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Dizionario storico-critico degli scrittori di musica e de' più celebri artisti, vol. 1

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Arnot (Ugo), dotto inglese, publicò nel 1679, in 4º History of Edinburgh, ossia la Storia d'Edimburgo ove si trovano moltissimi curiosi monumenti sulla musica nazionale dei Scozzesi; e l'A. vi fa de' sforzi per provare che gl'italiani medesimi hanno presa la loro musica dai scozzesi.

Arteaga (Stefano) Exgesuita spagnuolo, era in corrispondenza cogli uomini li più distinti nelle scienze, nella letteratura e nelle belle arti: egli stesso possedeva delle vaste cognizioni: scrisse in sua lingua un Trattato sul bello ideale, e dopo l'abolizione della compagnia stabilitosi in Italia pubblicò in lingua italiana Le Rivoluzioni del Teatro musicale italiano dalla sua origine sino al presente, Bologna 1783, e Venezia 1785, tom. 3 in 8º. “Quest'opera, dice l'autore del nuovo Giornale Enciclopedico di Vicenza, mantiene più di quel che promette il suo titolo, che annunzia una storia e non altro. La storia vi è di fatti: ma non arida e stucchevolmente ingrossata da ricerche frivole sopra le date e le vite di questo e quello. Sana critica, libertà, forza di stile, sobria e bene scelta erudizione, lontana da ogni futilità e pedanteria, sono i caratteri di quest'opera, in cui rimane solo da desiderare un poco più di correzione relativamente alla lingua, picciolo neo se si vogliano aver presenti, come è di dovere, i pregi solidi che la qualificano.” Con franchezza maestrevole, e con chiarezza filosofica tratta l'autore dell'indole del Dramma musicale; dell'attitudine della lingua italiana alla musica: della perdita dell'antica armonia e dei primi ripristinatori di cotesta scienza applicata al divin culto: del passaggio ch'essa fece dai Tempj ai teatri, condotta prima dagli stranieri in Italia, indi accoppiata colla poesia drammatica, difettosa da prima e mal adattata alle leggi dell'armonia, resa poscia perfezionabile verso il finir del secolo 15; e della mediocrità della musica teatrale pel corso di lungo tempo sopportata. Passa quindi al secolo d'oro della musica italiana, sviluppa i successivi progressi della melodia: ed i più valenti compositori italiani, le celebri scuole ivi stabilite di canto e di suono passano successivamente la rassegna sotto la penna rapida dell'ab. Arteaga. Non trascura di osservar quindi le cagioni dell'attual decadimento della musica, che egli giustissimamente attribuisce alla mancanza di filosofia nei compositori, e alla decadenza della buona scuola di musica, massimamente in Italia. “I Pratici di questa nazione, egli dice, non hanno considerato finora la musica se non come un affare di puro istinto e d'abitudine, nè si sono innalzati al di là della sua parte grammaticale. I Teorici non si sono occupati che di regole, combinazioni e rapporti fra i suoni; in una parola, della sua parte matematica o dottrinale. Io senza inoltrarmi in così spinose ricerche ho creduto di far conoscere la rettorica e la filosofia dell'arte, quelle parti cioè le più trascurate dai moderni musici, ma le quali io giudico essere le più essenziali fra tutte, poichè c'insegnano l'uso che dee farsi de' mezzi particolari ad ottenere nella maggior estensione possibile il fin generale.” (Avvertim. pag. IX.) Noi esortiamo i professori, e gli amatori tutti di questa bell'arte ad avere ricorso a quest'opera del signor Arteaga per trarre profitto delle vedute veramente filosofiche, con cui egli tratta questa parte cotanto interessante della musica. Oltre a questa così eccellente opera altre ancora ne aveva scritto l'autore, che hanno qualche relazione alla musica. Il suo manoscritto intitolato: Del ritmo sonoro, e del ritmo muto degli antichi, (dissertazioni VIII) doveva essere un'opera della più grande utilità: egli mise in contribuzione i più celebri scrittori dell'antichità, e secondo il parere di più dotti uomini, le sue scoverte sono assolutamente nuove, e molto essenziali all'arte: egli dà un idea nuova e precisa di quel che chiamavasi ritmo presso gli antichi. Sono alquanti anni, che si voleva fare stampare quest'opera a Parma coi caratteri del famoso Bodoni; ma la rivoluzione impedì che questo proggetto fosse eseguito. L'ab. Arteaga dopo quest'epoca aveva accompagnato a Parigi il cav. Azara, ex-ambasciadore di Spagna: egli affidò la traduzione in francese di così bel manoscritto a Mr. Granville; ma la sua morte impedì ancora codesta intrapresa, allorchè era a due terzi della sua esecuzione, a danno e svantaggio della letteratura. L'ab. Arteaga morì in Parigi nel 1799. Il suo confratello e compatriota Requeno il chiama a ragione “un elegante ed erudito scrittore ben noto alla repubblica letteraria per la spiritosa ed elegante sua storia delle rivoluzioni del teatro musicale italiano” (Saggi ec. tom. 2.). Forkel ha tradotta quest'opera in tedesco.

