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G i o s t r a d i c a v a l i e r i
(libro #16 in l’anello dello stregone)
Morgan Rice
Edizione italiana
A cura di
Annalisa lovat
Chi è Morgan Rice
Morgan Rice e l’autrice campione d’incassi negli Stati Uniti oggi della serie epica fantasy L’ANELLO DELLO STREGONE che comprende diciassette libri; della serie campione d’incassi APPUNTI DI UN VAMPIRO, che comprende al momento undici libri; della serie campione d’incassi LA TRILOGIA DELLA SOPRAVVIVENZA, un thriller apocalittico che comprende al momento due libri e della nuova serie epica fantasy RE E STREGONI. I libri di Morgan solo disponibili in formato audio o cartaceo e sono tradotti in oltre 25 lingue.
TRAMUTATA (Libro #1 in Appunti di un Vampiro), ARENA UNO (Libro #1 della Trilogia della Sopravvivenza) e UN’IMPRESA DA EROI (Libro #1 in l’Anello dello Stregone) sono tutti disponibili per essere scaricati gratuitamente su Google Play. L’ASCESA DEI DRAGHI (Re e Stregoni—Libro 1) è ora disponibile per essere pre-ordinato!
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Cosa dicono di Morgan Rice
“Un meraviglioso fantasy nel quale si intrecciano elementi di mistero e intrigo. Un’impresa da eroi parla della presa di coraggio e della realizzazione di uno scopo di vita che porta alla crescita, alla maturità e all’eccellenza… Per quelli che cercano corpose avventure fantasy: qui i protagonisti, gli stratagemmi e l’azione forniscono un vigoroso insieme di incontri che ben si concentrano sull’evoluzione di Thor da ragazzino sognatore e giovane che affronta l’impossibile pur di sopravvivere… Solo l’inizio di ciò che promette di essere una serie epica per ragazzi.”
Midwest Book Review (D. Donovan, eBook Reviewer)
“L’ANELLO DELLO STREGONE ha tutti gli ingredienti per un successo immediato: intrighi, complotti, mistero, cavalieri valorosi, storie d’amore che fioriscono e cuori spezzati, inganno e tradimento. Una storia che vi terrà incollati al libro per ore e sarà in grado di riscuotere l’interesse di persone di ogni età. Non può mancare sugli scaffali dei lettori di fantasy.”
Books and Movie Reviews, Roberto Mattos
“L’intrigante serie epica fantasy della Rice [L’ANELLO DELLO STREGONE] contiene tratti classici del genere: un’ambientazione forte – profondamente ispirata dall’antica Scozia e alla sua storia – e un buon senso dell’intrigo di corte.”
—KirkusReviews
“Mi è piaciuto un sacco il modo in cui Morgan Rice ha costruito il personaggio di Thor e il mondo in cui vive. Il paesaggio e le creature che lo popolano sono ben descritti… Mi sono goduto la trama, breve e dolce… Ci sono la giusta quantità di personaggi secondari, così non c’è il pericolo di confondersi. Pullula di avventure e momenti tormentosi, ma l’azione presentata non appare mai grottesca. È un libro adatto a lettori adolescenti… L’inizio di qualcosa di notevole…”
--San Francisco Book Review
“In questo primo libro pieno zeppo d’azione della serie epica fantasy L’Anello dello Stregone (che conta attualmente 14 libri), la Rice presenta ai lettori il quattordicenne Thorgrin “Thor” McLeod, il cui sogno è quello di far parte della Legione d’Argento, i migliori cavalieri al servizio del re… Lo stile narrative della Rice è solido e le premesse sono intriganti.”
--PublishersWeekly
“[UN’IMPRESA DA EROI] è una lettura semplice e veloce. Le conclusioni di ogni capitolo sono ingegnate in modo da dover leggere ciò che accade successivamente, senza poter smettere. Nel testo ci sono alcuni refusi e a volte i nomi vengono confusi, ma questo non distrae dalla storia nel suo complesso. La conclusione del libro mi ha subito fatto venire voglia di prendere il seguente, e così ho fatto. Tutti i libri della serie L’Anello dello Stregone possono essere acquistati in format Kindle e Un’Impresa da Eroi – per iniziare – è disponibile gratuitamente! Se state cercando qualcosa di veloce e leggero da leggere mentre siete in vacanza, questo è il libro perfetto per voi.”
