Natale per Sempre

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From the series: La Locanda di Sunset Harbor #8
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Natale per Sempre
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N A T A L E P E R S E M P R E

(LA LOCANDA DI SUNSET HARBOR – LIBRO 8)

S O P H I E L O V E

Sophie Love

Sophie Love, autrice numero uno di best-seller, è la scrittrice della divertente serie rosa LA LOCANDA DI SUNSET HARBOR, che include otto libri e inizia con ORA E PER SEMPRE (LA LOCANDA DI SUSNET HARBOR – LIBRO 1).

Sophie Love è autrice anche di una nuova divertente serie rosa, CRONACHE D’AMORE, che inizia con AMORE COSÌ (CRONACHE D’AMORE – LIBRO 1).

Visita il sito www.sophieloveauthor.com per scrivere a Sophie, entrare a far parte della mailing list, ricevere e-book gratis ed essere sempre al corrente delle ultime novità!

Copyright © 2017 di Sophie Love. Tutti i diritti riservati. Salvo per quanto permesso dalla legge degli Stati Uniti U.S. Copyright Act del 1976, è vietato riprodurre, distribuire, diffondere e archiviare in qualsiasi database o sistema di reperimento dati questa pubblicazione in alcuna forma o con qualsiasi mezzo, senza il permesso dell’autore. Questo e-book è disponibile solo per fruizione personale. Questo e-book non può essere rivenduto né donato ad altri. Se vuole condividerlo con altre persone, è pregato di aggiungerne un’ulteriore copia per ogni beneficiario. Se sta leggendo questo e-book senza aver provveduto all’acquisto, o se l’acquisto non è stato effettuato per suo uso personale, è pregato di restituirlo e acquistare la sua copia. La ringraziamo del rispetto che dimostra nei confronti del duro lavoro dell’autore. Questa storia è opera di finzione. Nomi, personaggi, aziende, organizzazioni, luoghi, eventi e incidenti sono frutto dell’immaginazione dell’autore o sono utilizzati in modo romanzesco. Ogni riferimento a persone reali, in vita o meno, è una coincidenza. Immagine di copertina Copyright Ioana Catalina E, utilizzata con il permesso di Shutterstock.com.

I LIBRI DI SOPHIE LOVE

LA LOCANDA DI SUNSET HARBOR

ORA E PER SEMPRE (Libro #1)

SEMPRE E PER SEMPRE (Libro #2)

SEMPRE CON TE (Libro #3)

SE SOLO PER SEMPRE (Libro #4)

PER SEMPRE E OLTRE (Libro #5)

PER SEMPRE, PIÙ UNO (Libro #6)

PER TE, PER SEMPRE (Libro #7)

NATALE PER SEMPRE (Libro #8)

LE CRONACHE DELL’AMORE

UN AMORE COME IL NOSTRO (Libro #1)

UN AMORE COME QUELLO (Libro #2)

UN AMORE COME IL LORO (Libro #3)

INDICE

CAPITOLO UNO

CAPITOLO DUE

CAPITOLO TRE

CAPITOLO QUATTRO

CAPITOLO CINQUE

CAPITOLO SEI

CAPITOLO SETTE

CAPITOLO OTTO

CAPITOLO NOVE

CAPITOLO DIECI

CAPITOLO UNDICI

CAPITOLO DODICI

CAPITOLO TREDICI

CAPITOLO QUATTORDICI

CAPITOLO QUINDICI

CAPITOLO SEDICI

CAPITOLO DICIASSETTE

CAPITOLO DICIOTTO

CAPITOLO DICIANNOVE

CAPITOLO VENTI

CAPITOLO VENTUNO

CAPITOLO VENTIDUE

CAPITOLO UNO

La dottoressa Arkwright sorrise a Emily e le rimosse il metro dal pancione. “Posso confermare che la bambina dovrebbe nascere il 13 dicembre,” disse. “Adesso è a trentasette settimane, e ha raggiunto ufficialmente il termine della gravidanza.”

