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Una donna

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ATTO SECONDO

Boudoir grazioso, pieno di mazzi di fiori. Due porte laterali. Una gran porta a due battenti, in fondo. Una finestra chiusa. Un pianoforte, un sofà, una scrivanietta, mobili civettuoli, ninnoli dappertutto. Un tavolino con su un servizio da liquori, cui mancano due bicchierini. Presso il sofà, una seggiola, sulla quale sono posati appunto i due piccoli bicchieri, una grossa scatola di sigarette e un portafiammiferi d'argento.

SCENA I
CLELIA, MARIO, TERESA

(Mario è sdraiato, svogliatamente, sopra il sofà. Ha in bocca una sigaretta spenta. Clelia, in abito elegante, gli sta accanto, seduta sopra uno sgabelletto tappezzato, col viso rivolto a lui.)

Clelia

Vuoi accendere?

Mario

Sì.

Clelia

(prende il portafiammiferi, accende un cerino e lo porge a Mario, che vorrebbe servirsene da sè, ma ella glielo impedisce. Egli vi accosta la sigaretta, indi fuma, mandando in aria grosse boccate.)

Teresa

(comparendo sotto l'arco dell'uscio in fondo)Avete chiamato, signora?

Clelia

Sì. Porta via questi bicchierini e quei liquori.

Teresa

Avete fatto bene a ricordarvene. (Eseguendo l'ordine)L'altra sera, il signore trovò i due bicchierini sulla sedia. Stette zitto con voi, ma poi, il giorno dopo, mi oppresse di domande che mi pareva un giudice… come si dice… un giudice… distruttore. Io dissi che era venuta a trovarvi Gigetta, e che voi non glie l'avevate detto perchè quella lì dà le stoccate…

Clelia

Metti a posto anche questa scatola di sigarette e questo portafiammiferi…

Teresa

(pone l'una e l'altro sul tavolino, e s'avvia per andarsene con in mano il servizietto dei liquori.)Volete altro?

Mario

Fammi il piacere, Teresina, apri un po' quella finestra. Qui dentro, si soffoca: l'odore di questi fiori dà alla testa.

Teresa

Mi dispiace, ma non posso servirvi: il pianerottolo sta proprio dirimpetto: non si sa mai che gente passa per le scale. E poi, lo stesso signor Carsanti, salendo all'improvviso, potrebbe vedervi. Ci volete compromettere?

Clelia

Basta, Teresa, vattene. E ti prego di star bene all'erta… Stasera, verrà, forse, più presto delle altre sere.

Teresa

Teresina non ha bisogno di raccomandazioni: pensate a voi: oggi è la vostra festa: divertitevi, divertitevi… (Esce dal fondo chiudendo con cura la porta.)

Clelia

(dopo una lunga pausa) Mario! (Pausa.) Mario mio… sei seccato, di', sei più seccato del solito? (Pausa.) Non mi dici nulla?

Mario

(infastidito) Clelia, fammi il favore di lasciarmi tranquillo.

Clelia

(si alza sconfortata e gli parla dolcemente:) Mi tratti male.

Mario

Ma no.

Clelia

Ogni giorno, ogni giorno peggio!

Mario

Ma no.

Clelia

E non me ne fai capire neppure il perchè.

Mario

(volendo essere ancora prudente) Insomma, Clelia, tu non t'accorgi a quali torture mi sottoponi.

Clelia

(schiettamente meravigliata) Io?!

Mario

Questo mistero continuo, questa complicità della serva, questo dovere che ho di nascondermi, di rimpicciolirmi, di fuggire, questa necessità terribile d'andar via paurosamente quando arriva il tuo signore, ti pare niente?

Clelia

Dunque, tu sei pentito d'essere ritornato al mio amore?

Mario

Vi ritornai – e tu stessa ne sei convinta – pazzo di gioia. Sapesti così bene richiamarmi!.. Dopo il gran dolore che avevo provato quando tu deliberasti di accettare… la protezione di costui, un sol dolore mi era parso più acerbo, più insopportabile: quello di vivere lontano da te. Ritornai… Non sapevo ancora che cosa significasse appartenere a quella miserevole categoria di uomini che, a poco a poco, si preparano a ogni vergognosa transazione sotto la veste del così detto «amante del cuore»!

Clelia

Mario… ma tu non fai nessuna transazione vergognosa.

