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Nemmeno un bacio: Dramma in tre atti e un epilogo

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SCENA TERZA

Nanetta

(entrando dal fondo – spaventata) Che avete voi due?!

Corrado

(ricomponendosi, padroneggiandosi) Giungete in tempo, Nanetta… Perchè nessuno potrebbe difendermi meglio di voi dagli insulti… di vostro cugino.

Nanetta

(attonita) Insulti?!.. Non è verosimile che Enrico abbia osato… E poi, a proposito di che?

Corrado

(freddo e risoluto) Ve lo dico subito. Mi ha visto uscire questa notte dalle vostre stanze.

Nanetta

(allibisce.)

(Breve pausa.)
Corrado

Ammetto che ciò abbia potuto allarmarlo. Comprendo che un po' di fantasia balzana abbia determinato in lui un dubbio oltraggioso. Ma precisamente per distruggere questo suo dubbio io mi sono affrettato a confidargli lo scopo onesto della mia strana visita di addio. Gli ho parlato con lealtà, con affetto, con umiltà. È stato inutile! Egli si è ostinato a non prestarmi fede, accusandomi perfino di giurare il falso.

Nanetta

(a Enrico) Tu?!

Enrico

(accigliato, torbido, non fa neppure un cenno di risposta.)

(Un silenzio.)
Nanetta

Non ti riconosco, Enrico! Così pieno di bontà e di sorrisi, con un animo che si svolge così aperto, così franco, così veramente primaverile, hai potuto lasciarti vincere fino a tal punto dalla diffidenza? Questo è disgustevole!.. Io ti voglio ottimista! Ti voglio fiducioso. Magari, credulone! Meglio credulone che diffidente, alla tua età. Ma sì: fiducia, fiducia, figliuolo mio! Dato pure che sia una debolezza, che importa?.. È una debolezza gentile, generosa, benefica, giovane, e dev'essere appunto la debolezza dei giovani!

Corrado

(da lontano, quasi appartato, guarda e studia le impressioni di Enrico.)

Enrico

Vi sono dei fatti che impongono la diffidenza.

Nanetta

È possibile. Ma dopo il colloquio confidenziale che hai avuto col signor Corrado…

Enrico

Le spiegazioni del signor Corrado non contano. Quale uomo, al suo posto, avrebbe potuto avvalorare un sospetto come il mio?

Nanetta

Se non contano le sue spiegazioni, conta, mi sembra, il suo giuramento.

Enrico

Quando si nega d'aver commesso qualche cosa di molto grave, si nega anche giurando.

Nanetta

E con queste prevenzioni pessimiste, tu, per sincerarti, ti sei rivolto a lui?!

Enrico

A chi dovevo rivolgermi, dunque?

Nanetta

A me, Enrico! A me! A me! Non penserai ugualmente che possa mentire io, che possa io giurare il falso. Sai bene che anche sospettata di una colpa irreparabile, se i tuoi sospetti fossero stati giusti, io ti avrei detto: «non sei tu che devi giudicarmi, ma quel che tu credi è vero!»

Enrico

(espansivo, tenero, febbrile) Ed è precisamente per questo che non mi sono rivolto a te. Ero certo che, in qualunque caso, tu saresti stata sincera, ed evitavo la tua sincerità. La temevo! La temevo!.. Non mi capisci, Nanetta?..

Nanetta

(scrutandolo, preoccupata) No, Enrico.

Enrico

Non sarebbe stato, forse, per me un dolore insostenibile, un dolore inaudito, il perdere ogni speranza d'essermi ingannato, il dovermi fermamente convincere della tua colpa?

Corrado

(sempre più colpito dall'eccitamento e dalle parole di Enrico, sempre più assorto in una dilaniante intuizione, si preme una mano sulla fronte gelida.)