Emily guardò Daniel e gli rivolse un largo sorriso. Era davvero entusiasmante sapere che tra sole tre settimane la piccola Charlotte sarebbe stata con loro.

Tornarono tutti a sedersi, e la dottoressa Arkwright proseguì.

“Basta voli,” disse a Emily. “Perciò, se avevate in programma una luna di miele preparto, temo che non potrete farla all’estero.”

“Luna di miele preparto?” Emily scoppiò a ridere. “Non ne avevo mai sentito parlare.”

Rise anche la dottoressa. “È di gran moda ultimamente. Ho madri e padri che pianificano sfarzose lune di miele perché sanno che sarà la loro ultima possibilità di farne una.”

Emily trovò l’idea divertente. Con tutto ciò che stava accadendo alla locanda, era molto improbabile che riuscissero a trovarne il tempo (per non parlare dei soldi), se anche fossero voluti andare in vacanza!

La dottoressa batté le mani. “Qui abbiamo finito.”

“Fantastico,” disse Emily saltando giù dalla sedia. “Oh, quasi dimenticavo. Ho una cosa per lei.” Ficcò la mano in borsa e prese l’ultimo album di Roman. Era stato contentissimo di autografarlo per la dottoressa, anche se divertito allo stesso tempo.

La dottoressa Arkwright vide che cosa aveva in mano Emily e arrossì in viso. Lo prese di fretta. “Grazie mille,” sussurrò.

Emily e Daniel lasciarono l’ambulatorio e andarono al parcheggio. Per essere il lunedì seguente al Ringraziamento faceva notevolmente caldo.

“Quante possibilità ci sono che quest’anno non vediamo la neve?” chiese a Daniel arrivando al pick-up.

“Onestamente non riesco a immaginare un Natale senza neve,” disse. “Sono sicuro che presto il tempo cambierà.”

Montarono entrambi sul furgoncino.

“Ci è stato parecchio di aiuto,” aggiunse Emily. “Pensa a quanto lavoro in più siamo riusciti a fare all’isola grazie al tempo!”

Daniel avviò il motore e il vecchio furgoncino tornò alla vita. “Lo so,” disse uscendo dal posteggio. “Siamo in anticipo sui tempi. E considerando che tutto deve essere pronto per aprile, è un gran bene.”

Emily pensò al fatto che l’isola fosse già stata prenotata, con mesi di anticipo, ancor prima che le capanne avessero il tetto!

“Come se la cavano Stu, Clyde ed Evan?” gli chiese.

“Benissimo,” le disse. “Non sapevo che ne avessero la stoffa. Ho sempre pensato che fossero pigri.”

Emily rise, ma si tenne i suoi pensieri sugli amici di Daniel per sé. Aveva finito con l’affezionarsi a loro nel corso delle settimane in cui avevano lavorato per vitto e alloggio, ma era difficile liberarsi della prima impressione che aveva avuto di loro!

“Be’, sono contenta che lavorino sodo,” disse a Daniel. “Abbiamo disperatamente bisogno dei profitti dell’isola, se le cose proseguono così.”

Daniel si voltò verso di lei, verso il sedile del passeggero. “Va così male?”

Emily fece una smorfia. “Sì. Purtroppo. Non abbiamo prenotazioni per l’inverno. Anzi, non abbiamo nessuno fino a marzo. Né nella rimessa, né alla casa di Trevor, né nella locanda principale. Ho dovuto anche tagliare i turni di tutti. Ci sono solo Lois e Parker a fare dei turni scelti. Vanessa e Marnie hanno acconsentito ad aver libero l’intero inverno, ma Matthew non è contentissimo dei tagli. Sta cercando di mettere via i soldi per una macchina nuova. Mi sento malissimo. Per fortuna il ristorante ha ancora molte prenotazioni, perciò Harry gli sta dando un po’ di lavoro lì. La spa va ancora bene, quindi tra quei due dovremmo farcela a superare il momento. Ma saranno due mesi tirati.”

