Ariion XXIII

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Capitolo Due

Cameron percorse il sentiero che portava al Central Park Zoo. Quando sentì qualcuno chiamarlo per nome, si fermò e si voltò.

“Posso camminare con te?” chiese Ariion. “Le alter persone sono spaventose.”

“Spaventose?” Si guardò. “Non pensi che io sia spaventoso?”

“Tu non sputi, non fai commenti stupidi e non ti gratti.”

“Bè, va bene. Vieni, andiamo verso lo zoo. Ci sono sempre Ci sono sempre buone scelte di fronte al cancello principale.”

“Buone scelte?” chiese la ragazza. “Per la spazzatura, intendi?”

“Uhm, sì certo, per la spazzatura.”

Passarono due ore a camminare per lo zoo, a raccogliere la spazzatura e a guardare gli animali.

All’altezza della gabbia delle scimmie, Ariion lasciò cadere due monetine in un distributore di cibo per animali e ricevette in cambio un sacchetto di noccioline.

“Non una brutta vita.” Gettò una nocciolina a un piccolo di scimmia. “Si limitano a pregare per il cibo e dormono in una bella gabbia sicura.” Offrì il sacchetto a Cameron.

“Grazie.” Aprì un’arachide e mangiò il contenuto. “Già, non una brutta vita.”

Lasciarono lo zoo e si diressero verso il lago. A mezzogiorno, ritirarono il pranzo dall’autista del minibus. I due sedettero su una collina erbosa, guardando l’acqua increspata. Il loro pranzo consisteva in un panino con mortadella e formaggio, una bibita e una mela.

Dopo la pausa pranzo, Cameron si mise la mela in tasca e tornarono a lavoro.

Mentre percorrevano il prato verso la General Sherman Square, Cameronpuntò il bastone verso un uomo che vagava sul sentiero.

“Ehi, c’è Rantolo.”

“Rantolo?”

“Ha un solo polmone, ma fuma come una ciminiera. Deve fermarsi ogni due passi per prendere fiato.” Quando si avvicinarono al vecchio, Cameron disse, “Ehi Rantolo, come va?”

“Eh? Oh, ciao, Cam.” Rantolo si lasciò cadere su una panchina, respirando pesantemente. “Sto… bene.” Cercò nelle tasche della sua vecchia e consunta giacca, ma non trovò nulla. “Hai una sigaretta… con te?”

“Sai che non fumo.”

“Cosa mi dici…della tua amica?” Senza denti e con le spalle storte, ansimava in cerca d’aria.

La ragazza scosse la testa.

“Continua a fumare, Rantolo,” disse Cameron, “e ti toglieranno anche l’altro polmone.”

“Lo so.” Fece un paio di respiri profondi. “Allora sarà…davvero difficile respirare. Smetterò domani, certamente.” Rantolo puzzava di vestiti sporchi e di corpo non lavato. Indicò il sacco nero di Cameron. “Perché raccogli la spazzatura?”

“Il giudice mi ha assegnato dei lavori socialmente utili.”

“E perchè l’ha fatto?”

Cameron disse a Rantolo che era stato arrestato per una rapina alla banca, poi che gli erano stati date tre settimane di lavori socialmente utili.

“E’ coinvolta anche lei?” Rantolo indicò Ariion.

“No,” disse Cameron. “Ha fatto una cosa peggiore di una rapina alla banca.”

“Davvero?” Rantolo la guardò con evidente ammirazione.

“Ecco.” Cameron tirò fuori la mela dalla tasca e la porse a Rantolo.

Il vecchio esitò. “Non la vuoi?”

“No, ho fatto un pasto abbondante,” disse Cameron.

“Grazie.” Rantolo tirò fuori un coltellino e tagliò una fettina della mela. “Come si chiama la tua amica?” Puntò la mela verso la ragazza.

“Lei è Ariion.”

“Piacere. Io e il mio vecchio amico…” indicò Cameron, “…Cam abitiamo qui… al parco da almeno quattro anni.”

“Quattro anni?!” disse Ariion. “Come riuscite a sopravvivere?”

“C’è un gruppo di… benefattori, che vengono qui… due, tre volte a settimana.” Si interruppe per respirare. “Diglielo tu, Cam.”

“Ci danno cibo, dentifricio, sapone, queste cose qua. Non è così male, tranne che d’inverno.”

“Sì, l’inverno,” disse Rantolo. “Parlare dell’inverno.”

“Nelle notti molto fredde, andiamo in un rifugio.”