Artusi (Giovanni) canonico regolare della congregazione del S. Salvadore, nato a Bologna nel 16º secolo: studiò le matematiche e principalmente la parte che riguarda l'armonia. A costui dobbiamo I. un eccellente Tratt. del Contrappunto, libro poco comune, ed in cui non ostante i progressi che si sono fatti di poi nell'arte aggradevole della musica trovasi molto per istruirsi: questo fu stampato in Venezia nel 1598 in fol. II. Ragionamento su l'imperfezione della moderna musica, Ven. 1600, 1603, in fol. III. Considerazioni musicali, Ven. 1604.

Ashwell (Tommaso) musico e compositore di Londra, de' tempi di Arrigo 8º, di Eduardo 6º e della regina Maria, verso il 1530. Conservansi ancora, nella scuola di musica di Oxford, molte delle sue opere (V. Hawkins).

Asioli (Bonifacio) nato a Correggio verso il 1760, fu discepolo di Angelo Morigi da Rimini allievo di Tartini. Asioli è oggidì direttore del real Conservatorio di Milano, maestro della cappella reale, ed ha composto un gran numero di capricci, di variazioni, di sonate e di pezzi in ogni genere per il forte-piano. Sono in oltre assai stimate le di lui canzoncine, le notturne ed altri pezzi fuggitivi, ma sopra tutto il superbo Monologo Piramo e Tisbe, con accompagnamento di piena orchestra. Egli è stato tra' primi che si sia provato a porre in musica sonetti, ottave, stanze di versi endecasillabi, e quegli che più d'ogni altro vi sia riuscito: difficoltà, che sembrava pressocchè insormontabile all'Eximeno e all'Arteaga. Nel magazzino di musica di Giov. Ricordi in Milano vi ha di lui impresso il Pigmalione, farsa in musica, ed il Ciclope, cantata a due voci. Tutta questa musica è briosa, bella espressiva e di un gusto eccellente. Egli pubblicò in oltre a Milano nel 1811 Principj elementari di musica addottati dal R. Conservatorio per le ripetizioni giornaliere degli alunni, con tre tavole di esempj, in 8º. Avvengachè vi sia ridondanza anzi che no di tai libri elementari, non pertanto son essi d'ordinario l'opera di mediocri maestri, le di cui cognizioni finiscono laddove termina il loro libro, e che per questa stessa ragione inetti sono a produrre in tal genere un libro utile. Gli elementi musicali del Signore Asioli, ch'egli ha diviso in diciotto sole lezioni, hanno, oltre il merito della chiarezza e della concisione, quello di un metodo analitico e ben ragionato, mercè il quale vie meglio e con maggior facilità s'imprimono nella memoria de' ragazzi le prime nozioni di quest'arte. Sarebbe da desiderarsi che dalla stessa mano maestra e con lo stesso metodo avessimo ancora i principj della composizione, il che formerebbe un corso compito di Elementi-musicali per i Conservatorj.