--FantasyOnline.net
Libri di Morgan Rice
RE E STREGONI
L’ASCESA DEI DRAGHI (Libro #1)
L’ANELLO DELLO STREGONE
UN’IMPRESA DA EROI (Libro #1)
LA MARCIA DEI RE (Libro #2)
DESTINO DI DRAGHI (Libro #3)
GRIDO D’ONORE (Libro #4)
VOTO DI GLORIA (Libro #5)
UN COMPITO DI VALORE (Libro #6)
RITO DI SPADE (Libro #7)
CONCESSIONE D’ARMI (Libro #8)
UN CIELO DI INCANTESIMI (Libro #9)
UN MARE DI SCUDI (Libro #10)
REGNO D’ACCIAIO (Libro #11)
LA TERRA DEL FUOCO (Libro #12)
LA LEGGE DELLE REGINE (Libro #13)
GIURAMENTO FRATERNO (Libro #14)
SOGNO DA MORTALI (Libro #15)
GIOSTRA DI CAVALIERI (Libro #16)
IL DONO DELLA BATTAGLIA (Libro #17)
LA TRILOGIA DELLA SOPRAVVIVENZA
ARENA UNO: SLAVERSUNNERS (Libro #1)
ARENA DUE (Libro #2)
APPUNTI DI UN VAMPIRO
TRAMUTATA (Libro #1)
AMATA (Libro #2)
TRADITA (Libro #3)
DESTINATA (Libro #4)
DESIDERATA (Libro #5)
BETROTHED (Libro #6)
VOWED (Libro #7)
FOUND (Libro #8)
RESURRECTED (Libro #9)
CRAVED (Libro #10)
FATED (Libro #11)
Ascolta la serie L’ANELLO DELLO STREGONE in format audio libro!
Copyright © 2014 by Morgan Rice
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This is a work of fiction. Names, characters, businesses, organizations, places, events, and incidents either are the product of the author’s imagination or are used fictionally. Any resemblance to actual persons, living or dead, is entirely coincidental.
Jacket image Copyright RazumovskayaMarina Nikolaevna, used under license from Shutterstock.com.
INDICE
CAPITOLO UNO
CAPITOLO DUE
CAPITOLO TRE
CAPITOLO QUATTRO
CAPITOLO CINQUE
CAPITOLO SEI
CAPITOLO SETTE
CAPITOLO OTTO
CAPITOLO NOVE
CAPITOLO DIECI
CAPITOLO UNDICI
CAPITOLO DODICI
CAPITOLO TREDICI
CAPITOLO QUATTORDICI
CAPITOLO QUINDICI
CAPITOLO SEDICI
CAPITOLO DICIASSETTE
CAPITOLO DICIOTTO
CAPITOLO DICIANNOVE
CAPITOLO VENTI
CAPITOLO VENTIDUE
CAPITOLO VENTITRÉ
CAPITOLO VENTIQUATTRO
CAPITOLO VENTICINQUE
CAPITOLO VENTISEI
CAPITOLO VENTISETTE
CAPITOLO VENTOTTO
CAPITOLO VENTINOVE
CAPITOLO TRENTA
CAPITOLO TRENTUNO
CAPITOLO TRENTADUE
CAPITOLO TRENTATRÉ
CAPITOLO TRENTAQUATTRO
CAPITOLO UNO
Thorgrin si trovava a prua della velocissima nave, aggrappato al parapetto, con i capelli spinti indietro dal vento, e guardava l’orizzonte con una crescente brutta sensazione. La nave rubata ai pirati stava navigando rapidamente spinta dal vento con Elden, O’Connor, Mati, Reece, Indra e Selese che lavoravano alle vele. Angel era al suo fianco e Thor, per quanto fosse soddisfatto, sapeva che non potevano procedere più velocemente di così. Però avrebbe voluto poterlo fare. Dopo tutto quel tempo finalmente si sentiva certo che Guwayne si trovasse là davanti, proprio oltre l’orizzonte, sull’Isola della Luce. E con uguale sicurezza sentiva che era in pericolo.