La tempistica poteva essere una benedizione o una maledizione. Una benedizione perché la cosa avrebbe dato a Emily il tempo da trascorrere con la neonata, ma una maledizione perché i neonati erano costosi e l’ultima cosa che voleva era preoccuparsi dei soldi!

“No, non lo saranno,” le disse Daniel con determinazione. “Aprirò la falegnameria prima dell’inizio dell’anno, se devo. Tu e la piccola Charlotte avrete tutto ciò che vi serve. Te lo prometto.”

Emily sorrise, e si massaggiò il pancione rotondo. Daniel era concentratissimo sul fornire loro la migliore vita possibile. La rendeva molto felice. Era così fortunata ad averlo nella propria vita. Sperava solo che non si facesse venire un esaurimento a lavorare troppo. Era sempre un gioco di equilibrismo con Daniel, e spesso crollava!

“Non dovremmo magari provare a convincere Amy a sposarsi alla locanda, come aveva progettato di fare con Fraser?” suggerì Emily.

Daniel scoppiò a ridere, come se non avesse mai pensato a qualcosa di così ridicolo. “Dubito seriamente che lo voglia, dopo l’ultima volta. Non le farebbe riaffiorare ricordi sgradevoli? E perché Harry dovrebbe voler sposarsi nel posto in cui lavora?” Scosse la testa, profondamente divertito. “Però è un peccato. Magari puoi convincere un’altra delle tue amiche ricche a sposarsi quest’anno. Che ne dici di Jane?”

 

“Assolutamente no!” rispose Emily. “Jane non è il tipo che si sposa.”

Ma quel consiglio la fece pensare. Mentre scivolavano in un silenzio sereno, Emily cercò di immaginare dei modi più creativi di commercializzare la locanda nel corso dell’inverno. Si erano concentrati così tanto sull’isola, sulla spa, sul ristorante e sul bar da aver trascurato di pubblicizzare come si deve la locanda e tutto ciò che aveva da offrire. I matrimoni invernali potevano essere un buon approccio, soprattutto con la sala da ballo per le cerimonie e tutte le camere della locanda libere per gli ospiti! Avrebbe dovuto organizzare una riunione con Bryony, la loro maga del web ed esperta di marketing.

Daniel lasciò allora la strada principale, immettendosi nella stradina più piccola in direzione della scuola di Chantelle. La visita con la dottoressa era durata più del previsto, e adesso non c’era tempo di andare a casa prima di andare a prendere la bambina.

“Hai altre novità su Raven Kingsley?” le chiese guidando. “Quand’è la prossima assemblea cittadina sulla locanda?”

“Ancora non lo so,” disse Emily. “Aspetto di sentire qualcosa. Emetteranno un bollettino una volta che il consiglio urbanistico si sarà riunito. Sono sicura che ci vorrà ancora un po’.”

“Non sei preoccupata?” chiese Daniel.

“Certamente. La competizione, soprattutto da parte di una persona come Raven, è sempre una prospettiva che fa paura. Finora per noi è stato facile. Il mercato era nostro.”

“Così è stato facile?” scherzò Daniel facendo riferimento agli anni e ai mesi di lavoro che avevano dedicato alla locanda per farne un successo.

“Lo sai cosa voglio dire,” disse Emily. “Non abbiamo mai dovuto preoccuparci sul serio della bancarotta, prima.”

“E adesso sì?” chiese Daniel, e l’espressione spiritosa che aveva prima era completamente scomparsa.

Emily si morse il labbro. “Forse un po’ sì,” gli disse. “Se le cose non si sistemano in fretta. Ma non ti preoccupare, mi verrà in mente qualcosa. Un ballo di Natale. Con Roman che canta. Per cento dollari al biglietto!”

