Due Dopo Mezzanotte

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Due Dopo Mezzanotte
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DUE DOPO LA MEZZANOTTE

RICHARD SQUEAL

Traduttrice : Monja Areniello

Copyright © 2019 Richard Squeal

Tutti i diritti riservati.

DEDICA

A Erica Jong.

INDICE

RAPITO DA ALIENE MANIACHE SESSUALI

TACCHI A SPILLO

SULL’AUTORE

RAPITO DA ALIENE MANIACHE SESSUALI

La puttana mi aveva dato buca.

Eccomi lì, in piedi fuori dalla stazione della metropolitana di Clapham Commons in pieno inverno, stringendo un mazzo di fiori e con l’aspetto di un vero stronzo. Dopo due ore, mi resi conto che il mio nuovo appuntamento non sarebbe arrivato. A peggiorare le cose, lei aveva spento il cellulare - immaginai che non volesse che le chiedessi perché. E così feci finalmente la cosa più sensata: gettai i fottuti fiori in un bidone della spazzatura e, con le mani nelle tasche, tornai nella mia misera casa. Niente era andato per il verso giusto per me, per tutta la settimana, e questo venerdì sera era stato la punta dell’iceberg.

Passando da Clapham Commons, un ragazzo gay mi scambiò per il suo appuntamento, o forse ci stava solo provando. Ed ero quasi tentato di accettare la sua proposta. La mia sensazione di questa notte era della serie: morte a tutte le donne. Tuttavia fui distratto da un furgone che stava passando di corsa. Sembrava un furgone hi-tech con un anello di luci soffuse che correvano per tutto il fondo della struttura, senza emettere alcun suono mentre si stava avvicinando e sembrava che scivolasse lungo la strada. Si fermò accanto a me e dal finestrino vidi che il furgone era pieno di ragazze, anche se erano incappucciate e non potevo vedere gran parte dei loro volti.

“Mi scusi”, mi gridò l’autista.

Ora, quando si viene scaricati dal proprio appuntamento e un gruppo di ragazze s’interessa a te, faresti meglio ad essere entusiasta.

Così mi avvicinai avidamente al furgone. Erano incappucciate e, considerato il modo in cui erano vestite, sembravano anche dirette verso una festa in maschera.

“Portaci dal tuo capo”, mi disse e pensai che fosse cool. Se volevano divertirsi mascherate, non avevo obiezioni.

“Io sono il capo”, le dissi, sfoggiando il mio miglior sorriso.

“Allora entra”, ordinò lei. E pensai che questo prometteva di essere più divertente di quanto mi aspettassi. E siccome non avevo fretta di tornare nel mio piccolo e freddo appartamento condiviso a Brixton, obbedii.

C’erano quattro di quelle felpe celesti nel furgone e mi ritrovai spinto in mezzo alle due sul sedile posteriore. Fu un viaggio infernale in quel furgone, il cruscotto sembrava il pannello di controllo di una fottuta astronave.

“Vuoi una birra?” Una di loro mi mise in mano una lattina di Foster. Aprii la lattina e bevvi un po’ di birra calda.

“Grazie, sei un tesoro”, le dissi. “Quindi, dov’è la festa?” Ma lei non rispose. Nessuna di loro lo fece. Tutte e quattro erano impegnate a fumare erba e a dondolare la testa al ritmo di musica heavy metal: sembrava Hendrix che affogava nella melassa. Presto mi resi conto che sembrava che stessimo viaggiando verso il cielo e, con la densità di fumo che stavo inalando, non c’erano dubbi che presto mi sarei ritrovato nello spazio. Non ero lontano dall’aver ragione su quell’argomento perché in pochi minuti una grande porta di un garage si aprì da qualche parte nel cielo ed entrammo.

Finalmente il furgone si fermò e le ragazze sbarcarono. E poiché non aveva molto senso per me restare lì da solo, feci lo stesso. Scoprii che quello non era affatto un garage. Era una sala illuminata, talmente scintillante che sembrava un set di Star Wars. C’erano un’infinità di dispositivi di controllo e luci lampeggianti sui muri e ovunque.

“Sono Eenie”. La pollastrella che era stata alla guida del furgone si presentò per prima e poi presentò le altre tre. “Ecco Meenie, Miney e Mo”. Stavano ridacchiando istericamente a causa dell’erba e così anch’io.

“Fantastico, mi chiamo Robert. I miei amici mi chiamano Bobby. Da dove venite ragazze, Australia?” Chiesi a loro.

“Siamo aliene”, ridacchiò Eenie. “Sei nostro prigioniero”.

“Fantastico”, le dissi. “Ora che ci siamo presentati, posso avere un’altra Foster?”

Mo aprì il bagagliaio del furgone e mi consegnò un pacco da sei. Pensai che stessero programmando una bella festa perché il vano era pieno zeppo di alcol e pizza.

“Aliene, eh? Prigioniero, eh? Adesso dove avete intenzione di portarmi? Urano?” Risi, fumato come non mai.