Thor non capiva come potesse essere così. Dopotutto l’ultima volta che li aveva lasciati Guwayne si trovava in salvo sull’Isola della Luce, sotto la protezione di Ragon, uno stregone potente quanto suo fratello. Argon era lo stregone più potente che Thorgrin avesse mai conosciuto, aveva persino protetto l’intero Anello, e Thor non capiva quale danno potesse accorrere a Guwayne mentre si trovava sotto la protezione di Ragon.
A meno che non ci fosse qualche potere là fuori di cui Thor non aveva mai sentito parlare, il potere di uno stregone oscuro alla pari di quello di Ragon. Poteva esistere qualche regno, qualche forza oscura, qualche stregone malvagio di cui lui non sapesse nulla?
Ma perché avrebbe dovuto accanirsi su suo figlio?
Thor ripensò al giorno in cui era fuggito dall’Isola della Luce così di fretta, sotto l’incantesimo del suo sogno, indotto così a lasciare quel posto allo spuntare dell’alba. Ripensandoci si rendeva conto di essere stato ingannato da qualche forza oscura che cercava di allontanarlo dal suo figlio. Era solo grazie a Licople, che ancora volava sopra la loro nave ruggendo, scomparendo all’orizzonte e poi tornando indietro, che aveva deciso di fare ritorno all’Isola, finalmente diretto dalla giusta parte. Thor si rendeva conto che i segni si erano trovati per tutto il tempo davanti ai suoi occhi. Come aveva fatto a ignorarli? Quale forza oscura lo stava fuorviando?
Thor ripensò al prezzo che aveva dovuto pagare: i demoni dall’inferno, la maledizione del signore oscuro scagliata sulla testa di ciascuno di loro. Sapeva che molte altre maledizioni, molte altre prove si trovavano davanti a lui e aveva la certezza che questa fosse una di quelle. Quali altre prove avrebbe dovuto affrontare? Avrebbe mai riavuto indietro suo figlio?
“Non preoccuparti,” gli disse una voce dolce.
Thor si voltò e abbassando lo sguardo vide Angel che gli tirava la camicia.
“Andrà tutto bene,” aggiunse con un sorriso.
Thor le sorrise e le pose una mano sulla testa, rassicurato come sempre dalla sua presenza. Era arrivato ad amare Angel come se fosse una sua figlia, la figlia che non aveva mai avuto. Era rassicurato dalla sua presenza.
“E se non sarà così,” aggiunse sorridendo, “mi prenderò io cura di loro!”
Sollevò fieramente il piccolo arco che O’Connor aveva intagliato per lei e fece vedere a Thor come era capace di sistemare la freccia. Thor sorrise divertito mentre lei avvicinava l’arco al petto e vi metteva goffamente una piccola freccia di legno iniziando poi a tirare l’elastico. Lasciò andare e la piccola freccia volò fuoribordo verso l’oceano.
“Ho ucciso un pesce?!” chiese eccitata correndo lungo il parapetto e guardando il mare con gioia.
Thor rimase al suo posto scrutando le acque spumose del mare, incerto. Ma continuò a sorridere.
“Ne sono certo,” le disse con tono rassicurante. “Forse addirittura uno squalo.”
Thor udì un ruggito in lontananza e fu subito di nuovo all’erta. Tutto il corpo gli si irrigidì mentre stringeva l’elsa della spada e guardava verso l’acqua scrutando l’orizzonte.
Le fitte nuvole grigie poco alla volta si diradarono e così facendo rivelarono una vista che gli fece fremere il cuore: in lontananza c’erano pennacchi di fumo nero che si levavano verso il cielo. Man mano che le nuvole si aprivano Thor poté vedere che il fumo saliva da un’isola. Ma non si trattava di un’isola qualsiasi: era un’isola dalle ripide scogliere, scogliere che si stagliavano contro il cielo e con un ampio altopiano al di sopra. Un’isola che non avrebbe mai potuto confondere con nessun’altra.