Mario

Non lo so… Ma certo, quando io esco da questa casa tutta elegante e profumata, mi pare di aver rubato. Io sento i brividi che deve sentire il ladro non ancora esperto… E l'idea del furto consumato è inevitabile, perchè è intimamente legata al ricordo profondo del godimento. Tu dici che non faccio nessuna transazione vergognosa… E perchè no? Tu non potevi vivere poveramente: va bene: (accalorandosi) sentivi il bisogno imperioso della ricchezza, o, almeno, dell'agiatezza. Ora, l'hai questa agiatezza: ma sono forse io che te la do, io, io, tuo amante? No. Te la dà un altro. È un altro che ti mette in condizione d'esser mia, ed io sono obbligato a lui… dell'amore che tu mi concedi. Ah! cara Clelia, la transazione è già avvenuta! E poi… vuoi comprendere meglio? Dimmi: (sempre più accalorandosi) se domani io ti chiedessi del denaro, tu… me lo daresti?

Clelia

(con uno slancio di semplicità) Sì!

Mario

(tutto acceso) E ti sembrerebbe naturalissimo…

Clelia

(come sopra) Sicuro!

Mario

(prorompendo con esasperazione) Lo vedi, lo vedi, ti sembrerebbe naturalissimo il farmi commettere una turpitudine: ecco che la tua sincerità mi valuta giustamente e dice, a me e a te, quel che sono diventato!

Clelia

(annichilita, confusa) Mario mio, se ti ho offeso, senza avvedermene, te ne chiedo scusa. Io sono una donnetta, e… molte cose… non le intendo. (Pausa. Cambiando tono come per ragionare) Ma senti, non ti eccitare più, non esasperarti. Questa unione circondata di mistero, di paure e di sotterfugi ti riesce fastidiosa?.. Ebbene, se… (timida)se rinunziassi a questa agiatezza che mi costa tante pene e che mi condanna all'enorme fatica della finzione, se facessi uno sforzo di volontà per vivere in pace economicamente, se tornassi a essere tua anche al cospetto del mondo?

Mario

Sarebbe troppo tardi.

Clelia

(sentendo una trafittura al cuore) Ahi!

Mario

Se pure credessi al tuo sforzo di volontà, io non potrei essere per te lo stesso Mario di prima, perchè non potrei mai dimenticare che, dopo il bene che t'ho voluto così perfettamente, tu hai avuto il coraggio di… dividerti tra me e un altro! Clelia, pur troppo, i sensi perdonano meno del cuore.

Clelia

(scoraggiata) No, no, Mario, t'inganni, t'inganni. Io non ti nego che tu pensi quel che è più verosimile, ma te l'ho giurato tante volte che sinora – e, del resto, non sono trascorsi che una ventina di giorni – ho potuto mettere a profitto la timidità di quell'uomo e mi sono salvata!..

Mario

Impossibile!

Clelia

Ma non sei ancora convinto che io sarei fuggita da lui se non avessi stabilito – malvagiamente sì, lo confesso, malvagiamente – di sfruttarne l'amore cretino senza il sacrifizio della mia persona?

Mario

(sogghignando) Il sacrifizio!

Clelia

Hai ragione. Hai ragione perchè non ho mai saputo dirti bene… quel che sono io. Che vuoi! C'è dei segreti nel principio della vita di certe creature che anche un'intimità come la nostra non permette di rivelare con chiarezza. Un pudore invincibile si oppone. Mario, la prima offesa mi fu fatta… (con raccapriccio) da chi meno poteva esserne sospettato, quando io ero ancora una povera innocentuccia… La nefandezza inaudita mi annientò… Diventai impassibile come il marmo!.. Nessuno, d'allora in poi, aveva saputo scuotermi, ridarmi il calore, la febbre, i nervi, la vita… Tu, sì; e sei di me, adesso, padrone assoluto, unico, completo! Ho potuto disporre del mio corpo, come d'una cosa qualunque, finchè la mia impassibilità uguagliava e confondeva insieme tutti gli uomini; ma non ne posso più disporre ora, ora che nel tuo amore, e nel tuo amore soltanto, io risento di essere una donna. Ora… il ribrezzo per tutti gli altri uomini mi assale atrocemente (con una reminiscenza di terrore) come in quel giorno! Tu li hai soppressi, li hai soppressi tutti… Io sono donna per te, per te: – per gli altri non sono più niente, neppure un oggetto vile da barattarsi… M'intendi, Mario, m'intendi finalmente? T'accorgi che nella mia voce c'è una franchezza onesta che non ammette dubbi, che non merita sdegno? T'accorgi che così parla l'anima? che così parla la verità? Ma ascoltami bene; (scuotendolo affettuosissimamente)ma guardami bene negli occhi… e dimmi: mi credi? mi credi? mi credi?

