Il Guerriero Depravato

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“In che senso, è un altro dei tuoi blocchi?” Domandò lei, incapace di nascondere la propria irritazione. Si svincolò le mani nel riflettere su ciò che era appena successo.

“Non ho nessun blocco, Mackendra. Dobbiamo andarcene. Siamo stati qui troppo a lungo” la voce di lui non lasciava spazio all’interpretazione, il che la confuse più che mai.

Aveva visto il lato vulnerabile e quasi umano di lui quando inizialmente aveva armeggiato nella propria esplorazione. Era chiaro che non l’avesse mai fatto prima, e per qualche strana ragione le piaceva essere la sua prima. Per un istante lo immaginò in grado di essere amorevole e premuroso, ammonendosi immediatamente per aver anche solo pensato a qualcosa del genere. Gli uomini della sua vita erano stati solamente una delusione, e non avrebbe permesso a sé stessa di pensare diversamente di quel vampiro.

CAPITOLO SEI

Mack sentì degli artigli affilati alla gola. Mantenne lo sguardo fisso su Kyran nel tentativo di nascondere il panico. I predatori erano in grado di percepire la paura, il che alimentava le loro azioni, ma alla ragazza risultava molto difficile restare calma. L’ultima volta in cui aveva provato un tale terrore era stato anni prima, quando era stata attaccata. Proprio come quella notte la creatura malvagia l’aveva colta di sorpresa. Dal momento in cui Kyran aveva posato le labbra sulle proprie, Mackendra aveva fantasticato su di lui come una ragazzina innamorata; ora invece la pervadeva l’adrenalina. Era il momento di combattere o scappare, e non era una che si tirava indietro di fronte a una sfida.

Normalmente l’elfo di sessanta centimetri non le avrebbe fatto paura, ma la spaventavano i denti frastagliati e le dita affilate della creatura sulla propria giugulare. Oh, e il Redcap che gocciolava sangue sarebbe stato abbastanza per far urlare dallo spavento qualsiasi donna normale. Meno male che Mackendra non era una donna normale.

Kyran si voltò completamente senza mai distogliere lo sguardo da lei. Non l’aveva ancora visto entrare in modalità battaglia, ma i suoi occhi grigi erano freddi come la pietra e stretti sulla scena al proprio cospetto. Le accelerò repentinamente il battito cardiaco nel guardarlo incrociare le braccia al petto e portarsi le mani sotto le ascelle. Avrebbe impugnato le doppie lame che l’aveva visto sistemarsi sulla schiena. Improvvisamente fu molto grata del fatto che Kyran fosse un Guerriero, pronto a tutto. Mackendra si ricordò del proprio coltello che si era sistemata nello stivale sinistro. Prese in considerazione l’abbassarsi per impugnarlo, ma si fermò quando Kyran scosse appena il capo.

Mackendra sgranò gli occhi e abbassò lo sguardo, indicandogli che aveva intenzione di utilizzare il proprio coltello. L’espressione che le rivolse era come a dirle che se solo l’avesse fatto si sarebbe presa una sculacciata. La ragazza rispose alla sua occhiata con un’altra che gli prometteva che gli avrebbe amputato le palle se solo ci avesse provato. Kyran non era affatto intimidito dalla rabbia di lei, mentre la leggera flessione delle labbra di lui la spaventava di più del piccolo essere sulla propria spalla, il quale le diceva che gli piaceva l’idea di lei alla propria mercé.

“Che cos’abbiamo qui?” Domandò una voce profonda e roca che ricordava quella di un anziano che fumava da cinquant’anni.

Mackendra non osò voltarsi indietro dalla paura di farsi tagliare la gola, ma poi udì i rametti che si spezzavano e il fruscio delle foglie dietro di sé. Altre creature li avevano circondati. Spostò lo sguardo a sinistra e a destra e su e giù, contandone almeno altri sei oltre a quello sulla propria spalla. Se fosse stata in grado di eliminare quest’ultimo avrebbero avuto buone possibilità di cavarsela. Mackendra sapeva combattere, e sicuramente anche Kyran era molto abile.

“Ascolta amico, noi non ti abbiamo dato fastidio. Lasciala andare e ce ne andremo per la nostra strada” disse Kyran.

“Non possiamo. Siete entrati nel nostro territorio, da cui nessuno esce vivo” ribatté la medesima creatura.

