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I Puritani di Scozia, vol. 3

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Questo argomento, cui Editta non erasi preparata, era tale da non ammettere risposta; onde la giovine si vide costretta al confessare, che la condotta di lord Evandale era mossa da animo dilicato e generoso ad un tempo.

»Non vi celai alcuno de' miei sentimenti, milord, (ella però non si stette dal dirgli) e nemmeno in tal punto dissimulerò innanzi a voi, come il mio cuore torni continuamente all'idea d'un oggetto che più non è. Non vi farà quindi maraviglia se dura in me una tal qual renitenza a strignere sì tostamente un nodo, tanto rispettabile per sua natura.»

»Pur sapete, mia cara Editta, che tutte le nostre sollecitudini, tutte le indagini da noi praticate, non sortirono miglior effetto del convincimento comune ch'esse erano inutili.»

»Egli è pur troppo vero!» soggiunse Editta sospirando profondamente.

In quel medesimo istante udì nella stanza vicina ripetersi il sospiro da lei mandato. Ogni fibra d'essa tremò, e valse appena a calmarla lord Evandale col farle osservare, che quanto le sembrava d'avere udito non poteva essere se non se l'eco della voce di lei medesima.

Allora s'adoperò nuovamente a trarla nelle proprie risoluzioni, che comunque avessero apparenza di troppo affrettate, erano le sole in quell'istante d'onde potessero sperare uno schermo contra i contingibili disastri avvenire sì l'ava che la nipote. Nè mancò di porle innanzi agli occhi il diritto che a sollecitar queste nozze gli davano e l'ottenuta promessa e le brame dell'ava e la necessità di assicurare uno stato indipendente a sì ragguardevol matrona e la diuturnità del proprio amore. Sol s'astenne dal mettere in mostra i servigi renduti, ad Editta; ma meno ei gli sfoggiava, più fortemente ricorreano alla mente della donzella la quale non avendo finalmente altra obbiezione fuor d'una repugnanza sfornita di ragioni valevoli, ed arrossendo fin di confessarla nell'atto che il generoso amante le offeriva una prova novella di nobiltà d'animo, si limitò ad allegargli l'impossibilità di celebrare in sì breve tempo le nozze.

Ma tutte le cose lord Evandale avea prevedute. S'affrettò quindi a narrarle come fosse venuto lì in compagnia del vecchio cappellano del suo reggimento, e d'un fedele servo, antico dragone che avea militato sotto di lui, il quale, e Cuddy, e la moglie di Cuddy, e la stessa lady Emilia sarebbero stati presenti e testimonj alle nozze. Aggiunse di avere scelta per celebrarle la piccola casa di Fairy-Grove per assicurarne meglio la segretezza, troppo necessaria a non rendere sospetta al governo l'istantanea partenza ch'ei dovea far succedere alle sue nozze. Di fatto non si sarebbe potuto spiegare, senza dedurlo da possentissimi motivi, il contegno d'un uomo, che abbandonava una diletta sposa poche ore dopo il seguìto matrimonio.

Avendo in tal guisa risposto vittoriosamente all'ultima difficoltà posta in campo da Editta, nè altre dovendo ragionevolmente aspettarne, corse tosto ad avvertire la propria sorella affinchè andasse a tenere compagnia all'amica, mentr'egli avrebbe riunite le persone necessarie colle loro presenze alla nuziale cerimonia.

Lady Emilia al suo giungere trovò Editta che piagneva a cald'occhi, ma si affaticava indarno a rilevarne il motivo. Era la ridetta lady nel numero di quelle signore, che non sanno trovare nulla di terribile o di spaventoso nel matrimonio, soprattutto quando il futuro sposo possiede le prerogative che s'adunavano in lord Evandale. Quindi per ritoglierla allo smarrimento in che la vedeva, pose in opera que' triti modi, soliti ad usarsi per infondere coraggio in quelle giovinette che fingono atterrirsi all'aspetto d'un giogo, cui sospirano in realtà soggiacere. Ma poichè li trovò inoperosi a sedare i pianti, che continuavano a rigare le scolorate guance di miss Editta, poichè la trovò sorda ai conforti, nè commossa dalle carezze, poichè stringendole la mano s'accorse che questa rimanea fredda e priva di moto, tutto ciò le parve offesa al proprio orgoglio, e l'amorevolezza cedè luogo al dispetto.

