Ariion XXIII

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Ariion XXIII
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Ariion XXIII
di
Charley Brindley
charleybrindley@yahoo.com
www.charleybrindley.com
Edito da
Karen Boston
Sito web https://bit.ly/2rJDq3f
Copertina di
Charley Brindley
Quarta di copertina di
Niki Vukadinova
www.niki-vukadinova.com
Tradotto
da
Rita Carli

© 2019 di Charley Brindley tutti i diritti riservati

Stampato negli Stati Uniti d’America

Prima edizione Febbraio 2019

Questo libro è perKnoxx Benjamin Combs
Altri libri diCharley Brindley

1. La fossa di Oxana

2. Raji Libro Uno. Octavia Pompeii

3. Raji Libro Due: L’Accademia

4. Raji Libro Tre: Dire Kawa

5. Raji Libro Quattro: La Casa del Vento dell’Ovest

6. La Ragazza-Elefante di Annibale Libro Uno: Tin Tin Ban Sunia

7. La Ragazza-Elefante di Annibale Libro Due

8. Cian

9. L’ultima Missione del Settimo Cavalleria

10. L’Ultima Sede sull’Hindenburg

11. Libellula vs Monarca: Libro Uno

12. Libeellula vs Monarca: Libro Due

13.Il Mare della Tranquillità 2.0: Libro Uno: Esplorazione

14. Il Mare della Tranquillità Libro Due: Invasione

15. Il Mare della Tranquillità 2.0 Libro Tre

16. Il Mare della Tranquillità 2.0Libro Quattro

17. Il Mare dei Dolori

18. Non Rianimare

19. Il Bastone di Dio, Libro Uno: L’orlo del Disastro

20. Enrico IX

21. L’Incubatore di Quibut

Prossime uscite

22. Libellula vs Monarca: Libro Tre

23. Il Viaggio Verso Valdacia

24. Acque Ancora Profonde

25. La Signorina Machiavelli

26. Ariion XXIX

27. L’ultima Missione del Settimo Cavalleria Llibro Due

28. La ragazza-Elefante di Annibale, libro Tre

Vedi la fine di questo libro per i dettagli.

Capitolo Uno

Due ragazze in età da liceo correvano lungo Park Avenue, verso la Gran Central Station. Si guardarono alle spalle un paio di volte, poi svoltarono sulla trentaquattresima strada, calpestando le pozze di pioggia che erano rimaste da un acquazzone pomeridiano.

“Ferme, ragazze.” L’agente di polizia di New York, ancora con addosso il suo impermeabile giallo, si mise di fronte alle due adolescenti.

“C-cosa c’è che non va, agente?”

Il poliziotto piegò la testa verso destra e parlò nel microfono da spalla. “Ehi Penelope, parla sette-quattordici, Qual è la descrizione delle due ragazzine?”

La voce della centralinista uscì dal microfono del poliziotto. ”Numero uno, caucasica, alta circa un metro e ottanta, capelli castani, maglietta vermiglia, jeans.” Una scarica elettrostatica si originò nel microfono, col rumore di quando si strangola un pollo.

Le ragazze si guardarono.

L’agente attivò il microfono. “Vermiglia?”

“Rossa.”

“Ah.”

La prima ragazza si guardò la maglietta rossa e I jeans.

“Numero due,” disse la centralinista, “afroamericana, alta un metro e ottanta, dreadlocks lunghi fino alle spalle, top color chartreuse – per te verde- e pantaloni rosa.”

“Le ho trovate,” disse l’agente nel microfono.

“Nessuno vuole l’afroamericana. Portaci la ragazza bianca.”

“Ricevuto, Penelope.”

* * * * *

Cameron si fermò accanto al bidone dei rifiuti sulla quarantaduesima strada, vicino a Times Square, a pochi passi dalla New York Bank. Frugò tra la spazzatura bagnata, in cerca di un giornale. I suoi capelli stopposi e la barba ispida non erano stati tagliati da mesi. Con il suo aspetto dimesso e il cappotto logoro, quasi nessuno avrebbe creduto che aveva soltanto trentadue anni; la maggior parte pensava che ne avesse sessanta o più. Il cappotto di seconda mano un tempo era un articolo di lusso. Ora era di un color tabacco sbiadito, con macchie e strappi di origine incerta. Quasi tutti i bottoni si erano staccati, e i polsini erano rovinati.