“Non penso che potrei farlo per quattro giorni,” disse Ariion, “figuriamoci per quattro anni.”

Cameron e Rantolo si guardarono.

“Molti di loro…non lo fanno.”

Cameron spostò il proprio peso da un piede all’altro. “Immagino che faremmo meglio a tornare al lavoro, amico. Mettimi da parte qualcosa da mangiare per stasera.”

“Certo.” Rantolo si alzò. “Vado giù fino a Wall Street. Quando escono gli agenti di borsa… a volte sanno essere molto generosi.”

Mentre Cameron e Ariion lasciavano Cameron e si dirigevano verso Sheep Meadow, il telefono di Ariion squillò. Lo prese dalla tasca posteriore dei pantaloni e guardò lo schermo, ma non rispose. Sospirò, poi lo rimise in tasca.

“Cattive notizie?” Cameron infilzò un bicchiere da cappuccino con il suo bastone chiodato.

Scosse la testa. “E’ mia madre. Non sarà a casa in tempo per cena.”

“Non vuoi parlare con lei?” Lasciò cadere il bicchiere infilzato nel suo sacco della spazzatura.

Ariion trafisse una lattina di Pepsi. “Nah, era il solito messaggino.”

“Non mandi messaggi?”

Lei scosse la testa e lasciò cadere la lattina di alluminio nel sacco della spazzatura.

“Pensavo che tutti i bambini mandassero messaggi di testo.”

“Non mi piacciono i messaggi.”

“E il tuo fidanzatino?”

Ariion gli lanciò un’occhiataccia e sbuffò col naso.

“Cosa significa? Non hai il fidanzatino, o non ti manda messaggi?”

“Nessun ragazzo mi manderà mai dei messaggi, o mi telefonerà.”

“Certamente scherzi. Una bella ragazza come te, deve esserci una bella fila di ragazzi che ti vengono dietro.”

Sbuffò una risata. “Sì, proprio.”

“Hai la lebbra o cosa?”

La ragazza fece un profondo sospiro. “Perché il giudice ti ha dato lavori socialmente utili?”

“Immagino che il giudice avrà pensato che questo mi renda una persona responsabile.”

“E funzionerà?”

“Diavolo, Central Park è casa mia. Non mi da nessun fastidio andare in giro a raccogliere la spazzatura.” Alzò lo sguardo sulla collina. “Ehi, guarda, l’incarto di un Big Mac. Vuoi l’involucro o quel biglietto del parcheggio?” Puntò il bastone sulla sua sinistra.

“Uhm… prenderò il biglietto del parcheggio.” Aprì il suo sacco della spazzatura. “Ho già due Big Mac.”

* * * * *

Il secondo giorno di servizi socialmente utili, Cameron e Ariion si occuparono del lato sud del lago di Central Park.

“Hai detto che sei qui per vandalismo,” disse Cameron. “Cos’hai combinato?”

“Hai presente quelle telecamere sui pali?”

Cameron infilzò una bottiglia di plastica con il suo bastone, facendola frusciare. “Certo, sono ovunque oggigiorno.” Infilò la bottiglia dentro il sacco della spazzatura.

“Odio quelle cose. Cosa da loro il permesso di guardarci tutto il tempo?”

“La sicurezza?”

“Spiarci è più probabile,” disse Ariion. “Non puoi passeggiare per strada senza che uno di questi gadget ti fissi. E in ogni stupido negozio in cui entri, ci sono tre o Quattro di queste scatole con un solo occhio che seguono ogni tuo movimento. E ci c’è dietro? Potrebbero essere una manica di pervertiti.”

“Immagino che sia—”

“E dov’è scritto nella Costituzione che il governo può spiarci? Non siamo in Cina, grazie al cielo.”

“Ma se un ladro—”

“Ne ho rotta una con un sasso.”

Cameron si fermò di colpo, fissandola.

Ariionfece qualche altro passo, poi si fermò e si girò verso di lui. “Cosa?”

“Sai quanto sono alte queste telecamere?”

“Sì, undici o dodici metri.”

“E ne hai colpita una con un sasso?”

“Ho proprio rotto la lente di quell’arnese infernale.” Infilzò un involucro di caramella che si trovava sull’erba.

“Wow, hai una buona mira.”

“Già,” disse la ragazza, lasciando cadere l’involucro dentro al sacco della spazzatura. “Una buona mira.”

“Non avevi capito che quelli della sicurezza potevano identificarti?”