Asioli (Luigi) fratello del precedente, e anch'esso maestro di musica, che da più anni ha fissata in Inghilterra la sua dimora. Il dottor Pananti nel suo Romanzo poetico, intitolato il Poeta di teatro (Londra 1809, tom. 2.) mette Luigi tra' più dotti precettori della musica italiana in Londra (Canto III. stanza 18.) e nelle annotazioni dice, “ch'ei, scrive molto bene che prende, e rende eminentemente il senso e 'l carattere della musica e dell'autore” (pag. 295). Vi ha di lui un inno patriotico a Dio in nome dell'Italia, a tre voci, stampato nel Giornale italico di Londra del corrente anno 1814, che non ostante gli elogj che ivi gli si fanno, non sorpassa la mediocrità: alcune ariette italiane e duetti con accompagnamento di piano-forte, quivi ancora impressi, che sebbene scritti con qualche gusto ed espressione, mancano, a mio avviso, di quell'originalità ed eleganza, che forma il carattere della musica di Bonifacio suo fratello.

Asplind (Mr.) dotto meccanico nella Svezia, che nel 1713 pubblicò a Upsal una memoria latina col titolo: De Horologiis musico-automatis etc., cioè degli orologj a macchina sonante de' minuetti, delle arie ec. (V. Hülphers, Historisk afhandling om musick, pag. 101.)

Assensio (don Carlo) nato a Madrid verso il 1788, fece i suoi studj in un collegio di quella città, ove il padre suo, avvocato di professione, sin da' più teneri anni avevalo messo: quivi, come per diporto, imparò egli la musica da un bravo maestro italiano, per nome Giuseppe Marinelli, e siccome dalla natura sortito aveva tutti i talenti che fan d'uopo per riuscirvi eccellente, concepì ben presto un gusto predominante per la pratica di questa bell'arte, e tai progressi vi fece, che dopo la morte del padre fu in istato di esercitarla da dotto professore. Non tralasciò tutta via di perfezionare considerabilmente le cognizioni, ch'egli aveva acquistate nel corso de' suoi studj, e specialmente le mattematiche a cui consacrò cinque interi anni. Con la sagacità del suo ingegno conosciuta avendo l'insufficienza e l'imperfezione del metodo che da' maestri di musica ordinariamente si pratica, giunse a formarsi egli stesso una nuova teoria musicale, e delle regole di composizione, che posano sopra più solidi fondamenti. Egli da quattro anni in quà dimora in Palermo, ed io ho avuto la fortuna di sentirlo al piano-forte con somma ammirazione e diletto. Il principale talento del giovane Assensio è quel di sonare quest'instromento in una maniera del tutto nuova e tutta sua propria: egli eseguisce i più difficili pezzi di Haydn, di Mozart, di Beethoven e quelli da lui stesso composti, senza che si avvegga l'ascoltante del movimento delle sue mani, e dell'articolazione delle sue dita. Nell'estensione di cinque o sei ottave del piano-forte egli fa saltar ambe le mani or da' soprani ai bassi, e or da' bassi ai soprani con tale rapidità e destrezza, che non solo mai falla, ma che appena, quel ch'è più, ce ne fa avvedere: in somma, sonando par egli immobile, il che mostra che il tutto fa senza fatica, senza stento e con quella facilità, che dà solo la natura e l'esercizio, ma quel che vie più sorprende i conoscitori, egli è la maniera del suo improvvisare su lo stesso istrumento. O che componga egli stesso un tema, o che da altri gli venga proposto, egli ne conserva sempre esattissimamente il soggetto, non ostante che il volga e lo rivolga, e lo varj e lo ripeta in differenti maniere, e lo diminuisca, e ne cambj il sito or negli acuti or nei medj or nei bassi; l'armonia, con cui ha l'arte di accompagnarlo, di un solo istromento forma un'intera orchestra; la melodia, che spicca dal tema, così da lui variato e in mille maniere trasformato, incanta e rapisce l'intendente in un'estasi di meraviglia e di piacere. Mi sovviene di averlo udito sonare una volta, dopo aver meco parlato con entusiasmo della divina musica del Requiem di Mozart, una fuga in do minore, e con proporsene a suo talento il soggetto; questa produsse egli per un quarto d'ora, passando per tutti i tuoni, e formando le più deliziose modulazioni senza mancar mai all'unità del soggetto, e alle più severe leggi della medesima, con tale maestria ed un gusto sì nuovo e profondamente scientifico, che sembrava eseguir piuttosto un pezzo già scritto, anzichè estemporaneamente prodotto. S'egli scrivesse, come ne l'ho più volte esortato, quel che l'inesauribile sua fantasia, e 'l suo vivissimo estro improvvisando gli dettano, noi avremmo in questo genere delle produzioni, che verrebbero ammirate come l'opera del solo genio e dell'inspirazione: ma la lentezza della penna riesce insoffribile al fecondo suo ingegno, stimolato sempre dal bisogno di espandersi in nuove creazioni. A formar degli allievi in questa nuova scuola, egli darà fra brieve al pubblico un Nuovo metodo, di cui n'è già sortito in quest'anno il Prospetto per le stampe del Gagliani, come darà egli ancora alla luce i suoi Elementi di Musica, formati sopra i sistemi de' più celebri Scrittori, e adattati al nostro sistema attuale, in due volumi. Dal Saggio di quest'opera da lui stesso gentilmente comunicatomi, per quanto si estendono i miei deboli lumi, ho rilevato esser ella degna de' talenti del suo autore, e dell'espettazione del pubblico. Per la musica pratica abbiamo di lui: Variazioni di piano-forte con accompagnamento di flauto, stampate nel magazzino di musica in Londra nel 1811, in 4º e manoscritti in oltre, 50 Waltz in due o tre parti in circa, in tutti i modi, cosicchè vengano a formare una serie progressiva di studj per ben possedere il piano-forte; un volume di sonate composte da lui in Gibilterra nel 1810, contenente fantasie, variazioni sopra temi di sua invenzione, ed alcune sopra un tema dell'aria di Mozart; Non più di fiori, ec. nella Clemenza di Tito; Solfeggi progressivi; molti pezzi strumentali, cioè Trio e Quartetti ec.; Armida e Rinaldo, cantata a tre voci con accompagnamento di piena orchestra, eseguita alli 2 di Maggio 1814, nel salone di S. E. il Sig. principe della Trabia, preceduta da un'eccellente sinfonia; Canzonette e Duetti con accompagnamento di piano-forte, e moltissime altre composizioni delle quali, la filosofica disinvoltura dell'autore è la cagione che non ne sia a parte il pubblico.