Quando trovò una vecchia copia del New York Times, la ripulì da un mozzicone di sigaretta molliccio e la aprì, dando una scorsa alle pagine.

“Ah, bene,” mormorò. “Il cruciverba è risolto solo per metà.”

Un camion della spazzatura salì sobbalzando sul marciapiede accanto a lui e si fermò. Un ometto dall’espressione scostante con indosso un’uniforme blu larga scese dal retro per prendere in bidone, ma poi si fermò lì, in piedi, mentre stringeva il cassonetto con entrambe le mani.

Cameron lo guardò. La sua testa aveva una forma strana- stretta in cima e larga dietro le mascelle, ricordava a Cameron un cuneo con qualche ciuffo di capelli color ruggine. Quando l’uomo non si mosse, Cameron pensò cheprobabilmente aspettava che lui buttasse via il giornale.

“ No.” Cameron si scostò dal bidone. “Non ho ancora finito con-“

Venne interrotto da un forte clangore che veniva dall’allarme di fronte alla banca. Girò la testa verso la banca, dove una persona con una maschera nera sciamò fuori dalla porta e corse verso di lui. Aveva con sé una federa imbottita e una pistola.

L’impermeabile marrone del rapinatore sventolava dietro di lui mentre agitava la pistola grigia-argento, facendo sparpagliare i pedoni in tutte le direzioni.

Cameron era stupefatto dall’evento che stava avendo luogo davanti a lui. Incollato sul posto, non poté fare altro che guardare il rapinatore che si avvicinava. Un rapido movimento catturò il suo sguardo, e guardò a sinistra per vedere l’uomo della spazzatura girarsi e nascondersi dietro il camion, trascinandosi dietro il cassonetto.

Come un difensore sulla linea di goal, il rapinatore accecò Cameron, sbattendolo contro una grondaia. Quando Cameron si rimise in piedi, il rapinatore era scomparso.

Una muscolosa guardia armata gli venne incontro dalle porte girevoli della banca. “Ehi, dov’è andato il ladro?” urlò, guardandosi concitatamente intorno.

Dalle profondità del camion della spazzatura il sistema idraulico scricchiolò, poi il bidone vuoto colpì il marciapiede, con il rumore di un colpo di pistola. Cameron sobbalzò, poi vide l’uomo con l’uniforme della nettezza urbana guardare lungo la strada. Sussurrò qualcosa, e un uomo elegantemente vestito che sembrava un’agente di borsa uscì dal camion, si sistemò la giacca, e si ravvivò isuoi biondi capelli mentre percorreva il marciapiede averso l’uomo della spazzatura.

“Fermatelo!” La muscolosa guardia della banca rantolando in cerca d’aria. “Fermate quell’uomo!”

Cameron si chiese se avrebbe dovuto cercare di prenderlo, ma prima che potesse fare un passo, l’uomo della spazzatura e l’agente di borsa lo spinsero a terra. Uno di loro gli mise un ginocchio sulla schiena, mentre l’altro gli torse il braccio.

“Che accidenti state facendo?” urlò Cameron, piegando il collo per vedere i due uomini.

“Lasciatelo, ragazzi.” La guardia della banca si fermò, si appoggiò sulle ginocchia e cercò di riprendere fiato mentre puntava la pistola contro Cameron.

“Ha appena rapinato la banca.” La guardia si inginocchiò e premette la pistola sulla tempia di Cameron. “Avete preso l’uomo sbagliato—” iniziò Cameron.

“Noi lo abbiamo visto, signore,” disse l’uomo della spazzatura.

“Proprio così,” disse l’agente di borsa. “E’ corso fin qui dalla banca.”

“Non correvo da nessuna parte—”

“Zitto, drogato rognoso.” La guardia prese delle manette dalla cintura. “Ammanettatelo per me, ragazzi. Probabilmente avrete una grossa ricompensa per questo qui.”

Una volante si fermò, e mentre la sirena si spegneva, due poliziotti si fecero strada tra gli astanti.

“Ho trovato il colpevole, agenti.” La guardia della banca strascicò i piedi. “Non ha fatto neppure mezzo passo prima che lo catturassi.”

“Bene,” disse il primo poliziotto, guardando in basso verso Cameron. “Di chi sono quelle manette?”

