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Attenti alle timide bamboline
Attenti alle timide bamboline
Indice
Prologo
1. PRIMO CAPITOLO
2. SECONDO CAPITOLO
3. TERZO CAPITOLO
4. QUARTO CAPITOLO
5. QUINTO CAPITOLO
6. SESTO CAPITOLO
7. SETTIMO CAPITOLO
8. OTTAVO CAPITOLO
9. NONO CAPITOLO
10. DECIMO CAPITOLO
Epilogo
NOTE SU DAWN BROWER
Dawn Brower
Ringraziamenti
Questa è un’opera di finzione. Nomi, persone, luoghi ed eventi sono frutto dell’immaginazione dell’autore o vengono utilizzati in maniera fittizia, senza fini realistici. Ogni riferimento a luoghi reali, organizzazioni o persone, vive o morte, è puramente casuale.
Attenti alle timide bamboline © 2021 Dawn Brower
Grafica di copertina a cura di Midnight Muse
Edito da Victoria Miller
Tutti I Diritti Riservati. Nessuna parte di questo libro può essere utilizzata o riprodotta, in maniera fisica o digitale, senza l’esplicita autorizzazione dell’autore, fatti salvi alcuni estratti a solo scopo promozionale o per recensione.
Nella vita le persone vanno e vengono, ma alcune incidono su di noi in maniera indelebile. Questo libro è dedicato a Zia Rose. La sua famiglia l’adorava e di sicuro sentirà la sua mancanza. Ma sono convinta che mio padre e tutti i suoi fratelli la stanno aspettando, per darle il benvenuto in cielo. Grazie per ciò che sei stata, Zia Rose. Spero che ora tu sia in pace.
Prologo
Un forte rumore echeggiò nella camera da letto di Lady Theodora Neverhartt. Il respiro le si mozzò in gola, mentre si drizzava a sedere sul letto. Una tempesta! Tuoni e fulmini le scatenavano sempre un forte mal di stomaco, e anche quella volta non fece eccezione. Li odiava da sempre, da quel che riusciva a ricordare. Quindici anni potevano sembrare molti, sotto certi aspetti, ma in realtà lei era ancora una ragazzina.
Fece scivolare le gambe oltre il bordo del letto e scalzò le lenzuola. Con quella tempesta non sarebbe riuscita a riaddormentarsi. Decide di andare a prendere un libro dalla biblioteca, per ingannare il tempo. Nella sua stanza non c’era nemmeno una candela, ma Teddy era abituata fin da piccola ad aggirarsi per casa al buio. Suo padre, il Conte di Siviglia, era un nobile squattrinato, e quindi si cercava di risparmiare un po’ su tutto. Le candele venivano usate quando ce n’era davvero bisogno. E non era quello il caso. Lei, almeno, poteva farne senza.
Il fragore di un tuono la colse di sorpresa e lei sussultò. Teddy deglutì a fatica. Posso farlo! si disse nella mente. Forse, recitandoselo di continuo, avrebbe finito per crederci.
Fece un profondo respiro e si avviò lentamente nel corridoio, in direzione del grande scalone che l’avrebbe condotta in biblioteca.
Notò una lucina nello studio di suo padre: era ancora sveglio o aveva lasciato distrattamente il lume acceso? Si sentì attorcigliare le viscere. Quella luce non le diceva nulla di buono. Si augurò che il padre non si fosse di nuovo ubriacato, per sfogare le sue frustrazioni nel brandy. Detestava vederlo in quello stato. Diventava molto difficile stargli dietro, e la cosa la metteva sempre a disagio. Sarebbe riuscita ad oltrepassare lo studio senza che lui se ne accorgesse?
Forse. Ma non ne era tanto sicura. Se suo padre l'avesse scoperta avrebbe dovuto trovare una giustificazione valida, per essere fuori della sua stanza, quindi era meglio non rischiare. Tuttavia era decisa a non tornare indietro: senza niente da leggere, la notte sarebbe stata troppo lunga da passare, con quella tempesta! Doveva assolutamente procurarsi quel libro.
Proseguì per il corridoio, questa volta in punta di piedi. Si appiattì il più possibile al muro, sperando di non farsi scorgere da suo padre. Cercava di respirare il più silenziosamente possibile, anche se il cuore le martellava nel petto. Lo studio era a solo un paio di passi. Trattenne il respiro e fece un passo esitante, poi un altro, finché non si trovò dall'altra parte. Emise un sospiro di sollievo…troppo fragoroso.
