Amore Nel Profondo Dei Boschi

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Amore Nel Profondo Dei Boschi
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AMORE NEL PROFONDO DEI BOSCHI
AURELIA HILTON
Traduzione di ALBERTO FAVARO

© 2019 AURELIA HILTON

Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono o il prodotto dell’immaginazione dell’autore o usati in modo fantasioso. Qualsiasi somiglianza a persone reali, vive o morte, aziende, imprese, avvenimenti o luoghi è da considerarsi puramente accidentale.

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CAPITOLO 1

Inoltrarsi nei boschi era la cosa che preferiva fare in un giorno come quello. Il tempo era un po’ grigio e coperto con sporadici scrosci di pioggia; non insolito per la costa dell’Oregon. Ella era cresciuta nella piccola città di Astoria, vicino allo stato di Washington e al fiume Columbia. Conosceva bene il paesaggio ed era felice di vivere sul mare. I suoi genitori l’avevano portata spesso nella foresta di pini quando era bambina, e faceva parte della vita familiare quotidiana andare a raccogliere cose come funghi, ortiche e varie altre erbe che poi poteva seccare e aggiungere all’armadio di erbe medicinali che aveva a casa.

Era una solitaria, si prendeva sempre cura delle sue cose a modo suo e con i suoi tempi. I pochi amici che aveva dai tempi della scuola e dell’università si erano tutti trasferiti a Portland e a Seattle, e così li vedeva solamente a Natale o per il Giorno del Ringraziamento. Era più probabile passasse il tempo in lunghe conversazioni con gli amici dei suoi genitori quando venivano nel loro negozio di famiglia. Ella lavorava part-time nell’impresa di famiglia, un caffè in centro città che era il preferito dalla gente del posto e un luogo molto frequentato dai turisti di passaggio.

Lavorava soprattutto al banco, preparando cappuccini, prendendo gli ordini o facendo l’inventario. Quello era il sogno dei suoi genitori, non il suo. Suo padre era un cuoco che amava preparare i piatti con gli ingredienti locali della zona e sua madre era un’esperta fornaia. Il loro caffè si vantava di avere un ampio menù di cucina casalinga che andava dal pesce alle torte. Per la maggior parte del tempo servivano i loro amici e le famiglie del posto, ma ricevevano anche qualche ottima recensione dai viaggiatori di passaggio.

Ella lavorava solo part time, mentre nel resto del suo tempo si preparava per diventare una erborista. Amava le piante, i fiori e gli alberi, lavorare con loro e imparare le loro proprietà medicinali. Quel giorno suo padre gli chiese di andare con il suo furgone nella foresta per andare a raccogliere qualcosa. Era fine settembre, il momento perfetto per raccogliere i finferli nei boschi.

Ella li amava. Suo padre aveva un modo particolare di prepararli che lei adorava sin da bambina e che poi era entrato a far parte del menù del caffè. Fu felice di preparare la sua attrezzatura e di dirigersi negli umidi boschi gocciolanti. In quel periodo dell’anno pioveva spesso ma, essendo cresciuta lungo il Pacifico Nordoccidentale, ci si era abituata; aveva tutto l’equipaggiamento necessario- calosce per la pioggia, parka, una borsa a tracolla per i funghi, e un caldo cappello fatto a maglia.

Guidò lungo la superstrada costiera, circa quindici minuti fuori dalla zona principale della città. Voleva allontanarsi dalla confusione della vita cittadina, anche se piccola, per godere della calma e della tranquillità dell’umido muschio dei pini. Era dove si sentiva più viva; era dove si sentiva più libera. Trovò la strada appartata che dalla superstrada la condusse al suo luogo preferito fuori dal sentiero per andare a raccogliere i funghi. C’erano parecchi camminatori in quelle zone dell’Oregon, e lei amava camminare per conto suo e sentirsi indisturbata mentre diventava una cosa sola con la natura.

Dopo aver slacciato la cintura, saltò giù dal suo furgoncino con la borsa in mano, e si assicurò di avere con sé acqua, utensili e qualcosa da mangiare nel caso si fosse dovuta fermare più a lungo. La pioggia era molto lieve a quell’ora, in tarda mattinata, e si chiuse il giubbotto per tenersi calda e asciutta. Camminando faticosamente nel bosco, si tenne sul sentiero per un po’. Poi ne uscì e si allontanò da qualsiasi tipo di civiltà. Quello era l’unico posto in cui poteva sentirsi completa. Quello era il posto dei suoi desideri più profondi, della sua sensualità, la sua casa lontano da casa.