“Questo prova la mia tesi; perché mi stavano osservando?”

“Forse sembravi sospetta.”

“Certo, io e i miei amici provenivamo dalla gelateria. Eravamo davvero pericolosi.”

“Cos’ha detto tua madre?”

“Mi ha mandato un messaggio al centro giovanile per dirmi che era delusa.”

“Davvero?”

“Sì. Era a una riunione.”

Camminarono lungo un sentiero, poi superarono una fontana di marmo.

“Sei abbastanza vecchio, eh?” disse Ariion.

Cameron le lanciò un’occhiata. “Quanti anni pensi che abbia?”

La ragazza studiò il suo viso per un momento, osservando la barba disordinata e i capelli lunghi. “Non lo so. E’ difficile per me indovinare l’età di una persona.” Si inginocchiò per raccogliere la carta di gomma da masticare.

“Fai un tentativo.”

“Uhm… Cinquanta?”

“Santo cielo!” Cameron si fermò sul sentiero e si toccò il mento barbuto. “Sembra davvero che abbia cinquant’anni?”

“Sessanta?” Si strinse nelle spalle. “Quanti anni pensi che abbia io?”

Lui la guardò inclinare la testa e sorridere, mostrando un apparecchio d’argento.

“Dodici.”

“In realtà, il primo dicembre c’è stato il mio tredicesimo compleanno.”

“Ci sono andato molto vicino.”

“Quanti anni hai, in realtà?” Infilzò una tazza di carta blu.

“Crederesti che ne ho trentadue?”

Ariion si bloccò con la tazza di carta a metà strada verso il sacco della spazzatura. Fissò Cameron ad occhi sgranati. Dopo un momento, si infilò il bastone sotto il braccio destro, prese la tazza con la punta delle dita della mano destra, poi la lasciò cadere nel sacco.

“Non hai trentadue anni. Mia mamma ha trentadue anni, e lei sembra molto più giovane di te.”

“Bè…” Cameron si interruppe e si guardò le mani. Le sue unghie erano rotte e sporche, ma la sua pelle non era rugosa né macchiata. “Non prendertela con me solo perché sono sensibile.”

Lei ridacchiò.

“E tuo padre? Quanti anni ha?”

“Non lo so.”

“Più o meno,” disse lui.

 

“Non ne ho idea. L’ho cacciato.”

“Sei solo una ragazzina. In che modo l’hai cacciato?”

“In realtà ero una neonata, all’epoca.”

Lui la guardò, in attesa.

“Avevo circa due anni. Lui ha detto a mia madre che non ne poteva più e ci ha abbandonate. Non lo abbiamo più sentito da allora.”

Cameron infilzò un sacchetto di carta bianco e giallo. “Dubito che sia stata colpa tua. Probabilmente lui e tua madre non andavano più d’accordo.”

“Lui mi odiava. E’ per questo che se n’è andato. Mi odiava perché lo stavo legando, costringendolo a essere padre. Non era in grado di affrontare la responsabilità di occuparsi di una figlia difettosa di una figlia difettosa, quindi se l’è svignata.” Si interruppe per sedersi su una panchina di pietra vicino alla statua del Generale Sherman a cavallo. “Qual è la tua storia?”

Si sedette vicino a lei e strofinò la punta del suo bastone chiodato sul cemento. “Quale mia storia?”

“Hai figli?”

Cameron scosse la testa e fissò la punta del suo bastone.

“So che sei cresciuto all’Orfanatrofio di St. Lawrence. Com’è stato?”

“Puoi crederci o no, ma non era così male. Si prendevano buona cura di noi, e avevo circa trentacinque fratelli e sorelle con cui giocare, a seconda di chi veniva adottato e chi veniva lasciato alla porta.”

“Ma ti mancavano tua madre e tuo padre.”

“Non li ho mai conosciuti, quindi non mi mancavano affatto.”

* * * * *

“Altri due giorni, e sarò libero,” disse Cameron mentre lui e Ariion camminavano lungo il confine esterno dello zoo. Avevano raccolto spazzatura per tre ore.

“Il mio è finito la scorsa settimana.”

Lui la fissò. “Ma sei impazzita?” Sedette sulla panchina e scartò il pranzo fornito dalla collettività.

“Probabilmente. Ma volevo vedere quanto ci avrebbe messo mia mamma ad accorgersi che avevo finite la mia pena.” Si sedette vicino a lui e aprì un sacchetto di carta marrone che aveva portato da casa.