Mario

(aridamente) No.

Clelia

Dio! Dio! Ma se tu guardassi dentro il mio segreto, comprenderesti come, pure essendo vissuta così orribilmente, io debba ribellarmi ora alla brutalità dell'uomo che non amo.

SCENA II
MARIO, CLELIA, TERESA
Teresa

(dietro la porta in fondo, tossisce forte, e batte all'uscio) Ohè, ci siamo, ci siamo…

Mario
(ne ha un evidente senso di fastidio e di disgusto.)
Clelia

(imbarazzata, s'affretta a ricomporsi, frenando la commozione da cui era invasa.)

 
Teresa

(entrando e chiudendo presto la porta) Subito, sbrighiamoci. Il signore è per le scale coi suoi amici… Ho già mandato il servitore a fargli i salamelecchi.

Clelia

(convulsa, a Mario) Tu, un momentino in questo cantuccio. (Lo spinge in un angolo della stanza.)Abbi pazienza, Mario mio… Quando Teresina t'avvertirà, te n'andrai, come al solito, pel corridoio.

Teresa

(affaccendata, dando a Mario il cappello e il bastone)Ah! se non prendiamo una casa con due uscite, qui, una volta o l'altra, facciamo il patatrac!

Clelia

(sempre in gran fretta, a Teresa) Taci, ora! (Poi a Mario, dandogli un bacio e guardandolo negli occhi) Ci vediamo domani?..

Mario

(abbassa lo sguardo.)

Clelia

(perplessa) Mario, ci vediamo domani?

Mario

(stringendosi nelle spalle) Non so…

Clelia

Come non sai?..

(Si ode dalla stanza contigua il vocío delle persone che arrivano.)

Teresa

(impaziente, tirando Clelia verso il fondo) Vi vedrete, vi vedrete; ma, adesso, fuori! fuori!

Mario

(a Clelia) Va, va…

Clelia

(apre la porta – e in quell'istante il vocío giunge più forte – ; indi, ella, uscendo, la richiude. Si odono le sue parole dette vivacemente:) Oh! bravi! bravi! (E la sua voce si confonde con quella degli altri.)

SCENA III
TERESA, MARIO
Teresa

(resta attaccata alla porta tenendo fermi i battenti e accostando l'occhio alla serratura.)

Mario

(col viso arcigno, il cappello in testa, attraversa la stanza sulla punta dei piedi, siede presso una scrivanietta, e scrive qualche cosa.)

Teresa

(sempre con l'occhio alla serratura, senza guardar Mario, col braccio gli fa cenno d'andarsene.)

Mario

(continua a scrivere.)

Teresa

(voltandosi, gli dice, soffocatamente:) Che fate là?

Mario

(continua a scrivere.)

(Dalla stanza attigua, giungono queste parole, confusamente:)

– Sì, sì.

– Un po' per uno, stasera.

– A me, a me…

– Ah! Ah! Ah! Ah!

Teresa

Ve n'andate, sì o no?

Mario

(consegnandole la lettera che ha scritta) Questa a Clelia.

Teresa

Ma che significa ciò?

(Parlano tutti e due a voce bassissima.)
Mario

Che non ci torno più.

Teresa

Siete matto! Volete farmela morire! Già, tanto, questa lettera io non glie la do, e domani farete la pace…

(Risuona di dentro uno scoppio di risa sguaiate.)

Mario

(irritato e disgustato, s'avvia verso la porta a sinistra: resta ancora un momento, guardando intorno, commosso e titubante. Ad un altro scoppio di risa, egli, risoluto, come se si liberasse finalmente da un incubo, se ne fugge.)

Teresa

(guarda la lettera, e, dopo una breve esitazione, la lacera, e ne nasconde in tasca i pezzettini. Indi, tossendo forte, spalanca i due battenti dell'uscio in fondo.)

SCENA IV
CLELIA, CARSANTI, il dottor FONSECA, MATURI, GIANNETTI, VERANI

La stanza attigua è un salotto, splendido di specchi e di candele accese. – Entrano tutti, seguendo Clelia.

