(di scatto) Mai!.. Questi altri uomini, che dici tu, io li ho conosciuti, io me li ricordo: li incontro ancora, talvolta, per la strada… E li faccio sempre i confronti, e non mi riesce di trovarne uno che mi paia migliore del mio Mario. E poi, me li figuro vicino a me, desiderosi di me… (con evidenza) e, al solo pensiero di averne un bacio, io provo disgusto, io sento ribrezzo… Come potrei dunque tradirti?.. Non è già che io pretenda d'essere una donna virtuosa… Non ho nemmeno un'idea chiara di ciò che sia la virtù… Ma non saprei, non saprei più subire nessun fastidio del cuore e del senso. E dimmelo tu: – questo disgusto, questo ribrezzo, quest'impossibilità, completa, assoluta, di tollerare, da che ho conosciuto te, sinanche un bacio, un semplice bacio, d'un altro uomo, che cosa significa? È la virtù?.. o è il vizio?.. È un bene?.. o è un male?.. Io non lo capisco. Ma capisco – ed è certo – che solamente tu mi sei piaciuto e solamente tu mi piaci, e che tua, tutta tua, esclusivamente tua posso e voglio essere.
(commosso) Clelia! Clelia!
(con amorevole abbandono) Mi hai trasformata…
Clelia mia, ti ringrazio… (La bacia.)
(Tutti e due si calmano. Mario si stacca da lei rincorato, svelto, arzillo e va a prendere il cappello e il quadretto.)
(scontenta) Che fai! Mi lasci proprio adesso?
Sì, ti lascio proprio adesso, perchè adesso mi sento benone, pieno di coraggio… Ho una buona speranza… Mi pare che tutto ciò che tenti adesso mi debba riuscire… Ho qui un piccolo capolavoro… (Mostra il quadretto avvolto in una carta.)
Lasciami vedere…
È una testina: pare il ritratto d'una scimmia. Ma ho appuntamento con la cima degli imbroglioni: un mezzano d'arte apocrifa. E, perbacco, oggi stesso quello lì mi farà trovare… il compratore americano!
Lasciami vedere..
(allegro) Ti farò vedere… il biglietto rosso. Ahi ah! ah! Arrivederci, (l'abbraccia e bacia) arrivederci, cuor mio, Cosuccia mia, tutta mia, solamente mia…
(ansiosa e triste) Non te ne andare ancora… Aspetta… Mi sembra così brutto che tu te ne vada ora che la tristezza è passata…
Va là, che voglio profittare di questo lampo… di genio! Vado e torno presto. (Via di corsa chiudendo l'uscio.)
(sùbito lo riapre, chiamando Mario come se avesse bisogno urgente di trattenerlo) Mario!.. Mario!.. (Tra sè) Ih! come corre!.. (Senza chiudere l'uscio, si accascia sulla sedia presso la porta.)
(si sente male; le manca il respiro; è abbattuta.)Ahi!.. Ahi!.. (S'alza, va fino alla tavola apparecchiata, e beve avidamente il vino già versato nel bicchiere. Quindi, respira come si sentisse meglio. – Resta assorta, in piedi, con le spalle voltate alla porta.)
(entra, non vista, circospetta) Io sono qui.
(voltandosi) Hai venduto l'abito?
Ma che abito!! (Sempre guardinga) Ero abbasso a far la spia. Appena il signor Mario è uscito, io ho infilato il portone. Non sono sola. C'è per le scale il signor Carsanti.
(scattando con violenza) E chi t'ha dato il permesso di condurmi questo seccatore?
Nessuno! E se dovevo aspettare che me lo deste voi il permesso, sarei stata fresca! (Umilissima)Ma quel poveretto mi ha tanto pregata, che io ne ho avuto pietà. E poi non è un appestato, che diamine! Almeno state a sentirlo per cinque minuti. Non vi costa niente. E diteglielo voi stessa in faccia un bel no come glie lo avete mandato a dire tante volte per mezzo mio… E allora se ne persuaderà e lascerà in pace voi e me. (Esplodendo)Oh! io sono stanca di andare e venire ogni giorno inutilmente! (Mutando tono) Lo posso fare entrare?
Bada che lo tratto male!
Trattatelo come volete: io me ne lavo le mani. (Corre verso la porta.)