“Allora avete un problema” rispose Kyran. In un batter di ciglia i piccoli artigli della creatura vennero allontanati dalla gola di lei, e il Redcap venne scagliato a terra.

Mack non esitò nell’abbassarsi e impugnare il proprio coltello, tramite il quale pugnalò una delle creature dal cui stomaco zampillò del sangue verde. Un altro le saltò sulla schiena e le affondò i denti nella carne della spalla. Mackendra era furiosa, e urlò nel voltarsi per cercare di afferrare uno dei Redcap dalle gambe striminzite. Le creature si muovevano troppo velocemente, e le risultava impossibile star loro dietro. Non correvano però tanto velocemente quanto Kyran, ma erano molto più rapide degli Skirm. Kyran apparve improvvisamente dietro Mackendra e le strappò via di dosso il Redcap, decapitandolo con la facilità con la quale si svita il tappo di una bottiglia; quindi ritornò alla battaglia.

La ragazza sudava e aveva i nervi a pezzi, e la spalla le faceva un male da impazzire. Ignorò il dolore e si scagliò verso uno dei nani dai cappelli rossi, ma le scivolò tra le gambe. Mackendra provò improvvisamente una fitta di dolore al polpaccio, e quando abbassò lo sguardo sul Redcap si rese conto che le aveva affondato gli artigli nel muscolo. La reazione immediata di lei fu quella di agitare la gamba per farlo cadere, ma ottenne l’effetto contrario in quanto la creatura si aggrappò ulteriormente a Mackendra, facendo penetrare le unghie più in profondità.

“Brutto figlio di puttana!” Urlò nel sollevare l’altro piede e colpendolo alla testa. Si rese conto che gli artigli non avevano mollato la presa, ma la ragazza insistette fino a quando il terreno fu ricoperto solamente da una poltiglia verde da cui si sollevò una puzza di frutta marcia. Mackendra era soddisfatta dalla propria vittoria, quindi portò l’attenzione su Kyran, il quale aveva addosso tre di quelle creature. Inammissibile, pensò, quindi si affrettò al suo fianco.

La ragazza non poté fare a meno di ammirare la ferocia con cui Kyran si batteva. Il problema era che i piccoli elfi erano predatori efficienti. Colpivano velocemente e sparivano prima che Kyran potesse attaccarli. La vista dei Redcap che mordevano e graffiavano l’uomo le ricordava di come si nutrivano i piranha. Quando si trovò a un metro da Kyran, Mackendra venne colpita di lato.

Incespicò quando provò una fitta dolorosa al fianco. Le erano stati affondati dei denti o degli artigli nella carne, ma era presa dall’affrontare il Redcap che le era balzato sul petto. Lo afferrò per il cappello e tirò, ma non riuscì a rimuoverlo. Mackendra si rese conto che non era un vero e proprio cappello, bensì faceva parte del corpo dell’esserino; quindi lo colpì con il coltello, amputandone una parte. Tra gli alberi fece eco un fischio stridulo che fece interrompere le azioni di tutti. Quando Mackendra si toccò il fianco percepì la preoccupante quantità di sangue che le fuoriusciva dalla ferita, e la ragazza tentò di riprendere fiato e rendersi conto di ciò che stava accadendo.

Un istante più tardi uno di loro saltò dalla schiena di Kyran all’albero più vicino ed esclamò “Dobbiamo dire a Akilam che c’è un Notturno”.

Mackendra si rese conto che Kyran impallidì alle parole del Redcap, e sapeva che non poteva essere un buon segno. “Non credo proprio” sbottò Kyran prima di svanire. La ragazza si guardò intorno in cerca dell’uomo, ma non lo vide da nessuna parte. Echeggiarono delle urla, e quando abbassò lo sguardo si rese conto che era stata lasciata da sola con quattro elfi arrabbiati.

Il panico le faceva battere il cuore all’impazzata, e il suono le riverberava nelle orecchie. Agì quindi d’istinto rannicchiandosi a terra e preparando il pugnale. I quattro si affrettarono contro di lei, e con un calcio ne scagliò uno contro un albero. Il tonfo fu musica per le sue orecchie. Ciò che seguì fu una raffica di denti e artigli. La ragazza perdeva sangue e si debilitava in fretta. Radunò comunque le energie per difendersi con tutta sé stessa.