 

Astarita (Gennaro), compositore napoletano assai stimato in Italia. Il suo stile grazioso e naturale gli conciliò da pertutto il favore del pubblico, comechè il sentimento dei conoscitori fosse alle volte un pò differente. Egli compose un rondò, che comincia: Come lasciar poss'io l'anima che adoro, ec., che è stato universalmente applaudito; riuscì sopra tutto nell'opera buffa. La sua Circe ed Ulisse nel 1787 fu rappresentata sopra tutti i teatri della Germania con grande applauso.

Astorga (il Barone d'), Siciliano sul principio del secolo 18º, era in sommo favore alla corte dell'imperadore Leopoldo, compositore anch'egli di musica: viaggiò in Spagna, nel Portogallo, in Inghilterra e in Boemia. Nel 1726, fece rappresentare a Breslaw la sua musica della pastorale di Dafne, che fu assai applaudita. Avison e 'l dottor Burney citano con elogio il suo Stabat mater. Gl'italiani ripongono le sue Cantate al primo rango delle composizioni vocali. (V. Hawkins.)

Asworth, Inglese autore di un'opera, a cui diè per titolo: Introduction to the art of singing, cioè Principj dell'arte del canto.

Atelardo, viveva sotto il re d'Inghilterra Arrigo I verso il 1120. Se gli dee una traduzione dall'arabo in latino delle proporzioni armoniche di Euclide.

Ateneo di Naucrate, città altre volte celebre dell'Egitto, viveva a' tempi dell'Imperadore Commodo: scrisse in greco un'opera sotto il titolo di Dipnosophista, ossia il Banchetto de' Savj, ripiena di un infinità di ricerche curiose e dotte, e che dà moltissimo lume per le antichità greche: vi si trova la storia di molti celebri musici degli antichi tempi, e tutto il libro XIV è impiegato a descrivere gli stromenti musicali in uso presso a' greci. Mr. Schweighäuser dotto professore di greco a Strasburgo, dopo il 1801 ha pubblicati più volumi di una nuova edizione di Ateneo, con una sua nuova collezione di più manoscritti (V. Dessessarts, Nouv. Biblioth. d'un homme de goût, tom. 3 a Paris 1808 pag. 304.)