“Mie,” disse la guardia.

“Mettile via. Non tratterrebbero neppure un gattino per cinque minuti.”

“Sì, signore.”

“Henry,” disse il primo poliziotto. “Smettila di giocare col telefonino e metti le manette a questo tizio.”

“Subito, sergente Finnegan.”

Il caporale Henry cliccò su un’altra foto, poi mise via il cellulare. Mise un paio di manette della polizia di New York ai polsi di Cameron, mentre l’agente di borsa e l’uomo della spazzatura gli bloccavano con fermezza Ile braccia dietro la schiena.

Il sergente Finnegan prese Cameron per le braccia e lo trascinò in piedi, mentre l’agente Henry lo perquisiva.

“E’ pulito, sergente,” disse Henry.

Il sergente guardò la guardia. “Quanto ha rubato?”

“Non saprei. Dovreste chiedere alla testimone quando avrà finito di ripulirsi.”

“Cosa? Le ha sparato?”

Il poliziotto strappò il berretto a Cameron e lo srotolò. Passò le dita sui buchi per gli occhi. Inoltre, vide un buco per la bocca, proprio come nei passamontagna.

“Nah, si è fatta—” La guardia guardò la folla riunita lì intorno. “Ah, intendevo dire, ha avuto un piccolo, ehm…” Si avvicinò di più all’interlocutore. “Un piccolo incidente.”

“Oh, okay. Non importa. Controlleremo con il direttore della banca. Henry, fai salire questo maleducato sul sedile posteriore.”

“Devo leggergli i suoi diritti, sergente Finnegan?” Chiese Henry, prendendo Cameron per un braccio.

 

“Sì, certo, fa’ pure.”

“Ehi, agente, ” disse qualcuno.

Il caporale Henry, il sergente Finnegan e Cameron si voltarono verso un uomo che veniva dalla cabina del camion. Indossava la stessa uniforme blu dell’uomo della spazzatura. Il naso storto e l’orecchio a cavolfiore ricordavano a Cameron un pugile che avesse preso troppi pugni in testa.

“Potreste spostare la macchina?” disse l’autista del camion. “Devo finire il giro.”

Il sergente Finnegan osservò la folla, poi guardò la banca.Guardò il furgone della spazzatura per un momento, poi disse, “Penso che vada bene, immagino che sia tutto a posto, perché abbiamo preso quest’uomo in custodia. Henry, dopo che hai finito di leggere i diritti a questo tizio, bloccalo sul sedile posteriore dell’auto, e quando il camion della spazzatura se ne va, parcheggia lì, accanto al marciapiede. Io entrerò in banca.”

Pochi minuti dopo, dal sedile posteriore dell’auto della polizia, Cameron vide l’uomo della spazzatura dalla testa a cuneo con indosso la sua larga uniforme salire sul paraurti posteriore del camion in partenza. Sorrise a Cameron e si toccò la fronte con due dita. L’agente di borsa non si vedeva da nessuna parte.

“Ehi, Henry,” disse Cameron.

Il caporale Henry si girò dal sedile del guidatore per guardare Cameron attraverso la rete metallica. “Cosa?”

“Non si è accorto che non ho né la pistola, né i soldi?”

“Aspetti un secondo.” L’agente Henry cercò qualcosa nel taschino della camicia. “Ah, eccolo qui.” Lesse il biglietto, “Ha il diritto di restare in silenzio…”

* * * * *

Quel pomeriggio alla stazione di polizia, il detectiveFrank Wickersham sedeva al tavolo grigio di fronte a Cameron nella stanza degli interrogatori.

Wickersham lo guardò per un momento. “Dove sono i soldi, St. Lawrence?”

“L’agente Henry ha detto che avevo il diritto di restare in silenzio.”

Le sopracciglia pelose di Wickersham erano spesso in movimento, inarcandosi e abbassandosi come ali di pipistrello. “Cosa ne ha fatto della pistola?”

“Senta,” disse Cameron, appoggiando i gomiti sul tavolo di metallo. “Non ho nessuna pistola. Non ho rapinato io la banca, quindi non ho neppure il denaro.”

“Una dozzina di persone l’hanno vista correre fuori dalla banca con un sacco di soldi mentre agitava una pistola.” Le sopracciglia si appiattirono, incorniciando i suoi occhi scuri.