Cameron rise. “Ancora non capisco perché I ragazzi non ti chiedano appuntamenti.”

“Ancora con questo discorso?”

Capitolo Tre

“Hai qualche malattia temuta? Ebola, baribari, hari-kari?” Cameron diede un morso al suo panino al burro d’arachidi. “Semplice curiosità.”

Ariion sospirò, poi si strinse nelle spalle. “Conosco la maggior parte dei miei compagni di scuola dall’asilo, e tranne che una ragazza, non hanno avuto nulla a che fare con me, se non tormentarmi.”

“Chi è la ragazza?”

“Felicia McGuire. Ha un tutore alla gamba destra perché il ginocchio non ha mia funzionato bene. Non può correre o giocare come gli altri bambini. Prova a nascondere la sua zoppia, ma non ci riesce molto.”

“E lei è la tua unica amica?”

“Già. Gli altri bambini ci chiamavano le Sorelle Paralì.’”

Lui inarcò un sopracciglio.

“Paralì, come paralitiche.”

“Tu non hai nulla che non va.”

“Look at my arm.”

La manica della blusa le scendeva sulle nocche, e aveva la mano sinistra in grembo.

“Mi sembra normale,” disse lui.

“Quando mi sono seduta un minuto fa, ho usato la mano destra per mettere la mano sinistra sul ventre.”

Cameron si chino in avanti per vedere meglio.

Ariion mosse le dita della mano sinistra. “Posso muovere le dita, ma non riesco ad afferrare nulla. Il braccio è inutile.”

“Abbiamo ripulito la spazzatura insieme per quasi tre settimane, e non me ne ero mai accorto.”

“Sono abbastanza brava a nasconderlo, ma i bambini lo sanno da anni, e non hanno mai perso l’occasione per chiamare me e Felicia ‘paralitiche.’ Adorano farsi beffe di noi, vederci piangere. Io non piango più. Felicia a volte piange ancora, quando siamo lontane dagli altri.”

Cameron deglutì e guardò un piccione posarsi sul cappello del Generale Sherman. “I bambini possono essere crudeli, ma immagino che tu lo sappia già.”

La ragazza annuì.

“Fammi dare un’occhiata al tuo braccio.”

Lei si tirò su la manica.

“Sembra normale. Cosa dice il dottore?”

“Sono stata da una dozzina di dottori. Dicono tutti la stessa cosa; non c’è nulla che non va. Vado da un terapeuta due volte a settimana per evitare l’atrofia dei muscoli, e ho una serie di esercizi da fare due volte al giorno— muovere il braccio sinistro con la mano destra. Per questo sembra normale. E’ solo che non posso muoverlo senza aiuto.”

“Qualcuno di loro ha menzionato l’emiparesi?”

“Sì, certo, uno dei dottori l’ha tirata in ballo, ma poi ha detto che non pensa sia questo il problema, perché il resto del lato sinistro del mio corpo è normale.”

“A volte affligge solo un arto, il braccio o la gamba, oppure solo un lato del volto.”

“Come fai a saperlo?” chiese.

“L’ho letto da qualche parte. Mi chiedo perché tutti quei dottori non siano riusciti a capire cosa c’è che non va.”

Lei ridacchiò.

“Cosa?”

“Ti chiedi cosa che non va nel mio braccio.”

“Infatti.”

“Non pensi che sia psicosomatico?”

“Nella tua testa? Chi lo dice?”

“I dottori numero tre, quattro e otto.”

Cameron guardò una bambina attraversare il prato, inseguendo uncocker spaniel. “Quindi questi tre dottori pensano che sia tu a non far funzionare il tuo braccio?”

“Già, pensano che io sia stramba, come mio padre.”

“Mi piacerebbe chiedere a questi dottori perché pensano che un bambino si sottoporrebbe di proposito alle prese in giro di altri bambini.”

La ragazza sorrise. “Grazie. E’ proprio ciò che volevo dire ai dottori, ma non riuscivo a mettere insieme le parole. Mi fa davvero arrabbiare quando pensano che io stia facendo finta. Soltanto un dottore ha detto a me e a mia madre qualcosa di utile. Ha detto che pensa che ci sia un qualche tipo di danno o malfunzionamento al nervo della spalla che impedisce ai muscoli di funzionare.”

“Questo ha senso,” disse Cameron, “ma il problema è che per un chirurgo è molto difficile lavorare sui nervi. Questo dottore ha detto che potrebbe guarire, col tempo?”

“Ha detto che potrebbe, perché il mio corpo è in crescita.”