Nanetta

(è similmente colpita, senza, pertanto, raccapezzarsi – e, stravolta, confusa, non cessa di scrutare) Sì… questo io lo capisco…: sarebbe stato un gran dolore per te. Ma ora, invece, ti convincerai… che la tua sorellona è innocente. È lei che te lo dice: è lei che te lo assicura: sicchè, non più diffidenze, non più dubbi, non più discussioni, n'è vero? Tu ti eri impensierito, da buon fratello vigile, perchè il tête-à-tête di lei col signor Corrado aveva avuto come sfondo il buio della notte? Capricci del caso!.. Quello stesso tête-à-tête avrebbe potuto avere benissimo uno sfondo di luce meridiana. Non si trattava che di chiudere un romanzetto intessuto… di molte parole. Non si trattava che di soffiare su una bolla di sapone dai riflessi smaglianti per farne una goccia d'acqua, stupida come una lacrima inutile. (Sforzandosi di animarsi e di celiare) Ha bisogno di altri chiarimenti il signor Giudice Istruttore? Ha bisogno di interrogarmi ancora? Sono ai suoi ordini; ma a questo patto, badiamo: che prima di procedere oltre, il signor Giudice Istruttore faccia delle brave scuse… (diventando austera) a colui che egli ha offeso e calunniato.

Corrado

(con riservatezza, avvicinandosi un poco) No, signorina Nanetta: non occorre.

Nanetta

(quasi imperiosa) È necessario che egli ve le faccia soprattutto per imparare a riconoscere i suoi torti, e, anche, perchè io lo desidero. Hai inteso, Enrico?

Enrico

Sì, Nanetta. (Indugia tremante. Poi, con voce debole e rotta) Vi prego, signor Corrado… di accettare… le mie scuse… (La frase gli si storce nel respiro affaticato. Egli porta la mano alla gola come per strapparne un'altra mano che lo strozzi, e, più visibilmente, continua a tremare.)

Nanetta

(assalita da una straordinaria costernazione, lo fissa in viso, gli prende le spalle, interrogandolo) Enrico?.. Enrico?.. Tu ti senti male!..

Enrico

(tremando dal capo ai piedi e liberandosi) Non ho niente, Nanetta… Lasciami, lasciami… Lasciami… (Esce precipitosamente a sinistra.)

Corrado

(cade a sedere, annichilito.)

SCENA QUARTA

Nanetta

(dopo aver seguìto Enrico con gli occhi pieni di stupefazione e di spavento) Dio mio!.. Che significa tutto questo?

Corrado

(in un tono di soffocata concitazione) Non lo vedete che quel ragazzo vi ama? Non lo vedete che impazzisce d'amore per voi?

Nanetta

(smarrita, desolata) Sì, purtroppo, è innegabile! Il suo buon affetto fraterno si è deformato. E la rivelazione improvvisa che ne ho avuta, e alla quale non volevo credere, mi mette addosso… non so… come il fastidio d'una impressione sinistra. (Animosamente risoluta) Me n'andrò, me n'andrò al più presto possibile!.. Tornerò in città… O, magari, me n'andrò anche più lontano… La mia indipendenza me lo consente.

Corrado

E voi sperate che la lontananza basterà a guarirlo?!

Nanetta

Egli è nell'età in cui l'anima vola con la rapida irrequietezza d'una rondine; è nell'età in cui si è sempre corrivi, si è sempre docili a una nuova sensazione…

Corrado

Se aspettate che una sensazione nuova pigli il sopravvento su questa sua prima sensazione intensa e complessa che ha mutato in uomo l'adolescente, aspetterete un pezzo. Il vostro distacco non farà che esasperare la sensibilità accumulata sotto la lunga repressione. Egli è già un malato: ve ne sarete accorta: e si ammalerà assai più gravemente. Ovvero, con l'impulso d'un selvaggio, v'inseguirà, vi raggiungerà!..

Nanetta

(scoraggiata) E allora che devo fare io?.. Cercherò… di ragionare con lui… Tenterò di guarirlo a poco a poco…

Corrado

(con desolata convinzione) E sarà vano anche questo! Affinchè il vostro tentativo fosse almeno un po' logico, dovreste avere l'abnegazione di mandare in frantumi il piedistallo sul quale egli vi ha collocata, dovreste riuscire a mostrarvi indegna del culto che lo esalta; ma che voi abbiate quest'abnegazione non è presumibile. E quindi, per guarirlo a poco a poco, a quali mezzi potrete voi ricorrere? A quali metodi?.. Allo stesso metodo di vigile assistenza che ha contribuito ad accendere il suo cuore; e così, invece di acchetarglielo nella saggezza, glielo accenderete maggiormente!

Nanetta

(con fermezza) Ah, no!

Corrado

La vostra volontà non ha valore, Nanetta!