Aumann (N.) padre agostiniano di san Floriano nell'Austria, e teoretico veramente profondo nella musica, viveva verso la metà del secolo prossimo passato e fu maestro del rinomato compositore tedesco Albrechtsberger. Si soleva in quel tempo a Vienna nella sera di s. Cecilia far musica in tutte le case, ed era usanza che i più gravi compositori uscissero fuori in tale occasione con musici strambotti a divertimento della brigata. Fu in una di queste sere, che questo bel matto di Aumann produsse una sua famosa Messa, che non si può mai cantar sino alla fine pel gran ridere che promove. Si chiama la Messa dei contadini. L'autore vi divide le sillabe una dall'altra, le ripete, le accozza, le ricompone, e forma con ciò un balbettio, e de' contrasensi tanto strani e ridicoli che non si regge nè a cantarla, nè a sentirla. Questa babilonia ha inoltre il pregio d'essere scritta a tutto rigore di scienza, ed è zeppa di belle e dotte invenzioni, suggerite al compositore dalla stramba decomposizione istessa delle parole. (Carpani Letter. 7, pag. 112.)

Aureliano di Rheims, ecclesiastico e musico di questa chiesa, circa l'anno di G. C. 900. Il principe ab. Gerbert ha pubblicata la di lui Musica disciplina, sopra un manoscritto della biblioteca lorenziana di Firenze. Il p. Martini ne possedeva una copia Ms; e Walter ne aveva anche parlato. Questa è un'opera capitale di quel tempo, divisa in venti capitoli.

Avella (Giovanni) religioso francescano nato nel regno di Napoli, di cui abbiamo delle Regole di musica in cinque trattati, Roma 1657. Sopra le suddette regole vi sono delle annotazioni manoscritte di Giovanfrancesco Beccatelli fiorentino.

Avenario (Matteo) nato a Eisenach li 21 Marzo 1625, cantante a Smalkalde nel 1650, e quindi morto a Steinbach li 17 aprile 1692, lasciò un trattato di musica molto esteso, intitolato: Avenarii musica.

Aventino (Giov.) buono scrittore della storia d'Alemagna, nato nel 1466, a Abensberg, pubblicò nel 1516, a Ausburgo: Rudimenta musices. Morì egli a Ratisbona li 9 genn. del 1534.

Aviano (Giov.) di Tonndorf presso Erfurt, sovrintendente a Eisenberg, pubblicò nel 1581, a Erfurt, un Isagoge musicæ poetices, cioè Introduzione alla poetica della musica: vi sono ancora di lui alcune altre opere manoscritte. (V. Walther e Forkel Allg. Litt.)

Avicenna, celebre medico arabo, nato a Balkh l'anno 992, e morto nel 1036, il suo vero nome presso gli arabi è Ebn-Roslad. Lasciò un trattato di musica in lingua persiana. (V. Gerbert e Walther).

Avison (Carlo) organista a Newcastle, cui il dottor Beattie chiama gran musico ed ingegnoso scrittore (Essay on poetry etc.) nel 1725 pubblicò un suo libro col tit. Essay on musical expression, o sia Saggio sull'espressione musicale: nel quale è di parere che l'imitazione nella musica si riduce a pochissima cosa, se non è accompagnata dalle parole.

Azais (M.) maestro di musica della scuola militare di Sorèze, diretta dai signori di Ferlus, nel 1777 diè al pubblico, un Metodo di musica sopra un nuovo piano, per uso degli allievi della scuola reale militare, dedicato all'abate Roussier. Nel 1780 pubblicò ancora alcune sue composizioni di musica instromentale.