"Chi è là?" gridò suo padre, biascicando le parole.
Dannazione, l’aveva sentita! Piuttosto che fermarsi a rispondere, sgusciò velocemente verso la biblioteca. Quando la raggiunse, aprì velocemente la porta e si nascose là dentro. Un fulmine rischiarò la sala, illuminando a giorno i ripiani della libreria. Terrorizzata, Teddy si diresse verso gli scaffali, prese un libro qualunque e se lo strinse al petto: tanto a lei non importava di che si trattasse, voleva solo un libro per ingannare il tempo, in attesa che la tempesta scemasse.
Stava per andarsene, quando l’ombra di un uomo si stagliò sulla porta. Non le sembrava suo padre, ma era così buio…Non riusciva a distinguere molto.
"Bene, bene…- ghignò l'uomo con aria minacciosa - A quanto pare, il Conte aveva ragione. C’è uno dei suoi marmocchi, in giro per il palazzo! Che ci fai qui? Hai sentito qualcosa?” E si parò davanti a Teddy.
"Niente … - farfugliò la ragazza, iniziando a tremare da capo a piedi - Ero venuta a prendermi un libro…”
Ma chi era quell’uomo? E cosa voleva? Perché le aveva chiesto se aveva sentito qualcosa? "Vi assicuro che non ho sentito niente."
L’uomo sospirò. “E ora…cosa devo fare con te?” Avanzò verso di lei e l’afferrò per un braccio.
“Ahi, mi fate male!” piagnucolò Teddy.
Lui scoppiò in una risata cattiva, continuando a scuoterla. “Ti sbagli! Non ho ancora cominciato a farti male!”
Il libro che lei teneva in mano scivolò sul pavimento. Lui l’attirò a sé e le artigliò un seno. “Sei una femmina in boccio, non è vero? Ancora…innocente…”
Una lacrima le scivolò lungo la guancia. Lui le agguantò il petto. Teddy cercò di divincolarsi, ma l’uomo la teneva stretta in una morsa.
"Lasciatemi andare…" lo implorò lei. Perché le stava facendo del male? Sperò nel profondo del suo cuore che lui non la costringesse a fare qualcosa…di immorale! Sapeva che talvolta gli uomini forzavano le donne a soddisfare le proprie voglie. Una volta aveva sentito una cameriera piangere perché qualcuno l’aveva obbligata a…una di queste cose. Teddy aveva provato un tale terrore, quel giorno, che da allora era sempre stata attenta. Ma adesso…
"Quando avrò finito con te dovrò assicurarmi che terrai la bocca chiusa!" ghignò l’uomo.
Lei gli mollò uno schiaffo in faccia. "Ho detto che non ho sentito niente."
"Non ti credo - disse l’uomo, massaggiandosi la guancia - Sei coraggiosa, ragazzina. Mi piacciono le femmine che combattono. Ma non otterrai altro che farmi eccitare ancora di più. Ti prenderò con più gusto.”
Un lampo illuminò la faccia dell’uomo per un attimo. Teddy poté vedere un luccichio malvagio nei suoi occhi: quel mostro non si sarebbe fermato davanti a niente! Nulla gli avrebbe impedito di fare quello che aveva in mente.
Fu scossa da un tremito irrefrenabile. Era così grosso e forte… Che possibilità aveva, lei, di difendersi? L’avrebbe violentata e rovinata per sempre. Come avrebbe potuto vivere, dopo?
"Lasciate andare mia figlia!" esclamò qualcuno. Teddy si voltò e riconobbe suo padre accanto alla porta. Impazzì dalla felicità al vederlo: era un po’ traballante, ma la sua voce risuonava forte e chiara.
Teddy avrebbe voluto scoppiare in lacrime, ma si trattenne. Ci sarebbe stato tempo, per piangere. Suo padre era venuto a salvarla dalle grinfie di quell’uomo!
"Non posso. - rispose l’uomo - Credo che ci abbia sentiti.”
“Teddy è una brava ragazza. Non origlia le conversazioni e, anche se lo avesse fatto, terrebbe a freno la lingua. Lasciatela andare."
"Bene. - si arrese l’uomo, mollando la presa sulla ragazza - Ma se si azzarda a dire qualcosa… giuro che la ucciderò!"
La lasciò andare e Teddy cadde a terra. Strisciò sulle mani e sulle ginocchia per allontanarsi, poi si afferrò al bordo del tavolo e si mise in piedi.