Nanetta

(fierissima) Perchè non ha valore?

Corrado

Quale che sia la risoluzione che prenderete, voi siete stretta in un nodo che quanto più vi affaticherete a districare tanto più stringerete. L'esaltazione di quel ragazzo sarà indomabile, vi dico! E accadrà anche di peggio, sì, anche di peggio accadrà, ed è umano che debba accadere. Accadrà, che, gradatamente, voi ne sarete turbata, voi ne sarete intenerita, e io non escludo che, un giorno, nonostante la differenza degli anni…

Nanetta

(troncandogli la parola) Non continuate, Corrado! Voi state per gettarmi sul viso una volgarità.

Corrado

Non è una volgarità prevedere il fascino che può esercitare l'ardore d'un folle innamoramento giovanile.

Nanetta

Su me?!

Corrado

Su voi come su ogni donna che non sia fatta di marmo!

(Breve pausa.)
Nanetta

Il più triste e il più bizzarro in tutto questo è che voi siete profondamente geloso: geloso per me, voi, voi, che mi avete impedito di essere vostra fino alla morte!

 
Corrado

Non sono geloso, Nanetta, e intendo che se lo fossi avreste il diritto di sorriderne.

Nanetta

A che negare?.. Siete geloso di quel ragazzo come lui è geloso di voi.

Corrado

Non è gelosia! Non è gelosia!.. (Rabbrividendo, rodendosi e smarrendo la consapevolezza di ciò che dice) O, se non altro, non è quella gelosia egoistica e miserrima che voi mi attribuite. È una sevizia orribilmente complicata da cui neppure il più nobile sforzo di altruismo potrebbe liberarmi. È l'ossessione della mostruosità che ci minaccia tutti e tre.

Nanetta

(energica) Da nessuna mostruosità siamo, comunque, minacciati.

Corrado

Voi non comprendete! E non dovete comprendere, voi!

Nanetta

(rompendo i freni che si era imposti) Sventuratamente, conosco il vostro segreto…

Corrado

(sgranando le pupille) Conoscete il mio segreto?!

Nanetta

Mille circostanze me l'hanno rivelato, e ne avrei scorta in voi stesso, oggi, la conferma se ancora avessi avuto qualche dubbio. Tutte le più tristi realtà fioriscono, facili, sul mio cammino!

Corrado

(la guarda con dolorosa deplorazione. Poi, abbassa la fronte.)

Nanetta

(in un sogghigno che vale una bestemmia) Ed ecco, ecco l'ultima tappa trionfale della mia brillante carriera di donna amata! Respinta dall'uomo in cui ho saputo così inutilmente suscitare il più grande amore della sua vita, trovo in agguato l'amore d'un fanciullo… che è suo figlio!

Corrado

(sùbito) Voi già lo presentite, Nanetta, nel vostro animo indifeso, nel vostro sangue commosso, l'assalto di questa giovinezza armata della sua vergine passione…

Nanetta

Nel mio animo e nel mio sangue non c'è che l'offesa della mia sorte vigliacca, non c'è che il bisogno frenetico di ribellarmi ad essa come a una tirannia schiacciante! Essere presa da vostro figlio, no! no!.. Per un'altra donna sarebbe forse un rifugio o una vendetta: per me sarebbe una umiliazione, tanto più bassa quanto più credessi probabile la sconfitta del mio cuore e dei miei sensi. E fossi pure insidiata come dal potere di un filtro irresistibile, vi giuro, Corrado, vi giuro che saprei…

Corrado

(interrompendola con la parola e col gesto) Tacete, Nanetta! Non fate questo giuramento! O, almeno, non fatelo a me!.. Io non posso accettarlo. Non mi spetta. Lasciate ch'io resti nel martirio che ho saputo prepararmi e meritare. (Parla sottovoce, preso da uno strano tremito interiore, stranissimo in lui.) Ciò che accade è la degna punizione d'un uomo che non ha il diritto di gettare le braccia al collo di suo figlio… e di chiamarlo figlio. (In un rigurgito di rimorsi e di tenerezza inane, il suo pensiero s'indugia.) Del resto, noi ci siamo già separati per sempre questa notte, e oggi… voi dovete già considerarmi… come un assente… come una persona… lontana… (Ha davvero la sensazione che gl'incomba d'essere un assente. – Si leva in silenzio. Prende il cappello. – Gli sfugge un singhiozzo. Con passo lento e malfermo va sino alla soglia in fondo.)