Stava solo scherzando. Usare la celebrità di Roman per il suo tornaconto personale non era cosa che avrebbe mai fatto. Ma un ballo di Natale per la città poteva essere un’idea carina.

Daniel pareva ancora in apprensione.

“Tesoro,” gli disse con decisione Emily. “Me ne occupo io. Non ti preoccupare. Niente, nemmeno la nuova locanda di Raven Kingsley, ci fermerà. Te lo prometto. Siamo troppo determinati per fallire adesso.”

Parlava con sicurezza, ma nei recessi della mente trovava posto anche il dubbio. E se quello fosse stato l’inverno che non sarebbero riusciti a superare? E se la sua vita perfetta fosse stata sul punto di andare in pezzi davanti ai suoi stessi occhi?

*

Daniel accostò nel parcheggio della scuola. La giornata era già finita, e i bambini stavano giocando nel grande cortile, supervisionati dalle insegnanti. Emily vide Chantelle giocare con Bailey e Laverne. Era davvero un sollievo che le ragazzine fossero tornate amiche.

Scese dal furgoncino e salutò con la mano l’insegnante di Chantelle, che stava sui gradini fuori dalla scuola. Salutò anche Tilly, la receptionist della scuola con cui Emily aveva legato di recente. Tilly stava facendo la pausa caffè del pomeriggio fuori sulla scalinata con il resto dei colleghi. Salutò con calore Emily.

Chantelle doveva essersi accorta dei genitori, perché corse loro incontro.

“Indovinate!” esclamò. “Per il concerto di quest’anno facciamo Canto di Natale alla dottor Seuss!

“Che cos’è?” chiese Emily.

“È il Canto di Natale di Charles Dickens ma tutto in rima, come nei libri del dottor Seuss,” le disse Chantelle. “E io faccio lo Spirito del Natale passato!”

Emily ne sapeva abbastanza da capire che si trattava di uno dei ruoli centrali della recita. Dopo Ebenezer Scrooge, lo spirito avrebbe sicuramente avuto più battute.

“Bravissima, tesoro!” disse abbracciandola forte.

Quando l’ebbe lasciata, Daniel la sollevò in aria.

“Che bella parte!” esclamò. “Sono davvero orgoglioso di te!”

La rimise a terra, e Chantelle prese qualcosa dalla borsa a tracolla.

“Queste sono le mie battute,” disse sollevando uno spesso libro con in copertina un’illustrazione nello stile riconoscibile del dottor Seuss. “La recita sarà venerdì 18 dicembre.”

Emily guardò Daniel, le sopracciglia alzate. La piccola Charlotte per allora sarebbe già nata! Improvvisamente le parve tutto incredibilmente reale. E tanto, tanto entusiasmante.

“Non hai moltissimo tempo per imparare tutte le battute,” disse Daniel a Chantelle. “Tre settimane?”

“Lo so,” gli disse, facendosi improvvisamente molto seria. “Ma posso farcela.”

“Certo che puoi,” le disse Emily.

Montarono tutti sul furgoncino e Daniel avviò il motore. Il mezzo si mise in moto con un borbottio.

“Quando sarò arrivata a casa posso cominciare a decorare la locanda per Natale?” chiese Chantelle dal sedile posteriore.

Emily rise e si guardò oltre la spalla. “Abbiamo appena festeggiato il Ringraziamento.”

“Lo so,” rispose Chantelle. “Ma il Natale mi piace tantissimo. Non vedo l’ora di sostituire le bandierine di foglie autunnali con quelle di fiocchi di neve.”

Daniel si mise a ridere. Guardò Chantelle nello specchietto retrovisore.

“Puoi decorare la locanda come vuoi,” disse.

Emily sorrise tra sé. Adorava la creatività di Chantelle, e adorava il modo in cui la sua casa veniva trasformata per ogni festività, per ogni stagione, dalla mano della bambina. Non avrebbe scambiato questa cosa con nulla al mondo – non per i ragni di plastica che continuava a trovare dietro ai mobili dal giorno di Halloween né per le minuscole bandierine americane tra le assi del pavimento dal quattro di luglio. La sua vita era perfetta. E, incrociando le dita, così sarebbe rimasta.