No, Angiolina: ti proibisco…
Meglio levarselo d'attorno una volta per sempre. (Sull'uscio, a voce bassa) Ehi, ehi, signor Carsanti…
«Ti proibisco» dico!..
(senza darle retta) Signor Carsanti, favorite… favorite… La signorina ha acconsentito a ricevervi…
(non ha l'energia di ribellarsi, ed esclama quasi tra sè:) Bugiarda!
(facendo strada a Carsanti) Avanti… Avanti…
(si concentra nella rabbia e nella debolezza.)
(chiude l'uscio non appena Carsanti è entrato.)
(timidamente) Grazie d'avermi finalmente concesso…
(severa) Non c'è da ringraziarmi, perchè non ho concesso nulla. Ho tollerato che voi entraste soltanto per dirvi… per pregarvi di non importunarmi più.
(paziente e galante) È dunque un odio?
Ma che cosa ho fatto io per essere da voi odiato?.. In altri tempi, una persona come me non sarebbe stata odiata da voi: anzi voi l'avreste accolta con cortesia, con molta cortesia…
(crudamente) Che ne sapete voi?..
Suppongo.
Non avete il dritto di fare delle supposizioni sul conto mio.
Perdonate… Non ho la menoma intenzione di offendervi, nè d'irritarvi…
E allora perchè siete venuto mio malgrado?
Perchè… ho avuto in mente di fare una buona azione.
Quale?
(sempre timidamente) …Io so che le vostre condizioni finanziarie non sono floride; io so che siete stata obbligata a vendere i pochi abiti che vi restavano; io so che menate una vita di privazioni, di sagrifizii, di torture; io so che avete dei debiti…
Non è vero! In ogni caso, ciò non vi riguarda: io non vi conosco!
E io desidero che mi conosciate. La buona azione che intendo di compiere basterà, spero, a rendermi meno ignoto. (Pausa.) Per una donna come voi, abituata al lusso e alla spensieratezza, per una donna così bella, così fine, così preziosa, la miseria… è un'offesa! E io voglio, a qualunque costo, comprendete, a qualunque costo, voglio salvarvi dalla miseria…
Non lo potete!
Sono ricco…
Ma non vi amo.
(con un sorriso maligno, sommessamente) Non è stato poi sempre necessario che amaste per…
(interrompendolo e smettendo un po' l'aria burbera)Ma ora, vedete, non sono più la stessa… Signore, apprezzate la mia franchezza: non vi amo (recisa) e non potrei essere da voi posseduta mai! Ve lo chiedo in grazia: non insistete.
(insinuante) Io insisto…
(non vista da Clelia, gli fa dei cenni come per ricordargli il consiglio datogli, di fingersi, cioè, un semplice benefattore.)
(non intende bene, e a ogni parola guarda Angiolina per secondarla) Voi non siete più la stessa? Lo credo… Voi non mi amate, voi non potete essere mia?.. Sta bene. E se io… offrendovi il mio appoggio… non vi chiedessi che… la vostra…
(approva e lo incoraggia, coi gesti, a continuare.)
… che la vostra amicizia?
(si stringe nelle spalle sorridendo d'incredulità.)
(accorgendosi che la conversazione piglia una piega amichevole, vorrebbe lasciarli liberi) Io, intanto, me ne vado a sbrigare qualche faccenda… Torno più tardi.
(presa dal panico) No, Angiolina. Resta qui! (Le si avvicina repentinamente per trattenerla, le si aggrappa alla veste e le dice sottovoce:) Ma se viene Mario, qui scoppia una tragedia… (Sussultando di spavento) Ah! mi pare la sua voce! (Va alla finestra e guarda giù, trepidante.)
(ne profitta per accostarsi a Carsanti. Parlano tutti e due sommessamente.) Battete sempre sull'amicizia; ve lo avevo detto: battete sempre sull'amicizia.
Ma non mi crederà. Che diamine! Non mi crederà…
Glie lo faccio credere io… Lasciate fare a me. Adesso glie ne do a bere una delle mie. Tutto sta a preparare la trappola; – e quando sarà in trappola dovrà cedere.
(Si staccano subito perchè Clelia si è voltata.)
(rassicurata) No, non è lui… Che batticuore!..
(per discrezione, si allontana guardando i muri.)