»Mi è forza, miss Bellenden, il confessare che non comprendo nulla in questo vostro contegno. Vi obbligaste a sposare mio fratello sin d'allora che acconsentiste di venirgli promessa. Or non si tratta che di compiere cose già pattuite da voi medesima, e vi affannate come se doveste mantenere una condizione gravosa, e persino disonorante! credo poter guarentire per lord Evandale, ch'egli non vorrà mai conseguire la mano di una donna persuasa di sagrificarsi nel porgerla a lui; e benchè sua sorella, posso aggiungnere non mi sembrare egli di tal umore da sopportare il disprezzo di chicchessia. Perdonatemi, miss Bellenden; ma i pianti ne' quali vi struggete mi sembrano un tristo presagio per la futura felicità del fratel mio, nè posso tacervi come la presente vostra afflizione sia un cattivo compenso a tante prove d'amore ch'egli vi ha dimostrate.»

»Lady Emilia, voi avete ragione (rispose Editta rasciugandosi gli occhi e facendo forza a se stessa per calmare l'affanno che la straziava) avete ragione. Non dovrei corrispondere in sì fatta guisa all'onore che lord Evandale mi comparte scegliendomi per sua sposa. Mi conforta però in tal momento il pensare che non gli è ignota l'origine dei miei pianti, perchè nulla ho di nascoso per lui. – Ma ad ogni modo avete ragione. Merito biasimo per abbandonarmi in tale guisa a dolorose ricordanze, ad inutili sospiri; sarà stata questa l'ultima volta. Il mio destino è per essere indissolubilmente congiunto a quello di lord Evandale: oso sperare ch'egli non avrà mai motivo, nè di lagnarsi di me, nè di pentirsi d'avermi fatta sua moglie. Impedirò a me stessa che vane immagini vengano a rammentarmi il passato…»

Ella tenea vôlto il capo verso una finestra riparata da una gelosia chiusa a metà fin quando incominciò questa ultima frase, che interruppe mandando altissimo grido e cadendo poscia svenuta sul pavimento. A quella dirittura si volsero parimente gli occhi di lady Emilia, la quale vide soltanto dileguarsi l'ombra d'un uomo che dianzi in quella finestra pigneasi. Più atterrita dallo stato in cui scorgea Editta, che da quella spezie d'apparizione, mise ella ancor forti grida chiamando gente in soccorso. Arrivò tosto il fratello di lei unitamente al cappellano e a Jenny; ma passò qualche tempo prima che potessero far tornare i sensi ad Editta che nel riacquistarli ebbe sol forza di esprimersi con rotte frasi.

»Non insistete di più (e si volgea intanto a lord Evandale) – È impossibile! – Il cielo e la terra, i vivi e i morti si oppongono a ciò. – Contentatevi di quanto posso concedere. – La tenerezza d'una sorella. – Un'amicizia vivissima. – Non si parli più di matrimonio!»

Le forze nuovamente l'abbandonarono.

Chi potrà descrivere da quale stordimento fosse sopraffatto lord Evandale?

»Questa, Emilia, è una delle vostre! così prese a disfogarsi contro della sorella. Perchè mai vi ho mandato a tenerle compagnia? L'avrete fatta impazzire con qualcuna delle stranezze a voi solite.»

»In parola d'onore, fratello mio, con questi vostri modi voi sì che fareste impazzire quante donne vivono nella Scozia! Perchè la vostra innamorata vuol prendersi spasso di voi, o crede così acquistar maggior vezzo ai vostr'occhi, voi piantate una lite contro d'una sorella che difende la vostra causa presso di lei, e nel momento che sperava averla ridotta alla ragione. E qual è poi stata l'origine di tutta questa scena da tragedia? La vista d'un uomo che s'è affacciato al poggiuolo di quell'angolo della casa.»