Azopardi (Franc.) maestro di cappella in Malta, oltre un gran numero di opere di varj generi, diè al pubblico verso il 1760, un piccolo trattato col titolo di Musico pratico, che è stato tradotto in francese, accresciuto di alcune note, e pubblicato in Parigi nel 1786, da Mr. Framery.

B

Bach (Giov. Sebastiano). La famiglia dei Bach, come quelle dei Caracci, dei Bernoulli, dei Cassini, conta da padre in figlio degli uomini illustri nella medesima scienza, tramandata come per eredità da una generazione all'altra. Questi Bach furono non meno di cinque, e fondarono in Berlino e in Amburgo la scuola dei Bachisti. Giov. Sebastiano fu il padre di costoro: nacque egli a Eisenach nel 1685, da Giov. Ambrogio Bach musico della corte e del consiglio di quella città. Avendo perduto i suoi parenti innanzi l'età di dieci anni, si rese a Ordruff, presso il suo fratello maggiore Giov. Cristoforo, che quivi era organista, e sotto la costui direzione entrò egli nella carriera musicale. Il suo irresistibile pendìo per l'arte cominciò in lui a svilupparsi sin da quella tenera età, ed i suoi progressi furono tali che nell'età di anni 18 fu nominato musico della corte di Weimar, e due anni dopo organista. Ei vi pervenne non che pel suo zelo e le sue proprie riflessioni, ma per lo studio eziandio continuo delle opere de' più gran maestri come Bruhn, Reinken e Buxtehude. Nel 1708, entrò al servigio del duca di Saxe-Weimar come organista della corte. Gli applausi ch'ei vi ottenne portarono al più alto grado il suo entusiasmo: unicamente occupato della cura di perfezionarsi e di meritare la benevolenza, di cui vedevasi onorato, giunse non solo a quell'inimitabile talento nell'esecuzione, che lo rese così celebre, ma vi compose ancora la più parte delle sue opere per l'organo. Nel 1747, fece un viaggio a Berlino, ed ebbe l'onore di farsi anche sentire a Potsdam, dinanzi il re di Prussia. In quest'occasione Federico medesimo gli diede il tema d'una fuga, e gli dimandò dopo che l'ebbe eseguita da maestro, un'altra fuga a sei voci, dimanda alla quale Bach soddisfece al momento sul forte-piano, d'appresso un tema che si era scelto egli stesso. Morì egli di un attacco di apoplesia li 28 di luglio del 1750. Tale fu il fine di un uomo, che secondo l'espressione di Marpurg, “riuniva in lui solo i talenti e le perfezioni di molti grand'uomini.” Non possiamo terminar meglio la sua biografia che pel ritratto, che ce ne ha lasciato il maestro Hiller. “Se mai compositore ha mostrato tutta la forza d'una grande orchestra, se mai virtuoso ha saputo far uso delle più secrete molle dell'armonia, quest'onore appartiene senza dubbio a Giov. Seb. Bach. Le sue melodie erano, a dir vero, strane, ma piene d'invenzione, di novità, ed in nulla rassomigliavan quelle degli altri compositori. Benchè il suo carattere serio lo trascinasse alla musica grave e malinconica, egli poteva non pertanto, se era d'uopo, piegarsi ancora, principalmente sonando, a delle idee leggiere ed amabili. Il continuo esercizio nella composizione di opere gli avevano acquistata tale abilità, che nelle partiture le più complicate, egli abbracciava d'un solo colpo d'occhio tutte le parti coincidenti. Era fornito d'un occhio così delicato, che nella più vasta orchestra, scuopriva all'istante il menomo errore che vi si commetteva. Nella sua direzione, badava moltissimo all'esattezza dell'esecuzione; e possedeva tale certezza nella misura, che la sceglieva d'ordinario colla massima rapidità.” Le sue opere sono quasi innumerabili, e contengono tale scienza e tai semi di genio, che confessava il grand'Haydn avere egli molto appreso, specialmente per le transizioni di un modo all'altro, nelle opere del vecchio Bach (V. Lett. di Carpani Lett. 3). Carlo Emmanuele il terzo de' suoi figli, ed il più profondo tra questi, pubblicò la di lui musica in quattro parti negli anni 1784-1788. Questo grand'uomo ebbe altresì il cappriccio di mettere in musica i caratteri diversi degli uomini, come il le Brun e prima di lui il gran Leonardo da Vinci, e i Caracci li avevan designati colla matita (Carp. Lett. 4). Walther, Mitzler, ed Hiller nelle loro biografie ci han lasciata la storia di sua vita, e Mr. Forkel ne ha pubblicata una molto estesa.