*

Pochi minuti dopo tornarono a casa, e Daniel parcheggiò fuori dalla locanda. Il vasto vialetto adesso era completamente vuoto. In assenza delle automobili degli ospiti a riempire i posteggi esterni, il vialetto pareva improvvisamente enorme.

Salirono i gradini del portico e oltrepassarono il grande portone della locanda. Entrando Emily scoprì, con sua sorpresa, che le decorazioni autunnali erano già sparite. Era mancata da casa per appena un paio d’ore, ma qualcuno aveva trasformato di nuovo la locanda in una tela bianca. Chi poteva essere stato?

Pensò che Lois e Marnie avessero usato un po’ del tempo extra dovuto ai turni lenti per riordinare, o magari era stata Vanessa durante il turno delle pulizie. Ma poi udì delle voci venire dal soggiorno e istantaneamente capì chi aveva promosso le pulizie.

Andò in soggiorno, ed ecco la colpevole: Amy. Amy era così organizzata che non era strano che avesse messo via immediatamente le decorazioni del Ringraziamento.

Non era sola, però. Seduta sul divano accanto a lei, davanti al fuoco, con la testa di Mogsy a riposarle in grembo, a bere quella che sembrava cioccolata calda con marshmallow, c’era Patricia. Non solo fin dal primo assaggio del dolce smore si era abituata ai marshmallow, ma aveva anche imparato ad apprezzare l’affetto di un maleodorante cane che sta facendo la muta. E, cosa più importante, era rimasta per l’intero weekend del Ringraziamento. Era un miracolo, per quanto riguardava Emily, che lei e sua madre avessero trascorso tre intere giornate insieme senza uccidersi a vicenda. Le cose sembravano davvero cambiare per il meglio. Anzi, Emily aveva un po’ di nostalgia al pensiero che sua madre sarebbe partita quel giorno.

“Amy!” esclamò Chantelle quando vide l’amica di Emily seduta sul divano. “Possiamo addobbare la locanda per Natale. Hai preso la roba?”

Emily si accigliò e guardò Daniel, perplessa. Dall’espressione di lui capì che era incuriosito e divertito quanto lei.

“Certo che sì,” rispose Amy con un largo sorriso.

Afferrò un sacchetto dal pavimento, dove era rimasto nascosto dal divano. Emily riuscì a vedere un tessuto argento brillante, fiocchi di neve luccicanti e ghiaccioli di plastica fare capolino dalla sporta strapiena.

“Cos’è tutta quella roba?” esclamò. “Avete complottato! Tutte e due!”

Fece a Chantelle il solletico sulle costole e la bambina lanciò un gridolino. Poi si liberò dalle dita di Emily e corse da Amy. Afferrò il sacchetto e guardò dentro.

“Forte,” disse a Amy. “Possiamo cominciare subito?”

Amy guardò Emily come in cerca di approvazione.

“Non guardare me,” disse ridendo Emily, alzando le mani come chiedendo una tregua. “Voi due chiaramente avete fatto i vostri piani!”

Entrambe si affrettarono nel corridoio e si misero ad appendere sul soffitto luminarie natalizie e a spruzzare neve finta sulle lastre di vetro delle finestre. Emily le osservò dalla soglia, posandosi lì con le spalle. Provava una grande gioia natalizia.

“La schiena mi sta uccidendo,” disse allora Daniel, apparendo alle sue spalle. “Vado a fare un lungo bagno.”

“Buona idea,” disse lei. “Riposati.”

Daniel lavorava tantissimo al momento per provvedere alla famiglia. Non voleva che si facesse male come era successo di recente al suo capo, Jack. Sarebbe stato un disastro. Doveva prendersi cura di sé.