»Qual uomo? Qual poggiuolo? Sclamò impazientito lord Evandale. Miss Bellenden non è capace di volermi prendere a giuoco.»

»Chetatevi, milord! chetatevi! venne in campo Jenny sollecita di non lasciare innoltrare le dilucidazioni; parlate di grazia più sotto voce. Miss Editta comincia a riaversi.»

Quand'ella ebbe riacquistato affatto l'uso de' sensi chiese di rimanere sola con lord Evandale. Ciascuno si ritirò, Jenny con aria di semplicità uficiosa, lady Emilia e il cappellano dando a divedere lo scontento di non poter meglio appagare la loro curiosità.

Usciti che questi furono della sala, Editta pregò Evandale a sedersi presso al sofà ove l'aveano dopo il deliquio adagiata. Ne prese la mano, la portò alle proprie labbra a malgrado della maraviglia e della resistenza opposta dal lord; indi raccogliendo quante forze le rimaneano, lasciò d'improvviso, gettandosegli ai piedi, il sofà.

»Perdonatemi o milord! esclamò, perdonatemi sono costretta ad esservi ingrata, a rompere un obbligo il più solenne. – Voi possedete la mia amicizia, la mia stima, il mio rispetto, la mia gratitudine, ma egli e impossibile ch'io vi sposi.»

»Voi uscite d'un sogno doloroso, mia cara Editta (le disse lord Evandale rialzandola e riponendola sul sofà); e vi lasciate ora trasportare dalla vostra immaginazione e dalle larve che vi crea un animo facile troppo a sentire ogni impressione.»

»V'ingannate, lord Evandale, Editta rispose. Io non ho sognato altrimenti, nè la mia mente è in delirio. Non l'avrei creduto se qualcuno me lo avesse raccontato. Ma l'ho visto, e debbo crederlo agli occhi miei.»

»Visto chi?» sclamò lord Evandale sorpreso quanto confuso.

»Enrico Morton!» ripigliò Editta e pronunciò queste due parole con quel tuono come se fossero state l'ultime che dovesse pronunciare in sua vita.

»Miss Bellenden, disse allora lord Evandale, voi usate meco qual s'io fossi un fanciullo o uno stupido. Se vi trovate pentita d'avermi obbligata la vostra fede aggiunse in guisa di uom risentito, non son io quel tale da valermi de' miei diritti per violentare le vostre inclinazioni, ma trattatemi siccome uomo, non vi prendete giuoco di me.»

Profferiti i quali accenti s'accigneva ad abbandonarla, ma volgendo sovr'essa un ultimo sguardo, s'accorse al pallor delle guance e allo smarrimento delle pupille che troppo verace erane il turbamento, e che qualunque fosse stata la cagione sì stranamente forte sopra lo spirito di lei, questo era del certo posseduto da un inesplicabile disordinamento. Cambiò all'istante di tuono, si assise un'altra volta vicino ad essa, e prese i modi i più confacevoli a venire in chiaro su i motivi del terrore che la opprimeva.

 

»L'ho veduto, ella ripetè, ho veduto Enrico Morton al poggiuolo di quella finestra. Ei guardava entro questa sala nel momento ch'io stava per abbiurare in eterno la sua memoria. Avea il volto pallido e scarno; un grande manto gli copria la persona; il cappello gli veniva su gli occhi; l'espressione della fisonomia era la stessa di quel giorno che Claverhouse l'interrogava nel castello di Tillietudlem. Domandate a vostra sorella, domandatele se non l'ha veduto al pari di me!»

Nel medesimo tempo aprivasi la porta della stanza che lasciò vedere Holliday, il quale nel momento della rivoluzione aveva abbandonato il reggimento insieme a lord Evandale, e rimase poi sempre al servigio di questo lord. Tutto pallido in volto, parea sopraffatto da un sentimento di tema insolito in lui.

»Che v'è di nuovo Holliday? esclamò il padrone alzandosi impetuosamente. Sarebbesi mai scoperto?..»

Ebbe l'accorgimento di non terminare questa frase pericolosa, ed atta a tradire i divisamenti che lo guidavano al campo.

»No, milord, rispose Holliday. Non è questo, o nulla che somigli a questo. Ma ho veduto uno spirito.»