Gli alberi luccicanti erano umidi per la pioggia recente. Gli unici suoni erano quelli dell’acqua che gocciolava, degli uccelli che cinguettavano, e degli altri deliziosi rumori della foresta che la facevano sentire in pace. Toccò ogni angolo di muschio, ogni albero, ogni felce, danzando con il meraviglioso verde del bosco più profondo. Qui poteva essere se stessa; qui, poteva restare completamente da sola e sognare ad occhi aperti.

Il suo luogo preferito per sognare a occhi aperti era un pezzo di bosco in alto su una scarpata da cui si vedeva il mare. L’oceano era a miglia di distanza, ma era visibile dalla cima di questa foresta incantevole. Le piaceva andare lì, ascoltare il lontano infrangersi delle onde o guardare il cielo annerirsi mentre si avvicinavano i temporali. Qui si sentiva calma e al sicuro. Era intenzionata a raccogliere i finferli per il menù del giorno di suo padre per la giornata successiva, ma prima le piaceva prendere del tempo per se stessa nella foresta.

Si appoggiò contro gli alberi, ascoltando le onde e cominciò a far vagare la sua mente nel profondo delle sue fantasie. C’era sempre qualcosa di simile ma talvolta le piaceva giocare con le sue idee. Si immaginava da sola in quel posto (e questo capitava sempre, non aveva mai visto nessuno lì) a esaminare piante e fiori, cercando di identificarli con il loro nome latino. Si distendeva fradicia per la pioggia con la sua pelle pallida, i suoi capelli rossi, un forte contrasto con il verde smeraldo del terreno della foresta pieno di muschio.

Cominciò a distendersi mentre si immaginava questa scena nella sua mente. Si distese completamente sull’umido terreno della foresta, alzando lo sguardo verso i pini prima di chiudere di nuovo gli occhi e tornare alle sue fantasie. Immaginava se stessa grosso modo come era in quel momento, distesa con un sorriso sul volto quando all’improvviso udiva dei rami rompersi. Sorpresa, si metteva a sedere e si guardava attorno alla ricerca di segnali di pericolo, ma vedeva invece un uomo alto, di bell’aspetto, che la guardava, desideroso di strapparle i vestiti e di fare l’amore con lei sul terreno della foresta.

Il corpo di Ella cominciò ad agitarsi. L’eccitazione provocata dalla sua fantasia nella foresta la stava scaldando. Cominciò a immaginare l’uomo nella sua testa. Era difficile da farlo, ed Ella non stava con qualcuno da un po’ di tempo, ma era a questo che serviva l’immaginazione. Lo vide venire verso di lei e tirarla verso di lui, un montanaro di costituzione robusta e bravo a letto. Lei cedette al suo abbraccio e lui cominciò a baciarle il collo.

Ella si sbottonò i pantaloni e portò giù la sua mano alla ricerca del clitoride. Non era preoccupata che qualcuno arrivasse lì e la cogliesse di sorpresa nel mezzo delle sue fantasie. Era ben lontana dal sentiero e per tutto il tempo che aveva impiegato per arrivare lì non aveva incrociato mai sentieri percorsi da altre persone.

Lasciò che le sue dita spostassero dal clitoride i suoi peli color rame e cominciò lentamente a disegnare dei cerchi immaginando il montanaro sopra di lei che le toglieva i pantaloni e metteva il suo volto barbuto vicino alla sua fica pelosa. Le sensazioni divennero più forti mentre si immaginava l’uomo che tirava fuori dai pantaloni il suo cazzo duro, aprendole le cosce e spingendolo dentro di lei. Ella si bagnò al pensiero della penetrazione e cominciò a muovere sempre più velocemente le sue anche sul terreno coperto di muschio mentre lievi gocce di pioggia le colpivano la fronte.

I suoi gemiti facevano da eco al ruggito delle onde dell’oceano lontano e, mentre la marea saliva, venne sul terreno della foresta. Sentì l’orgasmo dentro il suo utero e lasciò uscire un sospiro e un risolino mentre si riabbottonava i pantaloni e si metteva a sedere. Era la sua fantasia preferita e la faceva sentire veramente libera, fare l’amore con se stessa per terra nella foresta.

