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Della scienza militare

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Se grandi furono gli effetti di questi avvenimenti sugli uomini, piccioli furono sulle armi e possono ridursi: 1. all'uso piú frequente dell'artiglieria leggiera, con vari metodi nei diversi Stati; 2. all'uso degli obici fatto piú frequente ed in proporzioni maggiori coi cannoni, fino a formare il terzo de' pezzi di una batteria; 3. ai razzi alla congrewe che furono impiegati negli eserciti alleati anche in campagna, e dal 1813 in poi adottati generalmente, benché senza aver grandi effetti; 4. alla importanza che racquistarono nel secondo periodo, dal 1800 al 1815, i corazzieri e i lancieri.

Gli ordini, per la stessa causa, non subirono alcuna alterazione e furono i medesimi che nell'ultima epoca di Luigi decimoquarto e di Federico secondo, se ne togli le tre righe nella cavalleria le quali furono dissusate piuttosto che abolite. Si conservò ancora l'ordine in due righe adottato come primitivo nell'esercito inglese per la fanteria. L'ordine del giorno dodici ottobre 1813 all'esercito di Napoleone, ove è prescritta la formazione in due righe, ma disposta in colonna per divisione, e questa come ordine abituale, non può esser considerato che come una disposizione di circostanza per potere maneggiar facilmente un esercito forte di numero e povero d'istruzione, e cosí dargli piú consistenza contro la cavalleria nemica alla quale non poteva opporsene una simile per numero e qualitá. Ed in effetto i militari regolamenti posteriori non hanno fatto veruna menzione di quest'ordine di battaglia siccome parte della tattica elementare.

Venendo ora alla soluzione del secondo quesito, diremo che la tattica seguiva in tutti gli Stati europei piú o meno compiutamente il sistema prussiano. In Francia l'ordinanza del 1791 semplificava e perfezionava questo stesso sistema, e l'esperienza acquistata in un lungo periodo di guerra fatta su tutti i terreni e con tutte le nazioni non rese necessario verun cambiamento importante, del che l'ordinanza del 1831 è una novella e piú compiuta dimostrazione. In tutta l'Europa s'imitò piú o meno quel regolamento. Nel secondo periodo un'ordinanza di cavalleria fu redatta in Francia nel 1802 da uomini molto periti nell'arma e ricchi dell'esperienza di dieci campagne. I conoscitori trovano questo regolamento fondato sull'essenza dell'arma, dettato dalla pratica della guerra, e veggono nella sua posizione una severa deduzione logica dai principi alle conseguenze dei movimenti tutti. L'ordinanza del 1831 pubblicata in Francia per l'arma di cui discorriamo, ad avviso di distinti generali e dei medesimi collaboratori di essa, non contiene veruna mutazione importante. Se tanta scienza e tanta esperienza sparsa in Francia non ha saputo procacciare maggiori perfezionamenti alla tattica elementare delle due arme, rimane dimostrata la soliditá de' principi che furono stabiliti nella redazione delle prime ordinanze. L'artiglieria non variò molto nei suoi metodi. Solo l'artiglieria a cavallo riunita in gran masse ebbe bisogno di ricorrere agli spiegamenti, come le due altre arme, ove la parte giá spiegata favorisce quella che dee ancora spiegarsi32. Ma se la tattica elementare quanto alle armi ed agli ordini non subí, né il poteva, gran cambiamenti, la tattica sublime ricevette nelle varie circostanze di cosí lunga lotta qualche modificazione, la quale perfezionò l'uso della tattica elementare senza alterarne i principi.