Clelia

Venite, venite: qui si sta meglio, qui ho la mia poltrona favorita. (A Teresa, a parte) È andato?

Teresa

Sì. (Esce.)

Clelia

A proposito, io non vi ho ringraziati ancora pei bellissimi fiori. (Indicandoli) Come siete stati graziosi!

Tutti

(protestano modestamente) Oh!

Giannetti

Dovere! Dovere!

Clelia

Cioè, cioè… voi, Maturi, non m'avete mandato niente.

Maturi

(che era rimasto indietro, si fa innanzi confuso)Niente, io?.. È strano… Mi pareva d'aver mandato…

Clelia

Un pensiero gentile?.. Mi basta.

Tutti

(ridono.)

Carsanti

(con aria di protezione) Lasciatelo in pace il povero Maturi.

Giannetti

Piuttosto, vediamo un poco questi orecchini magnifici di cui l'amico Carsanti ci ha molto parlato. La commissione di vigilanza è sopra luogo e deve procedere alle debite osservazioni.

Verani, Fonseca, Maturi

Sicuro, sicuro!

Clelia

Ah, sì, gli orecchini che Gerardo mi ha regalati per la mia festa? Vedrete: sono una bellezza davvero!

Carsanti

(impettito, dice piano a Clelia) Ma non hai voluto farmi l'onore di metterli, stasera.

Clelia

(carezzandolo lievemente) Hai ragione… Scusami… Intanto, sii buonino: valli a prendere tu stesso. Li troverai nel mio scrignetto, che è aperto, mi pare.

Carsanti

Fai male a lasciarlo aperto: è una imprudenza. (Esce a destra.)

Verani

(va subito dietro a Clelia e le dà un bacio sui capelli.)

Giannetti, Maturi, Fonseca

(rimproverandolo scherzosamente) Verani! Verani!

Verani

(scusandosi) Eh! sui capelli…

Clelia

Verani, voi avete una segreta sì, ma violenta passione per me.

Giannetti, Maturi, Fonseca

Sì, è vero! È vero! È verissimo!

Clelia

(ridendo) Ah! ah! ah!

Fonseca

Ma bada, Clelia, che io sono iscritto prima di lui… Divento una belva se me lo fai passare innanzi!

Giannetti

Come c'entri tu! Tu sei medico, e i medici non sono…

Fonseca

Cosa non sono?

Carsanti

(rientrando con in mano gli orecchini) Non erano nello scrigno, cara Clelia. Ah, che testolina!

Tutti

(circondandolo) Vediamo, vediamo.

Carsanti

(con ostentata modestia) Non c'è nulla di meraviglioso.

Fonseca

Corbezzoli!

Verani

Stupendi!

Giannetti

Perbacco!

Verani

Poche volte ho visti dei brillanti limpidi come questi.

Giannetti

Che acqua!..

Fonseca

(alle spalle di Carsanti, senza farsi udire da lui) Per darla a bere!

Carsanti

E notate la montatura.

Giannetti

Ci scommetto che non è lavoro napoletano.

Carsanti

Ma che napoletano!

Maturi

(con servilismo lusingatore) Orecchini esteri! Si vede!

Verani

Vi costano un occhio!

Carsanti

Circa… sei mila lire!

Fonseca

Allora… due occhi!

Verani

Bisogna congratularsi (guardando Clelia) con chi li ha saputi meritare…

Maturi

E con chi li ha saputi comprare!

Fonseca

Soprattutto, poi, con chi li ha saputi vendere!

Carsanti

(orgoglioso e sempre ostentando modestia) Ed ora fatemi il piacere di finirla. Vado a riporli, Clelia?

Clelia

Sì, caro.

Carsanti
(esce a destra.)

(Appena uscito, tutti si accostano a Clelia, pettegoleggiando e parlando sommessamente.)

Giannetti

Che brutta roba!

Verani

Comperati di seconda mano.

Maturi

Ecco!

Fonseca

Cosuccia, sei certa che non sono falsi?

Clelia

Linguacce!

Giannetti

(come vede rientrar Carsanti, esclama) Ah! splendidi! splendidi! Che acqua!

Carsanti

Basta! non mi seccate più!.. Ditemi, invece: avete sete?

Fonseca

A proposito di acqua?

Carsanti

Ma no. Stasera, Champagne. Che diamine!

Giannetti

Se si tratta di Champagne, tutti abbiamo sete!