Nanetta

(senza voltarsi, lo sogguarda, scrollando il capo, compassionevolmente.)

Corrado

(si appoggia un istante con un braccio allo stipite. Indi si fa forza, e sparisce.)

Nanetta

(appena uscito Corrado, ha un momento d'intensa e agitata riflessione. Indi, cede all'impeto di affrettare la soluzione liberatrice. Alla porta di sinistra, chiama urgentemente:) Enrico! Enrico!.. (E più forte ancora:) Enrico, vieni qua! Subito!

SCENA QUINTA

Enrico

(entra guardingo, quasi pavido.) Il signor Corrado è andato via?

Nanetta

Sì, è andato via, è partito. Siamo soli e dobbiamo parlare.

Enrico

Di che, Nanetta? Bada che di quella faccenda non voglio parlare mai più.

Nanetta

Ma voglio ancora parlarne io, Enrico, e voglio, soprattutto, che tu ne parli ancora con me. (Severissima.) Siedi.

Enrico

(preso dal panico) Ti prego…: sii buona, sii condiscendente. Non obbligarmi a tornare su ciò che è accaduto.

Nanetta

(puntandogli lo sguardo in faccia) Hai paura di ritornarci?

Enrico

Che c'entra la paura? (Evitando lo sguardo di lei) Avrei desiderato che tu mi risparmiassi una molestia inutile. Sai bene che ti ho creduta e che ti crederò sempre; sai bene che mi hai fatto riconoscere il mio torto, che mi hai fatto pentire d'aver trasceso. Che potrei dirti che tu già non sappia? Il voler ricominciare da capo con un colloquio solenne è una ingenerosità da parte tua. (Siede malvolentieri.)

Nanetta

Io non mi preoccupo del torto che hai avuto, nè ti ho chiamato per ascoltare il tuo formale attestato di stima o la tua formale dichiarazione di pentimento. Si tratta di tutt'altro, perchè è tutt'altro quel che a me preme. (Gli siede vicino e di fronte.) A me preme che tu guardi in te stesso, coraggiosamente, come si guarda in un nascondiglio dove si sia potuto appiattare il più pericoloso dei nemici. A me preme che tu ti sforzi di riconoscere la causa inconfessata del tuo inasprimento implacabile e della tua profonda sofferenza. Era una sofferenza che non aveva nulla di comune con lo sdegno di un cugino, fosse pure intransigente, per un suo lusso personale di austerità, come solo a un vero fratello spetterebbe di essere. Che cos'era, dunque, quella sofferenza? Che cos'era? Cerca, cerca la verità tra le più intime dissimulazioni del tuo animo, e dilla a voce alta. Dilla! Che cos'era quella sofferenza?

Enrico

… Era uno stato di sovraeccitazione, ne convengo.

Nanetta

(esortandolo vivamente) La verità devi cercare!

Enrico

Era il parossismo d'un insensato, d'un allucinato…

Nanetta

(martellandogli le sillabe all'orecchio con un accento sommesso e vibrato) Era gelosia!

Enrico

(diventando, d'un tratto, rosso dal mento alla fronte) No, Nanetta…

Nanetta

(più austera) Era gelosia!

Enrico

(sudando freddo, tenta di schermirsi. Ha il fiato corto, le pupille offuscate.) Del resto… tu proferisci questa parola come se fosse la qualifica d'un delitto; ma… a me non pare così straordinario che, in un certo senso, l'affetto fraterno arrivi alla gelosia…

Nanetta

(prorompendo desolata) Non è fraterno, no, non è fraterno l'affetto che tu nutri per me!

Enrico

Perchè non è fraterno, Nanetta?

Nanetta

Perchè soltanto un innamorato prova gli spasimi che tu hai provati poco fa! Tu mi ami, capisci?! Mi ami! E io, che potrei farti veramente da madre, non posso non sentirmi bruciare la bocca dicendo che tu mi ami. (Con un'istantanea veemenza di rabbia) Ah, come maledico d'aver messo il piede in questa casa!