Ella rimase seduta per un minuto o due, ridacchiando per il piacere, guardando tra gli alberi per individuare i posti migliori per raccogliere funghi. Raccolse il suo equipaggiamento e cominciò a rovistare con le mani tra la vegetazione bagnata che cresceva sotto gli alberi, cancellando il profumo che l’aveva fatta bagnare come il muschio dei boschi.

Trovò il suo primo finferlo e fu solo l’inizio di una ottima giornata, ogni fungo era facilmente raccoglibile dal legno caduto della foresta. Amava come li sentiva tra le mani, pesanti per la pioggia eppure allo stesso tempo morbidi e galleggianti. Facevano un leggero rimbalzo quando ne faceva cadere uno nella borsa e andava a colpire gli altri.

C’era parecchio bosco da esplorare ed Ella ebbe la sensazione che ci avrebbe impiegato parecchio tempo. C’ erano parecchi funghi da raccogliere e fu contenta di aver portato delle borse di riserva. Sentì un ramo spezzarsi e si girò per guardare dietro di lei. Un alce era fermo, alto e immobile sul suo sentiero a osservare l’umano lungo il suo cammino. Ella rimase immobile e permise all’alce di oltrepassarla e proseguire lungo la sua strada. Pensò di nuovo alla sua fantasia, desiderando segretamente che fosse stato il montanaro in attesa di approfittare di lei.

L’alce scomparve nel bosco ed Ella continuò a raccogliere funghi. Un finferlo gigantesco attirò la sua attenzione e si mosse per vederlo più da vicino. Era quello che voleva raccogliere per suo padre; ne sarebbe stato impressionato, lo avrebbe desiderato e probabilmente ne avrebbe fatto il suo pranzo speciale come premio per il suo duro lavoro di raccolta. Il fungo era vicino alla zona da dove poteva vedere l’oceano. Fu colta da una forte folata di vento carica di acqua di mare salata. Le ricordò il sapore salato delle sue labbra gonfie dopo l’orgasmo.

 

Esaminò il fungo con attenzione. Attaccato a un albero, di color champagne, era il finferlo che stava cercando. Lo colse dalla corteccia e accarezzò gentilmente i suoi bordi mentre lo metteva con attenzione nella sua borsa. Il cambiamento del cielo le stava dicendo che era il momento di prendersi una pausa. Era stata una lunga giornata di raccolta funghi ed Ella stava cominciando a sentirsi stanca per la sua camminata nella foresta. Il mutevole cielo grigio stava cominciando a far scendere una lieve pioggia. Si sedette e cominciò a cercare il suo spuntino ben nascosto nella borsa; una mela e alcune noci. Le tirò fuori, si nutrì e cominciò già a immaginare la prossima volta che sarebbe venuta in quel posto per stare da sola ed esplorare le sue fantasie.

Poteva sentire l’oceano al di là della cima della montagna quando all’improvviso udì uno scricchiolio di passi.

Nessuno veniva da quella parte e lei aveva scelto quel posto proprio per quel motivo. Chi mai poteva esserci in una giornata come quella? Come un orso che si aggirava graziosamente tra i grossi pini comparve un uomo. Ella, all’inizio si sorprese per l’avvicinarsi di un altro essere umano nel suo sacro territorio di caccia dei funghi e si spaventò per una interazione imbarazzante che non si aspettava di avere. Non appena le si avvicinò, rimase sbalordita per la sua statura e virilità.

Dean era un montanaro dalla testa ai piedi. La sua barba era lunga abbastanza da cominciare a sembrare folta ma era ancora vicina al volto ed era bene accompagnata da spessi capelli setosi lunghi fino alle spalle. Aveva occhi blu penetranti che spiccavano sui suoi capelli scuri e alcune piccole lentiggini sul naso e sulle guance. Ella non era abituata ad avere attorno uomini come lui ma aveva fantasticato molto su un momento come quello e su una persona proprio come lui. Per un momento, pensò di sognare a occhi aperti e aprì e chiuse gli occhi alcune volte, giusto per essere sicura. Era reale. C’era questo uomo vigoroso in piedi davanti a lei con una identica espressione di sorpresa sul suo volto di vedere un’altra anima lì in mezzo ai boschi.

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