La raffica di movimenti di lei s’interruppe quando uno dei piccoli demoni le affondò i denti nella coscia. Mackendra quindi urlò, e le cedette la gamba dal dolore. Si ritrovò a terra, ma sollevò comunque il pugnale per difendersi, e fu in quel momento che riapparve Kyran. La ragazza aveva la vista offuscata e le stavano venendo le vertigini, ma vide rotolare una testa rugosa di uno degli elfi che l’avevano attaccata.

Kyran afferrò due elfi dalla testa e li fece collidere tra di loro come fossero stati dei cembali. Li scosse nonostante le loro proteste; gli esseri si stavano dimenando nel tentativo di graffiarlo, ma l'uomo copriva gran parte delle loro teste con le sue grandi mani e li teneva a distanza dal proprio corpo allargando le braccia. Kyran faceva sembrare molto semplice l’avere la meglio sui Redcap nonostante Mackendra sapeva quanto fosse difficile in realtà. Quando lo guardò negli occhi si rese conto che erano neri come il carbone, ed era chiaro che fosse adirato. Nessuno sopravviveva alla sua violenza. Mackendra provò sollievo e terrore allo stesso tempo. Si era sciolta al tocco di lui, dimenticandosi di cos’era veramente, ma quel momento fu un modo intenso di ricordarglielo.

Zoppicò verso di lui come a dimostrargli di sapersi prendere cura di sé, oltre a tentare di aiutarlo. “Lascia” esordì lei, pugnalando un Redcap al collo prima che Kyran potesse rispondere. Non riuscì a recidere tutti i tendini nonostante il coltello fosse affilato, quindi la testa della creatura restò appesa al corpo solo per un filo sanguinante di carne, di conseguenza Mackendra infierì ulteriormente sul resto del corpo. La ragazza si rivolse quindi verso la seconda creatura nel momento in cui l’elfo che aveva attaccato cadde a terra.

 

Questa volta Kyran si mosse più speditamente, decapitando in un istante il Redcap che aveva vincolato nell’altra mano. Poi raggiunse l’elfo che si era rannicchiato ai piedi di un albero, pugnalandolo al collo e rimuovendogli la testa.

“Perché l'hai fatto? Era già morto” commentò Mackendra, incerta su come mai avesse compiuto una tale azione.

“Assomigliano ai Powries, quelli del mio paese di origine. Alcuni li chiamano Redcap, ma poco importa. Ciò che interessa è che sono creature del Fae Oscuro, e l’unico modo per ucciderli è decapitarli. Non ho intenzione di rischiare la tua sicurezza”. Il fatto che si preoccupasse della sua incolumità rinforzò le convinzioni di Mackendra circa i vampiri. Sotto sotto aveva un cuore.

“Okay aspetta, quindi i Fae sono reali e questi esseri fanno parte del lato oscuro. Vanno decapitati, capito. Vorrei solo capire come hai fatto a sparire. E dove sei andato?” La ragazza sanguinava da tutte le ferite, la peggiore era quella alla gamba. La scarica di adrenalina era esaurita, e la fatica si stava facendo sentire. Le vennero le vertigini quando si piegò per raccogliere lo zaino. Inciampò, ed era certa che sarebbe caduta, ma una mano calda la raggiunse al gomito, stabilizzandola. Mackendra alzò lo sguardo su Kyran, e si rese conto che l’uomo era preoccupato. L'aveva sentito dire di come il proprio dovere era quello di proteggerla, e per la prima volta gli credette.

“Grazie. Andiamocene. Questa puzza mi fa venire da vomitare” mormorò Mack zoppicando via dalla scena cruenta.

Kyran annuì, ma le restò accanto invece di lasciarla indietro come aveva fatto, restando allerta e guardandosi attorno. “È sempre consigliato decapitare i nemici che ti ritrovi ad affrontare, per sicurezza. Invece per rispondere alla tua domanda, ho seguito il Powrie che era scappato. Non so chi sia questo Akilam, ma non voglio che sappia della nostra presenza”.

“Chiamami Mack, tutti mi chiamano Mack. Non credo che a loro importasse di me perché loro volevano te, Notturno. Come hai fatto a sparire?”

“Lo so che ti chiamano così, Mackendra. E no, non sono sparito, ho fatto una specie di viaggio. Possiedo la super velocità”.

“Che cosa significa, che puoi spostarti dovunque?” Domandò la ragazza nel raccogliere da terra un bastone che testò per sincerarsi che potesse servirle da sostegno. Si rese però conto che era troppo corto per lei, quindi lo gettò via.