Il disordinamento che la rivoluzione produsse negli eserciti francesi per l'emigrazione degli uffiziali e per l'indisciplinatezza dei soldati, dovette far sorgere il bisogno di un'applicazione della tattica che corrispondesse agli elementi di cui si componeva la forza pubblica in quello Stato e in quell'epoca. Il problema da risolversi consisteva nel determinare come potesse opporsi con buon successo un esercito composto di antichi soldati non agguerriti e di nuovi non istruiti a truppe istruite e agguerrite. La flessibilitá dell'ordinanza del 1791 permise di adottare un sistema che risolvette il problema enunciato. Il metodo fu il seguente. Si facea cominciare il combattimento da una massa di bersaglieri superiore di molto alla consueta, per modo che vi s'impiegavano battaglioni interi. Questi, abbandonati al loro coraggio ed alla loro intelligenza individuale, riconoscevano la parte debole della posizione nemica, penetravano negl'intervalli, attiravano l'attenzione della fanteria e profittando del terreno operavano contro l'artiglieria con un fuoco di moschetteria esatto e continuo. Cosí operando coprivano i movimenti delle masse, le quali formate in ordine di colonna per battaglioni o per reggimenti, protette dall'artiglieria di campagna e sostenute dalla cavalleria, caricavano le posizioni nemiche e si spiegavano dopo averne preso possesso. La romana legione si vide ristaurata nella formazione delle divisioni, le quali composte di tutte le arme, potevano isolatamente operare in tutti i casi. L'artiglieria fu resa piú mobile, e la leggiera in ispecie dal far parte dei battaglioni passò dal 1794 fino al 1812 ad essere annessa alla divisione; e se i battaglioni ebbero i loro pezzi, ciò fu eventualmente e per facilitare i trasporti di artiglieria. La rapiditá dell'artiglieria leggiera favorí il nuovo genere di combattere, col prendere rapidamente di fianco le posizioni o concentrar molti fuochi sul punto che voleva forzarsi, prima che fosse rinforzato da un'artiglieria meno mobile. Questo sistema comandato dalla necessitá ebbe il suo effetto in questo: che le battaglie furono ridotte ad una serie d'affari di posti nei quali le posizioni estese erano forzate, le circoscritte accerchiate, in guisa che tutte le linee composte d'ostacoli territoriali perdettero la loro importanza e il cordone difensivo del Lascy dovette soccombere in faccia ad un cordone offensivo, che aveva per sé i vantaggi del movimento e dell'impulsione che ne deriva, e che bilanciava i vantaggi che le truppe ben manovranti dovevano avere sulle inesperte. Ciò che vi era d'inusitato in tal metodo contribuí al suo felice successo, e tutte le battaglie date, da quella di Jemmapes nel 1792 fino a quella dell'esercito del Reno a Landau nel 1795, furono cosí condotte ed ottennero felici risultamenti. Persino a Fleurus ove si operava con masse riunite in un terreno circoscritto, ogni divisione francese difese parzialmente il proprio terreno, e niun gran movimento venne impiegato in quella importante giornata. Fino al 1800 il sistema fu lo stesso, e la battaglia di Zurigo fu un combattimento che durò quindici giorni sopra uno spazio di cinquanta leghe; nelle battaglie di Stockak, di Dettingen, della Trebbia e di Novi, benché si operasse sopra terreni limitati, meno l'impiego di qualche riserva non videsi nulla che rassomigliasse a Leuthen e Rosbac, come neppure nelle strepitose azioni di Castiglione, di Arcoli e Rivoli33. La battaglia di Marengo nel 1800 è la prima ove si vedono alte combinazioni tattiche per rifiutare un'ala o per farne avanzare un'altra, ed alla stessa epoca nelle battaglie di Moreau sul Reno, ad Engen, a Moschik, a Biberach, ad Hohenlinden, si vide l'impiego della tattica; il che vie meglio dimostra che le truppe erano piú istruite e i generali piú avvezzi a muover le masse. In tutte queste guerre la cavalleria francese, inferiore in tutto fuorché nel valore a quella degli alleati, operava per cariche parziali, e i loro nemici non ebbero né un Seidlitz né un Murat per trarre partito dalla loro cavalleria. La battaglia di Marengo fa di ciò ampia fede. La campagna di Egitto rese necessario l'uso de' quadrati in una grande scala e come ordine abituale, mentre vaste pianure ed un nemico forte in cavalleria indicavano il metodo che Marco Antonio aveva adottato contro i Parti presso l'antichitá e Munick nella conquista della Crimea. L'ordine in quadrato divenne pei francesi in Egitto ciò che i campi erano pei romani, essendo provato che gli ordini e gli accidenti del terreno e i mezzi fortificatorii a vicenda si appoggiano e si suppliscono nelle guerre.