(a Clelia, sottovoce) Spicciatevi! Ma come? Non avete ancora capito?
Che cosa?
(misteriosamente) Che un uomo di questa specie si trova una sola volta in vita. Non vi accorgete che è uno di quelli che… con le donne… non hanno niente da concludere? (Guarda Clelia negli occhi per scorgere l'effetto della sua menzogna.)
(reprimendo la gioia) Davvero?!
Ssss! zitta! (Poi, alzando la voce) Una volta che debbo restare, piglio aria alla finestra. (Si mette alla finestra, canticchiando.)
(a Clelia) Dicevamo, dunque… Se io non vi chiedessi che un poco d'amicizia?
(fissandolo) Signor Carsanti, pensate che io sia una donna da potersi canzonare?
Non lo penso. Io vi parlo con tutta la lealtà d'un perfetto galantuomo. (Continua con simulazione:)È una stranezza ciò che vi propongo; ma io sapevo già che voi non m'amate e che non volete amarmi, e avevo risoluto di ottenere da voi, comunque, il permesso… di farvi del bene. (Egli le si accosta troppo. Ella lo scansa.) Amicizia?.. (Fingendo di contentarsene) Vada per l'amicizia. Voi non dovete che accettare tutto quanto io vi offro… Io vi farò abitare come una gran dama; io metterò a vostra disposizione il mio avere;… io interpreterò i vostri bisogni, i vostri desiderii, i vostri capricci, e li soddisferò, e sarò sempre ai vostri piedi, umile, devoto, rassegnato…
(che lo ha ascoltato trasalendo all'idea della ricchezza, lo interrompe) Rassegnato?
A tutto!.. (Con trepidazione) Fuorchè a essere ridicolo in faccia al mondo.
(fredda) È dunque la vanità che vi rende così generoso?
(cinico) E se ciò fosse, che ve ne importerebbe?.. (Cambiando tono) Ma è anche l'amore. Per il mondo, desidero che siate ufficialmente la mia amante; – per me, per il mio cuore, desidero che non siate l'amante di un altro.
Siete più esigente che non crediate. (Pausa.) Non avete altre concessioni a fare?
(grave) No, signora.
(tormentandosi nell'incertezza, con gli occhi bassi)E siete sicuro di mantenere la vostra parola?
Ne sono sicuro. (Sogghigna senza lasciarsi scorgere.)
Acconsentite? (Pausa. Poi, con voce affabilissima)Non più debiti, non più sagrifizii, non più l'urgenza di costringere la delicata personcina forse anche alla volgarità del lavoro materiale… e non più il pericolo di dovere obbedire, un giorno o l'altro, a una più dura necessità e di dovervi arrendere, non si sa mai, a qualcuno che sia meno buono, meno affettuoso, meno ricco e più esigente di me. Acconsentite?
(con un grido di spavento) Madonna santa, il signor Mario!
(avendone una scossa violenta) Mio Dio, che avverrà adesso?!..
Il vostro amante!
Sì, lui… Cioè no… Ma adesso, che avverrà?.. Ho paura… ho paura…
(spiando alla finestra, in preda all'emozione) Non sale ancora le scale… Se tornasse indietro!.. Parla con un uomo grasso…
Il padrone di casa…
Si abbaruffano un poco… Se si picchiassero, sarebbe una fortuna!.. Aspettate… Il signor Mario cava di tasca del danaro, e glie lo dà.
(quasi fra sè, tremando) Ha venduto il quadro…
Si stringono la mano… Siamo perduti… Il signor Mario sale!
Dio! Dio!.. T'ha vista?
No.
E allora… entrate tutti e due in questa stanza… (Sulla soglia della porta a destra) Signor Carsanti, scusate il disordine…
(afferrando Carsanti pel soprabito) Venite con me, voi… (A Clelia – affaccendata ed emozionata)Mandatelo via subito!.. Già, (all'orecchio) una volta dovete dirglielo: il meglio è che glie lo diciate ora. Così non ci pensiamo più…
(confusa e perplessa) Sì, hai ragione: Meglio ora…
Misericordia!.. (A Carsanti, quasi trascinandolo)Venite, venite con me.
(prima di entrare a destra – a Clelia) Siamo d'accordo?
(Un'altra scampanellata. – Angiolina e Carsanti entrano a destra.)