“Se nei prossimi due anni non cambia nulla, converrà andare da un neurochirurgo.”

* * * * *

Il lunedì pomeriggi, Ariion guidò sua madre alla porta sul retro della loro casa.

“Mamma, lui è Cameron.”

“Uhm…salve.” Sua madre incrociò le braccia, osservando il trasandato estraneo.

“Come sta, signora Sanders.”

“E’ signorina Sanders, e sto bene.” Prese sua figlia per un braccio, spingendola dentro la casa. Dopo aver chiuso la porta, si avvicinò a lei. “Cosa diavolo stai facendo?”

“Mamma, non mettermi in imbarazzo. E’ un ragazzo carino.”

“Non mi sembra affatto carino,” sussurrò sua madre.

Ariion e sua madre guardarono Cameron attraverso la porta di vetro mentre si girava verso la fine del vialetto.

“Dove hai incontrato quel vecchio barbone?”

“Al parco. Faceva I servizi socialmente utili con me. E non è vecchio.”

“Oh, santo cielo! Cosa ha fatto? Sapevo che era una specie di criminale.”

“E’ stato accusato di rapina alla banca.”

“Porca miseria, Ariion. Hai portato un rapinatore a casa nostra?”

“Non è stato lui, mamma. C’è stato un errore di persona.”

La signora Sanders si avvicinò al vetro per vedere Cameron in piedi alla fine dl vialetto. “Ci scommetto.”

“Non è vecchio. Ha la tua stessa età.”

La signora Sanders guardò sua figlia, inarcando un sopracciglio.

Ariion annuì.

“Sembra che abbia cinquant’anni. Perché l’hai portato qui?” Si voltò di nuovo verso Cameron. “Tutti quei peli sul viso, e i suoi vestiti sembrano non aver mai visto l’interno di una lavatrice.”

“Abbiamo proprio bisogno di un giardiniere. Da quando hai licenziato il signor Hailey il mese scorso, questo posto sembra una giungla.”

“Non permetterò che quel barbone si aggiri sulla nostra proprietà.”

“Parla con lui solo per un minuto, mamma. Se non ti piace, tornerà al parco. Non gli ho neppure detto che forse poteva trovare lavoro; gli ho detto solo che volevo che incontrasse mia madre.” Allungò un braccio verso la maniglia. “Pensa che tu sia una persona carina, quindi non farmi fare la figura della bugiarda.”

“Santo cielo,” sussurrò la signora Sanders, “vive al parco?”

“Ehi, Cameron,” disse Ariion mentre lei e sua madre uscivano sul vialetto.

Cameron si girò verso di loro. Si grattò la barba e studiò la madre di Ariion.

“Mia figlia dice che forse cerca un lavoro…uhm…cioè…intendo una sorta di lavoro temporaneo.”

Cameron guardò Ariion, poi scosse la testa. “Sono piuttosto impegnato col mio attuale lavoro.”

“Che è…?” chiese la signora Sanders.

“Sono un …” Distolse lo sguardo per un momento. “Sono un consulente.”

La signora Sanders soffocò una risata. “Consulente su questioni spirituali, signor Cameron? Una sorta di guru?”

“No, semplicemente dico alle persone dove andare.”

“Il nostro minuto è finito.” La signora Sanders si voltò, ma Ariion la prese per un gomito.

“Voi due state iniziando a darmi suli nervi.” Ariion si interruppe per prendere un profondo respiro. “Mamma, abbiamo bisogno di un giardiniere. Cameron, mi hai detto che hai poco denaro, e che fai lavori strani. Fare il giardiniere temporaneo è un lavoro strano. E mamma, è economico, quindi che ne dici se la smettiamo di litigare e arriviamo al punto, come dici sempre tu?”

La signora Sanders incrociò le braccia e fissò sua figlia.

Cameron incrociò le braccia e fissò la signora Sanders. Infine, chiese, “Che lavoro fa, signora Sanders?”

“Sono un’arbitraggista. Glielo scrivo, se vuol cercare il significato.”

“Arbitraggista,” disse Cameron. “Qualcuno impegnato nell’arbitraggio. La parola viene dal francese, e oggi significa l’acquisto di beni su un mercato per la vendita immediata su un altro mercato, al fine di ottenere profitto dalla differenza di prezzo.”

La signora Sanders guardò sua figlia.

“Deve essere felice” disse Cameron, “di non essere coinvolta nella fusione Pfizer-Merck.”