Ma nel secondo periodo, durante le guerre dell'impero, dopo i campi delle coste dell'Oceano, ove l'istruzione delle truppe fu spinta ad un alto grado, le battaglie ebbero un'altra fisonomia: le masse concentrate in terreni circoscritti compivano con movimenti tattici ciò che si era operato con movimenti strategici. In questo secondo periodo alle divisioni si dette un centro particolare d'unitá, formando dei corpi d'esercito di due o tre divisioni con la corrispondente cavalleria leggiera, artiglieria di divisione e di posizione, genio ed amministrazione militare. Cosí davasi a questi corpi tutti i mezzi di un esercito compiuto, e gli ordini per farli concorrere ad una grande operazione non erano men laconici di quelli che dannosi da un capo di battaglione ai capi di plotone. Una riserva di guardie e granatieri riuniti, ed una riserva egualmente di cavalleria pesante, mezzana e leggiera, ed una gran riunione di artiglieria concentrata nel medesimo scopo apprestava a chi tutto reggeva il mezzo di vedere con tranquillitá operare tutti i suoi corpi e di avere con che rinforzarli secondo il bisogno. Cosí si operava ad Austerlitz, a Jena, a Friedland, a Wagram, del pari che alla Moskowa, a Lutzen, a Bautzenz, a Dresda, Lipsia: e queste battaglie possono paragonarsi a quelle del gran Federico non giá nei particolari dell'esecuzione ma bensí nel concepimento e nello scopo; mentre sorprendere, oltrepassare un'ala o sfondare il centro è sempre la tendenza di queste battaglie, e le piú sterili in risultamenti, come quella di Borodino, sono quelle date in ordine parallelo, e Waterloo n'è una novella pruova per chi attaccava. Può dirsi che una battaglia era un assedio fatto in poche ore: mentre nel primo periodo i bersaglieri e l'artiglieria cercavano di estinguere i fuochi e riconoscere il terreno del nemico – il che potrebbe paragonarsi all'investimento e alla prima parallela, – indi le truppe operavano per impadronirsi di qualche punto piú importante, e da ultimo la gran riserva d'artiglieria apriva la breccia nel punto determinato dell'ordine di battaglia, le colonne vi penetravano e la cavalleria ne compiva il successo34 con isciogliere i corpi ordinati ed impedire il riordinamento di quelli giá sciolti. Gli eserciti del nord hanno adottato successivamente questa organizzazione e questi metodi (l'Austria nel 1809, la Russia nel 1812 e la Prussia nel 1813), cioè i corpi d'esercito, le riserve e i modi di operare che ne derivano, come l'uso dell'ordine profondo. Ma l'esercito inglese ha combattuto seguendo metodi quasi opposti, mentre l'ordine sottile vi era applicato al massimo grado, la fanteria essendo ridotta abitualmente a due righe. Non usavasi che come eccezione l'ordine in colonna e facevansi le cariche alla baionetta anche nell'ordine spiegato. Il modo di armarsi, le qualitá morali del soldato inglese ed il genere di guerra adottato erano in armonia coi limitati mezzi di reclutamento posseduti dall'Inghilterra, e tutto tendeva a creare un sistema opposto a quello de' francesi nato da circostanze diverse. Ricorderemo a' nostri lettori aver noi nel settimo discorso enunciato che il gran Federico avea non solo descritto ma sommamente lodato in una lettera al general Fouquet l'ordine di battaglia difensivo che gli austriaci adoperavano a fine di rompere l'urto degli attacchi dei prussiani. Ora egli dice che gli