(irritandosi, scervellandosi per intenderlo) Sicchè, degli altri saresti geloso, e di lui no?
È evidente! Quando mai si è gelosi di un marito? Anzi, un marito è una sentinella preziosa.
Ma anche ammessa questa diffidenza sciocca ed offensiva, chi t'impedirebbe di vigilare, di sorvegliarmi, di custodirmi?
Oh bella! Mia moglie. Tu dimentichi che io ho una moglie; una moglie che, dopo tutto, non ho nessuna voglia di mandare a spasso.
(eccitandosi) Ah, dunque, è per lei! È per lei! Ecco quello che c'è nel fondo! È per lei!
O che forse mi ti son dato per celibe, io? Oppure ti ho fatto credere di essere stanco del matrimonio?
Di tua moglie io non t'ho voluto mai parlare, per un sentimento di delicatezza.
E ti sei regolata benissimo. Il parlarmene ti avrebbe forse inasprita contro di lei, ed io ne avrei avuto uno scrupolo di coscienza. Che diancine! Un individuo fornito di senso morale non deve permettere che ci sia del rancore tra la propria amante e la propria moglie. Io ti ho amata e ti amo; ma tengo ad essere anch'io un marito esemplare come è il tuo. Ed eccone un'altra delle ragioni per cui non voglio la separazione. Per continuare ad essere un marito esemplare, io non potrei assumere verso di te dei doveri… senza restrizioni. Capirai: non ho vent'anni. Adesso che questi doveri sono divisi tra me e Federico, va bene. Ma se restassi solo, sarebbe grave! Come vedi, è necessario che, in un modo o nell'altro, tu faccia la pace. Abbiamo vissuto per tanto tempo così, e, in fin dei conti, ce la siamo cavata. Metti da parte le tue fisime, e lasciamo le cose come stanno.
(furente) No che non le lasceremo come stanno! La mia risoluzione è presa; ed è irrevocabile! Io posso tollerare, al più al più, l'esistenza di tua moglie, ma quella di mio marito, no. Io posso rassegnarmi ad avere solamente una parte di te, ma non a toglierti una parte di me. Io posso perfino consentire alla indispensabile associazione fra me e tua moglie, ma quella fra te e mio marito mi esaspera, mi ristucca. La separazione io la voglio, e l'avrò. Che se poi è precisamente mio marito quello che più ti attira in questa casa, abbi la franchezza di dirmelo una volta per sempre. Oh, anche lui non sa vivere senza di te. Non c'è niente di più goffo e di più bestiale! Una povera donna, al giorno d'oggi, non è più padrona di amare un uomo solo! Deve subire per forza l'amico di lui. Se vuole avere un marito, deve avere un amante. Se vuole avere un amante, deve avere un marito. Ah, è una delizia! Ma io mi separerò, ti garantisco che mi separerò, e, di buona o di mala voglia, con o senza entusiasmo, con o senza ingratitudine, a mio marito tu ci dovrai rinunziare. Lascia fare a me. Ci rinunzierai! (S'avvia per uscire a destra.)
(dal fondo, in fretta, con zelo significativo e pettegolo) C'è la signora Rosetta…
Mia moglie ci mancava!
(entrando anch'essa dal fondo) Ma non c'è bisogno di annunziarmi. Che novità! (Si lancia con espansione ad abbracciare Manina.)
(si lascia abbracciare diventando verde.)
Dimmi, dimmi, posso esserti utile in qualche cosa?
Utilissima!.. Lei t'aspettava.
Vuoi che parli con tuo marito?
Ma no, no…
Vuoi farmi i tuoi sfoghi? Ebbene, sono qui, a tua disposizione. Fra noi due non ci sono segreti. Io e tu siamo una sola persona. Sfoga, Manina mia, sfoga.
No, Rosetta, neanche questo. Anzi, perdonami, non ho troppa voglia di parlare. Soltanto, volevo… pregarti d'impedire che tuo marito si cacci in questa faccenda e si affatichi a fare l'avvocato di Federico.
Ecco: anch'io, non te lo nego, era venuta per metterci una buona parola; ma se poi ci sono delle cause assai gravi, è tutt'altro. A giudicare dall'apparenza, tuo marito sembra eccellente. Ma chi sa!.. Fra marito e moglie ci sono tante cose!.. Vedi noi due? È il caso opposto. Lui, quel mostro lì, (con grazia affettuosa, accennando ad Alberto) a prima vista, non lo si apprezza gran che. Pare quasi un marito mediocre, deficiente, difettoso, insomma. Eppure, no. No. In casa, non me ne posso lamentare.
(come su' carboni ardenti) Andiamo, Rosetta! È questo il momento di regalarle la mia apologia?!
È bene che Manina faccia il paragone tra te e Federico. Non capisci niente! (A Manina, continuando) In casa, vedi, questo bel mobile è un angelo. Un marito completo, ti dico. E a tutte le ore, sai. Non mi fa mancar nulla, te lo assicuro. Io non so come avvenga, ma non mi dice mai di no.
Rosetta!..
Che è? Ti vergogni d'essere condiscendente con me?
Non me ne vergogno. Me ne vanto. Ma tu fai credere Dio sa che cosa! E poi, che glie ne importa alla signora Manina?
Al contrario! Tutto ciò m'interessa infinitamente.
Ma vi garantisco che mia moglie vede tutto a traverso una lente d'ingrandimento… D'altronde, essa è così poco esigente…
Questo non è vero!
E allora che manìa avete di diminuire i vostri meriti?!
(ad Alberto:) E poi, tu non puoi essere giudice di te stesso. Siamo noi due che dobbiamo giudicarti. Tu mi rendi felice, e io glielo voglio dire a lei. Perchè, siccome è più graziosa, più intelligente, più elegante di me, essa deve essere anche più felice di me. E se invece è tanto infelice, di chi è la colpa? Dimmelo tu: di chi è la colpa?
Ti prego, ti prego, Rosetta, non essermi così indulgente. Ciò mi fa male… Tu non sai, non puoi sapere… La colpa è mia, credimi, è mia.