Enrico

(umiliato, umiliandosi) Sei spietata nella tua irritazione. Mi avvilisci troppo! Ti adiri troppo!.. E fai così, lo so… perchè ai tuoi occhi sono un ragazzo. Ma ho forse osato chiederti di ricambiare il mio sentimento? No. Anzi, te lo avevo nascosto. Non puoi negare che te lo avevo nascosto. E se le imprudenze dei miei nervi non te lo avessero lasciato indovinare, io avrei continuato a celartelo. Ti supplico di non dubitarne. Me lo sarei chiuso nel cuore, e avrei aspettato, avrei saputo pazientemente aspettare.

Nanetta

(sbalordita) Che cosa avresti saputo aspettare?!

Enrico

(con reticenza) … Di non sembrarti più un ragazzo.

Nanetta

E poi?.. E poi?..

Enrico

E poi… un giorno… se tu fossi stata ancora libera, completamente libera… ti avrei offerto la mia devozione, la mia fedeltà, il mio nome…

Nanetta

(con una irruenza irosa e pur compassionevole) Parli come quegli alienati che aggrovigliano nel loro cervello sconvolto il passato il presente e l'avvenire, e non distinguono più l'uno dall'altro. Non pensi, non pensi che, quando tu non mi sembrerai più un ragazzo, io non ti sembrerò più una donna?

Enrico

(animandosi) Questo, puoi pensarlo tu, perchè ignori ciò che tu sei per me.

Nanetta

Ma non ignoro ciò che tra breve sarò per tutti.

Enrico

Chi sa come ti calunni con la tua immaginazione!

Nanetta

Una larva, una larva: la misera larva di questa Nanetta che sono ora!

Enrico

(trasfigurandosi, illuminandosi nell'animazione crescente) Per me, tu sarai sempre colei che, col suo apparire, mi ha trasfusa la vita, la vita dello spirito e del corpo, la vita che mi spettava, una vita di creatura sana, consciente, sinceramente sensibile, sinceramente umana. Che ne sarebbe stato della mia esistenza se io non ti avessi conosciuta? Io sarei rimasto a vivere come in una specie d'astuccio di ferro, con gl'istinti ritorti o repressi. Non è forse vero, di', non è forse vero che non somiglio più in nulla a quell'inetto dall'anima rachitica che hai incontrato, in questa medesima stanza, quando giungesti quassù, all'improvviso, pochi mesi or sono? Ho un'altra anima, ho un altro respiro, ho un altro sangue, ho un altro volto, ho un'altra voce… E sei tu, sei tu che mi hai fatto come ora mi vedi, come ora mi ascolti!..

Nanetta

(ascoltandolo con intensità, dissimula l'intima commozione.)

Enrico

(sempre più fervido) Tu diventerai meno bella, diventerai meno graziosa, e poi, sì, invecchierai fatalmente prima di me; ma non per questo, Nanetta, non per questo io potrò cessare di sentirmi cosa tua, tua, tutta tua, animata da te, creata da te!..

Nanetta

(impedendogli di continuare, si leva, imperiosamente e angosciosamente) No, Enrico! Non dev'essere così, non sarà così! La mia volontà è più prepotente della tua ostinazione, e saprà vincerla. Non sarà così! Nessun legame tra noi due! Nessuna promessa d'amore! Nessuna speranza d'amore!.. Mai! Mai!

Enrico

Tu non hai il diritto di proibirmi perfino la speranza. E, d'altronde, perchè non dovrei sperare dal momento che non ci sono degli ostacoli insormontabili? (Si alza, le va vicino.) Tu non mi ami oggi, non mi amerai domani, non mi potrai amare finchè qualche reminiscenza ti condurrà la fantasia verso colui che hai troppo amato; ma il tempo, oh, il tempo sarà il mio complice buono, sarà il mio protettore…

Nanetta

(combattendo contro la propria commozione) Dio, che tortura!

Enrico

Io sono convinto che, a poco a poco, tu ti persuaderai che io ti voglio tutto quel grande bene che certamente ti pareva di meritare prima che cadessero le tue illusioni…

Nanetta

Che tortura!

Enrico

Io sono convinto, Nanetta, che ti amerò tanto e con tanta fede e con tanta umiltà che in questa umiltà e in questa fede tu dovrai, finalmente, un giorno sentire il desiderio di riposarti.