»Uno spirito! esclamò lord Evandale, la cui impazienza smisuratamente crescea. Tutti oggi cospirano a farmi diventar matto! E quale spirito hai dunque veduto o imbecille?»

»Lo spirito di Enrico Morton, del capitano de' Presbiteriani che si battè con tanto valore al ponte di Bothwell e che si annegò presso alle coste d'Olanda. Mi è comparso improvvisamente a fianco là nel giardino, poi si è dileguato a guisa d'un fuoco fatuo.»

»Tu sei pazzo, sclamò lord Evandale, o qui cova qualche trama infernale. – Jenny, abbiate cura della vostra padrona, intanto ch'io procuri trovar la chiave di un tale mistero.»

Tutte le indagini di lord Evandale non conclusero a nulla. La sola Jenny che, volendole, avrebbe potuto offerirgli i desiderati schiarimenti, era la più sollecita di lasciare avvolta fra le tenebre la verità; e ciò per viste di suo creduto interesse, perchè l'interesse avea in lei preso il luogo della civetteria sin quando si trovò in possesso d'un marito, buon capo di casa e ad essa affezionatissimo. Costei pertanto avea profittato destramente de' primi istanti di confusione per fare sparire dalla stanza vicina tutto quanto avesse potuto dare indizio di qualcuno rimastovi a dormire la scorsa notte; cautele da lei estese fino a spazzare l'orme di piede umano che trovavansi su quel poggiuolo, dal quale congetturò esser stato veduto Morton da miss Editta; e lo congetturò sembrandole cosa naturalissima che egli avesse voluto valersi di quella opportunità per vedere un'ultima volta colei dalla quale s'involava per sempre. Ella andò finalmente a far le sue indagini nella scuderia, e non avendovi trovato il cavallo, ne conchiuse che Morton fosse partito per non più ritornare, e credè quindi in sicuro il proprio segreto.

»Poi, pensava fra se medesima; quando anche Editta e Holliday lo avessero conosciuto in pieno giorno per Morton, non ne vien già di conseguenza che debba averlo ravvisato io a lume di candela; se pertanto si arrivasse anche un giorno a sapere che è stato qui, non v'è rischio da temere per me.»

Considerazione che la tenne coraggiosissima sulla negativa, allorchè lord Evandale si fece ad interrogarla. Quanto ad Holliday non seppe mai ripetere altra cosa se non se che entrando in giardino gli era apparso ai fianchi lo spirito, venuto a guisa di lampo, indi sparito prima ch'ei si riavesse dallo stordimento concetto.

»Se l'ho riconosciuto! aggiunse. Nè io poteva ingannarmi. L'ho avuto in custodia quand'era prigioniere, e ne notai tutti i contrassegni per prevedere il caso che mai fosse arrivato a fuggirmi. In oltre non son molti gli uomini formati sullo stampo del sig. Morton. – Per qual motivo poi torni qui, gli è quanto non so capire, perchè non è morto, o moschettato, o appiccato, o assassinato, ma di morte naturale.»

Lady Emilia protestò d'avere veduto sicuramente l'ombra dell'uomo che si ritraeva dal poggiuolo.

John Gudyil s'era tolto dal giardino per andare a far colezione nell'ora appunto della apparizion del fantasma. Cuddy stava nei campi a lavorare; il servo d'Emilia in cucina aspettando gli ordini della padrona, nè avean quindi veduto nulla. Erano questi i soli individui che si trovavano in quella casa e che vennero inutilmente interrogati.

Non fu lieve il dispetto di lord Evandale, che vedea per tal romanzesca avventura mandato a vuoto un disegno da lui ideato non tanto per assicurare la propria felicità quanto per procurare ad Editta un asilo contra ogni sciagura che potesse sovrastare. Persuaso com'era a ragione dell'indole di miss Bellenden, non sapea crederla capace d'aver cercato un pretesto per sottrarsi alla fede data; avrebbe però attribuito ad effetto d'una immaginazione posta in effervescenza la visione da lei asserita, se non fosse concorso a sostenerla per vera Holliday, da nessuna cagione sospinto a pensare in quel momento più a Morton che a qual si sia altra persona.