“Non essere disgustoso”, mi rimproverò da dietro una voce abbastanza seccata. Mi voltai e mi ritrovai con una donna che immaginavo dovesse essere la loro madre.

“Ciao Eterna”, intonarono le ragazze e abbassarono i loro cappucci. Non sembravano affatto aliene. Erano tutte davvero molto belle.

“Non assomigliate per niente ad aliene. Siete tutte fantastiche”, dissi complimentandomi con tutte loro.

“Ti faremo vedere quello che vuoi vedere”, mi disse Eenie. Sembrava chiaramente la più grande delle quattro ragazze e anche la loro leader. Mi ritrovai già a fantasticare su di lei. Ad Eterna non sembravo piacergli molto.

“È il loro capo”. Meenie spiegò ad Eterna la mia presenza; sembrava ancora non impressionata. Nemmeno io. Cioè ero solo uno studente di medicina che non riusciva ad avere un appuntamento.

“Vieni con noi Bobby”, Eenie mi prese la mano e mi allontanò dallo sguardo a raggi X di Eterna.

“Qual è il nome di Eterna?” Chiesi io, progettando di entrare nella sua lista dei buoni il prima possibile.

“Il suo nome è Ctpssy. La chiamiamo Eterna però”, mi disse Eenie.

La notte s’immerse in un sogno che si stava avverando: ero in un enorme salone con una scorta infinita di birra e pizza, una grande ciotola di noccioline, quattro bellissime ragazze in minigonne attillate che si sarebbero agitate su di me - carezze, baci, coccole e massaggi. E pensai che quello era sicuramente il Paradiso.

“Siete davvero aliene?” Chiesi ad Eenie. “Non che io sia davvero un idiota. Voglio dire, sono solo fatto”.

“Sì”, rispose lei. Una cosa strana che scoprii fu che ogni volta che queste ragazze parlavano, le loro labbra non si muovevano realmente; era più come se parlassero direttamente al mio cervello per telepatia. Ma per me andava bene, perché io stesso non ero mai stato un gran chiacchierone. Ma forse era l’erba a farmi pensare in quel modo.

“Da dove venite?” Chiesi di nuovo.

“Da molto lontano”, rispose Mo.

“Per cosa siete venute qua?” Ero molto curioso.

“Sesso”, mi disse lei e non riuscii a trattenermi dal ridere.

“Perché? Sicuramente avrete molti ragazzi da dove venite voi. Voglio dire, ragazze fantastiche come voi non dovrebbero aver bisogno di viaggiare lontano per trovare uomini”. Ero sinceramente incuriosito.

“Il buon sesso è difficile da trovare”, rispose seriamente Meenie. “Ma siamo venute per un motivo diverso e vogliamo che tu ci aiuti, Bobby”.

Le mani delle ragazze erano tutte su di me. E oh, erano così belle.

“Sì Bobby, vogliamo che ci aiuti”, risposero in coro.

Fu solo a quel punto che mi accorsi che Eterna stava guardando. Improvvisamente era apparsa in una gigantesca TV al plasma appesa al soffitto.

“Molti anni fa, c’è stata una grande guerra nella nostra galassia. Fu lanciata una terribile arma biologica che ha causato problemi di erezione ai nostri maschi e incapacità a riprodursi. Il nostro pianeta, la nostra razza rischia di essere completamente spazzata via ed è per questo che siamo venuti qua. Stiamo cercando i mezzi per ripopolare ancora una volta il nostro pianeta. Le ragazze ti hanno scelto perché sei il capo della razza umana. Credo che non ci deluderai”, annunciò lei.

Una storia probabile, pensai. Si sentono storie simili in ogni film di fantascienza. Una storia così banale, ma se quelle ragazze pazze volevano giocare a Star Wars ed erano pronte a credere alla storia, per far sì che la festa potesse iniziare, non sarei stato io il guastafeste.

Cool! Non vi deluderò. Che cosa volete che faccia?” Chiesi ad Eenie.

“Devi fare sesso con noi. Devi fare sesso con tutte noi. Dobbiamo essere sicure che tu sia quello giusto per noi. Poi ti porteremo a casa e potrai fare sesso con tutte le nostre femmine, finché i nostri figli non diventeranno uomini e saranno in grado di occupare il tuo posto”, rispose Eenie. Ora questo mi stava confondendo non poco. Quelle ragazze impazzite erano davvero fuori di testa.

“Ho solo un pene però”, le spiegai e non riuscii a reprimere una risatina.

“Abbiamo pensato anche a questo problema. Vedi, tutte noi abbiamo otto organi sessuali e il concepimento non può aver luogo finché non siamo consecutivamente fecondate attraverso di essi”, disse Miney. E attraverso la foschia di alcol e droga, riuscii ad immaginare tutti gli organi sessuali e ne venne fuori una bella figura grassa. Passera a bizzeffe, amico!

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