"Tornate a letto. - le intimò suo padre, senza il coraggio di guardarla - E rimaneteci fino a domattina!”
Teddy non se lo fece ripetere due volte. Sgusciò via senza più pensare al suo libro. Era in preda allo shock e tremava violentemente. Si sarebbe svegliata piena di lividi il mattino dopo…se mai fosse riuscita a prendere sonno. Corse come una pazza fino in camera sua, e si chiuse dentro a chiave. Poi si buttò sul letto e scoppiò in singhiozzi. Gli occhi le bruciavano dall’ansia e dalla paura. Continuò a piangere finché non cadde addormentata.
Quella era una notte che non avrebbe mai dimenticato, nemmeno se ci avesse provato. Aveva capito che non bisognava mai avere fiducia nei maschi. Il loro unico pensiero era quello di approfittarsi delle fanciulle indifese e di far loro del male. Decise che non avrebbe mai amato nessuno, e che non si sarebbe mai legata ad un uomo. Altrimenti i maschi avrebbero preso il dominio su di lei, e le avrebbero rovinato la vita. Meglio vivere da zitella. Aveva la sua famiglia, le sue sorelle e il fratello che le avrebbero sempre voluto bene, e le sarebbero stati vicini: non aveva bisogno d’altro. E si sarebbe mantenuta da sola.
PRIMO CAPITOLO
Tre anni dopo…
Una goccia di sudore scese lungo la fronte di Teddy. Perché faceva così caldo? Non riusciva ancora a credere di essersi lasciata convincere a fare una cosa simile. Billie era sposata da due anni ed era felice e beata, e si augurava che anche Teddy potesse trovare l’uomo della sua vita. Sua sorella non si era mai fermata a riflettere su cosa lei desiderasse davvero.
Non voleva farsi un’altra stagione di balli, e non era interessata ai begli abiti: tantomeno a eventuali pretendenti. Teddy non aveva alcuna intenzione di legarsi a un uomo o di donarsi a lui. Rimanere una zitella era per lei l’unico modo di sottrarsi a un destino a cui nessuna donna doveva sottomettersi: il matrimonio. Era un'istituzione nata solo per dominare le donne, e lei si rifiutava assolutamente di piegarsi.
"Ahi!" si lagnò.
"Dolente, mia signora. - disse una delle sarte, che le stavano prendendo l’orlo del vestito - Ma vi prego di restare ferma, altrimenti è inevitabile che verrete punta dagli spilli.”
"Ci sto provando! - esclamò lei, stizzita - Ma quanto altro tempo ci vuole?”
Erano ore che si trovava nel retrobottega dell’elegante negozio di modista di Madame Auclair, per gli ultimi ritocchi a quel maledetto abito.
"Abbiamo quasi finito, milady. - intervenne Madame Auclair - Ancora un attimo e poi potremo liberarvi.” Il suo accento francese era forte, mentre parlava. "Vi prego, ancora un attimo di pazienza.”
Teddy detestava tutto ciò. E detestava dover fare la difficile. Non tollerava quella continua necessità di rifarsi il guardaroba. Perché non poteva semplicemente ritirarsi in campagna a vivere da zitella…e vestirsi come le pareva? Non desiderava altro. Se solo sua sorella l'avesse ascoltata davvero…
"Ho consumato tutta la mia pazienza, ormai!” si lagnò ancora. Chiuse gli occhi e contò fino a dieci, sperando che, quando avesse finito la conta, sarebbe tutto finito.
"Non è vero, cara sorella! - esclamò Billie, apparendo sulla soglia - Quando volete, siete capace di sfoderare una pazienza incredibile! Il fatto è che non ne volete proprio sapere di questo nuovo abito…perché detestate le feste da ballo.” Billie si rivolse a Madame Auclair e chiese: "Avete finito, madama?”
"Ecco qui! - confermò Madame Auclair - Un altro spillo e ... ecco. Possiamo anche togliere l'abito, ora. "
Teddy tirò un sospiro di sollievo. "Grazie al cielo ... mi sentivo soffocare!"
"Che esagerazione! - esclamò Billie - Di solito non siete così melodrammatica! Lasciate queste commedie alle gemelle."
