È la vostra timidità che rende così facili i nostri piaceri. In amore, chi si rimane alla poesia fa la zampa del gatto che cava per altri le castagne dal fuoco. Voialtri taciturni riuscite tanto più facilmente a sconvolgere l'animo delle donne quanto meno incutete loro paura. Ma quel veleno che andate loro inoculando nel sangue, non vi reca già la vostra immagine, non si chiama già l'amore di voi, si chiama l'amore semplicemente; un'essenza che sta da sè, che rende il cuore ed i sensi combustibili in sommo grado. Nella mia lunga carriera amatoria ho sperimentato per vero questo che a molti parrebbe un paradosso: che cioè il momento più proficuo per conquistare una donna è quando questa sta per innamorarsi di un altro. Coi vostri silenzi, cogli guardi, colla discretezza stimolante, colle ruvidezze rilevatrici, coll'ardore che irradiate intorno, voi portate il delizioso frutto d'amore a un tale grado di maturità che un soffio di vento lo spiccherebbe dal ramo, e non avete il coraggio di dare la scossa al tronco. Allora capita un goloso come me, vede il frutto proibito sospeso a un filo, dà una scrollatina alla pianta e para la mano. Sic vos non vobis nidificatis aves.
E la conclusione?
La conclusione è questa: che prima ti ho fatto ridere, poi ti ho fatto dire il tuo secreto, e poi ti ho fatto un discorso, e che tutto ciò merita in ricambio il favore che ti richiedo.
Guarda, fra l'altre cose aspetto una lettera importantissima, la quale può decidere della mia sorte.
Ah briccone! Le hai scritto?
No. Una lettera di mia sorella.
E deve arrivare?
Verso le tre.
Ebbene se arriva prima, tu sei qui a riceverla, se dopo, apposti il tuo domestico in istrada e te la fai portare al Club. È inteso? Fammi questo piacere.
Vada! Ma potevi almeno avvertirmi stamattina.
Sono venuto, e non c'era nessuno e la cosa s'è combinata ieri sera. È una donna che amo da cinque anni di un amore intermittente; l'incontro ogni estate alla stagione de' bagni, ma sai, gli amori ai bagni sono tele di ragni, un soffio li sfonda. Quest'anno ho preso la mia licenza in primavera apposta per coglierla qui. Dopo poche visite, mi accorgo che ha cambiato natura; gli altri anni amava ridere e scherzare, quest'anno la trovo lunatica, distratta, nervosa in una parola. Ne trassi buon augurio e fu allora che ti ho fatto quella domanda in aria, più per premunirmi che altro.
E che bisogno hai di vederla in casa mia, dacchè puoi andare da lei?
Ho bisogno di far presto, che non mi scada la licenza. Venendo qui essa fa un primo passo che tira seco il secondo; rimanendo a casa, non c'è ragione che mi sia più benigna oggi di ieri.
Ho capito.
Ieri sera la trovo ad un ballo. In un crocchio di signore, dov'era anche lei, cade il discorso sulle collezioni artistiche di quadri e d'incisioni, ed essa se ne mostra amantissima. Allora rammentandomi di certe stampe che mi avevi fatto comprare a Berlino per la tua raccolta, appena solo con lei mi do per raccoglitore, un raccoglitore misterioso e geloso, locchè serviva a giustificare il mio prudente riserbo. Sono persuaso che essa non se ne intende meglio di me, ma me ne intendo così poco che meno ne discorro più ci guadagno. Le dissi che possedevo tesori, che venisse a vederli. Essa accetta senza esitare. Le do il tuo recapito e si rimane che sarebbe venuta oggi alle tre.
E tu ami una donna capace di accettare così su due piedi un appuntamento…?
Eh! se non l'accettasse, non varrebbe la pena di amarla.
E le mie incisioni hanno l'insigne onore di procacciarti…
Già. Quando una signora per bene va a trovare uno scapolo, c'è sempre un oggetto d'arte che fa da Galeotto.
La posta. (consegna e via).
Ah finalmente! Permetti? (legge).
Fa, fa. Dove tieni quelle famose incisioni?
In quelle due cartelle.
Bene, leggi pure, ho tempo di dare una capata dalla fioraia a sollecitare quei fiori; perchè è inteso, eh? Alle tre te ne vai.
Sì.
Che paura m'hai fatto! Figurati se avessi dovuto dare un contrordine.
Lasciami leggere.
Vado subito. Ah! naturalmente il tuo domestico esce con te.
S'intende.
Mi toccherebbe metterlo a parte del secreto e non conviene.
S'intende.
Ah! un'altra cosa. C'è stato un imperatore romano incisore?
Uh che dici?
C'è stato un incisore chiamato col nome di un imperatore romano? Un incisore famoso?
No.
Eppure mi ha chiesto se avevo dei… dei… Caracalla… no. Dei… dei… già lo faceva per mostrarsi dotta… dei Silla… c'è un Silla incisore?
No. E poi Silla non era imperatore.
Questo non monta. I romani antichi erano tutti dal più al meno imperatori.
Tu vuoi dire Marc'Antonio.