Eccomi! (Va ad aprire l'uscio di fondo.)
(avanzandosi tutto gaio) Dormivi?
No… Ero lì, sul letto… con un po' di mal di capo.
Ora te lo faccio passare io con un bel bacione (glie lo dà) e una buona notizia. Ho ceduto il ritratto… della scimmia… al mezzano imbroglione, che lo venderà, per conto suo, come quadro di Morelli o di non so chi; e questa cessione mi ha messo in grado di tappar la bocca al padrone di casa e di versare nella cassa del nostro amore l'ingente somma di cinquanta sette lire e cinquanta centesimi. Ecco qua. (Mette il danaro sul tavolino.) Siamo ricchi, perbacco! L'età dell'oro è cominciata!
(dissimulando lo spasimo dell'anima nell'asprezza eccessiva) E per tua madre?
(imbarazzato) Ci ho il resto.
Mentisci.
Clelia, perchè questo tono così acre? Se pure mentissi, non dovresti tu rimproverarmene…
Il tuo primo dovere è di soccorrere tua madre.
Hai ragione.
Io non debbo tollerare che quella povera signora malaticcia mi sia sacrificata… Riprendi quel danaro.
(guardandola in faccia, riprende lentamente il danaro e lo intasca.) Ma tu hai qualche cosa contro di me.
(con voce buona e commossa) Contro di te… No, Mario mio. No! no! (Frenando la commozione e quasi con accento severo) Ma il fatto è che, per causa mia, tu trascuri la tua arte, trascuri la tua mamma…
Avanti… Continua… (Fissandole negli occhi uno sguardo intenso) Continua…
(rabbrividendo) Mario, non guardarmi così…
Ma perchè non continui?..
… Mi fai paura…
Paura?..
Non guardarmi così… (Impaurita, retrocede.)
(scattando disperatamente) Ah! perdio! Non c'è più dubbio, tu hai deciso di lasciarmi!
(sempre più tremebonda, con voce soffocata) Mario… Mario, non battermi, non farmi del male… non sputarmi in faccia… non dirmi niente… Ti spiegherò tutto… ti spiegherò tutto… Ora non so parlarti… Ti scriverò… Sii ragionevole… Pietà di me… Ti scriverò… Sono una creatura debole… Non battermi, no, non battermi… (Retrocede e si rincantuccia in atto di preghiera.)
(fremendo, si è trattenuto a stento, ed ora le si accosta molto vicino, e, con voce soffocata, le dice in faccia:) Sgualdrina!
Mario…
Sgualdrina!
Non chiamarmi «sgualdrina»!
Lo hai trovato l'imbecille che ti paga bene…
Taci…
E dimmi che non è vero… Dimmelo! Dimmelo!.. (Quasi lasciandosi vincere dalla speranza e dalla tenerezza) Clelia, te ne scongiuro, dimmi che mi sono ingannato, dimmi che son pazzo e che mi amerai sempre…
(guardando con la coda dell'occhio la porta a destra, spingendolo paurosamente lontano da questa e fiatando appena) Ti amerò sempre, non amerò che te, sarò soltanto tua, sempre; ma vattene.
Mi scacci?
(supplichevole) Vattene…
(al colmo dello sdegno) Ah!.. Orribile! Orribile!.. E giacchè tu mi scacci, io non ho più nulla da sapere. (Prende il cappello. – Ha un ultimo barlume di speranza) Clelia?.. Addio?.. (Aspetta invano; e, prima di uscire, le torna a dire con violento disprezzo:) Sgualdrina! (Esce.)
(va fino alla porta di scala. Trafitta, avvilita, indietreggia un po' e, singhiozzando, cade sulla sedia.)
(facendo capolino) Finalmente! (Poi, rivolgendosi indietro a Carsanti che è ancora dentro)Signor Carsanti, che fate lì impalato?
(uscendo pallido, emozionato)… Sono qui.
Con che faccia!..
(indicando Clelia) Piange…
Capirete…
(s'accosta a Clelia e le carezza i capelli) Su, su… signora Clelia, non piangete così.
(con un piccolo grido felino) Non mi toccate!
(sogghignando, s'allontana.)
(facendogli cenno d'essere indulgente) Meglio andar via, adesso… (Lo tira pel soprabito.)
(presso la porta, chinandosi verso Clelia) A domani, eh?