Troppo spirito e senno erano in lord Evandale, perch'egli non credesse del certo alle apparizioni, ma altrettanto gli sembrava difficile che in mezzo alla sciagura di mare, per cui perirono e tutti i compagni di Morton e quanto aveano portato con se alle coste d'Olanda, Morton fosse sopravvissuto quasi per un miracolo, e rimasto cinque anni senza far pervenire ad alcuno contezze di se, e che si desse nel medesimo tempo l'inutilità delle tante indagini praticate per sapere se egli vivea. E vivo ancor supponendolo, qual cagione omai lo costrigneva a nascondersi mentre la fazione per cui parteggiò trionfava, mentre la rivoluzione accaduta nel governo gli era un allettamento a mostrarsi, e poichè il primo atto di Guglielmo asceso al trono d'Inghilterra fu richiamare tutti coloro che gli Stuardi aveano banditi.

Il cappellano, col quale lord Evandale s'intertenne sulla perplessità impadronitosi del proprio animo, fece a questo una lunga dissertazione intorno alle apparizioni e agli spiriti, non mancando condirla di quanto avean pensato al proposito e Delrio e Burthoog e Delancre, e conchiuse finalmente: »quindi porto opinione certa e immutabile che:

O l'ente apparso questa mattina fu veramente lo spirito di Morton, avvenimento del quale, nè come teologo nè come filosofo, ho fondamenti per ammettere o negare la possibilità;

O il detto Enrico Morton è tuttora fra i vivi, è tuttora in rerum natura, e si è fatto vedere in persona propria;

O finalmente qualche cosa di somigliante a Morton (del che parimente abbiamo gli esempi) ha fatto travedere tanto miss Bellenden quanto Holliday.

Qual è poi di queste tre ipotesi la più probabile? Non oserei profferire giudizio su ciò; ma ne farei mallevadore il mio capo; una d'esse è sicuramente la vera.»

Intanto accadde cosa che attristando sommamente lord Evandale non gli diè tempo di meditare alla forza di questo dottissimo schiarimento in forma. Lo scotimento sofferto da miss Bellenden, la rendè fra brevi ore ammalata serissimamente.

»Non partirò di qui, s'io non la so fuor di pericolo, pensò fra se stesso. Qualunque sia la cagione immediata dell'infermità, io le ho data origine colle mie malaugurate insistenze.»

Già un messo era corso ad avvertire dello stato, in cui giacea la nipote, lady Margherita che ad onta del suo reumatismo si fece trasportare in quello stesso giorno a Fairy-Grove. Lady Emilia non volle scostarsi dall'inferma, e la presenza di queste due signore facea lecita una più lunga dimora di lord Evandale, che deliberò trattenersi ivi sintantochè la salute di miss Editta fosse rimessa in guisa da permettergli d'entrar seco lei in una spiegazione definitiva.

»Io non comporterò giammai, dicea il giovine generoso, che l'obbligo, a cui si è legata con me, le divenga tale catena da costrignerla ad un maritaggio, del quale la sola idea sembra sconcertarle lo spirito e condurla sul limitar della morte.»

CAPITOLO X

 
»Poggi, valli, boschetti e voi pur siete
»Ch'io rivedo in tal giorno?
»Oh quante volte intorno
»Corsi vostr'ombre chete!
»Nè angoscïose imagini la mente
»Mi turbavano ancor; la prima aurora
»Di gioventù ridente
»Per me splendeva allora.
»Nuovo di vita all'oceâno, ignoti
»M'eran gli scogli e il furïar de' noti.»
 
Ode sopra una veduta del collegio di Eton.

Non sono unicamente le infermità del corpo e la povertà, che abbattano il coraggio degli uomini i più distinti per ingegno, e li mettano a pari di quegli enti ordinari de' quali la maggiorità del gregge umano è composta. Avvi tali istanti d'agitazione anche per gli animi forniti di più fermezza, onde questi nulla conservano che li contraddistingue dai deboli, e scontano il tributo generale imposto alla nostra natura. Stato di tanto più deplorabile in essi, poichè s'accorgono che abbandonandosi così in preda al dolore, mancano ai dettami della religione e della filosofia, la cui prevalenza pur dovrebbe essere continua su gli atti e le passioni degli uomini.

