind Willie Johnson. Qui con gli occhi chiusi, un'altra immagine classica del musicista cieco. Come vedete MAI con occhiali da vista.

Ma un universo ”al contrario”, dove il ”normale” restava confinato nella povertà e nel degrado, ancora schiavo dei padroni bianchi, mentre il cieco godeva della piena libertà negli spostamenti sul territorio ... e anche di una certa indipendenza economica. Nutrire quindi dei dubbi sulla vera cecità di Lemon Jefferson è quindi più che legittimo.

L’infanzia di Lemon si svolse completamente a Couchman, una cittadina quasi dimenticata da Dio dopo che i giacimenti di petrolio si erano esauriti. La ferrovia tagliava a metà una terra arida, poco produttiva, su cui larghe e oleose macchie di petrolio secco non permettevano alla vegetazione di fiorire. Pochi i negozi, qualche piattaforma abbandonata con le sue trivelle e tre o quattro chiese Afro costruite con mattoni grezzi. E questo è tutto.

La sua famiglia di origine era abbastanza numerosa: tre i fratellastri, cioè i figli della mamma nati da un precedente matrimonio: Francesco, Iricia e Clarence.

In seguito oltre a Lemon, nacquero Johnny, Martha, Maria, Sebe e Gussie.

Tra questi solo Lemon sembra sia nato cieco. Negli anni il padre riuscì a mettere su una farmacia, il che garantì alla famiglia una certa agiatezza, ma a quel tempo Lemon era già fuori per il mondo.

Il produttore Samuel B. Charters, che scrisse di lui per la Paramount in un libro che tracciava le origini del Blues, raccolse varie notizie interessanti sulla sua infanzia.

A parte le esperienze del bambino nel coro della Chiesa Battista di Shiloh, cosa abbastanza comune per gli artisti in erba del periodo, sembra che egli NON AVESSE DIFFICOLTA’ nel muoversi da solo e a recarsi autonomamente a scuola!

A parte le piccole piantagioni private da attraversare, per recarsi a scuola i bambini Jefferson dovevano attraversare un torrente e poi incamminarsi per vari km sulle strade di campagna che rasentavano il fiume.

“I vicini di casa che li vedevano partire – riferisce sempre Charters - pensavano che Lemon avesse un dono, che fosse un bambino quasi magico poiché, nato cieco, non aveva bisogno di nessuno per incamminarsi e spesso lo si vedeva CORRERE per i campi SENZA ALCUN AIUTO!” Un’autonomia quanto meno singolare per un non vedente, confermata poi da altri testimoni che lo hanno visto girare il Texas in lungo e in largo sempre da SOLO. La sua cecità però veniva quasi ostentata quando il nostro buon Lemon, divenuto una star, si recava a cerimonie ufficiali, o sul palco, o negli uffici di registrazione della Paramount prima e della Okeh dopo…a cui arrivava accompagnato a BRACCIO e con l’ausilio del bastone! Una cecità intermittente, quindi, che compariva o scompariva alla bisogna.

Emblematico è infatti l’ episodio di TOM ROCKWELL della OKEH , intorno al 1927.

Alla richiesta dell’artista di un anticipo di 5 dollari per andarsi a bere un gin, Rockwell cercò di rifilargli un biglietto da un dollaro. Pare che Lemon glielo abbia letteralmente tirato in faccia, gridando ”Cosa pensi che sia, un cantante da quattro soldi?”

Vari testimoni oculari riferiscono di aver assistito a questo episodio.

Anche molti altri, ad esempio Wolfin' Wolf che fu suo compagno di avventura per le strade, riferiscono della sua straordinaria abilità nel saper contare le monete, e di quanto fosse abile a separare le vere dalle false! E’ quindi molto probabile che il piccolo Lemon fosse un ipovedente piuttosto che un cieco e che abbia cercato di approfittare di questa disgrazia, probabilmente per avere maggiore autonomia negli spostamenti quando era un ragazzo partito sui treni come un ”rambler“ e non incorrere nelle frenesie degli yankee razzisti di cui il Texas abbondava.