austriaci collocavano la loro prima linea a mezza costa delle alture, la seconda alla sommitá, le truppe leggiere alla base, l'artiglieria disposta anche ad anfiteatro per battere i rientranti non sempre direttamente occupati, e la cavalleria a portata de' terreni ove poteva operare ed in modo da non esser esposta inutilmente al fuoco del nemico. Il sistema adottato dagl'inglesi nel corso del secondo periodo della guerra della rivoluzione ricevette nella guerra della penisola il suo compiuto sviluppo. Adottavasi la disposizione descritta dal gran Federico con qualche differenza che indicheremo. La prima linea, la disposizione dell'artiglieria, delle truppe leggiere e della cavalleria, erano presso a poco le stesse: ma la seconda linea che gli austriaci tenevano formata alla cresta, nel metodo inglese era al rovescio dell'altura e cosí resa invisibile al nemico, il quale non potea fare se non una imperfetta riconoscenza; e perciò quando le truppe nemiche formate in colonna per battaglioni, superate tutte le difficoltá del terreno e la resistenza della prima linea dell'artiglieria, erano giunte a coronare a forza di valore e di perseveranza la sommitá della posizione ove arrivavano disordinate ed indebolite, la seconda linea che fino allora s'era tenuta nascosta, mostravasi, faceva una scarica a piccola portata e subito dopo caricava alla baionetta, con che faceva dare indietro e scendere in disordine le truppe ch'erano salite con tanto vigore all'attacco. Oltre a ciò in ogni battaglione il plotone estremo faceva una conversione pria di far fuoco, a fine di prendere in fianco il battaglione nemico che gli era opposto; ed allora la cavalleria profittava del terreno e della posizione per render compiuta la riuscita, e la prima linea si riordinava dietro alla seconda e concorreva a por fine alla lotta. Questa combinazione di disposizioni tattiche e questa scelta di posizioni fecero sí che l'impetuositá francese venisse un poco sconcertata; ed il metodo col quale avea vinto le prime coalizioni ed era creduto il solo buono pei suoi brillanti risultamenti, fu posto in quistione nella guerra della penisola, essendovi un grave svantaggio pei francesi nel combattere con una fanteria stanca e disordinata le tre armi degl'inglesi, mentre la cavalleria francese non poteva servire negli attacchi di quelle posizioni, e l'artiglieria non potea secondare la propria fanteria se non che nel primo periodo e non giá nell'ultimo ch'era il decisivo. Le battaglie di Canopo in Egitto e di Maida in Calabria furono seguite dalle battaglie di Vimiero, Talavera, La Corogna, Busacco, Fuents d'Onoro, Albufeira e Salamanca, che ebbero tutte lo stesso risultamento nella penisola, e Waterloo compí questa serie di esperienze e di costanti successi degl'inglesi nella guerra difensiva e mostrò i vantaggi dell'ordine sottile sul profondo di questo genere di combattimenti. Ci siamo distesi su questo oggetto perché a nostro credere resta a risolvere se nella tattica che ci ha lasciata la guerra della rivoluzione vi sia un altro metodo per ridonare a chi attacca qualche vantaggio su chi è attaccato, vale a dire determinare se gli ultimi progressi dell'arte colle armi presenti lascino la superioritá alla difensiva o all'offensiva, tatticamente parlando. Questo problema è fecondo in conseguenze non solo quanto alla guerra ma ancora quanto al sistema sociale.