Lui le diede un bacio sulla guancia, poi salì di sopra, superando Amy e Chantelle.

“Vieni, mamma!” esclamò Chantelle. “Devi aiutare anche tu!”

Emily cominciava a sentirsi molto stanca giunta alla fine della gravidanza. Ma non voleva deludere Chantelle. Guardò Patricia, che sfogliava una rivista di design sorseggiando la bevanda al cioccolato.

“Mamma? Vuoi darci una mano anche tu?”

Patricia sembrò sorpresa. “Oh. Be’. Immagino di sì.”

Emily fece un sorrisetto, molto contenta che la madre si unisse a loro. Tornò a voltarsi verso Chantelle.

“Arriviamo!”

Poi lei e Patricia andarono in corridoio e si misero a curiosare nella borsa di addobbi di Amy. Emily prese una decorazione brillante e si mise ad avvolgerla attorno al corrimano della scala, mentre Patricia selezionò del materiale luccicante e lo appese artisticamente attorno alle cornici dei quadri. Era un momento davvero meraviglioso per Emily, davvero pieno di pace e felicità.

“Quand’è che ti sposi, Amy?” chiese Chantelle fissando dei fiocchi di neve ai muri con dell’adesivo colorato.

“Non ho ancora deciso la data,” le disse Amy sorridendo tra sé. “Non riesco a decidere in quale stagione voglio sposarmi. E nemmeno in quale paese.”

Chantelle sgranò gli occhi, come se il pensiero di un matrimonio oltreoceano non le fosse mai passato per la testa. “Potreste sposarvi in Lapponia! Renne e neve bianca!”

Amy rise. “Pensavo più alle Bahamas. Tartarughe… e spiagge bianche.”

“Sembra bello anche così,” concesse Chantelle.

“Se hai bisogno di una mano per i preparativi,” disse Emily, “sarei molto felice di aiutare. Sei stata fantastica col mio matrimonio, mi piacerebbe restituirti il favore.”

Amy sembrava commossa. “Davvero, Em? Sarebbe il meglio immaginabile. Però, onestamente, tu hai un sacco di cose da organizzare prima ancora che io sia pronta a sposarmi. Devi partorire, per cominciare! E una luna di miele preparto? Il tempo a tua disposizione sta scadendo.”

Emily rise e scosse la testa. “No, anche te! Una luna di miele? La dottoressa ci ha chiesto se ne avremmo fatta una. È una nuova moda?”

“Che cos’è una luna di miele preparto?” intervenne Chantelle.

Amy sembrava sconvolta. “Non riesco a credere che nessuna delle due non ne abbia mai sentito parlare. Una luna di miele preparto è l’ultima occasione per la madre e il padre di fare una vacanza prima che le necessità del neonato prendano tutto il loro tempo.”

“Non ho mai sentito parlare di qualcosa di così indulgente,” disse Patricia sbuffando.

Ignorando sua madre, Emily notò che Chantelle sembrava un po’ preoccupata alla prospettiva che lei e Daniel se ne andassero per un weekend. La turbava sempre che se ne andassero, perché i primi terribili anni della sua infanzia le avevano insegnato che quando le persone se ne andavano non sempre tornavano a casa. Era un lavoraccio disfare il senso di rovina che l’opera di madre di Sheila le aveva instillato.

“Non ti preoccupare, tesoro,” le disse Emily. “Se non posso più volare non ha molto senso.”

“Emily!” esclamò Amy, incredula. “Il senso è che tu e Daniel approfittiate dell’ultima possibilità che avete di fare un viaggio romantico insieme. Le vostre vite stanno per cambiare per sempre. Non volete un gran finale? Non dovete per forza andare lontano. Potreste andare in macchina fino a Québec City. È bellissima in questo periodo dell’anno.”

 

Per la prima volta Emily cominciò a chiedersi se una luna di miele sarebbe stata divertente. Solo lei e Daniel, lasciandosi alle spalle tutto lo stress della gestione delle rispettive attività e tutta l’ansia del parto.