“In pratica sì; sono in grado di spostarmi da un luogo a un altro in un istante, fino a percorrere 50 metri alla volta. È risaputo che la Magia Oscura permetta a chi ne fruisce di spostarsi nel mondo anche solo con la forza di un pensiero. Ma nessuno che pratica la magia buona sa spostarsi più velocemente di me”.

“È perché sei un vampiro?”

“No, credo abbia a che fare con il fatto che sono di sangue reale” disse con tranquillità, senza ostentare superiorità. Kyran non si riteneva migliore degli altri a causa della propria provenienza, il che era una cosa positiva dato che Mackendra non tollerava comportamenti simili. Nulla la eccitava meno di qualcuno con la puzza sotto al naso.

“Tutti i vampiri possiedono la super velocità?”

“No. Tutti gli esseri soprannaturali possiedono una gran forza e velocità, ma solamente un gruppo in particolare è superdotato, in modi diversi”.

Lo stomaco di Mackendra decise di borbottare proprio in quel momento, e la ragazza si rese conto di quanto fosse affamata. “Dio, sto morendo di fame”.

“Anch’io. Ucciderei per uno di quei ghiaccioli al gelato. Uffa, avrei dovuto sapere che eri la mia Prescelta quando ho iniziato a essere ossessionato da quelle dannate barrette di gelato. Ho fatto due più due solo ultimamente, quando mi ha colpito la maledizione dell’accoppiamento. Santa Dea, che idiota che sono”.

Mackendra gli rivolse un’occhiataccia. Non sapeva un cazzo di vampiri. “In che senso, tu mangi? Pensavo che i vampiri bevessero solamente sangue”.

Mackendra si tamponò un taglio particolarmente doloroso con un lembo della sua maglietta rosa preferita. Kyran la fermò quando se ne accorse. “Bellezza, sei un disastro. Dobbiamo trovare un po’ d’acqua per pulirti”. Il fuoco negli occhi di lui quando menzionò l'acqua le feci venire i brividi lungo la schiena al ricordo di ciò che era accaduto.

“Non fa niente, proseguiamo. Quindi tu mangi?”

Kyran la prese tra le braccia, ma la ragazza oppose immediatamente resistenza contro al petto muscoloso di lui. “Smettila, Mackendra. Sanguini, e non possiamo lasciare una traccia di sangue che i nemici potrebbero seguire. E sì, mangiamo come tutti quanti” rispose frettolosamente. Mackendra smise di opporre resistenza e portò l’attenzione dietro di sé. Kyran aveva ragione, aveva lasciato una traccia accennata di sangue attraverso la giungla. E poi era stanca e pronta a riposare.

Appoggiò distrattamente la testa alla spalla di Kyran, e l’uomo la prese in braccio. Si rese conto di ciò che era successo solamente quando percepì la presa sicura del vampiro attorno a sé, ma non fece nessuno sforzo per cambiare la propria posizione. “Non credevo che i vampiri mangiassero del cibo vero. Qual è il tuo piatto preferito?”

“Intendi oltre ai ghiaccioli al gelato?” Domandò con voce roca; il respiro di Kyran le faceva muovere i capelli sulla parte superiore della testa. Le piaceva molto il suo accento scozzese e come tutto ciò che diceva risultava sexy.

“Esatto, il dessert non conta” rispose chiudendo gli occhi e rilassandosi.

“Ah, ma il dessert è la parte migliore” commentò Kyran a bassa voce, e la vibrazione delle parole le riverberarono nel petto. “A me piacciono i cibi piccanti, specialmente il cibo messicano”.

Il pensiero del cibo le fece brontolare nuovamente lo stomaco. Aveva terminato le due barrette proteiche che aveva trovato nello zaino e non aveva mangiato nient’altro in più di ventiquattro ore. Kyran la posò a terra nei pressi di un ruscello, e quando Mackendra aprì gli occhi si aspettò di trovare una cascata. Non sarebbe più riuscita a non eccitarsi in presenza di una cascata.

“Ti sanguina ancora la gamba. Fammi vedere” disse Kyran nell’allungare la mano verso il bottone dei jeans di lei. Mack mise però le mani sulla sua per fermarlo.

“Non è niente, davvero. Lascia stare. Mi pulisco un po’ e poi possiamo proseguire”. Era fuori discussione che si togliesse ancora i pantaloni in presenza di Kyran. Non indossava le mutandine, il che significava cercarsela. A quel punto sapeva che la propria forza di volontà era inesistente quando si trattava del vampiro.