L’Isola della Luce.
Thor provò un dolore al petto vedendo il cielo oscurato da creature malvage: sembravano dei gargoyle che volavano in cerchio attorno a ciò che restava dell’isola, come avvoltoi che riempivano l’aria gracchiando. Ce n’era un esercito e sotto di loro l’isola intera era in fiamme. Non c’era un solo angolo rimasto indenne.
“PIÙ VELOCE!” gridò Thor contro il vento, sapendo che era tutto inutile. Era la sensazione di maggiore inutilità che mai avesse provato in vita sua.
Ma non c’era effettivamente niente di più che potesse fare. Guardò le fiamme, il fumo, i mostri che se ne andavano, udì Licople ringhiare sopra di lui e capì che era troppo tardi. Niente poteva essere sopravvissuto. Tutto ciò che si fosse trovato sull’isola –Ragon, Guwayne, qualsiasi cosa – era ora sicuramente morto.
“NO!” gridò Thor maledicendo il cielo mentre l’oceano gli spruzzava il viso e lo portava, troppo tardi, verso quell’isola di morte.
CAPITOLO DUE
Gwendolyn era sola, di nuovo nell’Anello, nel castello di sua madre, e si guardava attorno rendendosi conto che qualcosa non andava. Il castello era abbandonato, senza arredamento, tutto ciò che c’era un tempo era stato portato via. Le finestre erano sparite, le bellissime vetrate che un tempo le avevano adornate erano perdute e non restavano che delle aperture nella pietra che lasciavano filtrare la luce del tramonto. La polvere vorticava nell’aria e quel posto sembrava non essere mai stato abitato negli ultimi mille anni.
Gwendolyn guardò fuori e vide il paesaggio dell’Anello, un luogo che aveva un tempo conosciuto e amato con tutto il cuore e che ora era desolato, rivoltato, reso grottesco. Sembrava che nulla di vivo vi fosse rimasto.
“Figlia mia,” disse una voce.
Gwendolyn si voltò e fu scioccata di vedere sue madre lì in piedi a guardarla, il volto tirato e sofferente, non la madre che ricordava. Era la madre del suo letto di morte, la madre che sembrava essere invecchiata troppo rapidamente tutt’a un tratto.
Gwen provò un nodo in gola e si rese conto che, nonostante tutto ciò che era successo tra loro, le mancava un sacco. Non sapeva se le mancava esattamente lei o il vedere tutta la sua famiglia, qualsiasi cosa di familiare nell’Anello. Cos’avrebbe dato per tornare di nuovo a casa, per tornare di nuovo in mezzo a qualcosa di familiare.
“Madre,” rispose Gwen stentando a credere alla vista davanti ai suoi occhi.
Si allungò per raggiungerla ma non appena lo fece si trovò improvvisamente da un’altra parte, su un’isola in cima a una scogliera. L’isola era desolata ed era appena stata ridotta in cenere. Il pesante odore di fumo e zolfo impregnava l’aria e le bruciava le narici. Osservò quell’isola e mentre le ondate di cenere si dissipavano al vento, si guardò attorno e vide una culla dorata, annerita dal fumo, l’unico oggetto in quel paesaggio di braci e ceneri.
Il cuore le batteva forte in petto mentre vi si avvicinava, così nervosa di scoprire se suo figlio fosse là dentro e se tutto andasse bene. Ma un’altra parte di lei temeva che non ci fosse o peggio che potesse essere morto.
Gwen corse in avanti e si chinò a guardare la culla e il cuore le balzò in gola quando vide che era vuota.
“GUWAYNE!” gridò angosciata.
Udì un ruggito provenire dall’aria, un grido che rispondeva al suo, e sollevando lo sguardo vide un esercito di creature nere, simili a gargoyle, che se ne stavano andando. Le si fermò il cuore vedendo che l’ultima teneva tra gli artigli un bambino che piangeva. Lo stavano portando via verso un cielo cupo, era stato rapito da un esercito di oscurità.