“Non pensi che sarebbe una cosa un po’ dell’ultimo momento?” disse Emily. “Dovrei partorire fra tre settimane.”

“E solo, tipo, il venti per cento dei bambini nasce nel giorno giusto,” rispose Amy.

“Tu sei nata in ritardo, comunque, Emily,” le disse Patricia. “Anche Charlotte. E anch’io. Se somigli a me, nascerà in ritardo. Io sono arrivata a quarantadue settimane e sette giorni con tutte e due.”

“Neanche per sogno!” esclamò Emily. Non le era mai stata detta una cosa del genere. “Sembra decisamente fastidioso.”

“Certo che no,” replicò Patricia. “Il tuo corpo lo sa che cosa vuole. Devi fidarti di lui.”

“Non lo sapevo neanche che ci potesse volere così tanto,” disse Amy.

Patricia annuì. “All’epoca il parto indotto veniva evitato, se si poteva, e ci si fidava che la natura avrebbe fatto il suo corso. È più comune di quanto pensi la gente. Alcuni bambini hanno bisogno di un’infornata più lunga.”

Amy e Chantelle risero, ma Emily era quasi nauseata al pensiero. La gravidanza era difficile! Non voleva che durasse neanche un minuto più del necessario! Però forse sua madre aveva ragione. Le vecchie generazioni erano meno viziate e schizzinose. Non avevano lune di miele prenatale o roba del genere. A volte il sistema pratico e privo di esigenze di fare le cose era il migliore.

Terminarono di decorare i corridoi e poi andarono in sala da pranzo, dove sistemarono dei fiocchi di neve brillanti su tutte le tavole e sostituirono i centrotavola a tema autunnale con quelli invernali. Era tutto bellissimo, ed Emily si entusiasmò ancor di più per il Natale.

Ma l’entusiasmo non bastava a farla smettere di sbadigliare. Decorare era stato piuttosto faticoso e ultimamente non aveva più energie.

“Devo fermarmi un po’,” confessò. “Se anche solo tentassi di raggiungere la sala da ballo potrei prendere sonno!”

Allora si accorse che Amy e Chantelle si scambiavano occhiate maliziose l’una con l’altra.

“Che c’è?” chiese portandosi le mani sui fianchi.

“Niente,” disse Amy con un tono che suggeriva l’opposto.

“Possiamo farle vedere?” chiese Chantelle a Amy.

“Sta a te. Sei tu che volevi che fosse una sorpresa.”

“Farmi vedere cosa?” esclamò Emily.

Ma Chantelle e Amy parlavano tra loro. Si fece ancora più impaziente.

“Ragazze, voglio sapere qual è la sorpresa!” esclamò.

“Okay,” disse Chantelle. “Vieni con me.”

Le prese la mano e la condusse per il basso corridoio che si apriva sulla sala da ballo. Ma invece di proseguire dritto svoltò a destra, lungo l’ancor più piccolo passaggio che conduceva a zigzag fino agli annessi esterni e al garage. Si fermarono davanti a una delle porte.

Emily si accigliò, curiosa.

“Non eravamo sicure di riuscirci,” le disse Chantelle. “Perché non volevamo usare una delle stanze della locanda. Poi Amy ha proposto uno degli annessi. Perciò…” Fece una pausa per ottenere un effetto drammatico, poi spalancò la porta.

Emily sbatté le palpebre, poi trasalì. La stanzina era stata completamente trasformata. Invece delle pareti con mattoni a vista, i muri erano stati intonacati e dipinti di giallo. Invece del pavimento in cemento era stato posto del vinile, e sopra c’era un soffice tappeto. La stanza era piena di luci – da notte, natalizie e da discoteca che proiettavano stelle sui muri.

“Che cos’è?” chiese Emily sconvolta.

“È la stanza dei giochi!” esclamò Chantelle.