Nanetta

(quasi diffidando di sè, invasata dall'urgenza di farlo desistere e agitata da un pietoso pianto interiore, convulsamente ribadisce:) Non deve essere così, ti ripeto! E se anche tu m'inchiodi alla croce, io continuerò a gridare: non dev'essere così!.. non dev'essere così! (Si lascia cadere sul canapè, sfinita dallo sforzo di crudeltà che ha compiuto.)

Enrico

(percosso, la guarda con un'annebbiata trepidanza) Ma… la ragione… qual è? Qual è la ragione suprema, la ragione immutabile della tua sentenza recisa, che uccide il mio sogno, che mi ruba l'avvenire?.. Se questa ragione ci è, e se veramente è più forte di tutte le ragioni mie, se è veramente tale da proibirti persino di tollerare le mie speranze, perchè me l'hai taciuta fin adesso?.. perchè neppure adesso me la dici?

 
Nanetta

(freme e non risponde.)

Enrico

Non ne hai il coraggio? (Rumina, si martella. – La sua trepidanza si fa più cupa e, man mano, egli si monta, si rieccita.) L'unica ragione che potresti non avere il coraggio di dirmi sarebbe quella di esserti irreparabilmente compromessa con lui… con quell'uomo che a te sembra sacro e inviolabile, con quell'uomo che non mi si permette d'insultare… E, tuttavia, se tu fossi colpevole, visto che hai tanto bisogno di non farti voler bene da me, non sarebbe forse logico che ti affrettassi a darmi la certezza della tua colpa? Dovresti capire che questa certezza mi guarirebbe immediatamente, che questa certezza mi ti strapperebbe dal cuore per non lasciartici entrare mai più… (Arrestando con una specie di spavento la corsa dei suoi funesti pensieri) Ma no… Per carità!.. Dove mi fai riandare con la testa?.. Tu non mi hai mentito… Non mi hai mentito… Non è possibile che abbi saputo mentirmi, tu, che m'insegnasti ad avere ribrezzo della menzogna… (S'interrompe di nuovo come se aspettasse una rassicurante conferma da lei.)

Nanetta

(nella impossibilità di trovare una parola utile, una parola opportuna, si dibatte, spasima, tenendo la faccia tra le mani.)

Enrico

(dopo una pausa, la fissa più intensamente, e ha gli occhi di fuoco nell'interrogarla:) Nanetta?.. (Un'altra pausa.) Nanetta?.. (E vedendola lì, ancora immobile, ancora trincerata nel suo silenzio e con la faccia nascosta, trasalisce e perdutamente supplica:) Nanetta?!..

Nanetta

(si scopre il viso, e la sua voce ha un suono misto di ferocia e di strazio) Non ho nulla da aggiungere a quanto hai già udito dalla mia bocca, e non sono qui per rendere conto a te della mia coscienza!

Enrico

(con uno scoppio di follia disperata) Ma, dunque, non c'è più dubbio? È proprio vero che mi hai mentito?!..

Nanetta

(implorando) Pensa di me ciò che puoi, purchè sia la mia liberazione e la tua!

Enrico

(accecato da un furore spaventosamente brutale) Io penso che ti sei gittata in un'avventura come un assetato si getta ad abbeverarsi a un pantano!

Nanetta

(rizzandosi in piedi con l'istantaneo raccapriccio doloroso di chi abbia ricevuto una scudisciata) Enrico!

Enrico

E il mistero nel quale ti chiudi è la conferma inesorabile d'una così orrenda abbiettezza! Non t'amo più, no, non t'amo più! Ti detesto con tutto il livore che mi metti tu nelle vene. (Dilaniato dal suo martirio) Mi hai fatta un'anima capace d'amare, e tu stessa, tu stessa mi costringi a detestarti! (Si sorregge a un mobile, come un ubbriaco.)

(Un istante di sospensione.)
Nanetta

(con un supremo tormento è riescita a sopportare e a non svelarsi. – E ora, pacatamente risoluta, come se pronunziasse la sua necessaria condanna:) E sia! Detestami, Enrico!.. (Poi – mutando – con un fioco accento e con un pallido sorriso di sconfinata tristezza) Ma… passerà anche questo: lo vedrai. Ben presto, non mi detesterai nemmeno, e l'anima capace d'amare, che io ti ho fatta… ti resterà. (Ricade a sedere, rassegnata.)