 

Bach (Gugl. Friedman) il primo figlio dell'immortale Giov. Sebastiano Bach nacque a Weimar nel 1710. Apprese i principj della musica non che sul cembalo e l'organo, ma anche nella composizione dall'illustre suo padre, e mostrò ben presto che non era indegno di esserne il figlio. Proseguì i suoi studj nel 1725, colle lezioni che Graun, allora maestro di concerto a Mersemburgo, e quindi a Berlino, gli diè sul violino: applicossi nel tempo stesso nella scuola di san Tommaso, all'altre scienze con ugual fervore, e studiò finalmente la giurisprudenza e sopra tutto le mattematiche nell'università di Lipsia. Chiamato a Dresda nel 1733, come organista di S. Sofia, continuò quivi le mattematiche, sotto la direzione del dotto professore Walz, ed esercitossi principalmente nell'algebra. Egli si rese finalmente a Berlino, ove passò gli ultimi anni di sua vita, col titolo in verità di maestro di cappella, ma senza impiego. Fa in ver maraviglia, che questo gran virtuoso, non ostante il suo sapere e la sua arte, si fosse ridotto a vivere disoccupato, de' soccorsi, che davangli i suoi amici: ma deesi convenire ch'egli medesimo era il suo maggiore nemico, e che il suo carattere tristo e caparbio gl'impediva di conciliarsi la benevolenza de' suoi contemporanei. Egli morì in un'estrema indigenza a Berlino nel 1784. Vi sono di lui moltissime composizioni, che per non essere state date alle stampe, cominciano a divenir rare, comechè molto pregevoli. Egli era infatti, secondo l'unanime giudizio de' suoi contemporanei, il più gran compositore di fughe, il più profondo organista, il più dotto musico dell'Alemagna, e nel tempo stesso un ottimo mattematico (V. Forkel Alman. di Music. an. 1784).

Bach (Carlo-Fil-Emmanuele) secondo figliuolo del gran Bach, maestro di cappella della principessa Amalia di Prussia, e direttore di musica a Hamburgo nacque a Weimar nel 1714; fece i suoi primi studj di musica nella scuola di san Tommaso a Lipsia: studiò la giurisprudenza in quell'università, e quindi a Francfort; e nel tempo stesso fondò quivi un'accademia di musica, di cui aveva egli la direzione, e per la quale componeva nelle solennità. Suo padre fu il solo di lui maestro per la composizione ed il cembalo. Nel 1740 entrò egli in Berlino al servizio della corte in qualità di musico di camera, ed ebbe l'onore di accompagnare il suo re nel primo solo di flauto ch'ei sonò dopo il suo possesso al trono. Nel 1767, andò come direttore di musica a Hamburgo in luogo di Telemann, e con questa occasione la sorella del re Amalia di Prussia il nominò suo maestro di cappella. Malgrado le vantaggiose offerte che da varie parti gli si fecero, egli preferì costantemente il soggiorno d'Hamburg finchè visse. Cessò egli di vivere li 14 decembre del 1788, in età di 74 anni; infinite sono le di lui composizioni di musica sì vocale che istrumentale pubblicate con le stampe. Egli è autore in oltre di più opere didattiche: I. Idea per comporre un contrappunto doppio all'ottava di sei misure, senza conoscerne le regole, 1757. Si trova nel terzo volume delle Memorie di Marpurg. II. Saggio su la vera maniera di sonare il clavicembalo, con esempj e diciotto modelli in sei sonate. Il primo volume di quest'opera comparve in Berlino nel 1759. Ne è stata pubblicata una seconda edizione in Lipsia nel 1782, ed una terza accresciuta, ivi nel 1787, in 4º. III. Il secondo volume della stessa opera, contenente i principj dell'accompagnamento e della fantasia libera, Berlino 1762, e la seconda edizione a Lipsia nel 1780. IV. La sua vita, scritta da lui stesso, si trova nel terzo volume de' Viaggi di Burney. I scritti didattici di Bach (in lingua tedesca), sono un nuovo servizio reso all'arte. Il di lui Saggio sul clavicembalo e l'accompagnamento è tutt'ora l'opra la più eminentemente classica, che la Germania possiede in questo genere. Nel primo volume, oltre un gran numero di regole per l'esecuzione, fondate sul suo gusto eccellente e la sua grande esperienza, egli insegna il modo di situare, e muover le dita secondo la maniera di suo padre, la quale, avvengachè già propagata da' suoi allievi, era non pertanto rimasta un segreto della scuola di Bach. I principj di accompagnamento che formano il volume secondo non rassomigliano in nulla a' libri ordinarj sul basso continuo: non comincia egli per contrario a fare delle osservazioni e a dar delle regole, se non da quello, ove hanno finito i di lui predecessori. Mr. Choron ne ha fatta una traduzione francese. Delle sue composizioni musicali, in generale, dice egli stesso, che non ve n'ha che pochissime, che egli abbia potuto comporre in piena libertà; e delle sue composizioni per il cembalo in particolare, ch'egli aveva fatto i suoi sforzi per renderle d'una esecuzione facile: “Parmi, ei soggiunge, che la musica dee principalmente toccare il cuore, e non potrà mai il sonatore di cembalo, almeno a mio parere, arrivarvi, se non pensa che a far del rumore.” Il dottor Burney dice con molta ragione quel che diceva Quintiliano delle opere di Tullio, cioè che le composizioni del N. A. possono servire per giudicare del gusto e del discernimento de' giovani artisti, a misura che sapranno apprezzarle. Mr. Bach è autore d'una collezione di 330 ritratti de' più celebri musici.