“Devo controllare quanto è grave, Mackendra. Forse ti servirà del sangue per guarire. Se non la sistemiamo adesso allora tanto vale che ci disegniamo un bersaglio sulla schiena” disse Kyran incrociando le braccia al petto e guardandola come in attesa di un suo riscontro.

“D’accordo” sbuffò nell’abbassare la zip. Poi alzò lo sguardo su Kyran nel portarsi i jeans alle ginocchia.

L’uomo prese bruscamente un respiro, e i suoi occhi grigi presero a brillare di luce argentea, da cui Mack restò ipnotizzata. Balzò dalla sorpresa quando percepì la carne di Kyran sulla propria. Il vampiro raccolse il sangue che le gocciolava dalla ferita e si portò il dito alle labbra per leccarlo. Emise un grugnito gutturale, e Mackendra notò che aveva scoperto i canini nel respirare dalla bocca.

“Cazzo, hai lo stesso sapore di Annwyn. Posso provare a chiuderlo con la lingua, ma la ferita è profonda. È probabile che ti serva il mio sangue”. Aveva posato una mano sul fianco di lei, e la ragazza la sentì bruciare su di sé come un marchio.

“Dov’è che vuoi mettere la lingua?” Domandò Mack a stento. Sapeva dove voleva la lingua di Kyran, e non era la ferita.

“Sta’ ferma” disse prima di accovacciarsi davanti a lei.

I palmi di lui le vincolarono i fianchi per tenerla ferma, e Kyran la guardò fissa negli occhi come a sfidarla a fermarlo. Quando la lingua di lui le accarezzò la ferita, la ragazza inarcò la schiena spinta dal bisogno. La lingua di Kyran era calda e ruvida, e lo immaginò esplorare altre parti del proprio corpo; improvvisamente si trovò ad avere bisogno di lui. Kyran alzò lo sguardo su di lei. Il desiderio dell’uomo prese una svolta disperata, e la sua fervenza le fece sanguinare ulteriormente la ferita.

Si interruppe qualche secondo più tardi. Stava respirando pesantemente, e Mack notò che gli si era gonfiata una vena del collo. “Dovrò darti il mio sangue. Morirai dissanguata prima che quella ferita guarisca”.

“No, non voglio il tuo sangue” obiettò lei. Le si rivoltò lo stomaco al pensiero di farsi dare del sangue da qualcuno.

Kyran si alzò in piedi e le mise le mani sulle spalle. “Sei incredibile. Non puoi continuare a sanguinare” la ammonì.

“Sono molte cose, Kyran, principalmente sono stronza, ma mai incredibile”. L’uomo ridacchiò e si morse un polso, poi lo portò all’altezza della bocca di Mackendra che si limitò a guardarlo.

“Non dirmi che hai paura” la sfidò. Mackendra non si tirava mai indietro di fronte a una sfida. Quindi tirò verso di sé il polso sanguinante di Kyran, e le risalì la bile in gola. Si trovò costretta a deglutire diverse volte prima di poter procedere.

Una volta riacquistato il controllo dello stomaco in rivolta, Mackendra si avvinse al polso di lui e prese a succhiare con foga con l’intenzione di fargli male. Ottenne però l’effetto contrario. Sorprendentemente il sangue di Kyran aveva il sapore del miele; non era assolutamente repellente, e la riscaldò da dentro. Le presero a formicolare le vene, le vennero i brividi e le si strinse lo stomaco dall’eccitazione sessuale. Era l’ultima reazione che si aspettava di avere, ma non riusciva a negare la lussuria che provava.

Mackendra gemette a lungo e gli succhiò il polso con crescente trasporto, e sentì il corpo irrigidirsi. Si ritrovò ad allontanare la bocca dal braccio di lui per esprimere completamente l’orgasmo che la scosse. La ragazza respirava pesantemente nel terminare il proprio apice, e Kyran si allungò per strappare un pezzo di edera da un albero che si trovava nelle immediate vicinanze. Mack si rese conto delle intenzioni di lui, e non si sorprese quando le portò le mani sopra la testa. La ragazza si mise sulla difensiva quando l’uomo le portò attorno ai polsi un’estremità del rampicante. “Cosa diamine credi di fare?”