A Chris e Carly piacevano le tragedie romantiche. Per fortuna, fino alla fine della scuola, sarebbero rimaste lontane dai guai e, si sperava, avrebbero imparato anche un po’ di buone maniere. Di sicuro non sarebbero mai diventate delle signorine per bene, ma almeno si sarebbero moderate. Carly era la più indisciplinata, ed era sempre lei a trascinare nei guai la povera Chris.
“Per fortuna sono fuori dai piedi, e non mi vedranno cadere faccia a terra, se qualcuno m’invitasse a ballare. Sapete bene che si burlerebbero di me per tutta la vita!”
"Può darsi. - disse Billie, agitando la mano con fastidio - Comunque non importa, tanto sono lontane da qui. Io invece ci sono, e vi assicuro che vi starò sempre al fianco.” Madame Auclair e le sue assistenti aiutarono Teddy a togliersi il vestito e lo sistemarono con cura sul divanetto apposito, per sistemarlo definitivamente più tardi.
"E comunque…una stagione da ballo non è così grave, come credete. Alla fin fine potrebbe risultare perfino… divertente."
"Divertente?" Teddy inarcò un sopracciglio. “Voi ed io abbiamo idee diverse riguardo il…divertimento. Fare da tappezzeria e tenersi in mano un carnet vuoto non sarà affatto divertente! Oh, l’ho già fatto l’anno scorso, perché devo farlo di nuovo? "
"Zachary è convinto che..."
“Con tutto il rispetto, ma vostro marito non ha idea di cosa significhi per una donna mettersi in mostra solo per fare un buon matrimonio! E anche lui…se non si fosse ritrovato in una tenuta di campagna con voi in giro…non si sarebbe mai sposato.” Lanciò un'occhiata a Billie e disse beffarda: "Purtroppo, malgrado tutti i suoi sforzi, non ha potuto resistere al vostro fascino.”
"Il fatto di essere irresistibile aiuta." rispose Billie, sfacciatamente.
Teddy strinse le labbra. "Suppongo che abbiate ragione."
"Lasciate che vi aiuti a rivestirvi, milady.” disse Madame Auclair. Teneva davanti a sé l'abito da giorno di mussola blu e bianco di Teddy. Lei ci scivolò dentro e Madame Auclair iniziò ad allacciarle il corpetto. Per fortuna, tra poco sarebbe potuta fuggire da quella combriccola di donne esaltate!
"Ecco! - esclamò la donna, allacciando l’ultimo gancetto - Siete pronta.”
"Meraviglioso! - esclamò Teddy, di rimando - Ora possiamo tornare a casa."
"Entro domani invieremo al palazzo il vostro nuovo armadio di abiti, milady. E’ tutto già pronto. Mi serve solo qualche ora per le ultime modifiche al vostro nuovo abito da sera e potrete sfoggiarlo per il ballo.” disse Madame Auclair, rivolta a Teddy.
"Grazie. - rispose Billie per la sorella. Poi guardò Teddy e sorrise. “Come vedete, non è stato poi così terribile. Ora corriamo a palazzo e facciamoci belle per il ballo di questa sera.”
Teddy alzò gli occhi al cielo e si trattenne dal rispondere. Billie si sarebbe solo innervosita, se avesse continuato con la sua tiritera su quanto odiava i balli, le uscite in società e cose del genere.
"Capisco perché siete così eccitata per me, cara sorella. - disse Teddy, malignamente - In realtà, è quello che avreste voluto per voi stessa. Purtroppo nostro padre ci ha lasciato senza il becco di un quattrino e non avete mai fatto il vostro debutto in società…Questa serata è più vostra che mia…”
"In un certo senso, avete ragione - rispose Billie, senza scomporsi - Ma adesso io sono una signora sposata. Non è più la stessa cosa.” Tacque, mentre uscivano dal negozio della modista. “Vi assicuro che Zachary lo fa solo per il vostro bene. Io vi capisco, e so quanto siate contrariata. L’unica cosa che posso dirvi è: Tenete duro. Se proprio non riuscirete a sopportare di apparire in società, pregherò Zachary di trovare una giustificazione valida per voi, e vi ritirerete in campagna. E basta con la ricerca dei pretendenti.”
Teddy aggrottò la fronte, sentendosi in colpa. Era davvero così odiosa? "Perdonate; mi sto comportando come una bambina viziata e irriconoscente.”