Non è da escludere che anche il padre Alec avesse molto approfittato del deficit del figlio, autorizzandolo quindi moralmente a questa finzione. Lo Stato del Texas e soprattutto le amministrazioni delle piccole Contee, infatti, versavano spesso contributi economici alle famiglie dei ciechi, essendo la cecità un fenomeno diffuso tra la black people, al punto da essere definita una piaga sociale. Lungi dall’ essere un aiuto di tipo umanitario il sostegno economico mirava ad arginare le cause della cecità, cioè la sporcizia degli ambienti e la mancanza del rispetto delle elementari norme igieniche. Il sussidio veniva quindi elargito sotto forma vincolata: ogni anno e, senza preavviso, Ispettori battevano le campagne, al fine di verificare la pulizia dei beneficiari e delle loro case. La cecità costituiva un grosso peso economico e sociale per il Texas: i ciechi erano solitamente inabili al lavoro e costituivano una folla di persone inutili che si riversavano nelle strade mendicando o prostituendosi, dando sfogo a vizi inaccettabili per una società in crescita, come l 'alcoolismo, la violenza e la sifilide. Una vera e propria piaga sociale che si allargava a macchia d’ olio e che quindi con piccoli sussidi si cercava di mantenere sotto controllo. Probabilmente il piccolo Lemon presentava alla nascita tutti quei sintomi che facevano supporre una cecità, magari una congiuntivite da parto legata a qualche infezione vaginale della madre, una sindrome che si manifesta con scolo catarroso e velo sulle cornee ma che può anche comportare una cecità parziale. Questa ipotesi sembra la più realistica. Quando ci si accorse che il bambino non era cieco assoluto era troppo tardi ai fini degli eventuali sussidi. Meglio quindi continuare con la finzione e presentarlo al mondo come un bambino particolare, dotato di uno straordinario istinto, sotto alcuni aspetti MAGICO. Lemon era comunque affetto da una grave forma di diabete, diagnosticatogli solo all' età di 10 anni. Aveva cominciato a ingrassare e soffriva di sfoghi cutanei e sintomatiche infezioni ricorrenti. La morte del fratello Johnny, che nel 1910 era rimasto schiacciato sotto un treno, fu un duro colpo per l' adolescente, che si chiuse in se stesso e prese a consolarsi con la musica. Cominciò a suonare la chitarra e ad esibirsi per le strade della piccola Wortham, davanti alla banca, per raggranellare qualche spicciolo. Lo si vedeva sedersi sul marciapiede il sabato mattina, giorno in cui c’era molto passeggio, a suonare vecchie canzoni folk alternate a pezzi allegri, con una tazza da latte ben piazzata davanti a lui per raccogliere le monetine che gli lanciavano i passanti. In seguito quella chitarra con attaccata la tazza, divenne quasi un suo segno distintivo. Lemon non se ne separava mai, anche quando poi divenne una star. Per onestà bisogna dire che nei primi tempi Lemon usava suonare il banjo esibendosi in pezzi da string band, molto diffusi in quel periodo. Le sue ballate erano divertenti e i testi molto ironici. Amava definirsi un cantore di strada piuttosto che un musicista blues, e si rifaceva allo stile della SANTA FE' RAILROAD STRING BAND, che imperversava in Texas. NUEL DAVIS, che lo conobbe da ragazzo, ci parla di ”Molti pezzi in RAGTIME” suonati da Lemon, il quale era abbastanza bravo anche al pianoforte. Sembra quindi acclarata l’ipotesi un po’ trascurata che il giovane Lemon abbia anche frequentato attivamente i numerosi bordelli intorno al fiume Brazos, oltre alle Chiese. Nelle sue innumerevoli peregrinazioni questa zona fu nei primi tempi la più battuta. E giacché, come abbiamo visto, egli andava in giro da solo, nulla esclude che in questi locali abbia suonato e gozzovigliato a lungo.


Molto simile a questa La Santa Fè string band impazzava negli anni giovanili di Blind Lemon Jefferson

Comunque, Lemon era sempre presente nelle fattorie di Couchman, Mexia e Waxahachie, tutte zone del delta praticate nello stesso periodo anche da Charlie Patton. Qui i locali equivoci dove abbondavano alcool e prostituzione erano particolarmente diffusi. L'artista vi suonava dalle otto di sera alle 4 del mattino, divenendo ben presto…molto popolare! Malgrado non fosse bello piaceva alle donne, e il suo carattere affabile e gentile non dispiaceva agli uomini. Inoltre era arguto e sapeva cogliere nel segno.