Fonseca

Sitio! Sitio!

Carsanti

(tocca il bottone del campanello elettrico e va nella stanza vicina, in fondo, a parlare con Giacomo il servo.)

Clelia

(gettando un sospiro canzonatorio) Verani, che avete?

Verani

(che è assorto, posando a sentimentale) Una giornata di spleen.

Giannetti

Se hai dormito tutto il santo giorno!

Verani

Sì, ma, dormendo, mi sono accorto che avevo lo spleen. (Languidamente, a Clelia) E anche voi, Clelia, stasera non siete di buon umore.

Clelia

(con uno dei suoi soliti sforzi di dissimulazione)Perchè no? Anzi! Suoniamo, cantiamo, balliamo, se volete. (Si alza.) Non v'ho detto che da una settimana prendo lezione di pianoforte. (Va al piano e siede.) State a sentire che progressi. (Pesta violentemente la tastiera con un sol dito, principiando il motivo del Rigoletto: «La donna è mobile»; poi ripete le prime note accompagnandovi la voce) «La donna è un mobile…»

Verani

(sospirando) Ah! la donna – la donna che dico io – sarebbe per me tutt'altra cosa!

Maturi, Giannetti, Fonseca

(rimproverandolo scherzosamente, come prima)Verani! Verani!

Giannetti

Non sospirare.

Carsanti

Per chi sospira, Verani?

Clelia

Per me, per me. (Si alza dal piano.)

Giannetti

(vi si siede.)

Carsanti

(celiando, tira Verani per l'orecchio) Se ti permetti di sospirare per Clelia… (abbassa la voce, velenosamente scherzoso) non ti presto più danaro!

Verani

Ritiro il sospiro immediatamente!

(Entrano Giacomo portando in un vassoio due bottiglie di Champagne e i bicchieri a coppa, e Teresa, portando, in un altro vassoio, pasticcini e bonbons.)

Clelia

(battendo le mani) Ecco lo Champagne!

Giannetti

(al pianoforte, accenna il motivo del brindisi dellaCavalleria rusticana.)

Clelia

Bravo Giannetti! Anche pianista.

Giannetti

Una volta, sonavo un poco.

Carsanti

(stura, intanto, le bottiglie, e quindi versa loChampagne nei bicchieri, parlottando col servo.)

Clelia

(a Giannetti) Continuate, continuate: il brindisi della Cavalleria rusticana mi piace.

Giannetti

(continua a sonare.)

Verani

E Carsanti lo canterà… (A Clelia) Voi già sapete che Carsanti canta…

Carsanti

Non rilevare queste velleità della prima giovinezza…

Clelia

Cattivo! E non me ne avevi detto niente.

Carsanti

Va là, va là, non stare a sentire tutte le scioccherie che ti contano… Offri da bere a questi signori.

(Giacomo e Teresa vanno via.)
Clelia

(offre un bicchiere a Fonseca) Al primo iscritto. (Poi, a Giannetti, che cessa di sonare) A voi il vostro «vino spumeggiante». (Poi, a Maturi, che, appartato, con innanzi un mucchio di dolciumi, ne mangia avidamente) Buon appetito!

 
Maturi

(con la bocca piena) No… Stasera ho lo stomaco chiuso.

Clelia

(offrendo un bicchiere a Verani, sospira burlescamente)A voi, Verani.

Giannetti e Fonseca

(insieme) E va bene! E va bene!

Clelia

(prende un bicchiere e l'offre a Carsanti, che già ne ha uno in mano. Allora, contraccambiandosi uno sguardo grazioso, si scambiano i bicchieri, e se li toccano.)

Tutti, meno Maturi

(li circondano per toccare.)

Giannetti

(toccando i bicchieri di Clelia e di Carsanti)Alla vostra felicità!

Carsanti e Clelia

(insieme) Grazie, grazie.

Carsanti

Su, su, amici, un po' d'allegria… Stasera vogliamo fare delle follìe!

Giannetti

Mi sottoscrivo. (Alzando il bicchiere) Hip! hip! hip!

Tutti

(meno Maturi che è sempre intento a mangiare)Urrah!

Clelia

(beve il bicchiere colmo, e impallidisce.)

Carsanti

Che hai?

Verani

Clelia!..

Giannetti, Fonseca, Maturi

Oh!..