Bach (Giov. Cristof. Federico), maestro di concerto a Bockeburgo, terzo figliuolo del gran Bach, nacque a Weimar nel 1732. Egli è autore di più eccellenti sonate e concerti per il forte-piano inserite nelle Musicalisches Vielerley, ossia Miscellanee musicali, e nelle Musicalische Nebenstunden, o Divertimenti di musica, stampate dal 1774, sino a 1787. Egli si avvicina nelle sue composizioni al gusto del suo maggior fratello Carlo-Emmanuele: possedeva profondamente la storia musicale, che appresa aveva da suo padre; le sue composizioni di musica instrumentale e vocale sono dotte, maestose e temperate dalla semplicità, e da un canto soave e pieno di melodia: egli aveva la più grande facilità per esprimere le sue inspirazioni, ed un genio inesauribile. Questo celebre musico terminò i suoi giorni li 26 Febrajo del 1795.

Bach (Giovanni Cristiano), sopracchiamato il Milanese o l'Inglese, figliuolo di un secondo matrimonio del gran Bach; maestro di cappella della regina d'Inghilterra, nacque in Lipsia nel 1735. Dopo la morte di suo padre, egli portossi a Berlino presso del suo fratello Carlo-Filippo-Emmanuele, allora musico della camera del re, perchè vi si perfezionasse sul cembalo e nella composizione. Egli cominciava a svilupparvi dei talenti, e molte delle sue produzioni erano state già accolte favorevolmente, allorquando le conoscenze ch'ei fece con più cantatrici italiane, gli mossero brama di viaggiare in Italia. Lasciò dunque Berlino nel 1759, si rese a Londra, ove fermossi per sempre, eccettone un picciol viaggio, ch'ei fece in Parigi poco innanzi la sua morte, che avvenne sul principio di gennaio del 1782. Egli ha pubblicate dal 1775 sino al 1779, venti opere che sono generalmente conosciute, e tutte appartenenti a musica istromentale. Le sue opere e produzioni per canto, pregiate moltissimo dagl'intendenti, sono state pubblicate in Milano ed in Londra, il solo Amadis des Gaules eccettone, ch'egli poco avanti di morire fè imprimere in Parigi. Tutte le sue composizioni ben si distinguono pel fuoco del suo genio, e per uno stile facile e grazioso.