“Di cosa sta parlando?”

“Pfizer ha fatto un’offerta per il cinquantuno per cento diMerck.”

Ariion si voltò verso sua madre. “Non è l’accordo che dicevi—”

La signora Sanders la interruppe mettendole una mano sul braccio, poi si rivolse a Cameron. “So della fusione, ma perché dovrei essere felice di non essere coinvolta?”

“La nuova medicina contro l’Alzheimer di Merck ha alcuni interessanti effetti collaterali.”

“No, invece,” sbuffò la donna. “Quella medicina è stata testata per cinque anni, senza nessun effetto collaterale. E lei cosa ne sa, comunque?”

“Scommetto che ha ragione, mamma,” disse Ariion. “E so che hai detto che stavi lavorando su questo accordo.”

La signora Sanders ignoròil commento di Ariion. “Cosa fa, legge il National Enquirer prima di andare a dormire sulla panchina del parco? O le informazioni arrivano al suo cervello per osmosi mentre dorme coperto dal giornale?”

Ariion e sua madre guardarono Cameron, in attesa di una risposta sul modo in cui aveva ottenuto l’informazione.

Lui si strinse nelle spalle e fece l’occhiolino ad Ariion prima di rispondere a sua madre. “Sembra che ci vogliano circa quattro anni perché il residuo del principio attivo si stabilisca nella parte posterioredell’occhio, causando un’irreversibileretinite pigmentosa.”

“E lo sa perché…”

“La ricerca sarà pubblicata domani sull’Ophthalmology Review Journal; una pubblicazione di Harvard. Forse ha sentito parlare dell’Università di Harvard.”

Ariion fece una smorfia a sua madre.

La signora Sanders osservò sua figlia con gli occhi stretti a fessura, ma poi parlò a Cameron. “Come sa tutte queste cose?” Si voltò verso di lui. “Immagino che abbia un computer nascosto sotto la panchina del parco, con connessione WI-FI?”

“Sarebbe bello, ma no. Tuttavia, la biblioteca pubblica ha centinaia di computer disponibili per chiunque sappia scrivere con la tastiera, anche se con i pollici.” Si interruppe, guardandola arrossire. “Se fa una ricerca Google su Merck e Cernax, scoprirà un riassunto dell’articolo.”

“Anche se quell’articolo sarà pubblicato–cosa di cui dubito– un piccolo articolo su un giornale oscuro non significa che il Cernax abbia davvero effetti collaterali.”

“Concordo, ma quando I media pubblicheranno l’articolo, le azioni di Merck crolleranno, e Pfizer lascerà qualche arbitraggista con le uova in faccia e i loro conti diminuiti di qualche milione di dollari.”

* * * * *

Il pomeriggio seguente, Ariion si sedette al bancone della colazione col suo notebook, mentre la madre fissava il contenuto del frigorifero aperto.

 

“Pensavo avessimo una cuoca?” disse sua madre.

“Ha chiamato stamattina,” disse Ariion, “e ha lasciato un indirizzo mail dove puoi spedirle l’assegno. Non tornerà.” Mise la mano sinistra sul ventre, poi usò la destra per far scorrere verso il basso lo schermo del computer. “Ascolta questo, mamma.” Ariion mosse il puntatore, poi lesse dallo schermo del pc. “L’azienda farmaceutica Merck ha interrotto la produzione del farmaco contro l’Alzheimer, il Cernax. Un portavoce dell’azienda che la produzione e la distribuzione del farmaco verrà sospesa, in attesa della revisione di un articolo pubblicato oggi sulla rivista Ophthalmology Review Journal.”

Sua madre sorrise e annuì.

“Perché non sei agitata? Due giorni fa, stavi per fare un sacco di soldi con quell’accordo di fusion, e ora probabilmente fallirà, proprio come ha detto Cameron.”

“Ho messo una piccolo opzione su centomila azione della Merck la notte scorsa. Quando ha aperto la borsa questa mattina, Merck ha perso cinque dollari per azioni. Un’ora fa ho coperto la mia posizione, facendo un utile di quasi duecentomila dollari.”

“Wow, mamma, brillante. Ma non mi hai detto che lo scambio di informazioni interne è illegale?”

“E’ vero, cara, lo è, ma ricevere un consiglio da un barbone su un’informazione che chiunque può trovare su Internet non è considerato informazione interna.”

“Si chiama Cameron Littleheart St. Lawrence.”

“E’ comunque un barbone. Nient’altro che un vagabondo che vive di elemosina.”