Bravo! Vedi. Marc'Antonio, Silla, Pompeo, siamo lì già. E tu ne hai di codesti Marc'Antonio?
Sicuro e di stupendi.
Io non ho detto nè sì, nè no. Stanno là in cartella?
Sicuro.
E questo Marc'Antonio era…
Marc'Antonio Raimondi contemporaneo di Raffaello, il quale…
Ne so abbastanza. Addio. Vado e torno.
Non mi troverai più.
Lo spero bene. Bada che uscendo avverto il tuo domestico perchè sviti dall'uscio la lastra col tuo nome.
Non c'è.
Meglio. Addio San Luigi.
Addio Don Giovanni. (via Fabrizio dal mezzo).
Seccatore, va. Vediamo. (legge) Caro fratello. Ma grullo che sei, perchè, scriverle a me le tue lettere d'amore? Che me ne faccio io? Dacchè mi richiedi del mio avviso ti dirò che sono persuasa che essa ti ama e ne ho anzi mille prove… (smette di leggere) Oh cara sorella! (bacia la lettera, poi ripiglia) che essa ti ama, e ne ho anzi mille prove e che non dimanda di meglio che di vederti uscire dal tuo incomprensibile silenzio. Quanto alla mia venuta, essa è in questo momento assolutamente impossibile… (smette di leggere) Oh! (ripiglia) la bambina convalescente non mi lascia partire… (parlando) dacchè è convalescente! (legge) d'altronde nei termini in cui siete, il tuo amore essa lo deve conoscere da te e non da altri. Ho pensato un momento a mandarle la tua lettera… (parlando) che idea! (legge) a mandarle la tua lettera, ma ciò non farebbe che metterla in imbarazzo, poichè essa non te ne potrebbe tener parola se tu prima non intavoli il discorso, e ti conosco troppo per sperare da te un simile ardimento. (parlando) Ha ragione (legge) Mio marito, non puoi figurarti quanto egli ride di te… (parlando) lo sciocco! (leggendo) mi propose allora di mandare a lei la tua lettera chiusa, avvertendola che tu saresti andato a leggergliela; ma ciò non servirebbe che a farti sospendere la tua visita. Però siccome in fondo l'idea era buona, abbiamo insieme deliberato di mandare a lei, chiusa in una busta e col recapito, la lettera incendiaria che tu mi scrivesti, pregandola, poichè tu sei tale uomo da poter ricevere in casa tua una signora per bene, senza pericolo di sorta per la sua riputazione, pregandola di recarla in persona da te, perchè tu glie ne dia lettura… (parlando) Oh! (legge) e così abbiamo fatto. Aspettala dunque quandochessia poichè questa lettera diretta a te e quella diretta a lei partono insieme collo stesso corriere. (parlando) Oh mio Dio! E ora se viene qui… e ci trova quegli altri! (guarda il pendolo) Non sono ancora le due. (suona il campanello) Fabrizio pensi lui ad accomodare… ha un'ora di tempo. (Anselmo entra)
Il barone Fabrizio è uscito?
Sissignore.
C'è di là il domestico?
Sissignore.
Gli dirai che corra subito a raggiungere il suo padrone, dev'essere andato dalla fioraia… egli saprà bene da quale fioraia, e che lo rimeni qui sul momento.
Il barone ha detto che alle tre in punto sarebbe tornato.
Non ho tempo d'aspettare le tre io.
Mancano cinque minuti.
Alle due.
Domando scusa…
E guarda là… (sovvenendosi) Oh! l'ha ritardato quell'altro. (guarda l'orologio) Hai ragione (fra sè) come si fa? A momenti quella donna è qui. Io la rimando. Impossibile… Ho promesso d'altronde… aspettarla… vederla… scoprir così il suo segreto… no… no. Andrò io ad impedire la venuta… di… già, non uscirà mica di casa appena ricevuta la lettera. Chissà se a quest'ora l'ha già ricevuta… è appena arrivata la mia… Vado, e se la trovo… ebbene, rompo il ghiaccio e la facciamo finita. (ad Anselmo) Il cappello. (Anselmo via) Chiudiamo queste carte sparse.
Eccolo.
Ora tu esci subito e sei in libertà fino alle otto di stassera.
Sissignore.
E non rientri prima di quell'ora sotto nessun pretesto.
Nossignore. Ma Clemente che è di là?
Clemente rimane.
Il signor Cavaliere è scontento dei miei servigi?
No. Perchè?
Perchè prende in prova un altro domestico.
Non prendo nessun altro domestico, prova ne sia che starò io pure fuori di casa tutto il tempo che starai tu.
E Clemente rimarrà qui solo?
Solo o accompagnato non ti riguarda.
Chiudo tutto?
Al contrario lasci tutto aperto. Va che ho fretta di ordinare… (Clemente entra correndo).
Che c'è?
S'è fermata una carrozza di sotto e ne è scesa una signora.
Usciremo per la scaletta di servizio e per la porticina del giardino. (scampanellata) E quell'animale che non arriva! (a Clemente) Voi badate che quella signora domanderà del vostro padrone, ditele che sarà qui a momenti e fatela passare. Presto (via Clemente dal fondo e Marcello ed Anselmo per la laterale).