“Hanno visto un uomo che mi assomiglia correre fuori dalla banca. Il rapinatore della banca mi è venuto addosso, poi ha superato di corsa il bidone dei rifiuti. Cosa dicono i suoi testimoni al riguardo?”

“L’hanno vista inciampare sui suoi stessi piedi e cadere, poi I due uomini le sono saltati addosso.”

“Allora, cosa ho fatto, mi sono forse mangiato sia la pistola sia i soldi?”

“Deve averli lasciati a un complice.”

“Come avrei potuto farlo con quei due uomini addosso?”

“E’ proprio quello che le sto chiedendo.”

“Che cosa hanno detto l’uomo della spazzatura e l’agente di borsa?”

“Chi?”

“I due uomini che mi sono saltati addosso.”

“Oh, se n’erano andati quando sono arrivato sulla scena.”

Cameron si tirò indietro e incrociò le braccia sul petto. “Bè, sono loro le persone con cui deve parlare. Devono aver visto qualcosa. Senza la pistola e I soldi, non vedo come possiate accusarmi.”

“Abbiamo un testimone che può incastrarla per certo.”

“Chi?” Cameron si chinò in avanti.

“L’impiegata della banca che ha spaventato a morte.”

* * * * *

Un’ora dopo, il detective Wickersham interrogò l’impiegata della banca.

“E’ questo l’uomo che ha rapinato la banca, signoraMiller?” chiese il detective, facendo scivolare una foto segnaletica sul tavolo.

La donna guardò la foto. “No, a meno che gli sia cresciuta la barba e si sia messo le lenti a contatto blu dopo essere uscito dalla banca.” La signorina Miller, la cassiera della banca, aveva diciannove anni ed era piuttosto paffuta. Masticava una gomma e giocava con l’orecchino marrone che le pendeva dall’orecchio.

“Pensavo che avesse detto che indossava un passamontagna?”

“Infatti, ma potevo vedere la bocca, il labbro superiore e il naso attraverso il buco per la bocca, e aveva occhi scuri, quasi neri.”

Le spesse sopracciglia si unirono mentre il detective Wickersham si chinava in avanti. “Come sa che non aveva la barba sotto il passamontagna?”

“Poteva averla, ma il labbro superiore era completamente liscio. Quest’uomo nella foto ha la barba su tutto il viso e i baffi, a meno che non siano finti.” Spostò lo sguardo dalla foto segnaletica al detective.

Il detective scosse la testa.

“E i suoi occhi erano scuri.” Prese in mano la foto. “Non dimenticherò mai quegli occhi. Mi guardava come un serpente a sangue freddo. Ho pensatoche certamente mi avrebbe sparato.” Picchiettò la foto con un’unghia smaltata di rosso. “Quest’uomo ha occhi blu ghiaccio. Probabilmente era piuttosto bello sotto tutti quei peli.”

Una delle sopracciglia del detective s’inarcò mentre l’altra scendeva. “Sì, giusto.” Riprese la foto e la sistemò nel dossier. “Bè, grazie, signorina Miller.” Il detective si alzò, e lei fece lo stesso. “La chiameremo se ci sarà qualcos’altro.”

* * * * *

Keegan, Weef, e Beatle s’incontrarono all’appartamento di Weef la sera della rapina alla banca.

“Non sarebbe potuto andare meglio neppure se l’avessimo pianificato,” disse Keegan.

“Già,” disse Weef. “Il barbone con l’impermeabile. Comunque, da dove è saltato fuori?” Si accese una sigaretta, poi chiuse l’accendino con un click.

“Chi se ne importa, ” disse Keegan. “Era il capro espiatorio perfetto.”

“Era semplicemente lì,” disse Beatle, “ a guardare finché non gli sei andato addosso.”

Keegan si tolse la sigaretta dalla bocca e soffiò un anello di fumo. “Era perfetto.” Mise un dito dentro l’anello.

“E quegli sciocchi poliziotti,” disse Weef. “Non sono neppure andati a cercare il denaro.”

“Quando avremo la grana?” chiese Beatle.

“Aspettiamo che si calmino le acque. Teniamo un basso profilo, guardiamo la TV per i servizi sulla rapina, e leggiamo il giornale ogni giorno.”

“Sì, ma per quanto tempo, capo?” Beatle alzò i piedi sul tavolino da caffè e si sistemò sul divano.