"Solo un po’.” sorrise Billie. Le carezzò affettuosamente una guancia. "Zach vi farà la dote anche se non vorrete sposarvi. La userete come meglio credete. Non è nostra intenzione rendervi infelice. Se proprio detestate il matrimonio, avrete una bella casetta in campagna tutta per voi, e una rendita annuale per vivere serenamente. Ma accettate il mio consiglio: prima di prendere una decisione così definitiva terminate di buon grado la stagione. Magari succederà qualcosa che vi farà cambiare idea.”
"Va bene. - disse Teddy, riluttante - Seguirò il vostro consiglio e smetterò di fare i capricci.” Ma in cuor suo sapeva che era inutile. Non aveva alcuna voglia di trovare un marito. Teddy era una zitella nata, e come tale voleva vivere il resto della sua vita.
Ezra Halsey, visconte di Carrolton, fissava la folla di persone nella sala da ballo. Perché aveva accettato di partecipare di nuovo a quel ballo? Oh, giusto, sua sorella, Amelia ... Era la sua prima stagione, e come capofamiglia, era costretto ad accompagnarla e a farle da cavaliere. Sarebbe stato scandaloso se avesse impedito a sua sorella di fare il proprio debutto in società.
Aveva bisogno di un drink vero, non di quei punch caldi che Lady Windley aveva allestito per evitare che i gentiluomini si ubriacassero. No, doveva trovare qualcosa di accettabile da bere. Affogarsi nel punch non lo avrebbe aiutato a resistere a quel supplizio. Tutte quelle oche giulive accompagnate dalle loro madri, che lo guardavano speranzose che ne invitasse qualcuna a ballare… Forse era troppo duro, a esprimersi a quel modo, ma non riusciva a trovare parole migliori per descrivere il proprio disagio.
"Avete l’aria di uno che sta per infilare la porta e scappare a gambe levate…” esclamò la voce di un uomo.
Ezra si voltò e sorrise. Era il suo caro amico, il duca di Graystone, che lo aveva preso alle spalle. I suoi capelli d’oro bruno erano spazzolati all'indietro, e i suoi occhi verdi quasi scintillavano di malizia. Indossava, come di prassi, un frac scuro e una camicia bianca inamidata, che quasi brillava alle luci dei candelabri.
"Che ci fate voi, qui?" Un ballo per debuttanti era l’ultimo posto in cui Ezra si sarebbe mai sognato d’incontrarlo. Il duca era allergico alla parola matrimonio… “Non appena vi vedranno, le matrone vi salteranno addosso, costringendovi a sopportare le proprie figlie.”
Sorrise. "Arriverebbero tardi. Ho già una moglie e, da quel che ricordo, in Inghilterra la poligamia è reato.” rispose il Duca, sornione.
Graystone si era sposato? Il mondo stava davvero per finire. "Ma…mi prendete in giro?” esclamò Eszra, profondamente sorpreso.
“Purtroppo, nemmeno io oserei scherzare su una cosa del genere. Il matrimonio è una faccenda seria. Mi sono sposato due settimane fa, con una licenza speciale. Quindi, non sono più uno scapolo d’oro.”
Ezra inarcò un sopracciglio. "Credevo che il matrimonio vi facesse quasi orrore.”
Graystone ridacchiò. " Infatti era così. È incredibile come l'amore possa cambiare la prospettiva delle cose!"
"E...chi sarebbe la fortunata?” Da quel che ne sapeva, Graystone adesso viveva nella sua nuova residenza di campagna e ... "Vi prego, non mi dite che si tratta della vedova di vostro nonno…”
"Va bene, allora non ve lo dirò.” sorrise il duca.
Ezra lo fissò perplesso. Stava mentendo, non poteva essere… No. Lo stava pendendo in giro. Graystone era sempre stato contrario al matrimonio. Cosa gli aveva fatto cambiare idea?
“Buon Dio, allora è vero. Avete perso la testa!" esclamò.
"Forse sì. - ammise Graystone - Ma non ho rimpianti. Billie è l'amore della mia vita e sarà la madre dei miei figli. Sono felice. Gioite con me."
Ezra scosse la testa. Si augurò che Graystone non si sarebbe mai pentito della sua decisione. Per quella che era la sua esperienza personale, il matrimonio non portava mai nulla di buono.
A volte desiderava che sua sorella non fosse così decisa di trovarsi un marito. Eppure le aveva assicurato che si sarebbe sempre preso cura di lei, quindi non aveva bisogno di sposarsi.