 

Passando ora alla strategia che considereremo col metodo stesso di tutti gli altri rami dell'arte che sono compresi nella nostra seconda quistione, ricordiamo ai nostri lettori aver noi segnalato dal quarto discorso in poi l'apparizione evidente e i caratteri che essa ha rivestiti nei vari periodi, sempre in progresso relativamente alle sue applicazioni scientifiche. Nell'epoca della quale trattiamo fece de' passi immensi, riassunse la guerra tutta nelle sue teorie e ne subordinò tutti gli effetti nelle pratiche operazioni, come per esempio la coscrizione, in virtú della quale si operarono le vaste trasformazioni che l'equilibrio politico e il sistema sociale subirono in questa epoca; trasformazioni sí fatte che ne formano un'èra istoricamente e filosoficamente considerata, siccome quella che ha il doppio carattere di riassumere il lento lavoro dei secoli scorsi e di dare una nuova impulsione ai futuri. Noi per tutte le esposte ragioni andrem discorrendo i metodi di strategia impiegati nei due periodi dell'epoca della quale è parola.

I non buoni elementi militari che si trovò avere la Francia nella sua prima guerra contro i coalizzati la costrinsero a risolvere il problema «di muovere masse numerose poco istruite e con capi nuovi nell'arte contro avversari che possedevano gli opposti vantaggi». A fine di conseguir ciò, era necessaria una direzione unica la quale desse una impulsione uniforme, ed esigevasi che la scienza presedesse dal gabinetto alle cose della guerra e supplisse ad un generale unico e superiore che non esisteva, ed il quale per l'estension dello spazio ed il numero delle truppe non avrebbe potuto bastare all'adempimento di tanti doveri. Da ciò venne che un membro del governo che reggeva la Francia fosse esclusivamente incaricato nel 1793 di difendere il territorio francese dalla formidabile invasione che il minacciava. Carnot alla testa di un comitato militare nel quale aveva posto il Darcon e che componevasi di quanto vi era di piú distinto nel corpo del genio che aveva sopravvissuto alla rivoluzione, formò il piano celebre della campagna del 1794, ove tutta la frontiera da Uninga a Dunkerque fu considerata come un sol campo di battaglia, e i quattro eserciti che occupavano e difendevano la frontiera dell'est furono riguardati siccome divisioni di una gran massa, le quali operare doveano secondo il piano generale e concorrere tutte ad un alto scopo. Questo consisteva nell'operare concordemente su tutta la linea dei movimenti rapidi, generali e successivi, i quali tendevano ad inviluppare le ali o sfondare il centro della posizione del nemico strategicamente considerata e a lasciar indietro le piazze di guerra e gli ostacoli naturali, tutti calcolati per resistere ad un numero minore di uomini operanti con una moderata attivitá ed in ispazi piú circoscritti. Le posizioni divennero inutili, siccome quelle che furono girate o sfondate, e le piazze oltrepassate, per modo che non si trovarono in grado di esercitare influenza sul teatro della guerra che la rapiditá dei movimenti avea trasportato in una piú lontana regione. Sará facile il concepire che questo metodo sí ardito, aiutato da tutto il prestigio della novitá e combinato col sistema di tattica che descrivemmo, fece sí che gli eserciti nemici coi loro metodi fossero rotti e sorpresi, benché avessero tutti i vantaggi che arrecano l'istruzione ed un provato valore; le quali prerogative loro servirono per rendere onorevole la lunga ritirata colla quale abbandonarono ai francesi tutto il paese posto tra la frontiera e il corso del Reno: risultato immenso nei suoi effetti morali e materiali, ma che poteva, siccome accadde, indurre in errore sulle massime scientifiche della strategia. In effetto esagerando i successi ottenuti sopra un teatro di guerra piú eguale, si volle nel 1796 applicare lo stesso metodo d'operazione contro le ali del nemico per riunirsi offensivamente dietro alle sue linee di difesa, a un teatro di guerra che abbracciava lo spazio compreso fra l'Olanda e le Alpi marittime. E tali eserciti dovevano riunirsi dopo aver traversato il Reno e le Alpi, e poscia il Po, il Danubio e nuovamente le Alpi, nonché tutti gli affluenti che si gittano nel Mar Nero verso il basso Danubio. L'arciduca Carlo riconducendo la strategia alla sua gran regola di operare in massa, che la guerra de' sette anni aveva sí ben dimostrata, salvò la Germania dall'invasione; e se la guerra fu in ultimo favorevole ai francesi, secondo