In tale stato era lo spirito dell'infelice Morton, intantochè allontanavasi da Fairy-Grove. Il sapere che questa Editta da esso amata per sì lungo tempo, e che non avrebbe mai lasciato di amare, era in procinto di farsi sposa a chi ab antiquo gli fu rivale e nondimeno s'avea acquistati sul cuore di lui tutti i diritti dell'uom che benefica, il saper ciò divenivagli insopportabile angoscia, comunque ad un cruccio di tal genere dovesse aver l'animo preparato. Soggiornando in terra straniera egli avea scritto una sola volta ad Editta, nè ad altro fine che d'inviarle l'ultimo addio, e accertarla de' propri voti, alla felicità dell'amata donna intesi costantemente. Non la supplicava in tal lettera di risposta, ma ben si tenea certo di ricevere notizie di essa, e se questa speranza andò a vuoto ne fu cagione che la lettera al suo destino mai non pervenne. Morton cui sì fatta circostanza era ignota, prese il silenzio per un indizio d'essere stato messo in obblio. Posto piede nella Scozia, intese gli sponsali pattuiti tra lord Evandale, e miss Bellenden; anzi conchiusi già li credea; e quand'anche si fosse, come erasi di fatto nella seconda parte, ingannato, la generosità dell'animo suo non gli avrebbe permesso di pensare a turbar il riposo, ed amareggiar forse ogni contento di Editta, col volere rinverdire pretensioni che dal tempo e dalla lontananza sembravano annichilate.

Il caso lo fece abbattersi in un tale che avea militato sotto gli ordini di lui nell'esercito presbiteriano, e fu quel medesimo dal quale seppe come Cuddy, dopo avere condotta Jenny Dennison in isposa, a Fairy-Grove dimorasse; laonde non potè resistere alla brama di vedere sì l'uno che l'altra, e di raccorne sicuri contrassegni sullo stato in cui trovavasi allora miss Bellenden, che ei non osava più accennare col nome di Editta. Già vedemmo quai conseguenze partorisse questa risoluzione; talchè si dipartì da Fairy-Grove tutto pieno del convincimento, che Editta lo amasse tuttavia, e più dolente quindi della necessità di rinunziarne per sempre il possedimento, necessità impostagli dall'onore. Oh qual fu la commozione dell'animo suo in udendo il colloquio seguito fra Editta e lord Evandale! Tanto può immaginarsela il leggitore che già non imprenderemo a descriverla. Si trovò venti volte sul punto di esclamare »Editta, sono ancor vivo!» Ma gli ricorreano nel tempo stesso alla mente, la fede ch'ella aveva obbligata ad Evandale, i servigi che questo lord avea prestati alla famiglia della donzella, la gratitudine di che andavagli debitore egli stesso, troppo giustamente persuaso che l'aver avuto salva la vita dopo la giornata di Bothwell fosse effetto della proponderanza goduta da Evandale sopra l'animo di Claverhouse; le quali idee imponendo silenzio all'amore lo stolsero da un atto d'onde a suo avviso poteano scaturire soltanto, sciagura ad un rivale degno di stima, aumento d'affanni alla sua cara Editta, non quindi a lui la speranza d'un avvenire più prospero.

»Sia fatta dunque la volontà del cielo! così egli pensò. Io era morto per lei sin quando die' fede di sposa a lord Evandale. Ella non sappia almeno, che ancor respiro, che il mio amore è sempre il medesimo!»

Sul punto stesso di giurare questa risoluzione ei sentiva quanto poca forza si avesse per mantenerla, e diffidava di se medesimo; e straziato ogni volta che il suono della voce d'Editta gli perveniva all'orecchio, o per dir meglio al cuore, uscì rapido per la porta che mettea nel giardino. Ma non sì rapido che prima d'involarsi al luogo ove udia per l'estrema volta gli accenti della giovane amata, non lo prendesse invincibil desio di ricontemplarne un solo istante le forme. Con questa intenzione si trasse al poggiuolo, e quando il grido messo da Editta gli fe' sospettare d'essere stato veduto, fuggì com'uomo inseguito dalle furie; passò d'accanto, senza riconoscerlo, e perfin senza vederlo, ad Holliday; corse alla scuderia; cavalcò il palafreno, e prese il primo sentiero che dinanzi se gli parò.