"Vi auguro solo il meglio. Cosa è successo, dopo che me ne sono andato con Sheffield? Mi pare che Foxworth sia rimasto con voi. Non ha provato a dissuadervi da un passo così…affrettato?”
“È rimasto al castello per un po’. Oh, non doletevi per me, caro amico. Tutto è andato come doveva andare… " Gli diede un leggero colpetto sulla spalla. "Voi piuttosto: perché non provate a riconsiderare la vostra idea sul matrimonio? Potreste trovare una bella ragazza che vi metta il cappio al collo…”
"Tacete, vi prego! - sibilò Eszra, contrariato - Qualche matrona accanita potrebbe sentirvi!”
"Cosa? Intendete qualche gentile signora con la figlia in età da marito? - esclamò il duca a gran voce, con tono beffardo - Mi dispiace dirvelo, amico mio, ma siete già nell’occhio del ciclone. Guardatevi intorno. Hanno i loro occhi avidi puntati su di voi. Siete ricco, nobile e di antico lignaggio. Qualsiasi donna scenderebbe a patti con voi, pur di costringervi a impalmare la figlia…” E ridacchiò di gusto.
Ezra alzò gli occhi al cielo. "E voi sareste il mio miglior amico? Non vi riconosco più!” esclamò.
"Sono la stessa persona di sempre. Solo che questa volta…vi sto dicendo la verità.”
Ezra sospirò. Odiava ammetterlo, ma Graystone aveva ragione.
"Vedo. E purtroppo avete ragione. Chiaramente lo sanno che sono qui solo per fare da cavaliere a mia sorella, ma di sicuro ce la metteranno tutta per presentarmi le figlie e costringermi a fare almeno un ballo.” Era proprio questo che gli rendeva odiose quelle feste. “Comunque, la mia idea sul matrimonio non cambia. Non intendo sposarmi e non mi sposerò. La loro è una partita persa.
"Attento…- ridacchiò Graystone - Anch’io ero convinto che non mi sarei mai sposato. Il matrimonio era fuori programma per me, ma poi è arrivata Billie e tutto è cambiato. Non potete ipotecare il futuro. Se avrete mai la fortuna di incontrare la donna giusta, vedrete che l’amore diverrà il centro della vostra vita e capitolerete. Ne sono più che sicuro.”
Ezra non voleva discutere con il suo amico. “Sono felice per voi, Greystone. Evidentemente avete trovato l’amore, ma io ne starò alla larga. Non ho alcuna intenzione di rovinarmi la vita.”
Che idiozia, il romanticismo! E per quanto riguardava il matrimonio…non era per lui.
I suoi genitori si erano sposati per amore ... o almeno così gli era stato detto. Anche loro erano stati felici per un po’. Poi era finita. Erano cominciati i litigi. Ricordava bene come strillavano e quante se ne dicevano! Lui era solo un bambino e si copriva le orecchie con le mani, per non sentirli. Suo padre si era dato al bere e un giorno era salito a cavallo ubriaco, e si era spezzato l’osso del collo. Fine della storia. Sua madre aveva pianto e si era disperata…ma aveva recitato la parte della vedova inconsolabile solo per poco. Anzi, nel giro di pochi mesi si era completamente ristabilita. A Eszra sembrava quasi…sollevata per la morte del padre. Non lo avrebbe mai dimenticato. Quella brutta sensazione gli era rimasta attaccata addosso come una seconda pelle.
"Vi lascio alle vostre riflessioni, allora. - disse Graystone, salutandolo - Ma sono sicuro che cambierete idea. Se è destino, troverete l’amore anche voi." Scosse leggermente la testa. "Non si può sfuggire…Nemmeno io volevo innamorarmi di Billie. Non ho fatto che combattere contro i miei sentimenti, ma alla fine non ho resistito. E adesso, non potrei essere più felice.” Si guardò intorno, scrutando la sala. “Ma ora perdonate, sono costretto a lasciarvi. Stanno per aprire le danze e devo trovare mia moglie e sua sorella. Divertitevi."
Ciò detto, il duca lo lasciò e si mischiò agli invitati. Eszra lo compatì: già lo vedeva al guinzaglio, con sua moglie e la cognata, che le seguiva come un cagnolino. Fece un respiro profondo e si preparò all’assalto. Era tempo di entrare nella fossa dei leoni. Forse sarebbe sopravvissuto al primo attacco della stagione, e sarebbe tornato indenne a palazzo.
Ma qualcosa gli diceva che quella volta non se la sarebbe cavata.
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