che ne fa fede la pace di Campoformio, ciò fu dovuto al duce delle armi francesi in Italia, il quale applicò con maggior vigoria e piú compiutamente il sistema che il principe austriaco aveva seguito in Germania e diè luogo ad un raro fenomeno che difficilmente si rinnoverá, vale a dire che la casa d'Austria fu minacciata nella parte men vulnerabile delle sue frontiere, cioè in quella che è custodita dalle Alpi Noriche e Rezie. A Montenotte, a Lonato, a Castiglione e a Rivoli35 si videro i miracoli della strategia, e i risultamenti di Wurtzbourg in Germania ne furono la contropruova. Le ostilitá riprese nel 1799 fecero seguire a chi reggeva la Francia gli errori del piano del 1796, e l'apparizione dell'esercito russo ruppe ogni proporzione di forza numerica, mentre la Svizzera divenuta anch'essa teatro di guerra ne accrebbe lo spazio, e i francesi perdettero le loro conquiste. Ma l'applicazione della strategia fatta da Massena a Zurigo preservò il territorio francese da una invasione, sciolse la seconda coalizzazione e preparò i successi di Marengo e di Hohenlinden, dove il sistema dell'operare in massa ebbe grandi risultamenti sotto la direzione del generale che tanti ne aveva ottenuti in Italia e in Egitto. Questi mercé della vasta applicazione del sistema anzidetto riprese in Europa la superioritá sugli austriaci rimasti soli, riguadagnò il perduto e alla pace di Luneville, seguita da quella di Amiens, fece riconoscere i nuovi acquisti della Francia e pose fine alla guerra generale cominciata nel 1792. Ma nelle guerre dell'impero che seguirono la rottura della pace di Amiens, la strategia acquistò tale importanza, fece tali progressi che rivestí interamente, presso gli scrittori militari che ne trattarono, il carattere di una scienza, se non esatta nel senso compiuto della parola, quasi che esatta. Parlando della tattica in questo secondo periodo, vedemmo che i campi sulle coste dell'Oceano avevano consolidata l'istruzione delle truppe francesi e avvezzati i loro generali a muover le masse con precisione sopra terreni circoscritti; e come nelle prime campagne della rivoluzione la strategia aveva dovuto adattarsi allo stato dell'istruzione delle truppe, in questa serie di guerre poté seguire piú liberamente i principi veri della scienza, avendo uno strumento piú perfezionato per compiere le grandi operazioni. Le campagne del 1805, 1806 e 1809 furono l'apogeo della strategia per parte degli eserciti di Francia retti da Napoleone, il quale divenuto pieno signore di quello Stato ed in conseguenza riunendo al suo genio mezzi vastissimi ed alta potenza, fece sopra una vasta scala ciò che aveva fatto nelle prime campagne d'Italia. I risultamenti furono proporzionati alle masse poste in azione e agli spazi nei quali operavasi. Ciò che aveva reso sterili di gran risultamenti le guerre del secolo di Luigi decimoquarto era stato appunto la disproporzione fra gli eserciti e gli spazi che dovevano occupare, e il difetto di speditezza per profittare della vittoria e per ritrarne l'ultima conseguenza, cioè quella di sciogliere l'ordine negli eserciti dei loro avversari. La massima del gran Turenna, il quale stimava che cinquantamila uomini fossero il piú gran numero che un generale potesse comandare con buon successo, fu confermata dalle guerre ch'ebbero luogo dopo la sua morte. Napoleone ovviò a questo inconveniente dividendo le sue cresciute forze in corpi di esercito che possedevano tutti gli elementi necessari per operare isolatamente, siccome notammo nel parlar della tattica. A questo modo duecentomila uomini divisi in otto corpi avevano la massa di duecentomila e la mobilitá di venticinquemila, ed il male che Turenna avea fatto notare venne distrutto dalla superioritá di questo metodo. Cosí dopo una battaglia che compiva le operazioni strategiche, i perdenti si trovavano inseguiti in tutte le direzioni con la massima velocitá dalla riserva di cavalleria e da tutto l'esercito che la seguiva e la sosteneva: i posti erano girati e le piazze lasciate indietro. L'esercito battuto, costretto a rapide marcie, perdeva giornalmente uomini, materiale e organizzazione; la sua forza morale degradava in proporzione de' suoi disastri, e non aveva il tempo di riordinarsi e di riprendere lena collocandosi in una posizione difensiva: poiché se questa era estesa, veniva forzata; se stretta, non era bastante ad arrestare i gran movimenti dell'esercito nemico costituito a quel modo che ci facemmo ad esporre.