“Sì, bè…” Ariion chiuse il portatile, lo prese sotto il braccio e si diresse alla porta sul retro. “Quel barbone ti ha appena fatto guadagnare duecentomila dollari.” Allungò un braccio verso la maniglia, tenendo il computer stretto al corpo. “Come se tu ne avessi bisogno.” Uscì sbattendo la porta, poi la aprì e tornò indietro. “Vado al parco.” La porta tremò quando la sbatté di nuovo.

Sua madre fissò la porta per un momento. “Con le tasse,” sussurrò, “sono solo cinquantotto mila dollari.”

* * * * *

Il venerdì mattina, Cameron si trovava sul vialetto della signora Sanders. Sentì Ariion e sua madre venire alla porta.

“Vedo che le macrosiphum euphorbiaestanno decimando la tuaspinosissima.

Ariion rise e lasciò quasi cadere il vassoio che teneva in equilibrio sulla mano destra. “Sì, mamma, ti ho detto di prendere le medicine stamattina.” Appoggiò il vassoio sul tavolo e preparò I tre bicchieri di tè ghiacciato.

“Signor St. Lawrence,” disse la signora Sanders, “di cosa sta parlando ora?” Sedette al tavolo in vetro e gli indicò la sedia di fronte a lei.

“Gli afidi stanno distruggendo le sue rose.” Si sedette e prese la bevanda che Ariion gli offriva. Prese un sorso, poi incline il bicchiere verso di lei. “Grazie. E’ proprio quello che volevo.” Si asciugò i baffi e si rivolse alla signora Sanders. “Può trovare il Sevin Dust da WalMart per eliminarli.”

Ariion fece un sorrisetto a sua madre. “Non ti piacerebbe fare un po’ di giardinaggio?”

La signora Sanders sbuffò e prese il suo drink.

“O potrebbe anche solo usare una soluzione di detersivo liquido per piatti,” disse Cameron, “e spruzzarla sulle piante.”

“Continua, Cameron,” disse Ariion. “Lei ti presterà attenzione solo quando agiterai una bacchetta magica dicendo ‘poof’.”

“Ha ha. Molto divertente,” disse la signora Sanders. “Dove ha imparato tutte queste sciocchezze sulle rose e le fusion aziendali?”

“Ehi, sono povero, non analfabeta.”

“Le piacerebbe avere un lavoro?” chiese la signora Miss Sanders.

Cameron scosse la testa. “Nella mia occupazione, ‘lavoro’ è una parolaccia.”

La sua occupazione, piuttosto che fargli perdere punti, l’avrebbe sorpresa. Dieci anni prima guadagnava un quarto di milione di dollari l’anno, poi in un soffocante pomeriggio i suoi guadagni scesero a zero. Non lavorava da allora, tranne che lavori strani. Sembrava che la sua ambizione fosse svanita insieme ai suoi guadagni.

In quel momento, Cameron aveva bisogno di un lavoro, ma soltanto per pochi giorni. Non era interessato a un lavoro a lungo termine. Venti o trenta dollari gli sarebbero bastati. Nel suo futuro, non vedeva oltre al suo prossimo pasto.

“Bè, allora le piacerebbe essere il nostro ingegnere paesaggista?”

“Vuole che io sia il suo giardiniere?”

“Ciò che voglio io è che lei vada altrove, ma la mia cara figlia sembra pensare che lei abbia…uhm…potremmo dire delle possibilità.”

“Possibilità, eh?” Guardò Ariion, poi tornò a guardare sua madre.

Non era una donna dal brutto aspetto, ma un po’ troppo magra per i suoi gusti. Se si fosse tolta quella crocchia puritana e avesse permesso ai suoi capelli di cadere sciolti, sarebbe stata perfino carina. E un po’ di ombretto e rossetto avrebbero fatto meraviglie.

“Cosa pensa?” chiese Cameron alla signora Sanders.

“Penso barbone una volta, barbone per sempre.”

“E un tempo una strega—”

“Smettetela!” disse Ariion. “Sembrate una vecchia coppia sposata. Cameron, vogliamo che tu sia il nostro giardiniere.”

“Hm…chi, precisamente, vuole essere il mio capo?”

“Io—” iniziò la signora Sanders.

Ariion la interruppe. “Mamma, smettila. Penso che Cameron dovrebbe essere il capo di se stesso.”

“Suona bene.” Cameron guardò la signora Sanders.