“Non preoccuparti di questo,” disse Keegan “Te lo farò sapere, quando sarà il momento.”

“Ehi, Dragon Bait,” disse Weef.

Beatle lo guardò.

“Tieni le tue Nike sudicie lontano dai miei mobili.”

“Le mie belle scarpe sono un complimento per la tua spazzatura da mercato delle pulci.”

Weef si mosse verso di lui.

“Va bene, va bene.” Beatle mise i piedi sul pavimento. “Non fate scenate isteriche.”

* * * * *

“Cameron Littleheart St. Lawrence,” disse il giudice.

“Sì, signore?” Cameron si alzò e strinse le mani di fronte a sé.

Il giudice Wilson studiò Cameron per un momento, notando la barba disordinata e l’abbigliamento trasandato. “Il nome non sembra confarsi alla persona.”

“Non ho scelto io il mio nome, Vostro Onore.”

“Ma ha scelto il suo aspetto.”

“Sì, signore, ” disse Cameron. “L’ho scelto.”

“Littleheart. Commetto che i ragazzi a scuola si sono divertiti tantissimo a prendere in giro questo nome.”

Cameron pensò a tutte le prese in giro che aveva sùbito dagli altri bambini. Lo chiamavano in ogni modo possibile, da ‘Little Head’ a ‘Little Butt’ a ‘Chicken Little.’ Sapeva perché le suore all’orfanatrofio di St. Lawrence gli avevano dato il nome ‘Littleheart’, ma decise che al giudice non sarebbe interessato. Annuì in risposta al commento del giudice Wilson.

“St. Lawrence è il santo o cosa?”

“E’ il santo patron di cuochi, macellai, bibliotecari…” Cameron si interruppe, poi aggiunse, “e dei comici.”

Cameron sentì delle risatine soffocate dietro di lui. Guardò alla propria destra, ma non si girò per vedere chi avesse riso di lui.

Il giudice zittì gli astanti con un’occhiata severa da sopra la montatura dei suoi occhiali. “Ne scelga uno,” disse il giudice a Cameron.

“Bibliotecari.”

Il giudice si tolse gli occhiali e li tenne per una stanghetta mentre fissava Cameron. “Bene, signor santo patron dei bibliotecari, su questo modulo d’arresto non c’è scritto il suo indirizzo. Dove abita?” Il giudice fece roteare gli occhiali.

“Panchina del generale Sherman, Central Park.”

“Dove lavora?” chiese il giudice Wilson.

“Da nessuna parte.”

“Allora lei è un barbone.”

“Preferisco definirmi un senzatetto temporaneo, vittima della recessione.”

Forse lei è il santo patron dei comici.” Il giudici guardò i presenti, ma nessuno rise.

Cameron si strinse nelle spalle.

Il giudice indossò di nuovo gli occhiali e guardò il modulo. “C’è anche scritto che non ha un documento con fototessera. Perché?”

“Non sapevo che la legge mi imponesse di avere una fototessera,” Cameron si interruppe e aggiunse, “signore.”

“La maggior parte delle persone ha almeno la patente.”

“Vostro Onore…” Cameron allargò le braccia. “Non ho neppure l’ automobile.”

“Bene, le do tre settimane di servizi socialmente utili. Inoltre, le suggerisco di trovare un lavoro e un posto dove vivere, oppure lasci New York.”

“Ma Vostro Onore, sono stato falsamente accusato della rapina alla banca, e ora mi state punendo per non aver fatto nient’altro che stare per strada, facendomi gli affari miei.”

“Sì, l’accusa probabilmente sarà ritirata, ma se continuerà con la sua arguzia, torneremo all’accusa di rapina, fisserò la cauzione a diecimila dollari, e potrà darsi una calmata in cella per qualche mese, in attesa di un avvocato d’ufficio. Poi potrei, o forse no, far cadere l’accusa. Ora, vuole queste tre settimane facili, o mesi difficili?”

Cameron aprì la bocca, ma poi la richiuse velocemente e abbassò lo sguardo sul pavimento. Dopo un momento mormorò, “Accetto le tre settimane.”

“Scelta saggia.” Il giudice sbatté il martelletto un po’ più forte del necessario. “Ora, fuori dalla mia vista.” Scribacchiò la firma sul modulo di Cameron e lo mise da parte. “Avanti il prossimo caso.”