“NO!” gridò Gwendolyn.
Gwen si svegliò gridando. Si mise a sedere a letto e guardò ovunque cercando Guwayne, allungando le mani per salvarlo, per afferrarlo e stringerselo al petto.
Ma non c’era.
Gwen rimase seduta a letto respirando affannosamente e cercando di capire dove si trovasse. La fioca luce dell’alba filtrava dalle finestre e le ci volle un po’ di tempo per capire dove si trovava: il Crinale. Il castello del re.
Sentì qualcosa sulla mano e abbassando lo sguardo vide Krohn che la leccava e poi le appoggiava la testa in grembo. Gli accarezzò la testa mentre si metteva a sedere sul bordo del letto, ancora con il fiatone, prendendo lentamente l’orientamento ma sempre con il peso del sogno appena fatto sulle spalle.
Guwayne, pensò. Il sogno le era sembrato così reale. Era più di un semplice sogno, lo sapeva bene: era stata una visione. Guwayne, ovunque si trovasse, era in pericolo. Una qualche forza oscura lo stava portando via. Lo sentiva.
Gwendolyn si alzò in piedi, agitata. Più che mai provava l’urgenza di trovare suo figlio, di trovare suo marito. Voleva più di ogni altra cosa vederlo e stringerlo. Ma sapeva anche che non poteva essere.
Asciugandosi le lacrime si avvolse addosso il suo scialle di seta e attraversò velocemente la stanza sentendo la pietra fredda sotto i piedi scalzi e fermandosi accanto all’alta finestra ad arco. Scostò la vetrata colorata e la soffusa luce del giorno entrò mentre il primo sole stava sorgendo inondando la campagna di scarlatto. Era una scena mozzafiato. Gwen guardò verso il Crinale, l’immacolata capitale e la sconfinata campagna tutt’attorno, le ondeggiati colline e le abbondanti vigne, la maggiore ricchezza che mai avesse visto in un posto. Oltre si scorgeva il blu luccicante del lago illuminato dal giorno e oltre ancora i picchi del Crinale che disegnavano un cerchio perfetto circondando quel posto ancora velato di nebbia. Sembrava un luogo contro il quale non potesse scatenarsi alcun male.
Gwen pensò a Thorgrin, a Guwayne, da qualche parte oltre quelle cime. Dove si trovavano? Li avrebbe mai rivisti?
Andò al catino dell’acqua e si bagnò il viso, poi si vestì rapidamente. Sapeva che non avrebbe trovato Thorgrin e Guwayne standosene seduta in quella stanza e sentiva più che mai che doveva fare qualcosa. Se qualcuno poteva aiutarla, forse questo era il re. Doveva esserci un modo.
Gwen ripensò alla sua conversazione con lui quando avevano passeggiato tra i picchi del Crinale e avevano guardato Kendrick partire; ripensò ai segreti che le aveva rivelato. Che stava morendo. Che il Crinale stava morendo. C’erano altri segreti che le avrebbe rivelato, ma erano stati interrotti. I suoi consiglieri lo avevano richiamato per degli affari urgenti e lui se n’era andato promettendole di rivelarle di più e avvisandola che le avrebbe chiesto un favore. Di cosa si trattava? Cosa poteva volere da lei?
Il re le aveva chiesto di incontrarla nella sala del trono al sorgere del sole e Gwen ora si affrettava a vestirsi sapendo di essere già in ritardo. Il suo sogno l’aveva lasciata intontita.
Mentre correva attraverso la stanza Gwendolyn provò una fitta di dolore: la fame sofferta nella Grande Desolazione ancora le pesava addosso. Guardò il tavolo di prelibatezze preparato per lei – pane, frutta, formaggio, dolci – e velocemente afferrò qualcosa mangiando mentre andava. Ne prese più del necessario e ne diede la metà a Krohn che piagnucolava al suo fianco e fu felice di mangiare qualcosa. Gwen era così riconoscente per quel cibo, per quel riparo, per quelle lussuose stanze che la facevano sentire come se in qualche modo fosse tornata alla Corte del Re, nel castello della sua infanzia.