 

S'egli avesse tenuta la strada di Hamilton o l'altra che guidava al ponte di Bothwell, forse lord Evandale sarebbe venuto in cognizione ch'egli era ancor vivo. La notizia della vittoria che su le truppe del re Guglielmo riportarono i montanari scozzesi, avea messo il governo in tema di qualche sediziosa mossa per parte dei settarj del mezzogiorno. Laonde essendo stati posti più corpi di guardia alle due frontiere, non passava viaggiatore, che non soggiacesse alle indagini le più scrupolose per parte di quelle sentinelle. Invano lord Evandale mise attorno persone fidate per prendere schiarimenti; nessuno straniero erasi presentato ad alcuno de' ridetti confini in tutta quella mattina. Quindi il lord si vide ridotto a supporre che Editta avesse preso per reale un fantasma, figlio soltanto d'un'immaginazione per le precedenti cose alterata, e che per una coincidenza strana quanto inesplicabile di avvenimenti, la mente di Holliday fosse stata travoltata dalla medesima idea.

Intanto il cavallo di Morton, non avendo potuto mai abbandonare il galoppo, si trovò dopo pochi minuti a tal parte della riva del Clyde, che recenti orme indicavano venir adoperata ad uso d'abbeveratoio. Il corridore di Morton, punto dagli speroni ad ogni istante e comunque poco abbisognasse di stimolo, entrò senza esitare per quella bocca, e si trovò ben tosto guadando; della qual cosa Morton s'avvide unicamente pel freddo sopraggiuntogli allora che si trovò colla metà della persona nell'acqua, e pensando meglio a se stesso comprese la necessità di provvedere alla salvezza propria e del corridore, perchè ivi era più che altrove rapida la riviera. Fattosi quindi a governar l'animale, lo guidò qualche tempo, per non estenuarne oltre modo le forze, a seconda della corrente, in guisa però d'avvicinarsi all'opposta riva, che essendosi offerta allora troppo ripida, gli convenne abbandonarsi di nuovo al fiume, finchè dopo alcuni minuti scôrse migliore sponda e toccò immune da rischio la terra.

»E dove or volgermi? pensava Morton in mezzo all'afflizione che lo premea. In fine che rileva? Ah! se l'augurarmelo non fosse colpa, avrei desiderato che l'acque del Clyde m'inghiottissero. Così almeno nè la rimembranza del passato nè l'affanno del presente mi rimarrebbero.»

Ma si vergognò che tale idea gli fosse occorsa all'animo appena l'ebbe concetta, soprattutto in ripensando alle vie quasi miracolose, onde il cielo gli avea fatta salva una vita che allor ponea tanto in non cale. »Io sono, disse, uno stolto!.. assai peggio che stolto, se oso lagnarmi della Provvidenza, che mi ha dati sì manifesti contrassegni di protezione. Non mi resta più dunque cosa da operare su questa terra? Quand'altro non facessi che sopportare coraggiosamente i patimenti ai quali son condannato, non sarebbe questo abbastanza? In quanto ho veduto, in quanto ho udito eravi forse nulla a cui non dovessi aspettarmi? Ed eglino son forse più felici di me? (Aggiunse non osando profferire il nome di questi eglino.) Ella spogliata delle sostanze! Egli!.. ne compresi poco que' discorsi fatti più sotto voce; pur compresi assai ch'egli si cimenta ad un'impresa pericolosa! Oh potessi trovar modi a confortarli, a soccorrerli, a vegliar su di loro!»

Così a poco a poco dimenticò affatto i propri affanni per dar tutto il suo pensiero alle cose di Editta e del futuro sposo di lei. E in tal punto ricordandosi quella lettera di Burley che avea dimenticata da lungo tempo, nuovo raggio di luce alla mente gli sfavillò.