Clelia

(mal sorreggendosi) Niente, niente… (Tentando di sorridere e di celiare) Un po' di Margherita Gautier fa sempre un bell'effetto…

Fonseca

(a Carsanti) Hai del liquore anodino?

Clelia

(abbandonandosi sulla poltrona) No… piuttosto dell'aceto inglese…

Tutti

(vanno verso la stanza da letto a destra.)

Clelia

(cavando di tasca l'ampollina) Ce n'ho io, ce n'ho io… (Odora l'aceto inglese.)

Fonseca

Vuoi sbottonarti? Chiamiamo Teresa? (Le mette la mano sulla fronte.)

Clelia

No, non è necessario. (Riavendosi) È passato.

Fonseca

(tastandole il polso) Sicuro… non è nulla…

Carsanti

Ci hai allarmati.

Clelia

Scusami, Gerardo.

Carsanti

E intanto, vedi, ti sei versato lo Champagnesull'abito.

Fonseca

Via! Via! Andate là, voialtri: lasciate che io interroghi la mia cliente… Anche tu, Carsanti, via!

Tutti

Sì, sì, interroga. (S'allontanano.)

Maturi

(profitta e ricomincia a mangiare.)

Clelia

(a Fonseca) Veramente, è passato. Un lieve capogiro, sai, accompagnato da un po' di nausea qui… (indicando lo stomaco) e da una stretta alla gola.

Fonseca

(abbassando molto la voce) Bambina: guardami in faccia. Non c'è proprio altro da dirmi?

Clelia

(sorridendo tristamente) Oh! Che pensi, adesso!

Fonseca

(all'orecchio) Io gli annunzierei subito l'erede al trono!

Clelia

(di scatto, con voce severa e soffocata) No, per carità, non scherzare su questo.

Fonseca

Sciocca! Sarebbe una fortuna per te.

Clelia

Te ne scongiuro, taci.

Fonseca

(stringendosi nelle spalle, s'allontana.)

Carsanti

Ebbene?

Gli altri

Ebbene? Ebbene?

Fonseca

(umoristicamente) Sta a vedere che un medico deve mettere in piazza i mali dei suoi clienti.

Clelia

(chiamandolo gentilmente) Gerardo, Gerardo, senti.

Giannetti

Io protesto! Noi siamo la commissione di vigilanza e dobbiamo essere informati di tutto.

Carsanti

(s'avvicina a Clelia.)

Gli altri

(si raggruppano a parte, cicalando tra loro.)

Clelia

(piano a Carsanti) Fammi un favore: mandali via, non sto perfettamente bene.

Carsanti

Che figura mi fai fare? Li avevo invitati a passare la serata con noi. (Continuano a parlare.)

Giannetti

(in mezzo al gruppo) Diavolo, diavolo! Gli combinerebbe un marmocchio?

Maturi

Di già!

Verani

Sarebbe un bel colpo!..

(Le parole di Giannetti, di Maturi e di Verani, appena si distinguono nel vocìo.)

Carsanti

(malcontento, a Clelia) Ti servirò. (Rivolgendosi agli amici.) Signori miei, io vi metto alla porta. Clelia non ha avuto il coraggio di dirvelo, ma ella ha bisogno di riposo.

Giannetti

Oh! ce ne andiamo subito.

Verani

Certamente.

Maturi

(tuttora con la bocca piena) Quanto a me, senza cerimonie, se anche la signora ha bisogno di riposo, io posso restare benissimo.

Giannetti

Tu, senza cerimonie, verrai con noi, perchè senza cerimonie hai mangiato bene e bevuto meglio.

Maturi

Non dicevo per questo…

Fonseca

Arrivederci, Cosuccia. (Dandole la mano furbescamente)Va a dormire, e… ci siamo intesi? Caro Carsanti…

(Si stringono la mano.)
Giannetti

Buona notte.

Verani

Buona notte.

(Saluti ed altre strette di mano.)
Clelia

Voi non me ne volete, amici miei, eh?

Giannetti

Vi pare!

Verani

Verremo a vedervi al più presto possibile.

Fonseca

(a Carsanti che li accompagna verso la porta)Non t'incomodare…

Giannetti

(in tono lievemente canzonatorio) Resta tu, resta tu…

Carsanti

Ma che! Lasciate almeno che io vi metta alla porta con tutti gli onori.

Verani, Giannetti, Fonseca

(insieme, un po' sogghignando) Grazie, grazie!.. Maturi, e tu?