Le guardie scattarono sull’attenti quando Gwen uscì dalla stanza aprendo la pesante porta di quercia. Passò oltre e percorse i corridoi di pietra del castello appena illuminati dalle torce che ardevano dalla notte.
Gwen raggiunse la fine del corridoio e salì una serie di scale a chiocciola, sempre con Krohn alle calcagna, fino a raggiungere i piani superiori, dove sapeva esserci la sala del trono del re. Già quel castello le era diventato familiare. Attraversò di corsa un altro salone e si stava apprestando a oltrepassare un arco che si apriva nella pietra quando con la coda dell’occhio scorse del movimento. Rabbrividì, sorpresa di vedere una persona nell’ombra.
“Gwendolyn?” disse la voce dell’uomo, piana e troppo affettata mentre lui avanzava dall’ombra con un sorrisino compiaciuto in volto.
Gwendolyn sbatté le palpebre sorpresa e le ci volle un momento per ricordare chi fosse. Le erano state presentate così tante persone negli ultimi giorni che era ora un po’ confusa.
Ma quello era un volto che non poteva dimenticare. Si rese conto che si trattava del figlio del re, uno dei gemelli, quello con i capelli che aveva parlato contro di lei.
“Sei i figlio del re,” disse pensando ad alta voce. “Il terzogenito.”
Lui sorrise, un sorrisetto subdolo che non le piacque. Quindi fece un altro passo avanti.
“Il secondogenito in realtà,” la corresse. “Siamo gemelli, ma io sono nato per primo.”
Gwen lo guardava mentre si avvicinava sempre di più e notò che era vestito in maniera impeccabile, con la barba rasata e i capelli ben pettinati e acconciati. Sapeva di profumo e olio e aveva addosso gli abiti più belli che avesse mai visto. Mostrava un atteggiamento spavaldo e trasudava arroganza e sicurezza di sé.
“Preferisco che non si alluda a me come al gemello,” continuò. “Sono un uomo che sa pensare con la sua testa. Mi chiamo Mardig. È solo un caso che sia nato gemello, un caso che non potevo controllare. Un caso di corone si potrebbe dire,” concluse filosoficamente.
A Gwen non piaceva trovarsi insieme a lui, ancora punta dal trattamento che le aveva riservato la notte precedente. Percepiva anche la tensione di Krohn al suo fianco, il pelo ritto sul collo mentre stava appoggiato contro la sua gamba. Era impaziente di sapere cosa volesse da lei.
“Te ne stai sempre in agguato all’ombra nei corridoi?” gli chiese.
Mardig ridacchiò facendosi ancora più vicino, troppo vicino per lei.
“È il mio castello del resto,” rispose con fare territoriale. “Si sa che ci vado attorno.”
“Il tuo castello?” chiese lei. “Non è di tuo padre?”
La sua espressione si fece più cupa.
“Tutto a suo tempo,” rispose cripticamente facendo un altro passo avanti.
Gwendolyn si ritrovò involontariamente a fare un passo indietro: non le piaceva la sensazione che le dava la sua presenza e Krohn iniziò a ringhiare.
Mardig guardò Krohn con sprezzo.
“Lo sai che gli animali non sono ammessi nel nostro castello?” rispose.
Gwen si accigliò seccata.
“Tuo padre non aveva nulla in contrario.”
“Mio padre non bada alle regole,” rispose. “Io sì. E la guardia del re è sotto il mio comando.”
Gwen si accigliò frustrata.
“È per questo che mi hai fermata qui?” gli chiese seccata. “Per far rispettare il controllo sugli animali?”
Il giovane si accigliò a sua volta rendendosi forse conto di aver trovato pane per i suoi denti. La guardò fissa negli occhi come se la stesse studiando.
“Non c’è donna nel Crinale che non mi desideri,” disse. “Eppure non vedo passione nei tuoi occhi.”