“Ora lei è il capo di se stesso,” disse la signora Sanders, “e guarda cosa gli ha portato, una bella panchina del parco come casa.”

“Bene.” Cameron spinse indietro la sedia. “Penso che abbiamo finito.” Si alzò, pronto ad andarsene.

“Grrrrr!” Ariion digrignò i denti. “Siediti. Capisco che devo arrangiarmi da sola. Cameron, vogliamo che tu lavori per noi, e ti pagheremo…Mamma, quanto pagavi il signor Hailey prima di licenziarlo?”

Cameron si sedette e guardò la signora Sanders.

“Io non l’ho licenziato. Semplicemente non andavamo più d’accordo su alcune cose.”

“Che sorpresa,” mormorò Cameron dietro il bicchiere di tè.

Ariion lo guardò, ma parlò a sua madre. “Quanto lo pagavi prima che non andaste più d’accordo?”

“Quattrocentocinquanta a settimana.”

“Cameron, ti pagheremo cinquecento dollari a settimana —”

“Cosa?” urlò sua madre.

“E puoi vivere nelle stanze sopra i garage.” Ariion indicò un edificio sul confine della proprietà. Tre porte da garage si trovavano parallele al primo piano e agli alloggi al piano di sopra.

“Cosa?” urlò di nuovo sua madre.

“Accetto,” disse Cameron.

“Ottimo,” disse Ariion. “Quando puoi iniziare?”

“Aspetti solo un minuto,” disse sua madre. “Ariion, da quando ti occupi di questioni personali? E lei, signor St. Lawrence, non verrà a lavorare finché non lo dirò io.”

“Posso iniziare oggi,” disse Cameron ad Ariion, “questo pomeriggio.”

“Bene,” disse Ariion. “E immagino che dovrei assumere anche un cuoco. Altrimenti, vivremo di bagel e pizza congelata per il resto delle nostre vite.”

“Perché non assumi anche una cameriera e un maggiordomo, già che ci sei?” La signora Sanders incrociò le braccia. “E non so nemmeno se l’appartamento della rimessa è abitabile.”

“Hm…” Ariion prese un sorso di tè. “Assumere una cameriera non è una cattiva idea.”

“Non si preoccupi per i mobili, signora Sanders,” disse Cameron. “Quando porterò qui la mia panchina del parco, sarò a posto.”

Ariion rise mentre sua madre guardava Cameron, e poi sua figlia.

* * * * *

Tre giorni dopo che Cameron si trasferì nella rimessa, la signora Sanders guardò fuori dalla finestra della cucina, poi si avvicinò per vedere meglio. Un uomo che non riconobbe si aggirava per il giardino sul retro come se fosse il proprietario del posto. Dov’era il suo nuovo dipendente? Non avrebbe dovuto già lavorare in giardino? Proprio come pensava, era stato un barbone per troppo tempo, presentarsi in orario era fuori questione.

Andò alla porta sul retro e la aprì. "Ehi, lei! Se ne vada dalla mia proprietà prima che chiami la polizia."

L’uomo indossava pantaloni Verdi e una camicia marrone stropicciata. Aveva un rastrello in spalla e una piccola pala nella mano destra. L’uomo si fermò e si voltò per affrontare la signora Sanders.

“Sono i miei attrezzi, quelli?” Scese i gradini della porta sul retro.

L’uomo guardò gli attrezzi e si strinse nelle spalle.

“Li metta giù, e vada via di qui.” Si fermò a poca distanza da lui. “I poliziotti sono proprio dietro l’angolo.”

Lui le fece una smorfia.

Lei lo guardò con gli occhi ridotti a fessura.

“Se le do questi attrezzi, significa che lavorerà nelle aiuole a ovest dove vuol piantare le petunie?”

“Oh, santo cielo!” Si portò una mano alla gola. “St. Lawrence?”

“Certo. Quanti giardinieri ha assunto?”

“Ha—”

“Mamma!” Ariion uscì dalla casa e corse attraverso il prato. “Cos’hai fatto?” Guardò l’estraneo. “Dov’è Cameron?” Si mise le mani sui fianchi.

La signora Sanders puntò un dito tremante su Cameron. “Lui è—”

“Chi è quest’uomo? Hai licenziato Cameron e hai assunto quest’uomo mentre Felicia ed io stavamo guardando il film?” Ariion si spostò e guardò sua madre. “Ne ho abbastanza dei tuoi stupidi capricci. Se Cameron se n’è andato, potresti salutarmi, perché mi trasferisco a Central Park.”

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