 

Abbiamo fatto notare il come la strategia dominasse la tattica. Ed in effetto non si apriva una campagna per incontrare il nemico, ma si cercava di occupare i punti strategici ed in ogni battaglia si tendeva a impedire al nemico di riprendere le comunicazioni perdute pei movimenti strategici, e non appena erasi guadagnato uno di questi punti, da esso passavasi agli altri per la strada piú corta; per modo che chi era attaccato, battuto strategicamente, veniva a battaglia non per vincere ma per potersi ritirare. Questa sola condizione rendeva la lotta ineguale nelle sue conseguenze, e chi trionfava separava il suo avversario da tutti i suoi depositi e penetrava nel centro dello Stato, nella capitale, e cosí costringea a delle paci le quali rassomigliavano alla capitolazione di una piazza la cui breccia fu aperta. La pace di Presburgo dopo due mesi nel 1805, quella di Tilsit nel 1807 e quella di Vienna nel 1809 compruovano la nostra asserzione; e però altrettanto sagace che luminosa troviamo la denominazione di «battaglie strategiche» data dal general Lamarque a quelle combattute in tali campagne36. E la piú compiuta di tali operazioni ebbe luogo nei cinque giorni del 1809, che cominciarono il diciotto aprile e finirono il ventitré col combattimento di Ratisbona, ove il perno tenne fermo e la riunione si operò combattendo ed isolando le numerose masse del nemico, e si occupò la capitale un mese dopo il cominciamento delle ostilitá. Questa rapida distruzione delle forze ordinarie e regolari dello Stato rese indispensabile l'armamento e l'ordinamento di tutta la popolazione virile per difendersi contro guerre che non si limitavano alla periferia, ma che penetravano nell'interno dello Stato. Noi abbiamo indicate, trattando della scelta degli uomini, le conseguenze di varia natura che questa necessitá generava sotto tutti gli aspetti militari e sociali. In effetto per arrestare questo torrente era necessaria la combinazione della guerra popolare37 colle forze regolarmente ordinate e coi vasti spazi. Tutto questo impediva al sistema enunciato di operare in modo da serrare in un angolo le forze regolari, distruggerle con quindici giorni di movimenti e di combattimenti ed impadronirsi di tutte le risorse di un popolo attonito e passivo. Tale fu la guerra della penisola, ove la popolazione energica della Spagna, aiutata direttamente e indirettamente dall'Inghilterra, sembrò rinnovare il sistema praticato nell'antichitá ed ignoto ai moderni, che gli spagnuoli avevano impiegato contro i romani38 e gli arabi. L'esercito francese possedeva una superioritá riconosciuta nelle battaglie, e ciò fu pienamente dimostrato dai suoi successi nella campagna d'inverno del 1808 da Napoleone guidata. La dura necessitá forse piú che la ragione fece adottare un sistema che preservava dal doppio effetto della massa e della mobilitá delle truppe. Lasciando loro grandi spazi di paese, la loro linea d'operazione si rendeva profonda e la loro fronte estesa, per modo che dividendosi perdevano tutti i vantaggi inerenti alle masse, e concentrandosi, tutti quelli inerenti alla mobilitá; il che rendeva anche piú grave la difficoltá delle sussistenze. Il sistema di difesa della penisola fu dunque regolato in guisa tale che il nemico non trovasse ostacoli nella sua impulsione offensiva, ma che una volta padrone di vasti spazi fosse costretto a difenderli, e perdesse cosí tutti quei vantaggi primitivi che il proprio suolo e le simpatie locali offrono in questo genere di guerra. Indebolito numericamente e moralmente, poteva allor facilmente esser battuto ne' vari suoi corpi e costretto ad una ritirata assai disastrosa, vista la profonditá della linea d'operazione. Il Portogallo costituiva la cittadella della penisola, e le linee di Torre Vedras erano per cosí dire il ridotto dove l'esercito ausiliario inglese, che conteneva l'elemento meglio ordinato della resistenza, poteva restringere la sua difesa ed uscirne, onde riprendere l'offensiva quando le circostanze della guerra della penisola o di altre combattute nel resto di Europa avessero reso facile, utile e possibile l'osarlo con isperanza di buon successo, siccome avvenne.

La campagna del 1812 dá luogo a profonde riflessioni, mentre pel numero e la varietá degli uomini componenti gli eserciti presenta un esempio unico in Europa, cioè quello di veder realizzata una guerra che aveva l'aspetto di una crociata; ma il poter muovere masse composte di elementi cotanto svariati in virtú dell'aiuto di molte scienze era una grande dimostrazione dei progressi della civiltá europea e della unitá de' metodi guerrieri. Però le forze umane son limitate e il genio stesso è circoscritto dallo spazio e dal tempo, che paralizzano la sua azion vigorosa. In effetto se Turenna avea limitato a cinquantamila uomini la forza di un esercito che un uomo potesse condurre, Napoleone ha provato che con duecentoquarantamila uomini e cento leghe di spazio accadeva lo stesso, mentre l'aumento delle masse e dello spazio faceva dipendere la riuscita delle operazioni dai luogotenenti e non piú dal sommo capitano; ciò che rendeva l'azione di un uomo superiore quasiché secondaria, perché non potea né dirigere il tutto né riparare agli errori commessi, ed aveva contro di sé lo spazio ed il tempo che son tutto alla guerra39.

La campagna del 1813 fu una pruova novella di quel che abbiam detto, e Javer, Dennevitz, Culm paralizzarono i successi di Dresda e i vantaggi della linea interna dell'Elba. Parliamo di queste campagne sotto il rapporto puramente strategico, ma vi erano altre cause di diversa natura che influivano sui loro risultamenti.

Nella campagna del 1814 non era piú il capo dell'impero ma il generale dell'esercito d'Italia, il quale, se ne togli l'entusiasmo ed i veterani che il secondavano, con forze inferiori rinnovava a Champaubert e a Montmirail i prodigi di Lonato e di Castiglione contro l'Europa irritata, agguerrita e potente. Ma qui non v'era che l'arte: tutto il resto era contro; e la missione dell'arte si è quella di facilitare lo svolgimento degli avvenimenti piú che di travolgerne il corso.

La campagna del 1815 artisticamente immaginata confermava ciò che disse il Montesquieu con tanta sagacitá, cioè che uno Stato soccombente alla perdita di una battaglia non dovea cercare sul campo l'origine della sconfitta, ma penetrare piú addentro e rimontare piú ad alto.