Gwen lo guardò inorridita rendendosi finalmente conto di dove stesse andando a parare.
“Passione?” ripeté umiliata. “E perché dovrei dimostrarne? Sono sposata e l’amore della mia vita tornerà presto al mio fianco.”
Mardig rise ad alta voce.
“Davvero?” chiese. “Da quello che sento è morto da tempo. O talmente perduto da non tornare mai più.”
Gwendolyn si accigliò sentendo la rabbia che montava in lei.
“Anche se non dovesse mai più tornare” disse, “non starei mai con nessun altro. E sicuramente non con te.”
Lui si fece cupo in volto.
Gwen si voltò per andarsene ma lui le afferrò un braccio. Krohn ringhiò.
“Non chiedo quello che voglio, qui,” disse. “Me lo prendo. Ti trovi in un regno straniero e alla mercé di chi ti ospita. Sarebbe meglio per te obbedire a chi ti accoglie. Dopotutto, senza la nostra ospitalità saresti destinata alla desolazione. E ci sono circostanze molto più sfortunate che possono capitare a un ospite, anche con i padroni di casa meglio intenzionati.”
Lei si accigliò, avendo visto fin troppe vere minacce nella sua vita per avere paura dei suoi insignificanti avvertimenti.
“Ci reputi prigionieri?” gli chiese. “Io sono una donna libera nel caso tu non l’abbia notato. Posso andarmene da qui anche in questo istante se lo voglio.”
Il giovane rise, un suono orribile.
“E dove andresti? Te ne torneresti nella Grande Desolazione?”
Le sorrise e scosse la testa.
“Sarai anche tecnicamente libera di andare,” aggiunse, “ma lascia che ti chieda: quando il mondo è un posto ostile, dove ti abbandona?”
Krohn ringhiò minacciosamente e Gwen sentì che era pronto a saltare. Si scosse di dosso la mano di Mardig con indignazione e accarezzò Krohn sulla testa trattenendolo. Poi, mentre guardava Mardig negli occhi, ebbe un’improvvisa intuizione.
“Dimmi una cosa, Mardig,” disse con voce dura e fredda. “Com’è che non ti trovi là fuori a combattere con i tuoi fratelli nel deserto? Come mai sei l’unico rimasto qui? È la paura a trattenerti?”
Lui sorrise, ma dietro al suo sorriso Gwen poté scorgere la codardia.
“La cavalleria è per gli sciocchi,” le rispose. “Sciocchi veri e propri che ci preparano la strada in modo che possiamo avere quello che vogliamo. Fai sentire a qualcuno la parola ‘cavalleria’ e potrai usare quelle persone come dei burattini. Io stesso non posso essere utilizzato così facilmente.”
Lei lo guardò disgustata.
“Mio marito e il nostro Argento riderebbero di un uomo come te,” gli disse. “Non dureresti due minuti nell’Anello.”
Gwen spostò lo sguardo da lui all’ingresso che le stava bloccando.
“Hai due opzioni,” gli disse. “Puoi levarti di torno o Krohn qui può avere la colazione che tanto desidera. Penso che tu sia della misura giusta.”
Mardig guardò Krohn e Gwen vide che gli tremava il labbro. Si fece da parte.
Ma lei non si limitò ad andare. Gli si fece invece vicino, ghignando, volendo chiarirgli per bene il fatto suo.
“Sarai anche al comando del tuo piccolo castello,” gli disse con tono cupo, “ma non dimenticarti che stai parlando con una regina. Una regina libera. Non risponderò mai a te, non risponderò mai a nessuno fintanto che vivrò. E questo mi rende molto pericolosa, molto più pericolosa di te.”
Il principe la guardò sorpreso e sorrise.
“Mi piaci, regina Gwendolyn,” le rispose. “Molto più di quanto pensassi.”
Gwendolyn, con il cuore che le batteva forte lo vide voltarsi e andarsene, riscivolando nell’ombra e scomparendo in fondo al corridoio. Mentre i suoi passi si facevano sempre più distanti, si chiese: quali pericoli c’erano in agguato in quella corte?