»La loro sciagura è l'opera di costui. Ne son certo. Ma qual via a ripararla? Se pur v'è, dipende dagli schiarimenti che mi fosse dato ottenere da lui medesimo. Fa d'uopo ch'io il cerchi, ch'io il trovi, che egli me li fornisca tutti con esattezza. Chi sa? Potrebbe derivarne un salutifero cambiamento sul destino di quelle persone che più non debbo vedere, e che forse non verranno mai a scoprire, com'io in tal'istante dimentichi le mie proprie sventure per adoperarmi alla loro felicità.»

Animato da sì fatta speranza, comunque posasse su fragilissima base, cercò raggiugnere la strada maestra, e pratichissimo di tutti que' dintorni da lui trascorsi le tante volte alla caccia, si vide prestamente in sulla via d'onde pervenivasi a quella picciola città, che il vide cinque anni addietro entrar trionfante, e acclamato capitano del Pappagallo. Benchè una tetra malenconia ne signoreggiasse continuamente lo spirito, non trovavasi più immerso in quello stato di disperazione cui per poco non avea soggiaciuto. Tal si è l'effetto d'una risoluzione disinteressata e virtuosa; se non vale a richiamare la perduta felicità, essa almeno la pace dell'animo ricompone.

Dopo avere rintracciati e rinvenuti nella propria cartella i connotati che all'uopo di chiedere di lui aveva alla sua lettera uniti Burley, sperò men difficile il discoprirlo, e deliberò andarne in traccia, quand'anco dimorasse in terra straniera. Volea pensare al modo onde, potendo vederlo, potrebbe scavar da costui le cose utili da sapersi a vantaggio della famiglia Bellenden. Ma poi sentì ch'era impresa impossibile e vana il darsi ad architettare a tal uopo un sistema, finchè ignorava persino la condizione di vivere cui questo suo collega antico fosse ridotto.

Era incirca mezzogiorno allor quando il nostro viaggiatore arrivò a poca distanza dal castello di Milnwood, situato dinanzi ad una piccola foresta posta a gittata di archibuso della strada che egli correa. La vista di quell'abitazione destò in esso mille rimembranze soavi e penose ad un tempo al suo cuore, e tali quai suole provarle chiunque di tempera d'animo dilicata, rivede, dopo essere stato in balìa alle tempeste d'agitatissima vita, que' luoghi ove passò i giorni tranquilli e beati della sua fanciullezza.

»La vecchia Alison, così andava ragionando in sua mente, non può ravvisarmi più di quello che ieri sera m'abbia ravvisato Jenny. Tanto meglio! soddisfarò una mia brama, libero di partir indi senza farmi conoscere. Mio zio, credo m'abbia detto Jenny, ha lasciato ad Alison le sue sostanze. Così sia! non me ne dolgo; ho affanni che mi riguardano più da vicino. Ad ogni modo voglio vedere anche una volta la casa de' miei maggiori.»

Già la veduta del castello di Milnwood non ispirava gaiezza sotto l'antico padrone, or presentavasi ancora più malenconica e tetra che per lo passato, benchè vi fosse stata fatta qualche restaurazione. Non mancava una tegola al coperchio della casa, non vedevasi una lastra rotta alle finestre, ma l'erba era stata lasciata crescere nel cortile, come se si avesse dovuto farvi pascolare una mandria; le tele di ragno che tappezzavano la porta principale indicavano il lungo tempo dacchè non aprivasi. Morton picchiò ad essa più d'una volta senza che alcun susurro anche lievissimo gli si facesse udire dall'interno di quell'abitazione. Finalmente vide aprire la finestrella, d'onde soleansi guatare i forestieri che bussavano a quell'ospizio, e ravvisò per traverso ad essa le fattezze della nostra Alison sulle quali scorgeasi una giunta di grinze a quel discreto numero che la corredavano prima che Morton abbandonasse il castello. Le copriva il capo una cuffia da notte, e fuor d'essa sfuggivano alcune ciocche di capelli grigi, atte a produrre un effetto pittoresco assai più che gradevole.