32L'operazione fatta dall'artiglieria comandata dal general Drouot alla battaglia di Hanau per ispiegar trenta pezzi sulla sinistra in battaglia uscendo dal bosco, n'è una gran pruova. Questo movimento fu di gran conseguenza in quella giornata. Si legga l'undecimo articolo del general Pelet, inserito nello Spettator militare.
33È da citarsi come modello del modo di combinare l'ordine sottile col profondo il passaggio del Tagliamento eseguito dal general Bonaparte nel 1797, ove ogni reggimento aveva il suo secondo battaglione in battaglia ed il primo ed il terzo in colonna serrata sulle ali, ed il tutto appoggiato da battaglioni di granatieri e dalla cavalleria in seconda linea, cogl'intervalli e le due ali appoggiate da forti batterie d'artiglieria.
34Qualche volta la riserva di cavalleria, come ad Eylau e a Lipsia nel sedici ottobre 1813, serviva con una carica a contenere le linee nemiche per lasciare operare un movimento e coordinarlo. A Wagram questa missione fu data a cento pezzi di cannone, che contennero senza truppa il centro per dar tempo a Macdonald d'arrivare e formarsi. La cavalleria però impegnata prematuramente a Waterloo, malgrado della sua rara intrepiditá fu respinta, e non contribuí poco alla perdita della battaglia l'impiego male adottato di quest'arma, come quello altresí della guardia. A Borodino la cavalleria attaccò de' ridotti e fu piú felice, ma ciò era piuttosto l'abuso che l'uso di un'arma sí difficile a ricomporre. Abbiamo citato questa eccezione per confermare vie meglio la regola.
35Le campagne del 1796 e del 1797 possono indurre in errore sulla natura e l'applicazione de' principi dell'arte se non sono studiate con attenzione e freddezza, essendo falsissimo il piano del Direttorio nel volere imporne alla corte d'Austria per la sua frontiera meglio difesa, siccome quella ch'era appoggiata al Tirolo ed alle provincie illiriche. In effetto malgrado i prodigi di scienza e di valore del capitano francese e del suo esercito, a Lodi, a Castiglione, ad Arcoli ed a Rivoli si corse rischio di perdere tutto il frutto delle piú belle operazioni giá fatte e di tornare al piè delle Alpi, nel caso in cui non si fosse avuto ogni volta uno strepitoso trionfo, tale da paralizzare per alcun tempo l'esercito austriaco e da imporne moralmente a tutti gli Stati italiani che potevano dichiararsi contro. Alla vigilia di segnare i preliminari di pace la posizione del generale francese era molto azzardata, come appare dalle sue stesse Memorie.
36Il regno di Napoli è il primo ove la guerra popolare sia stata fatta quasiché senza l'aiuto di truppe regolari. Quivi si difese la capitale nel 1799 e si combatté nell'anno medesimo alla spicciolata e nella capitale e nelle altre cittá, come ad Andria, Trani, Sansevero e Traietto. Dal 1806 in poi si vide lo stesso in Calabria, ove la difesa dell'Amantea è stata notata dagli scrittori militari, per esempio dal Dumas. La guerra di Calabria era come quella di Spagna in una piú piccola scala, e l'inazione di Massena contro i forti di Reggio e di Scilla somiglia in piccolo a quella in cui dové rimanere nel Portogallo per le medesime cause.
37Nella Enciclopedia di Courtin, all'articolo «Battaglie».
38Si legga nel secondo volume delle Antichitá militari di Guischardt una dotta e breve dissertazione sulle difficoltá che i romani incontrarono nella conquista della Spagna; dissertazione che dimostra quanto abbiam detto. In una memoria inedita che può servire come di commentario al Guischardt e la quale ci proponiamo di pubblicare quando che sia, abbiam trattato della guerra della penisola.
39La campagna di Russia ha avuto due periodi importanti: l'uno che ha fatto mancare l'offensiva e l'altro compromesso la ritirata. Il primo fu la riunione del secondo esercito russo tagliato dal primo dal passaggio del Niemen, il secondo la marcia dell'esercito russo di Turchia sulla Beresina; e questi due avvenimenti furono il risultamento degli errori irreparabili di due luogotenenti. Si veda l'opera di Oknufief sulla campagna del 1812.