* * * * *

“Ehi, ragazza. Come ti chiami?” chiese Cameron.

Si sedettero in un corridoio del seminterrato del tribunale. Erano insieme a una dozzina di altri delinquenti, in attesa dei propri lavori socialmente utili.

“Ariion.” La ragazza indossava una blusa vermiglia e dei jeans.

“Ariion. E’ un nome interessante. Da dove viene?”

“E’ il nome di mia madre.”

“Allora sei Ariion junior.”

“Qualcosa del genere. E il tuo nome è?”

“Cameron Littleheart St. Lawrence.”

“Wow,” disse la ragazza. “Sembra quasi reale. Com’è venuto in mente ai tuoi genitori?”

“Non ho i genitori. Le suore dell’orfanatrofio diSt. Lawrencehanno preso ‘Littleheart’ da una strana voglia. Il mio nome viene da suorElizabeth Cameron.”

Ariion guardò il suo petto, poi le braccia.

“No,” disse Cameron, facendole l’occhiolino. “Non vedrai la mia voglia. Perché ti hanno preso?” Prese una vecchia rivista di tennis da una sedia di legno vicino a lui e sfogliò le pagine.

“Ehm…niente.” Ariion osservò le proprie unghie.

“Niente? Devi essere qui per un motivo.” Cameron si avvicinò, abbassando la voce. “Rapina alla banca?”

Ariion ridacchiò. “No.”

“Omicidio? Scommetto che hai ucciso qualcuno.”

La ragazza alzò lo sguardo verso di lui, i capelli color del miele che le ricadevano su una spalla, e gli occhi color foglia d’autunno. Eraleggermente rossa in viso.

“No.”

“Vandalismo?”

Lei annuì, guardando la mano sinistra che teneva in grembo.

“Ah, avrai dai dieci ai venti per questo.” Rimise il giornale sulla sedia.

Sgranò gli occhi. “Davvero? Anni?”

Cameron si morse le labbra e le fece l’occhiolino. “Nah, scherzavo.”

“St. Lawrence!” urlò qualcuno dall’altro lato della stanza.

“Eccomi.” Cameron si alzò.

“Mettiti in coda per primo,” disse l’ufficiale giudiziario senza alzare lo sguardo dal suo block notes. “Proprio qui.” Indicò il pavimento alla sua sinistra.

Cameron fece come gli era stato detto.

“Sanders.”

“Sì, signore.” Ariion si alzò di scatto.

Qui, dietro St. Lawrence.”

Corse al suo posto.

L’ufficiale chiamò altri cinque nomi. Una giovane donna, due uomini e due ragazzi si misero in coda dietro Ariion. Dopo che l’ufficiale ebbe controllato i nomi sul modulo, li consegnò a un ometto panciuto in uniforme grigia, che li fece salire su un minibus e li portò a Central Park.

“Voi sarete da soli,” disse l’autista dopo averli allineati sul marciapiede di Central Park. “Il pranzo ci sarà a mezzogiorno preciso. Se non sarete puntuali, dovrete arrangiarvi per conto vostro. Tornerò alle cinque per riportarvi in prigione. Poi, sarete liberi fino alle otto del mattino, quando ricomincerà tutto daccapo.”Guardò ogni persona della fila. “Qualche domanda?”

 

“Sì,” disse uno dei due uomini. “Che cosa dobbiamo fare per tutto il giorno?”

“Raccogliere la spazzatura e metterla nel sacco.” Si diresse al retro del minibus e aprì una piccola portiera. Prese un rotolo di sacchi di plastica, poi tirò fuori parecchi lunghi bastoni che sembravano manici di scopa con dei chiodi all’estremità. “Mi aspetto che tutti questi sacchi alle cinque siano pieni.”

“Cosa? Non ci sarà nessuno a sorvegliarci?”

L’uomo panciuto lo fissò per un attimo. “Sorvegliarvi mentre raccogliete la spazzatura? Non è esattamente un piacere.”

“Fico,” disse l’uomo al suo amico. “Uno zuccherino.”

“Già.” L’autista porse loro i sacchi di plastica. “Prendetene un po’.”

Cameron lasciò gli altri e si diresse verso un argine erboso vicino al lago, dove usò il bastone per arpionare una lattina di Coca e l’involucro di un preservativo.