“Non parlare a meno che non te lo dico io. Non ti farò del male, voglio solo assaggiarti. Il tuo dolce aroma mi sta tormentando” ribatté Kyran nel sistemare anche l’altra estremità del rampicante attorno all’albero a cui era appoggiata. Quindi le tolse gli stivali e i pantaloni.

“Io…” esitò Mackendra quando sentì i denti di lui sulla coscia indenne. La punta dei canini le grattò la pelle senza ferirla. Poi la mordicchiò delicatamente, e la lingua di lui si avventurò nel sesso di lei. La ragazza era combattuta, incerta se ordinargli di fermarsi o implorarlo di darle di più. Era innegabile che volesse scoprire come sarebbe finita quella situazione, specialmente perché ciò che stava facendo era paradisiaco.

Kyran era un amante aggressivo, e Mackendra si aspettava che fosse un esperto di tutte le pratiche sessuali, quando in realtà sembrava incerto e con poca esperienza. L’uomo le passò la lingua nel sesso bagnato senza distogliere lo sguardo da lei. Si accorse che Kyran era corrucciato, come se stesse osservando le reazioni di lei per capire che cosa le piacesse. Quindi le sollevò i fianchi nel tentativo di applicare più pressione sul punto giusto. Non gli ci volle molto tempo per concentrare i propri sforzi sul clitoride di Mackendra. Quest’ultima si trovò sempre più vogliosa, quindi si dimenò muovendo i fianchi.

“Più forte” lo implorò.

Le grandi mani di lui la vincolarono tenendola ferma, e Kyran ringhiò contro la carne delle parti intime di lei. La sensazione che provò fu elettrizzante. La ragazza fece per allungarsi verso di lui, ma incontrò resistenza nel rampicante che le bloccò i polsi. Voleva toccarlo, ma doveva ammettere che la sensazione di essere alla sua mercé era molto più erotica di quanto credeva sarebbe stato.

“Non muoverti” ordinò.

“Allora dammi di più, Kyran. Mi piace quello che fai, ma devi usare anche le dita. Penetrami come hai fatto prima” protestò lei, quindi l’uomo obbedì con piacere.

Mackendra si accorse di quanto fosse difficile per Kyran. Era come se desiderasse farlo per sé. Era come se volesse farlo più di qualsiasi altra cosa, e allo stesso tempo non volesse. Stava per fermarlo, ma evitò quando si rese conto che l’uomo era sempre più a proprio agio con l’azione intima. La lingua di lui le danzò sulla carne e le succhiò il clitoride, applicando più pressione quando i muscoli di lei si strinsero attorno alle proprie dita.

 

Le accarezzò il fianco con la mano libera, fermandosi quando raggiunse le vicinanze del seno. Poi le tracciò il contorno del seno con un dito, stuzzicandola prima di afferrarlo completamente. I capezzoli di Mackendra, già turgidi a causa della brezza notturna, si indurirono ulteriormente dal piacere. Kyran ne strizzò la punta, facendole inarcare la schiena.

Il vampiro non riuscì a distogliere lo sguardo dalla ragazza mentre si faceva una scorpacciata delle sue membra. La voglia nei suoi occhi la spinse oltre al limite, facendole raggiungere l’apice. L’uomo però non si fermò, continuando a leccare e succhiare la carne sensibile di lei.

“Fermati Kyran, è un punto troppo delicato. Anche io voglio assaggiarti” gli disse lei senza fiato.

“No” negò lui agitando velocemente le dita, quindi strappò l’edera, alzandosi in piedi e raggiungendo il ruscello. Poi si accucciò e si risciacquò con forza il viso.

“In che senso, è un altro dei tuoi blocchi?” Domandò lei, incapace di nascondere la propria irritazione. Si svincolò le mani nel riflettere su ciò che era appena successo.

“Non ho nessun blocco, Mackendra. Dobbiamo andarcene. Siamo stati qui troppo a lungo” la voce di lui non lasciava spazio all’interpretazione, il che la confuse più che mai.

Aveva visto il lato vulnerabile e quasi umano di lui quando inizialmente aveva armeggiato nella propria esplorazione. Era chiaro che non l’avesse mai fatto prima, e per qualche strana ragione le piaceva essere la sua prima. Per un istante lo immaginò in grado di essere amorevole e premuroso, ammonendosi immediatamente per aver anche solo pensato a qualcosa del genere. Gli uomini della sua vita erano stati solamente una delusione, e non avrebbe permesso a sé stessa di pensare diversamente di quel vampiro.

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