Allora parlò Amy. “Pensavamo che sarebbe stato bello che le bambine avessero un posto dove giocare fuori dalla locanda. Un luogo in cui potessero fare tutto il rumore che vogliono senza disturbare nessuno degli ospiti. E un luogo dove tenere i giocattoli, in modo che non finiscano dappertutto.”

Emily era molto commossa. La stanza era adorabile. Adesso doveva solo essere riempita di giocattoli!

“La adoro, grazie mille,” disse abbracciando a turno Amy e Chantelle.

Tornarono nel soggiorno in modo che Emily potesse riposare prima di ricominciare con il resto degli addobbi. Poi, una volta ristorata, ripresero il mastodontico compito di decorare la sala da ballo.

“Lo sapete che cos’è che manca?” disse Emily una volta appesa l’ultima luminaria natalizia.

“Che cosa?” chiese Chantelle.

“Un albero di Natale!” esclamò Emily.

Gli occhi di Chantelle si fecero tondi ed entusiasti. “Certo. Ma ce ne serve più di uno, no? Ce ne serve uno per la sala da ballo e uno per l’atrio. E uno da Trevor. E per la spa. E per il ristorante.”

“Pare che vi serva un’intera foresta,” scherzò Amy.

“E se ci andassimo tutti domani?” propose Emily. “Yvonne mi stava parlando di un bellissimo vivaio di alberi di Natale appena fuori città. Non è lo stesso in cui siamo andati l’anno scorso; questo dev’essere davvero enorme. Potremmo passarci una giornata, no?”

“Può venire anche nonna Patty?” chiese Chantelle.

Emily scosse la testa. “Parte oggi,” disse.

L’espressione di Chantelle si fece abbattuta. Emily odiava vederla triste.

“Perché non glielo chiedi tu?” suggerì.

Patricia di recente l’aveva sorpresa. Magari sarebbe rimasta se le avessero detto di volerla con loro.

Chantelle si precipitò fuori dalla sala da ballo giù per il corridoio fino a raggiungere Patricia, che si stava rilassando in soggiorno.

“Nonna Patty!” esclamò Chantelle, la voce abbastanza forte da arrivare fino a Emily, che camminando a papera cercava di raggiungerla. “Puoi venire con noi a prendere l’albero di Natale domani?”

Emily entrò nella stanza proprio mentre Patricia scuoteva la testa.

“Ho prenotato un volo per casa,” disse Patricia. “Parte stasera.”

“Per piacere,” disse Chantelle. Montò sul divano accanto a Patricia e le avvolse le braccia attorno al collo. “Voglio davvero, davvero che tu rimanga.”

Patricia sembrava sconvolta dalla manifestazione di affetto. Diede una pacca sul braccio a Chantelle e alzò lo sguardo su Emily, che stava sulla soglia. Emily sorrise, toccata dalla scena dolce, da quanto amore Chantelle aveva da dare, anche a chi si era comportato in modi che avrebbero dovuto precluderlo. La capacità che aveva di perdonare e dimostrare gentilezza la ispirava sempre.

“Be’, non voglio stare tra i piedi,” disse Patricia parlando a Chantelle ma rivolgendo le sue parole a Emily.

“Non stai tra i piedi,” disse Emily. “Ci ha fatto molto piacere averti qui. E la locanda al momento non è certo piena. È il momento perfetto per rimanere. Se vuoi.”

“Per piacere!” la implorò Chantelle.

Alla fine Patricia sorrise. “Okay. Resterò e vi aiuterò a scegliere l’albero.”

Emily capì che Patricia era commossa di essere stata invitata a restare, di essere la benvenuta dopo il suo comportamento cattivo e le terribili litigate che avevano fatto. Emily provò una soverchiante sensazione di gratitudine capendo che la vita poteva sempre volgere al meglio. Sembrava che non fosse mai troppo tardi per provare la gioia natalizia per la prima volta!